sabato 4 maggio 2013

Insieme in pellegrinaggio verso la verità


Conclusa a Londra l’assemblea continentale dei delegati degli episcopati per il dialogo con l’islam.

In una società pluralista, per i cristiani il dialogo con l’islam non è solo un’esigenza etica, nel senso che permette una pacifica convivenza, ma anche, e soprattutto, una necessità spirituale e teologica. Infatti la testimonianza delle fede passa necessariamente attraverso il dialogo con tutti. È quanto è emerso dall’insieme delle riflessioni sviluppate durante il terzo incontro dei vescovi e delegati per le relazioni con i musulmani promosso a Londra, dal 1° al 3 maggio, dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee). «Dialogo e annuncio» è stato il tema centrale dell’assise, guidata dal cardinale arcivescovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, alla quale hanno preso parte i rappresentanti di venti episcopati insieme a numerosi delegati di organismi ecclesiali e culturali continentali. Tra i partecipanti anche l’arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, e la baronessa Sayeeda Hussain Warsi, ministro per la Fede e le comunità, che, come è stato sottolineato nel comunicato finale dei lavori, ha testimoniato «l’impegno del Governo britannico per le varie comunità religiose».
Tra gli interventi di rilievo, quello del cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Jean-Louis Tauran, che ha ricordato l’importanza, nell’ambito del dialogo tra cristiani e musulmani, della visita compiuta da Benedetto XVI in Libano, con l’incontro con i capi religiosi musulmani, e la creazione del centro interreligioso Kaiciid di Vienna «che potrà essere un nuovo canale da usare per denunciare la violazione della libertà religiosa e nello stesso tempo incoraggiare e condividere esperienze positive». Infatti, «i credenti, poiché sanno che “l’uomo non vive di solo pane”, sono coscienti che devono dare un loro specifico contributo nella vita quotidiana e che lo devono fare insieme, non come competitori, ma come pellegrini verso la verità». In una intervista all’agenzia Sir, il cardinale Tauran ha poi sottolineato come «il dialogo interreligioso deve evitare di essere o diventare un prodotto di consumo a uso interno delle nostre comunità. Il dialogo interreligioso è al servizio della società. Una volta che abbiamo capito e siamo diventati capaci d’identificare ciò che ci separa e ciò che ci unisce tra credenti di diverse religioni, questa scoperta dei nostri valori comuni deve essere messa al servizio della società. Tutti i venerdì, tutti i sabati, tutte le domeniche, milioni e milioni di credenti in Europa si recano nelle moschee, nelle sinagoghe o nelle chiese cristiane, a pregare. E questo rappresenta un patrimonio spirituale straordinario di cui l’Europa ha bisogno e deve fare tesoro».
Don Andrea Pacini, coordinatore per il Ccee dell’incontro e segretario della commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della conferenza episcopale regionale Piemonte - Valle d’Aosta, ha affrontato la questione del rapporto tra dialogo e annuncio mettendo in rilievo come la testimonianza di vita costituisce la migliore sintesi e risposta a queste due esigenze pastorali. Infatti, ha detto, «si può sviluppare un dialogo interreligioso nella misura in cui ci sono persone e comunità radicate nella propria fede in prospettiva dialogante. Occorre pertanto garantire per il futuro delle comunità cristiane sufficientemente vive e capaci di testimoniare la fede, in particolare alle giovani generazioni».
L'Osservatore romano, 5/6 maggio 2013.


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Comunicato finale: Dialogare con l’altro testimoniando la propria fede. 3° Incontro dei vescovi e delegati per le relazioni con i musulmani in Europa
CCEE

La testimonianza della fede passa necessariamente per il dialogo con tutti. In Europa oggi tanto ad oriente che ad occidente, a sud che a nord il dialogo tra cristiani e musulmani diventa un'esigenza ineluttabile. Questo passa necessariamente per una più profonda conoscenza reciproca. (...)