di Francesco Margiotta Broglio
in “Corriere della Sera” del 11 maggio 2013
Dopo il «matrimonio per tutti», che ha visto, ancora una volta, le «due France» a confronto, il
governo Hollande lancia una nuova sfida alle religioni dando attuazione a quanto annunciato a
settembre 2012. In una lunga intervista a
Le Monde
(23 aprile), il ministro della Educazione
nazionale, Peillon, ha comunicato che dal 2015 verrà istituito un insegnamento di «Morale laica» in
tutte le scuole — dalle materne ai licei — pubbliche e private «a contratto» (finanziate dallo Stato e
in massima parte cattoliche). I propositi dello scorso anno, sottoposti ad un sondaggio Ifop, avevano
ottenuto il favore di oltre 9 francesi su 10.
Per definirne i contenuti e le modalità il ministro ha costituito una «missione» di esperti il cui
«Rapporto», basato su una serie di audizioni e di studi del dicastero, è ora disponibile. Per Peillon i
corsi esistenti mancano di continuità e di chiarezza delle finalità. Di qui la necessità di fissare basi e
modalità di un insegnamento di morale laica «comune», non dogmatica o antireligiosa o di Stato,
ma rispettosa della libertà di coscienza e di giudizio di ciascuno, fondata sui «valori, i principi e le
regole che permettono di convivere, nella Repubblica, secondo il comune ideale di libertà,
eguaglianza e fraternità». Un insegnamento che dovrà contribuire «alla costruzione del rispetto, del
vivere insieme e della libertà» e trasmettere i fondamenti della cittadinanza.
Nel «Rapporto» si parla di una scuola «inclusiva» che combatte tutte le discriminazioni, si dichiara
che da tutte le consultazioni è emerso un consenso quasi unanime per un corso di morale, si ricorda
che a fine Ottocento si dava nelle elementari un'educazione in tal senso, che oggi nessuno intende
farsi imporre pensieri o credenze, che si assiste alla «fragilizzazione» della morale comune, che
moltiplica le richieste alla scuola di una morale sociale «pratica, laica e civica», e che nei
programmi di francese per le medie esistono riferimenti al «fatto religioso» in uno spirito di laicità
«rispettosa delle coscienze e delle convinzioni». L'insegnamento laico della morale dovrà essere
non confessionale, rispettoso del pluralismo e delle coscienze, ma strettamente connesso ai valori e
ai principi democratici e repubblicani, e non potrà «prescrivere o imporre la concezione di una vita
buona... o di un bene tra gli altri, violando la neutralità laica e mettendo in difficoltà alunni e
famiglie». Deve, inoltre, fondarsi sui valori dell'«umanesimo moderno» (il concetto caro alle
organizzazioni ateiste) — tenendo conto che oggi si discutono nello spazio pubblico questioni che
ancora vent'anni fa restavano essenzialmente private (bioetica, eutanasia o suicidio assistito) — e
impegnare gli insegnanti a promuovere i principi e valori della «morale comune» nel quadro di una
laicità scolastica che non può diventare una «laicità per astensione» e deve riequilibrare quella
neutralità che il divieto del «velo islamico» (2004) ha imposto ai soli studenti e alle loro famiglie.
Di qui la necessità di formare, nel prossimo biennio, gli insegnanti nelle previste «Scuole
superiori».
Quanto ai contenuti il «Rapporto» rinvia all'istituendo «Consiglio superiore per i programmi»,
limitandosi a qualche indicazione oraria (da 36 iniziali alle 18 dei licei) e ad alcuni sintetici
«orientamenti» per i diversi livelli di scuole e lasciando aperto il problema della «valutazione»
formativa (i voti). Nell'insieme un documento abbastanza generico che non risolve l'ambiguità di
fondo: «morale laica» come intende Peillon o «Insegnamento laico della morale» come i saggi
intitolano il loro documento? Nel corso del quale, però, si parla più della prima che del secondo e si
insiste sulla «non confessionalità» di un'etica che deve restare fondata sui valori «umanistici»,
mentre il ministro afferma che si tratta «della stessa cosa» e che, comunque, non sarà
«antireligiosa». Un documento sufficiente, però — anche alla luce delle dichiarazioni di Peillon,
della istituzione di un «Osservatorio della laicità» e della intenzione di far affiggere in tutte le
scuole (anche religiose) una «Carta della laicità» — a far riprendere la piccola «guerra di religione»
provocata dai «matrimoni per tutti», ancora accesa qualche settimana fa.