mercoledì 15 maggio 2013

Il sogno di tutti i cristiani





Celebrato il primo sinodo della Chiesa protestante unita di Francia.


(Giovanni Zavatta) «La visione della vostra barca divenuta comune alimenta un sogno. È il sogno che, in un futuro prossimo, le diverse famiglie cristiane si ritrovino ancora di più insieme nell’amore e secondo la verità, e che insieme noi possiamo salire tutti su un’unica barca, quella dell’unità visibile dei cristiani. Ognuno apporterà il meglio della sua tradizione. Ognuno accetterà di lasciarsi indietro ciò che è secondario». Nelle parole di fratel Alois, priore della comunità di Taizé, c’è tutto il significato ecumenico del primo sinodo della «Chiesa protestante unita di Francia», svoltosi dall’8 al 12 maggio a Lione. Nel suo intervento all’assemblea, Alois ha sottolineato che «oggi non possiamo più testimoniare Cristo separatamente» perché, «quando le nostre voci non sono unite, il messaggio del Vangelo, il messaggio dell’amore di Dio, viene reso impercettibile».
Di sogno ha parlato, nel suo discorso, anche il cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin: «Quale sarà il prossimo importante passo verso l’unità dei cristiani? Potrei rispondere, sullo stile I have a dream, evocando alcune delle iniziative che mi vengono in mente, come in un sogno. Penso a un fratello e amico, prete ortodosso, che mi ha domandato recentemente di celebrare il battesimo del suo figlio più piccolo. Sarebbe difficile stabilire le condizioni di una tale celebrazione, rispettando la differenza delle nostre tradizioni?», si è chiesto il porporato, il quale, allargando la prospettiva alla comunione eucaristica, ha rivelato che «talvolta il mio spirito vola per immaginare uno scenario totalmente inatteso che verrebbe da Dio, bruciando le tappe, per ristabilire l’unità tanto desiderata».
Al termine di un processo durato cinque anni, nel 2012 la “Chiesa riformata di Francia” e la “Chiesa evangelica luterana di Francia” sono diventate “Chiesa protestante unita di Francia”, rimodellando una delle principali componenti del protestantesimo transalpino. Il sinodo di Lione ha sancito questa fusione, frutto del movimento ecumenico. A ripercorrerne le tappe è stato, nel suo intervento, il pastore Laurent Schlumberger, eletto presidente del consiglio nazionale della “Chiesa protestante unita di Francia”: «Nel 1910 la conferenza di Edimburgo ha chiesto di mettere in primo piano la missione della Chiesa e di relativizzare allo stesso tempo le identità confessionali. Nel 1934 la dichiarazione di Barmen ha unito luterani e riformati per affermare l’autorità ultima del solo Gesù Cristo, di fronte all’idolatria nazista; con la linfa della Chiesa confessante, essa ha irrigato tutto il protestantesimo del dopoguerra, soprattutto in Francia. Nel 1948 la fondazione del Consiglio ecumenico ha posto la ricerca dell’unità visibile al centro della vita delle Chiese. Nel 1962 il concilio Vaticano II ha mostrato come la speranza ecumenica poteva avere risonanza in seno alla Chiesa più importante e trasformarla, mentre tanti la pensavano immobile e immutabile. Nel 1973 la Concordia di Leuenberg ha proposto un modello di unità fondato non più sull’uniformità e la diffidenza nei confronti delle originalità ma, al contrario, sulla diversità riconciliata». Testo quest’ultimo che, quarant’anni dopo, è servito da base teologica per l’unione fra riformati ed evangelici luterani: l’attestazione di «una fiducia che impegna», ha commentato Schlumberger.
La Concordia di Leuenberg, conclusa fra numerose chiese nate in Europa dalla Riforma, affrontava tre argomenti essenziali (la santa Cena, la cristologia e la predestinazione) constatando l’esistenza di una comune comprensione dell’Evangelo. «Questa decisione — ha ricordato il cardinale Barbarin — ha avuto per tutte le Chiese cristiane valore di esempio. Nello stesso anno Shenouda III e Paolo VI firmavano insieme un accordo cristologico che cancellava più di quindici secoli di liti e divisioni fra copti e cattolici. Siamo certi che l’istituzione della Chiesa protestante unita di Francia rivestirà la stessa importanza simbolica. La fecondità e l’irraggiamento di quest’atto oltrepasseranno certamente le nostre frontiere». Sulla stessa lunghezza d’onda il metropolita Emmanuel, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia nonché della Conferenza delle Chiese europee, per il quale la nascita del nuovo soggetto ecclesiale è «frutto di una rilettura della tradizione protestante capace di superare i propri antagonismi storici, che oggi manifesta la missione di unità e di testimonianza da noi resa al mondo». Tradizione e novità, ha detto Emmanuel, «non devono articolarsi l’un l’altra nell’opposizione ma in una dinamica creatrice, fedele alla Scrittura e all’esperienza cristiana, nella libertà vissuta nella Chiesa». E il reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, anch’egli intervenuto al sinodo, ha messo in evidenza l’importanza simbolica dell’unione di queste due tradizioni: «Mentre ci avviciniamo alle commemorazioni del cinquecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017, bisogna imparare a guarire la memoria del passato e a lasciare che il conflitto faccia posto alla comunione in nome del Vangelo. Anche nella tradizione riformata si trova l’eredità pregnante della coraggiosa testimonianza resa al Vangelo di Gesù che porta alla giustizia e alla pace. Si tratta di un patrimonio che voi siete chiamati a diffondere attraverso la parola e l’azione nelle realtà odierne di una società francese complessa e secolarizzata».
Proprio in vista del cinquecentesimo anniversario della Riforma, la “Chiesa protestante unita” — che con i suoi 400.000 fedeli rappresenta un terzo degli appartenenti alla Federazione protestante di Francia — nell’ottobre 2014 lancerà un progetto dal titolo Protester pour Dieu, protester pour l’homme. Quelles sont nos thèses pour l’Evangile aujourd’hui?. «Ci ispireremo a Martin Lutero — ha spiegato il pastore Schlumberger — per chiederci, tutti insieme e nel modo più ampio possibile: quali sono le nostre “tesi”, vale a dire le nostre convinzioni profonde, per il Vangelo oggi? Personalmente e collettivamente, quali sono le parole per assaporarlo, celebrarlo, condividerlo? Come lo mostreremo agli altri?».
Al termine dell’assemblea è stato adottato un testo sul fine vita, intitolato A propos de la fin de la vie humaine, nel quale riformati ed evangelici luterani, rifiutando un “inquadramento rigido” in materia, non prendono una posizione a priori ma incoraggiano a un “accompagnamento di ciascuno”, qualunque sia la sua scelta.
Al sinodo, concluso da un culto solenne nel grande tempio di Lione, sono intervenuti anche il ministro dell’Interno francese e incaricato dei culti, Manuel Valls, che ha parlato di unione «storica» fra le due “Chiese” sottolineando il grande contributo dei protestanti alla società francese, e la presidentessa dell’Unione delle donne della chiesa evangelica del Camerun, Henriette Mbatchou. (giovanni zavatta)
L'Osservatore Romano