mercoledì 1 maggio 2013

Famiglia e lavoro priorità della società




Documento preparatorio alla Settimana sociale dei cattolici italiani. 

Libertà di educazione, fisco giusto, lavoro, sviluppo: la difesa della famiglia passa dalla costruzione di un buon vivere sociale. È quanto si afferma nel documento preparatorio della quarantasettesima Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Torino dal 12 al 15 settembre sul tema «La famiglia, speranza e futuro per la società italiana». 
Il testo è stato presentato questa mattina, a Roma, dall’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, insieme a Luca Diotallevi e a suor Alessandra Smerilli, rispettivamente vice presidente e segretaria del Comitato. Scopo del documento — come ha ricordato introducendo l’incontro con la stampa il sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, monsignor Domenico Pompili — è quello di suggerire alcuni punti di analisi e riflessione sui valori legati alla famiglia, sulla enorme potenzialità che essa rappresenta per tutta la società e sui pericoli che deve affrontare nell’odierno contesto sociale. Nella convinzione, come è stato già evidenziato nella «Lettera invito», pubblicata dal Comitato l’8 febbraio scorso, che la valorizzazione della famiglia «costituisce un pilastro fondamentale per costruire una società civile davvero libera, a cominciare dalla libertà religiosa e da quella educativa; è dunque condizione fondamentale per una società dove i diritti di tutti siano realmente rispettati».
La speranza — scrive l’arcivescovo Miglio nella presentazione — è che il documento preparatorio «possa suscitare veramente fin da ora confronto e approfondimento su quel che sta avvenendo intorno alla famiglia, al di là di pregiudizi e ideologie, per cogliere le tante ragioni di bene comune, condivisibili da molti, ben oltre gli schieramenti e le posizioni culturali e religiose». 
In questo senso, dal presule è arrivato anche l’auspicio che il nuovo Governo possa concentrarsi fattivamente su interventi importanti. «La mia speranza — ha detto — è che i temi della famiglia e del lavoro, che alla fine sono un problema unico nella contingenza attuale del nostro Paese, siano davvero la priorità e siano davvero un punto di incontro per il bene comune».
Il documento è suddiviso in tre parti. La prima riguarda la struttura profonda della famiglia, al cui centro stanno la dignità della persona e la sacralità della vita umana. La sezione successiva analizza il legame tra la famiglia e la società, con la prima che rappresenta la cellula fondamentale e il modello della seconda. La terza parte evidenzia l’intreccio strettissimo tra la famiglia e le dimensioni del lavoro e dell’economia. Il denominatore comune è che «il prendersi “cura” è indispensabile nel costruire la buona vita comune». Infatti — come è scritto nell’introduzione del documento — «siamo chiamati a prenderci cura e ad avvalerci delle istituzioni del vivere sociale, nei diversi ambiti: libertà di educazione, fisco giusto, educazione al lavoro e allo sviluppo, prendersi cura delle fragilità dentro la famiglia e nella società per un welfare che sia veramente tale, abitare il tempo e lo spazio trasformando la città. Tutte queste dimensioni della concreta quotidianità della vita di famiglia mostrano la verità e la fecondità generativa della indicazione che la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica». Non solo perché oggi «esistono possibilità inedite di manipolazione della vita», ma anche «perché prendersi cura della persona nella sua interezza e prendersi cura della società non sono due distinte azioni: l’una ha il suo senso nell’altra». Inoltre, «difendere la famiglia è uno dei modi privilegiati per concretizzare oggi l’opzione preferenziale per i poveri, come ha affermato in un intervento alla Caritas argentina, nel 2009, l’attuale Pontefice e, se non c’è la scelta preferenziale per i poveri, non c’è autentico lavoro di promozione e liberazione. La Chiesa chiede gesti concreti, evitando paternalismi e facendosi compagna del cammino dei poveri». 
In questa ottica, s’inserisce anche la richiesta di un sistema di welfare e di fiscalità che tenga conto del cosiddetto “quoziente familiare”: «A differenza di quanto avviene nella quasi totalità dei Paesi europei, in Italia il sistema fiscale sembra ritenere che la capacità contributiva delle famiglie sia influenzata in misura irrilevante dalla presenza dei figli a carico».
L'Osservatore Romano, 1° maggio 2013.