sabato 11 maggio 2013

L'apostolo degli ammalati diventa Beato



Oggi a San Paolo fuori le Mura la beatificazione di monsignor Luigi Novarese presieduta dal cardinale segretario di Stato
(Armando Aufiero,  Postulatore della causa di canonizzazione) Apostolo degli ammalati, ha speso tutto se stesso al servizio dei disabili nella consapevolezza del valore salvifico della sofferenza: sono i tratti principali del profilo spirituale di monsignor Luigi Novarese (1914-1984), il prete piemontese che viene beatificato sabato mattina, 11 maggio, a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le Mura.
Presiede il rito, in rappresentanza di Papa Francesco, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Il nuovo beato ha infatti svolto a lungo il suo ministero in Segreteria di Stato (dal 1942 al 1970), oltre che nella Conferenza episcopale italiana (dal 1970 al 1977).
Nato il 29 luglio 1914 a Casale Monferrato, Alessandria; all’età di nove anni è colpito da una gravissima forma di tubercolosi ossea, malattia per la quale a quei tempi non esiste una cura e i medici non danno speranza. Decide allora di scrivere una lettera a don Filippo Rinaldi, rettor maggiore dei salesiani, affidandosi alle preghiere dei ragazzi dell’oratorio di Valdocco (Torino) e all’intercessione di san Giovanni Bosco e di Maria Ausiliatrice. All’età di diciassette anni, viene dimesso dall’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure (Savona), completamente guarito. Decide allora di fare il medico. Ma da ex ammalato che ha scoperto dentro di sé le potenzialità di un cammino spirituale capace di condurlo all’incontro con il Cristo risorto, sceglie la strada del sacerdozio.
Alunno dell’Almo Collegio Capranica, viene ordinato sacerdote il 17 dicembre 1938 nella basilica di San Giovanni in Laterano. Pur in Segreteria di Stato, riesce a dedicarsi alla fondazione delle sue opere: nel 1943, per venire in aiuto ai preti infermi, feriti o in gravi condizioni economiche a causa della guerra, inaugura la Lega sacerdotale mariana; nel 1947 dà l’avvio al Centro volontari della sofferenza, l’associazione nella quale insegna agli ammalati la consapevolezza di essere apostoli nella sofferenza; e nel 1950 fonda i Silenziosi operai della croce. Non solo: apre case di accoglienza, laboratori per disabili e si rivela “medico dello spirito” dimostrando agli ammalati l’efficacia della motivazione religiosa nel cammino di guarigione. Agli inizi degli anni Cinquanta — quindi in largo anticipo sui tempi — si prende cura dell’emarginazione dei disabili progettando e costruendo un edificio di otto piani privo di barriere architettoniche, idoneo a ospitare corsi di esercizi spirituali organizzati apposta per infermi e portatori di handicap.
La casa Cuore Immacolato di Maria sorge a Re, nella provincia piemontese di Verbania, è una residenza che non ha eguali al mondo ed è frequentata ogni anno da migliaia di ospiti. Nel suo apostolato Novarese cambia la prospettiva interiore dell’ammalato. Ne esalta la soggettività, rendendolo consapevole della sua missione all’interno della Chiesa. Entra in contatto con cinque Papi influenzando, grazie alle riflessioni sul significato della sofferenza, la teologia del proprio tempo e la stessa catechesi dei Pontefici sul dolore. L’apostolato di don Luigi si espande fra gli infermi, fa proseliti in ospedali, sanatori e case di cura: alla vigilia degli anni ‘80 il Centro volontari della sofferenza conta 70 mila iscritti. Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II esprimono incoraggiamento e stima al sacerdote, ed è proprio Karol Wojtyła — beatificato il 1° maggio 2011 in piazza San Pietro da Benedetto XVI — a proclamare la festa della Madonna di Lourdes, l’11 febbraio, Giornata mondiale del malato.
Nel 1949 Novarese organizza alla Radio Vaticana Il quarto d’ora della serenità, il primo programma che ha come protagonisti i malati. Fonda la rivista «L’Ancora» e dà l’avvio a convegni a livello internazionale confrontandosi con i medici sui problemi legati alla malattia e alla condizione dei disabili. Nel 1957 organizza il più grande raduno di infermi mai realizzato prima di allora all’interno del Vaticano. Il 7 ottobre porta settemila malati in udienza da Pio XII nel Cortile del Belvedere: fedeli in barella e in carrozzella provenienti da tutta l’Italia e dal Canton Ticino, in un’adunata mai vista, che commuove profondamente Papa Pacelli. Lasciata la Cei nel 1977 si dedica a tempo pieno alla sua opera. Fonda case di ricovero e di preghiera all’estero, promuove convegni su temi religiosi e scientifici mettendo a confronto medici e infermi, avvia Corsi di esercizi spirituali per i malati psichici.
Nel 1973, l’Unione nazionale dei medici collaboratori della stampa d’informazione italiana (Unamsi) gli rilascia un diploma di benemerenza per l’impegno nel campo della divulgazione medica per la creazione di una coscienza sanitaria in ambito pubblico.
Sempre nel 1973, Novarese costituisce il Centro Psicopedagogico-etico-spirituale dei Silenziosi operai della croce che darà vita, nel 1979, alla rivista bimestrale di pastorale sanitaria L’Ancora nell’Unità di Salute. Tale pubblicazione è diretta agli ammalati, ai sacerdoti, agli operatori di salute e al volontariato con l’obiettivo di portare a conoscenza quanto all’interno della vita del Centro viene elaborato dalle diverse categorie di ammalati e sani, attraverso il metodo attivo applicato in piano di studio e di apostolato.
Nel campo della disabilità, l’attività pastorale di monsignor Novarese è stata sempre rivolta a quelle relazioni interpersonali efficaci, in grado di rendere le persone disabili non dipendenti, ma responsabili e protagoniste della propria vita e delle proprie scelte, onorando ed affermando la dignità di ciascuno.
A questo proposito egli può essere considerato, a giusto titolo, il primo vero artefice di un apostolato innovativo, che vede nell’ammalato non solo una persona da accudire e sostenere ma anche, e soprattutto, un portatore di speranza per le persone costrette a transitare nell’oscuro tunnel del dolore. La coraggiosa accettazione del proprio stato, senza fuggire o nascondere il proprio disagio, orienta il sofferente a rispondere da figlio di Dio al suo compito di esistere, reso particolarmente difficile dalle situazioni di malattia e di handicap.
L’ammalato può diventare dunque un prezioso “strumento” di evangelizzazione e di sostegno per il fratello sofferente. Uno strumento di luce dove vive, perché è l’infermo che deve trasformare il proprio ambiente. «Gli ammalati devono sentirsi gli autori del proprio apostolato» ripeteva spesso Novarese. Le loro esperienze di malattia, di isolamento, di emarginazione, quando hanno trovato senso e novità nell’incontro con il Cristo, li rendono qualificati e credibili nel portare la luce del Vangelo a chi, in situazioni simili, ancora si sente inutile e smarrito.
La vita terrena di don Luigi si conclude il 20 luglio 1984 a Rocca Priora. La salma riposa a Roma nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in via Giulia. Al riconoscimento delle sue virtù eroiche (27 marzo 2010), è seguito il pronunciamento favorevole della Commissione medica sul miracolo riguardante la guarigione di Graziella Paderno, 66 anni, residente a Palestro (Pavia), avvenuta per intercessione di Novarese. L'Osservatore Romano, 11 maggio 2013.