giovedì 28 marzo 2013

Niente scherzi quando si parla di bioetica



Il cardinale Vingt-Trois sulla proposta di legge che autorizza la ricerca sull’embrione. Nessun colpo di mano è accettabile quando si parla di bioetica
Un «errore grave rispetto all’equilibrio della nostra società», poiché «quando si dà libero corso a ogni tipo di ricerca sull’embrione vuol dire che lo si considera niente, materiale da laboratorio». Il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, ha risposto così ai microfoni di Radio Notre-Dame a chi gli chiedeva un commento sulla proposta di legge, tesa a non ostacolare la ricerca sull’embrione umano, che da oggi è all’esame dell’Assemblea nazionale. L’errore, spiega il porporato, è duplice: innanzitutto di investimento, in quanto «da diversi anni ci viene detto che le cellule embrionali saranno la fonte del trattamento rigenerativo delle malattie nervose, ma a tutt’oggi non vi è nemmeno, in questo campo, un protocollo di sperimentazione; c’è la continua promessa che ciò avverrà presto ma in realtà non avviene mai. E d’altra parte esistono altre strade della ricerca molto più promettenti che sono state anche coronate da un premio Nobel». Vingt-Trois si riferisce alle cellule staminali pluripotenti indotte, prodotte in laboratorio dal medico giapponese Shinya Yamanaka, insignito nel 2012 del premio Nobel per la medicina.
«Chi ha interesse — si chiede il cardinale — a convogliare finanziamenti e sovvenzioni per la ricerca verso questo o quel laboratorio piuttosto che su un altro? A questo proposito non esiste un’informazione chiara e trasparente. Bisognerà pure un giorno che si sappia perché questo potere economico dei laboratori farmaceutici o di ricerca resta ostinatamente nell’ombra, quando addirittura non utilizza fondi di collette pubbliche raccolti con processi di forte mobilitazione emotiva ma il cui investimento non è sempre completamente controllabile».
La proposta di legge — sostenuta dal Governo e approvata il 4 dicembre scorso dal Senato — è stata esaminata otto giorni fa dalla Commissione affari sociali dell’Assemblea nazionale. Da oggi è al vaglio dei deputati che il 2 aprile dovranno esprimere il loro voto, ma molto probabilmente l’iter avrà una coda vista la valanga di emendamenti presentati soprattutto dall’Unione per la maggioranza presidenziale (centro-destra). L’obiettivo del provvedimento è modificare la legge sulla bioetica del 7 luglio 2011 affinché la ricerca sull’embrione umano, attualmente vietata anche se con alcune deroghe, venga autorizzata come principio e a condizioni ancora meno restrittive. L’articolo unico approvato dal Senato specifica quando può essere autorizzato un protocollo di sperimentazione sull’embrione umano o sulle cellule staminali embrionali: deve esserci pertinenza scientifica; la ricerca deve avere una finalità medica e non potrebbe essere condotta senza ricorrere all’embrione o alle relative cellule staminali; il protocollo deve rispettare i principi etici riguardanti la ricerca sull’embrione.
Ma il presidente della Conferenza episcopale francese contesta, oltre all’obiettivo della proposta di legge, anche il modo in cui ci si è arrivati: «Non si può non protestare e non ricordare che la legge sulla bioetica del 2011 prevedeva che gli emendamenti a detta legge dovessero essere sottoposti a un dibattito pubblico sotto forma di stati generali. Ora — sottolinea il cardinale Vingt-Trois — non solo non si è proceduto con minime consultazioni ma si è collocato il tutto, sia nel calendario del Senato che dell’Assemblea nazionale, all’interno di ciò che viene chiamata “nicchia parlamentare”, vale a dire un cassetto dove si raccoglie un certo numero di progetti di legge senza importanza che si fanno passare alle 2 del mattino, quando la seduta arriva al suo termine».
Sull’argomento è intervenuto anche l’arcivescovo di Rennes, Dol e Saint-Malo, Pierre d’Ornellas, responsabile per la Conferenza episcopale dei temi bioetici, che sul quotidiano «Le Figaro» mette in guardia dai fini utilitaristici che si nascondono dietro l’autorizzazione della ricerca sull’embrione umano e l’allargamento, alle persone dello stesso sesso, dell’assistenza medica alla procreazione. Il mancato rispetto della dignità dell’embrione rappresenta una «regressione», perché «l’umano ha sempre la priorità», scrive il presule, sottolineando poi che non esiste «un diritto al figlio», che nelle coppie di omosessuali sarebbe garantito solo attraverso la “maternità surrogata”, altra grave «strumentalizzazione» della donna e del bambino. «Nessun progresso arriverà — conclude monsignor d’Ornellas — senza una “ecologia umana”, più urgente oggi di quella ambientale». L'Osservatore Romano, 29 marzo 2013.

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Uno di noi. Campagna europea per la tutela della vita umana
«Risvegliare la coscienza del popolo, salvare vite umane, indicare all’Europa la strada per ritrovare la sua anima»: sono questi i principali intenti della campagna “One of us” (Uno di noi), avviata nei 27 Paesi dell’Unione europea (Ue) da parte dei vari movimenti per la vita. A ricordarlo è stato il vescovo segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei) Mariano Crociata, che nel corso di un recente incontro con i rappresentanti delle principali aggregazioni laicali ha reso noto di avere inviato a tutti i parroci della Penisola una lettera per invitarli a «offrire agli organizzatori dell’iniziativa di raccolta firme la massima collaborazione ed eventualmente a promuoverla anche autonomamente». L’obiettivo è quello di raccogliere nell’arco dei prossimi sei mesi, un consistente numero di firme (almeno un milione su scala continentale) per «richiedere alle istituzioni europee di riconoscere il diritto alla vita del bambino concepito e non ancora nato». La campagna, infatti, si pone a sostegno di una richiesta legislativa da rivolgere alla Commissione europea, per estendere «la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue».
Nella lettera del segretario generale della Cei si sottolinea inoltre che l’iniziativa intende chiedere all’Ue «la cessazione di ogni finanziamento ad attività che promuovono l’aborto nel mondo ed effettuano ricerche distruttive di embrioni umani». Il presule ricorda poi che «la Chiesa si sente direttamente impegnata nella difesa della dignità umana». Un sostegno, quindi — quello offerto dalla Cei — ampio e costruttivo, che è stato salutato dal presidente del Movimento per la vita italiano, Carlo Casini, come di «importanza decisiva». Da lunedì 25, poi, in Italia, i protagonisti della campagna di iniziativa popolare sono aumentati di numero, decidendo anche di strutturarsi in maniera più organizzata. Infatti — come riferisce l’agenzia Sir — in occasione di un incontro avvenuto presso la sede della Cei, da parte di una quindicina di rappresentanti di associazioni e movimenti cattolici, si è deciso di dare vita, nella prima settimana dopo Pasqua, a un vero e proprio comitato promotore unitario, che affianchi il Movimento per la vita italiano, per fare della campagna «Uno di noi» un momento qualificato della battaglia per la vita. Traguardo del comitato, è di raccogliere un elevato numero di firme: si punta, in Italia, ad almeno 500.000, considerando che nella raccolta informale avviata già da alcuni mesi le firme su moduli cartacei pervenute al Movimento per la vita sono oltre 35.000 e quelle raccolte on line circa 25.000.
A livello europeo, invece, la raccolta di firme ha raggiunto quota 180.000, di cui 103.000 on line e 77.000 su formulari cartacei. Il dato è stato diffuso recentemente nel corso della prima assemblea dei coordinatori nazionali dell’iniziativa, ospitata nella sede del Parlamento dell’Unione europea. La riunione è stata ospitata all’interno della terza edizione di «Week for life» (Settimana per la vita), conferenza internazionale che ha raccolto nella sede istituzionale di Bruxelles politici, studiosi di varie università e centri di ricerca europei, rappresentanti di associazioni e, appunto, i responsabili della campagna di raccolta firme per l’iniziativa popolare. La manifestazione, che ha favorito un ampio dibattito sui temi della bioetica e della tutela della vita umana, ha fatto il punto della situazione nel campo della ricerca e ha sollecitato un’attenzione specifica sul prossimo programma quadro a livello Ue per il periodo 2014-2020. «È essenziale che nelle sedi europee si discuta dei temi legati alla vita umana al fine di alimentare un confronto costruttivo e per far giungere ai rappresentanti politici la voce dei cittadini, affinché essi possano capire le attese della gente», ha detto padre Patrick Daly, segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità europea, il quale ha sottolineato come, nonostante le competenze legislative su questioni come la difesa della vita e l’interruzione volontaria di gravidanza siano di competenza nazionale, sia «molto importante che si sviluppi un dibattito» su scala comunitaria, vista l’assoluta rilevanza della materia. «Dalle relazioni e dalla discussione cui abbiamo assistito — ha puntualizzato padre Daly — emerge tutta le delicatezza del problema della ricerca sulle cellule staminali. Si tratta di un campo in cui si evidenziano posizioni diverse, ambiguità. Ed è chiaro che c’è, sullo sfondo, il rischio che la vita umana sia offesa, sfruttata per altri fini». L'Osservatore Romano, 29 marzo 2013.