venerdì 10 maggio 2013

In marcia!


 

marcia
di Costanza Miriano
Anche a prendere la mira, la Marcia per la Vita per quanto mi riguarda non sarebbe potuta capitare in una settimana peggiore. Sembra si siano date convegno in questa zona della mia agenda – che è comunque sempre la madre di tutti gli ammassi di post-it – le peggiori rogne dell’anno (Non forniscono defibrillatori con i modelli 730? Perché l’ufficio vaccinale mi ha scritto oggi? Perché la maestra ha deciso di fare per la recita di fine anno il ballo delle mamme, con relative prove? Perché obnubilata dalla distanza di mesi ho messo tre incontri pubblici in una settimana? Perché tutte le amiche dalle medie in poi sono di cattivo umore, e io con loro? Perché la gita del grande era in Sicilia, e i suoi bermuda si trovavano nel nono scatolone in fondo a destra?).
Da giorni guardo il letto come lo scoiattolo dell’Era glaciale la ghianda, e anche a questo giro mi sa che non se ne parla. Perché la Marcia è alle 9 di domenica mattina, ma davvero questa volta non si può non esserci. Senza contare che si parte dal Colosseo – per noi è anche praticamente sotto casa, mentre per chi sta venendo da Trento, da Siena o da Palermo non esattamente – il fatto che rende la marcia imperdibile è che in questo momento c’è un attacco frontale e organizzatissimo contro la visione cristiana dell’uomo, un attacco metodico e martellante, e noi dobbiamo essere tantissimi, farci sentire e vedere, perché i nostri mezzi sono solo questi.
E come ai tempi del diluvio Noè mise nell’arca quello che c’era da salvare, per poter poi far ripartire la vita, anche noi, in questo diluvio che a volte sembra sopraffarci dobbiamo mettere in salvo i fondamentali, in previsione di un nuovo inizio. Quindi prima di tutto il principio che la vita va aiutata sempre: quando le persone sono piccolissime, sotto al cuore della mamma, quando nascono, quando crescono, e quando la loro vita si avvia alla fine. Se togliamo questo baluardo, frana tutto. Cos’altro può tenere? In nome di cosa si può fermare la violenza contro le persone adulte, se è permesso uccidere quelle piccole? In nome di cosa bisogna impegnarsi tanto per l’ecologia, non deturpare il pianeta, non maltrattare gli animali, se la vita umana non è più sacra? (Sentita con le mie orecchie in televisione la denuncia accorata: “agnelli trattati in modo disumano”!).
Non so quanti saremo domenica, spero tantissimi. Di alcune persone già so. So che ci saranno sacerdoti che si consumano fino all’ultimo respiro per il loro piccolo gregge, pastori che danno la vita per davvero. So che ci saranno famiglie che hanno accolto le vite che sono arrivate loro in regalo, e poi, visto che più il cuore si allarga più diventa spazioso, hanno anche accolto bambini “imperfetti” che altri genitori non ce la facevano ad accogliere. So che ci saranno famiglie che per avere accolto la vita di parecchi bambini quest’anno non potranno andare in vacanza, proprio come l’anno scorso, e magari non si potranno permettere molte altre cose. So che ci saranno, dopo avere organizzato autobus, treni, carovane di cammelli, persone che dedicano alla lotta contro l’aborto la loro vita in pieno, in moltissimi modi, e che accompagnano le donne per cercare di dare loro il coraggio di non abortire, o la forza di non morire dentro se lo hanno fatto. So che ci saranno famiglie accoglienti alla vita anche se la aspettano da un po’, perché maternità e paternità è un cuore aperto; ci saranno anche famiglie che vorrebbero nascere, vorrebbero tanto, ma non ce la fanno perché il lavoro proprio non si trova. So che quelli che ci saranno non avranno bisogno di conoscersi per essere fratelli, per avere voglia di abbracciarsi, riconoscendosi, sapendo di essere quelli che, anche nella paura e nel livore generale, non possono altro che essere contenti, perché stanno dalla parte di Colui che non solo dà la vita, ma è la Vita, ed è tutta un’altra storia.marcia per la vita
Marciamo per la vita perché crediamo nella Vita, che è Gesù, garanzia che alla fine tutto concorrerà al bene, e che quindi ogni vita vale la pena di essere vissuta, anche quella imperfetta. Marciamo per promettere che da lunedì ricominceremo con più serietà ed entusiasmo ad aiutare la vita, non solo quella in pancia, ma tutte le vite ferite e bisognose che potremo. Marciamo anche per chiedere perdono alle donne che sono state lasciate sole, chissà, forse anche da noi, e non ce l’hanno fatta ad accogliere il loro figlio. Non marciamo per offenderle, ma per dire che vorremmo averle aiutate, e che siamo pronti a farlo. Non marciamo contro nessuno, ovviamente neanche contro chi non la pensa come noi; proviamo a denunciare il male, ma mai chi lo fa, perché non vogliamo entrare nella logica diabolica, dell’accusatore. Marciamo per dire che forse siamo pochi, ma non pochissimi, e che comunque all’inizio tutto è cambiato con quegli undici, quindi… Marciamo perché, come diceva santa Caterina, “se saremo quello che dobbiamo essere metteremo fuoco in tutta Italia”.