venerdì 17 maggio 2013

AMASHIA’ QAM! HAQQAN QAM!




Bose, 16 Maggio 2013
Il patriarca copto Tawadròs, in Italia per visitare le comunità copte qui presenti, dopo aver incontrato a Roma papa Francesco, si è recato a Milano. Presso il monastero copto di Lacchiarella ha ricevuto questa mattina in udienza il priore della comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi, il quale ha potuto rinnovargli l’invito a visitare la comunità e trasmettergli un caloroso messaggio di benvenuto. Così, nel primo pomeriggio insieme alla sua delegazione si è recato a Bose, dove è stato accolto da tutti i fratelli e le sorelle e dalle campane che suonavano a distesa per esprimere il clima di festa.

Il patriarca Tawadròs si è recato direttamente in chiesa, seguito da tutti i membri della delegazione: Bakhomios, metropolita di la Behìra, Matrukh e i 5 villaggi dell’ovest, Nord Africa; Hedra, metropolita di Assuan, Kom Hombo, Edfou; Kyrolos, vescovo per Milano e il Canton Ticino, Esarca per l’Europa; Abakir, vescovo per i Paesi scandinavi; Gabriel, vescovo per Vienna e l’Austria; Epiphanios, vescovo del monastero di san Macario; Abuna Anghelos, segretario personale del Patriarca (per l’Egitto); Abuna Serafim, segretario personale del patriarca (per la Diaspora); Abuna Danyal; e alcuni laici.

Fratel Guido rilegge, a nome di tutta la comunità, il discorso di saluto e di accoglienza che il priore ha rivolto direttamente al patriarca al momento del loro incontro (v. infra). Sottolinea come questa visita sia un rinnovato segno della misericordia del Signore e un dono immeritato che accogliamo con gratitudine e con gioia. Ricorda l’amore che la comunità ha verso la chiesa copta e l’amicizia che da subito si è instaurata con alcune comunità copte in Italia e con i monasteri del deserto egiziano, che alcuni fratelli in diverse occasioni hanno avuto modo di visitare. Il legame che sentiamo con questa chiesa è forte, fondato su legami di amicizia, di fraternità ma anche sullo sguardo che la nostra comunità ha sempre avuto verso la grande tradizione dei padri del deserto e dei padri monastici, fonte inesauribile di ispirazione e di testimonianza per la nostra vita comune. Tradizione che sin dagli inizi è al cuore della nostra formazione monastica e che, attraverso la nostra attività editoriale, abbiamo voluto far conoscere anche ai lettori italiani.

Al termine della lettura del messaggio di fr. Enzo inizia l’ora media. È la preghiera a metà del giorno, segnata, in questa settimana che ci sta portando a festeggiare la Pentecoste, da salmi di lode, e che oggi in presenza del patriarca è celebrata con alcune particolarità tra cui la proclamazione del vangelo di Giovanni in cui si invoca l’unità di tutti i credenti, e con il canto del Padre nostro. La preghiera si conclude con la solenne benedizione che il patriarca impartisce a tutti i presenti.

Accompagnato da tutti i fratelli e le sorelle, il patriarca, insieme ai membri della delegazione, esce dalla chiesa e si ferma per una foto con tutti i membri della comunità. Durante il pasto il patriarca Tawadros si è informato sui ritmi e le pratiche della nostra vita monastica, sulle sue origini e sul ministero di ospitalità praticato a Bose. Durante lo scambio dei doni, S.S. Tawadròs ha anche promesso di voler ritornare per sostare più a lungo e condividere per un paio di giorni la vita quotidiana del monastero.
Prima di ripartire per tornare in Egitto, il patriarca entra nei cortili della comunità dove fa una breve sosta presso la cappellina e davanti all’affresco raffigurante san Pacomio. Al suono delle campane del cortile, i fratelli e le sorelle si riuniscono davanti ai locali dell’accoglienza insieme agli ospiti presenti e danno l’ultimo saluto al patriarca.


* * *


Bose, 16 maggio 2013
Messaggio di saluto
porto personalmente dal priore fr Enzo Bianchi
al Patriarca e poi letto a suo nome
nella chiesa del monastero
Santità amatissima,
Amati Vescovi , reverendi Padri, amici e ospiti,
fratelli e sorelle,
AMASHIA’ QAM! HAQQAN QAM!
CHRISTÒS ANÈSTI!  ALITHÒS ANÈSTI!
CRISTO È RISORTO!  È VERAMENTE RISORTO!
Ringraziamo il Signore che ha fatto il grande dono di poter accogliere – all’indomani della solennità di san Pacomio il Grande, padre della vita cenobitica, secondo il calendario occidentale – sua Santità Tawadros II, Papa d’Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco, con la sua delegazione, nel nostro Monastero, in seno alla nostra povera e piccola comunità che tanto ama la santa Chiesa copta: con san Benedetto ripetiamo con gioia le parole del Salmista: «Abbiamo ricevuto la tua misericordia, o Dio, in mezzo al tuo tempio!» (Sal 47,10; RB 53).

Santità, questa sua visita tra di noi è un grande segno della misericordia del Signore, un dono che non meritiamo, ma che accogliamo nello stupore e nel ringraziamento, consapevoli della nostra indegnità. Come disse una volta abba Orsiesi, il successore di san Pacomio, all’arcivescovo Teofilo che lodava la vita dei monaci: «Noi siamo laici senza importanza». Questa è anche da sempre la coscienza che abbiamo di noi stessi in seno alle Chiesa: tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo e tutto ciò che riceviamo lo dobbiamo solo al Signore e alla sua misericordia. Siamo solo suoi servi, al servizio della κοινωνία!

L’amato Amba Kyrolos, che all’inizio del suo ministero episcopale in Italia ci ha fatto il dono di condividere per diverse settimane la nostra povera vita monastica qui a Bose, Le avrà detto del nostro amore per la santa Chiesa copta e per il monachesimo del deserto egiziano, fonte inesauribile di ispirazione e di testimonianza per la nostra ricerca di vita comune secondo il Vangelo. È dagli inizi della nostra vita comune che la vita e i detti dei santi padri monastici sono al cuore della nostra formazione monastica a partire dal noviziato e guidano il nostro cammino dietro al Signore Gesù: sant’Antonio il Grande, san Pacomio, san Macario il Grande, Anba Bishoi – nel cui monastero Lei ha abbracciato la vita monastica – Giovanni Nano, Abba Poemen, Amma Sincletica sono per noi figure di riferimento ed esempi di santità al cui confronto, come dice san Benedetto, non possiamo che arrossire.
 
Ma accanto a questi santi Padri dei primi secoli, anche la testimonianza vivente dei monaci del deserto egiziano ai nostri giorni è per noi fonte di consolazione e di incoraggiamento: visitare i monasteri di Wadi el Natrun, di San Mina, di San Paolo e Sant’Antonio è per noi grazia e privilegio ogni volta che il Signore ce ne concede la possibilità. Così come il poter pregare sulla tomba dell’evangelista Marco all’Ambassia del Cairo, ascoltare le catechesi del suo amato predecessore Baba Shenouda, venerare l’eminente figura del santo Vescovo Atanasio, rendere grazie al Signore per la testimonianza fino al sangue offerta da Anba Samuel solo pochi decenni or sono, costituiscono occasioni privilegiate per vivere la comunione nella sequela dell’Unico Signore delle nostre vite.

Così, al ritorno da ogni nostro pellegrinaggio in Egitto, terra dei nostri padri monastici, sorgono in noi spontanee le parole imparate dalla frequentazione con gli apoftegmi dei santi padri: “Non siamo ancora monaci, ma abbiamo visto dei monaci!”.

Questo nostro amore per la testimonianza cristiana offerta dalla Chiesa copta e dai suoi santi e monaci, ha destato in noi l’ardente desiderio di far conoscere questa profonda ricchezza spirituale anche al mondo occidentale. Per questo fin dall’inizio della nostra piccola attività editoriale abbiamo voluto tradurre e pubblicare in italiano opere preziosissime come le Regole, gli scritti e le catechesi di san Pacomio e gli apoftegmi dei padri del deserto. Né possiamo dimenticare gli insegnamenti spirituali di padre Matta el Meskin, di cui siamo lieti di accogliere il fedele discepolo Anba Epifanios.

Come vede, Santità, Lei e la sua Chiesa siete davvero di casa tra queste mura: questo monastero è il vostro monastero! A nome di tutta la Comunità desidero esprimerle un profondo grazie per il dono della sua venuta in mezzo a noi e assicurarle la nostra fervente intercessione per il ministero di comunione che Lei svolge con sapienza e coraggio, così come per Vescovi, monaci e fedeli della Chiesa copta in Egitto, qui in Italia e in tutto il mondo. A Bose Lei e la santa Chiesa copta potete sempre contare su uno spazio di accoglienza, di riposo e di pace.

Nel nome dell’unico Signore delle nostre vite le dico di tutto cuore: “Grazie! Shukran!
Fr. Enzo Bianchi, Priore di Bose