martedì 21 maggio 2013

Fortnight for Freedom




Presentata negli Stati Uniti l’edizione 2013 della Fortnight for Freedom. Momento cruciale per la libertà

«La necessità della preghiera, dell’educazione e dell’azione in difesa della libertà religiosa non è mai stata grande come nel momento attuale»: con queste parole l’arcivescovo di Baltimore, monsignor William Edward Lori, presidente della Commissione per la libertà religiosa della Conferenza episcopale negli Stati Uniti, ha presentato l’edizione 2013 della Fortnight for Freedom, un ricco programma di eventi promossi dall’episcopato, dal 21 giugno al 4 luglio, per sottolineare il valore dell’eredità cristiana e della libertà in America.
Si tratta, è spiegato, di una grande campagna nazionale di insegnamento e di testimonianza, alla quale sono invitate ad aderire anche altre comunità religiose. L’iniziativa culminerà il 4 luglio, con la celebrazione della principale festa del Paese, l’Independence Day.
Monsignor Lori ha ricordato che l’evento intende proseguire la pressante campagna contro i regolamenti sanitari che hanno introdotto la copertura assicurativa obbligatoria anche per le pratiche abortive, denunciando la forte limitazione all’obiezione di coscienza di coloro che si oppongono a prestazioni che contrastano con i propri valori. Il presule ha inoltre sottolineato i tentativi di giungere per legge alla ridefinizione del matrimonio. Il riferimento è in particolare alla decisione che dovrà prendere nei prossimi mesi la Corte Suprema. L’organo di giustizia di massima istanza ha avviato, a seguito di una serie di ricorsi, l’esame del Defense of Marriage Act (Doma), la legge federale promulgata nel 1996 che tutela il matrimonio naturale in quanto unione fra un uomo e una donna. L’episcopato cattolico negli Stati Uniti, in un documento presentato alla Corte Suprema, afferma che «il matrimonio, inteso come unione tra un uomo e una donna, non è un retaggio del passato, ma un’istituzione fondante e vitale della società civile attuale». Il timore è che si possa anche giungere a fare pressione sui ministri religiosi al fine di celebrare “matrimoni” tra persone dello stesso sesso. «Questa decisione — ha sottolineato monsignor Lori — potrebbe avere un profondo impatto sulla libertà religiosa per le generazioni a venire».
Intanto si allunga la lista degli Stati della federazione nei quali sono consentite le unioni tra persone dello stesso sesso. Il Senato del Minnesota ha approvato un disegno di legge che, si legge in un comunicato dell’episcopato cattolico locale, «è deludente». L’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Joseph Cordileone, che guida il sub-comitato per la promozione e la difesa del matrimonio della Conferenza episcopale negli Stati Uniti, ha evidenziato che «ora è il momento di raddoppiare i nostri sforzi, le nostre preghiere e testimonianze». I vescovi del Minnesota aggiungono che «la Chiesa, da parte sua, continuerà a lavorare per ricostruire una sana cultura del matrimonio e della vita familiare, così come per difendere i diritti dei cittadini di vivere la loro fede nella vita di tutti i giorni e di affermare la verità nell’amore». Il Minnesota è il dodicesimo Stato della federazione ad approvare una normativa sui “matrimoni” omosessuali. La legge entrerà in vigore il primo agosto del 2013. Nelle scorse settimane altri due Stati hanno approvato un provvedimento che permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso: Rhode Island e Delaware.
La Fortnight for Freedom era stata annunciata nell’aprile 2012 in concomitanza con la pubblicazione di un documento dell’episcopato dal titolo: «La nostra prima, più cara libertà», sviluppato a cura dell’Ad Hoc Committee for Religious Liberty. Nel documento si osserva che le istituzioni e le organizzazioni cattoliche lavorano per il bene comune: «Siamo cattolici. Siamo americani. Siamo orgogliosi di essere entrambi, grati per il dono della nostra fede, come discepoli di Cristo, e grati per il dono della libertà che è nostra in quanto cittadini». I presuli puntualizzano inoltre che la Fortnight for Freedom non ha lo scopo di influenzare l’opinione pubblica dal punto di vista politico, ma che essa costituisce un impegno nella società volto a sottolineare «il prezioso valore dell’eredità cristiana e della libertà in America».
L'Osservatore Romano

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A L’Avana la sesta assemblea del Consiglio latinoamericano delle Chiese. L’ecumenismo dei gesti concreti

(Riccardo Burigana) «Per affermare un ecumenismo dei gesti concreti»: questo è il tema scelto per la sesta assemblea del Consiglio latinoamericano delle Chiese (Clai), che si tiene a L’Avana dal 22 al 26 maggio. L’incontro, che inizialmente doveva svolgersi nel febbraio scorso, costituisce uno dei momenti forti dell’impegno ecumenico del Clai, che è stato fondato nel 1978 per dare una dimensione continentale al cammino ecumenico, sviluppatosi in tanti Paesi latino-americani con numerose iniziative, anche grazie al coinvolgimento della Chiesa cattolica, soprattutto dopo la celebrazione del concilio Vaticano II e dell’assemblea di Medellín.Il Clai, che ha attualmente 139 membri in rappresentanza di 19 nazioni, è nato per favorire un dialogo ecumenico in grado di dare risposte comuni alla miseria, alla violenza e all’oppressione in una prospettiva di riscoperta della testimonianza evangelica, ponendo l’accento sulla contraddizione tra i peccati sociali e il progetto salvifico del creatore. Nel corso degli anni il Consiglio ha messo in campo una serie di progetti con i quali promuovere una sempre più diffusa presenza ecumenica nella società per la lotta quotidiana contro ogni forma di discriminazione e il recupero delle tradizioni delle comunità cristiane locali, con l’obiettivo di riaffermare l’importanza della costruzione dell’unità nel rispetto delle diversità. Negli ultimi dieci anni, come ha ricordato il pastore luterano Nilton Geise, segretario generale del Clai, ci sono state «trasformazioni politiche importanti nel nostro continente con governi, definiti “alternativi”, delineando un panorama che è cambiato in modo inaspettato, anche per la comparsa di governi democraticamente eletti che si sono dovuti confrontare con l’incremento della povertà, con la violazione dei diritti umani, con l’aggressione ambientale e con la crescita della violenze familiari».
In questo orizzonte, dopo la quinta assemblea che si è svolta a Buenos Aires nel febbraio 2007, si è deciso di tenere l’incontro a Cuba proprio per sottolineare, ancora una volta, come i cristiani possono e devono giocare un ruolo di primo piano in un tempo di grandi trasformazioni, lasciandosi guidare dalle parole dei profeti dell’Antico Testamento che valutavano il potere secondo la pratica della giustizia e del diritto: «La giustizia in prospettiva biblica — ha affermato Geise — parte dalla difesa dei deboli e dei bisognosi, della vedova e dell’orfano, dello straniero e degli oppressi; non è mai una giustizia neutra o cieca». Per questo a L’Avana il Consiglio latinoamericano delle Chiese si interrogherà su come proseguire la strada della costruzione dell’unità delle istituzioni ecclesiastiche, da realizzare insieme al superamento delle divisioni e delle contrapposizioni, nella ricerca della pace, fondata sulla giustizia, vivendo in piena armonia con la creazione. Si tratta di vivere un ecumenismo pratico che cerchi il compromesso, cioè un modo di vivere con il mondo in modo da essere in sintonia con il progetto di Dio per l’umanità.
L’ecumenismo ha fondamentalmente una dimensione ecclesiale ma la testimonianza dei cristiani per l’unità non deve essere circoscritta nelle comunità ma deve rivolgersi al mondo per rendere sempre più efficace l’annuncio dell’evangelo; da questo punto di vista il Clai, anche a L’Avana, vuole riaffermare il suo impegno a creare occasioni di dialogo tra i cristiani, tra i cristiani e le altre religioni e nella società, poiché il dialogo porta con sé la pratica della riflessione ed è un invito all’amore e alla solidarietà, della quale la società contemporanea mostra di avere un bisogno assoluto. Secondo il segretario generale, «per la difesa della causa di Dio in questo mondo, l’azione sociale è tanto imprescindibile per il movimento ecumenico come è l’amore per la fede».
Il programma dell’assemblea, che si apre con un culto ecumenico, con la predicazione del vescovo metodista Federico Pagura (una delle figure più significative dell’ecumenismo latino-americano), si articola in nove sessioni plenarie, molte riunioni di gruppi di lavoro, spazi per la lettura della Parola di Dio e incontri per la condivisione di esperienze di dialogo, il tutto immerso nella complessa realtà cubana. Il programma prevede l’approfondimento di tre temi: l’importanza del “luogo” delle Chiese per comprendere cosa devono fare i cristiani nel proprio contesto; il vivere i gesti del Regno di Dio per rendere manifesta la volontà divina per la pace e per la giustizia; il cammino del Clai alla luce delle reali forze a disposizione e le proposte necessarie per sviluppare ulteriormente il dialogo ecumenico in America Latina. Soprattutto quest’ultimo tema costituisce un elemento fondamentale nei lavori dell’assemblea; infatti i delegati sono chiamati a definire le linee di azione del Clai nell’immediato futuro con l’obiettivo di rafforzare i quattro punti che sono stati identificati nel corso della preparazione dell’assemblea di L’Avana. Si deve quindi pensare a come promuovere l’essere ecumenico (strettamente legato al vivere i valori, i principi, l’identità e la spiritualità cristiana), il sapere ecumenico (fondato sulla teoria, sulla pratica e sulla conoscenza reciproca tra cristiani), il decidere ecumenico (che rinvia a un’attiva partecipazione nella definizione delle regole per l’organizzazione delle istituzioni politiche e comunitarie) e il fare ecumenico (invito a operare nelle Chiese, nelle comunità ecclesiali e nel mondo per favorire una produzione materiale e intellettuale per l’unità). L’incontro di L’Avana, durante il quale verranno eletti gli organi direttivi del Clai, vuole essere un momento di riflessione sullo stato del dialogo ecumenico in America latina e di definizione dei programmi per un suo ulteriore sviluppo per i prossimi sei anni. La sesta assemblea, per i temi all’ordine del giorno e per il ruolo di questa organizzazione ecumenica, che ha un rapporto così stretto e arricchente con la Chiesa cattolica, è anche una tappa particolarmente significativa nella preparazione della prossima assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, in programma a Busan, in Corea del Sud, dal 30 ottobre all’8 novembre 2013, dove i cristiani saranno chiamati a interrogarsi su come testimoniare ecumenicamente il fatto che Dio, Signore della vita, debba essere la guida per gli uomini e le donne nella costruzione quotidiana della giustizia e della pace.
L'Osservatore Romano