domenica 12 maggio 2013

Le prime canonizzazioni di Papa Francesco. Omelia. Regina Coeli. .



Nuovo tweet del Papa:
Preghiamo per tanti cristiani nel mondo che ancora soffrono persecuzione e violenza. Che Dio dia loro il coraggio della fedeltà.
 (12 maggio 2013)

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 "Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo?”

[Text: Italiano, Español]
Testo dell'omelia del Papa.  Il segno (...) indica aggiunte del Santo Padre pronunciate a braccio.  [Testo originale: Plurilingue]
"La fidelidad a Jesucristo y a su Evangelio, para anunciarlo con la palabra y con la vida, dando testimonio del amor de Dios con nuestro amor, con nuestra caridad hacia todos: son ejemplos luminosos y lecciones que nos ofrecen los santos que hemos proclamado hoy, pero que también cuestionan nuestra vida de cristianos: ¿Cómo es mi fidelidad al Señor?"
Alle ore 9.30 di questa mattina, VII domenica di Pasqua, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco celebra la Santa Messa con il rito di Canonizzazione dei Beati: ANTONIO PRIMALDO E COMPAGNI († 1480), martiri; LAURA DI SANTA CATERINA DA SIENA MONTOYA Y UPEGUI (1874-1949), vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena; MARIA GUADALUPE GARCÍA ZAVALA, (1878-1963), vergine, cofondatrice della Congregazione delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.
Cari fratelli e sorelle!
In questa settima Domenica del Tempo di Pasqua ci siamo radunati con gioia per celebrare una festa della santità. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto risplendere la sua gloria, la gloria dell’Amore, sui Martiri di Otranto, su Madre Laura Montoya e su Madre María Guadalupe García Zavala. Saluto tutti voi che siete venuti per questa festa – dall’Italia, dalla Colombia, dal Messico, da altri Paesi – e vi ringrazio! Vogliamo guardare ai nuovi Santi alla luce della Parola di Dio proclamata. Una Parola che ci ha invitato alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio; ci ha richiamato l’urgenza e la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti; e ci ha parlato della testimonianza della carità, senza la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano.

1. Gli Atti degli Apostoli, quando ci parlano del diacono Stefano, il protomartire, insistono nel dire che egli era un uomo “pieno di Spirito Santo” (6,5; 7,55). Che significa questo? Significa che era pieno dell’Amore di Dio, che tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé. Oggi la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità. Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adessoancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene.
2. La segunda idea la podemos extraer de las palabras de Jesús que hemos escuchado en el Evangelio: «Ruego por los que creerán en mí por la palabra de ellos, para que sean uno, como tú, Padre, en mí y yo en ti, que ellos también lo sean en nosotros» (Jn 17,20). Santa Laura Montoya fue instrumento de evangelización primero como maestra y después como madre espiritual de los indígenas, a los que infundió esperanza, acogiéndolos con ese amor aprendido de Dios, y llevándolos a Él con una eficaz pedagogía que respetaba su cultura y no se contraponía a ella. En su obra de evangelización Madre Laura se hizo verdaderamente toda a todos, según la expresión de san Pablo (cf. 1Co 9,22). También hoy sus hijas espirituales viven y llevan el Evangelio a los lugares más recónditos y necesitados, como una especie de vanguardia de la Iglesia.
Esta primera santa nacida en la hermosa tierra colombiana nos enseña a ser generosos con Dios, a no vivir la fe solitariamente - como si fuera posible vivir la fe aisladamente -, sino a comunicarla, a irradiar la alegría del Evangelio con la palabra y el testimonio de vida allá donde nos encontremos. (...) Nos enseña a ver el rostro de Jesús reflejado en el otro, a vencer la indiferencia y el individualismo, (...) acogiendo a todos sin prejuicios ni reticencias, con auténtico amor, dándoles lo mejor de nosotros mismos y, sobre todo, compartiendo con ellos lo más valioso que tenemos: (...) Cristo y su Evangelio.
3. Por último, una tercera idea. En el Evangelio de hoy, Jesús reza al Padre con estas palabras: «Les he dado a conocer y les daré a conocer tu nombre, para que el amor que me tenías esté en ellos y yo en ellos» (Jn 17,26). La fidelidad hasta la muerte de los mártires, la proclamación del Evangelio a todos se enraízan (...) en el amor de Dios, que ha sido derramado en nuestros corazones por el Espíritu Santo (cf. Rm 5,5), y en el testimonio que hemos de dar de este amor en nuestra vida diaria. Santa Guadalupe García Zavala lo sabía bien. Renunciando a una vida cómoda (...) para seguir la llamada de Jesús, enseñaba a amar la pobreza, para poder amar más a los pobres y los enfermos. Madre Lupita se arrodillaba en el suelo del hospital ante los enfermos y ante los abandonados para servirles con ternura y compasión. Madre Lupita había entendido que significa “tocar la carne de Cristo”. (...) También hoy sus hijas espirituales buscan reflejar el amor de Dios en las obras de caridad, sin ahorrar sacrificios y afrontando con mansedumbre, constancia apostólica (hypomonē), soportando, y valentía cualquier obstáculo.
Esta nueva santa mexicana nos invita a amar como Jesús nos ha amado, y esto conlleva no encerrarse en uno mismo, en los propios problemas, en las propias ideas, en los propios intereses, (...) sino salir e ir al encuentro de quien tiene necesidad de atención, compresión y ayuda, para llevarle la cálida cercanía del amor de Dios, a través de gestos concretos de delicadeza, de afecto sincero y de amor.
Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? (...) Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione della Beata Vergine Maria e dei nuovi Santi, che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore.Così sia!
ITALIANO
Cari fratelli e sorelle!
In questa settima Domenica del Tempo di Pasqua ci siamo radunati con gioia per celebrare una festa della santità. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto risplendere la sua gloria, la gloria dell’Amore, sui Martiri di Otranto, su Madre Laura Montoya e su Madre María Guadalupe García Zavala. Saluto tutti voi che siete venuti per questa festa – dall’Italia, dalla Colombia, dal Messico, da altri Paesi – e vi ringrazio!
In questo momento vogliamo guardare ai nuovi Santi alla luce della Parola di Dio proclamata. Una Parola che ci ha invitato alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio; ci ha richiamato l’urgenza e la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti; e ci ha parlato della testimonianza della carità, senza la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano.
Gli Atti degli Apostoli, quando ci parlano del diacono Stefano, il protomartire, insistono nel dire che egli era un uomo “pieno di Spirito Santo” (6,5; 7,55). Che significa questo? Significa che era pieno dell’Amore di Dio, che tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé.
Oggi la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità.
Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene. Il secondo pensiero lo possiamo ricavare dalle parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Prego per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (Gv 17,20). Santa Laura Montoya è stata strumento di evangelizzazione prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, accogliendoli con l’amore appreso da Dio e portandoli a Lui con una efficacia pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa. Nella sua opera di evangelizzazione Madre Laura si fece veramente tutta a tutti, secondo l’espressione di san Paolo (cfr 1Cor 9,22). Anche oggi le sue figlie spirituali vivono e portano il Vangelo nei luoghi più reconditi e bisognosi, come una sorta di avanguardia della Chiesa.
Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci trovaimo. Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, accogliendo tutti senza pregiudizi né costrizioni, con amore, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso: Cristo e il suo Vangelo.
Infine, un terzo pensiero. Nel Vangelo di oggi, Gesù prega il Padre con queste parole: «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26). La fedeltà dei martiri fino alla morte e la proclamazione del Vangelo a tutti si radicano nell’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), e nella testimonianza che dobbiamo dare di questo amore nella nostra vita quotidiana. Santa María Guadalupe García Zavala lo sapeva bene. Rinunciando a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù, insegnava ad amare la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi. Madre Lupita si inginocchiava sul pavimento dell’Ospedale davanti agli ammalati e agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione. Anche oggi le sue figlie spirituali cercano di riflettere l’amore di Dio nelle opere di carità, senza risparmiare sacrifici e affrontando con mitezza, con perseveranza apostolica (hypomonē) e con coraggio qualunque ostacolo.
Questa nuova Santa messicana ci invita ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza e di affetto sincero. Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i tre Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione della Beata Vergine Maria e dei tre nuovi Santi, che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore.

SPAGNOLO
Queridos hermanos y hermanas:
En este séptimo domingo del Tiempo Pascual, nos reunimos con alegría para celebrar una fiesta de la santidad. Damos gracias a Dios que ha hecho resplandecer su gloria, la gloria del Amor, en los Mártires de Ótranto, la Madre Laura Montoya y la Madre María Guadalupe García Zavala. Saludo a todos los que habéis venido a esta fiesta – de Italia, Colombia, México y otros países – y os doy las gracias. Miremos a los nuevos santos a la luz de la palabra de Dios que hemos proclamado. Una palabra que nos invita a la fidelidad a Cristo, incluso hasta el martirio; nos ha llamado a la urgencia y la hermosura de llevar a Cristo y su Evangelio a todos; y nos ha hablado del testimonio de la caridad, sin el cual, incluso el martirio y la misión, pierden su sabor cristiano.
1. Los Hechos de los Apóstoles, cuando hablan del diácono Esteban, el protomártir, insisten en decir que él era un hombre «lleno del Espíritu Santo» (6,5; 7,55). ¿Qué significa esto? Significa que estaba lleno del Amor de Dios, que toda su persona, su vida, estaba animada por el Espíritu de Cristo resucitado, lo que le impulsaba a seguir a Jesús con fidelidad total, hasta entregarse a sí mismo.
Hoy la Iglesia propone a nuestra veneración una multitud de mártires, que juntos fueron llamados al supremo testimonio del Evangelio, en 1480. Casi 800 personas, supervivientes del asedio y de la invasión de Ótranto, fueron decapitadas en las afueras de la ciudad. No quisieron renegar de la propia fe y murieron confesando a Cristo resucitado. ¿Dónde encontraron la fuerza para permanecer fieles? Precisamente en la fe, que nos hace ver más allá de los límites de nuestra mirada humana, más allá de la vida terrena, hace que contemplemos «los cielos abiertos» –como dice san Esteban – y a Cristo vivo a la derecha del Padre. Queridos amigos, conservemos la fe que hemos recibido y que es nuestro verdadero tesoro, renovemos nuestra fidelidad al Señor, incluso en medio de los obstáculos y las incomprensiones. Dios no dejará que nos falten las fuerzas ni la serenidad. Mientras veneramos a los Mártires de Ótranto, pidamos a Dios que sostenga a tantos cristianos que, precisamente en estos tiempos y en tantas partes del mundo, todavía sufren violencia, y les dé el valor para ser fieles y para responder al mal con el bien. 2. La segunda idea la podemos extraer de las palabras de Jesús que hemos escuchado en el Evangelio: «Ruego por los que creerán en mí por la palabra de ellos, para que sean uno, como tú, Padre, en mí y yo en ti, que ellos también lo sean en nosotros» (Jn 17,20). Santa Laura Montoya fue instrumento de evangelización primero como maestra y después como madre espiritual de los indígenas, a los que infundió esperanza, acogiéndolos con ese amor aprendido de Dios, y llevándolos a Él con una eficaz pedagogía que respetaba su cultura y no se contraponía a ella. En su obra de evangelización Madre Laura se hizo verdaderamente toda a todos, según la expresión de san Pablo (cf. 1Co 9,22). También hoy sus hijas espirituales viven y llevan el Evangelio a los lugares más recónditos y necesitados, como una especie de vanguardia de la Iglesia.
Esta primera santa nacida en la hermosa tierra colombiana nos enseña a ser generosos con Dios, a no vivir la fe solitariamente - como si fuera posible vivir la fe aisladamente -, sino a comunicarla, a irradiar la alegría del Evangelio con la palabra y el testimonio de vida allá donde nos encontremos. Nos enseña a ver el rostro de Jesús reflejado en el otro, a vencer la indiferencia y el individualismo, acogiendo a todos sin prejuicios ni reticencias, con auténtico amor, dándoles lo mejor de nosotros mismos y, sobre todo, compartiendo con ellos lo más valioso que tenemos: Cristo y su Evangelio.
3. Por último, una tercera idea. En el Evangelio de hoy, Jesús reza al Padre con estas palabras: «Les he dado a conocer y les daré a conocer tu nombre, para que el amor que me tenías esté en ellos y yo en ellos» (Jn 17,26). La fidelidad hasta la muerte de los mártires, la proclamación del Evangelio a todos se enraízan en el amor de Dios, que ha sido derramado en nuestros corazones por el Espíritu Santo (cf. Rm 5,5), y en el testimonio que hemos de dar de este amor en nuestra vida diaria. Santa Guadalupe García Zavala lo sabía bien. Renunciando a una vida cómoda para seguir la llamada de Jesús, enseñaba a amar la pobreza, para poder amar más a los pobres y los enfermos. Madre Lupita se arrodillaba en el suelo del hospital ante los enfermos y los abandonados para servirles con ternura y compasión. Madre Lupita había entendido que significa “tocar la carne de Cristo”. También hoy sus hijas espirituales buscan reflejar el amor de Dios en las obras de caridad, sin ahorrar sacrificios y afrontando con mansedumbre, constancia apostólica (hypomonē) y valentía cualquier obstáculo. Esta nueva santa mexicana nos invita a amar como Jesús nos ha amado, y esto conlleva no encerrarse en uno mismo, en los propios problemas, en las propias ideas, en los propios intereses, sino salir e ir al encuentro de quien tiene necesidad de atención, compresión y ayuda, para llevarle la cálida cercanía del amor de Dios, a través de gestos concretos de delicadeza y de afecto sincero.
La fidelidad a Jesucristo y a su Evangelio, para anunciarlo con la palabra y con la vida, dando testimonio del amor de Dios con nuestro amor, con nuestra caridad hacia todos: son ejemplos luminosos y lecciones que nos ofrecen los santos que hemos proclamado hoy, pero que también cuestionan nuestra vida de cristianos: ¿Cómo es mi fidelidad al Señor? ¿Soy capaz de «hacer ver» mi fe con respeto, pero también con valentía? ¿Estoy atento a los otros? ¿Percibo quién padece necesidad? ¿Veo a los demás como hermanos y hermanas que debo amar? Pidamos, por intercesión de la Bienaventurada Virgen María y de los nuevos santos, que el Señor colme nuestra vida con la alegría de su amor.

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 Il saluto ai fedeli e pellegrini e il ricordo delle iniziative in favore del diritto alla vita e della protezione giuridica dell'embrione

La preghiera del Papa per la pace e la riconciliazione in Colombia e in Messico 
 Il segno (...) indica aggiunte del Santo Padre pronunciate a braccio) 
Al termine della Santa Messa celebrata per la Canonizzazione di 3 Beati sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco guida la recita del Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:
Cari fratelli e sorelle, al termine di questa celebrazione, desidero salutare tutti voi che siete venuti a rendere omaggio ai nuovi Santi, in modo particolare le Delegazioni ufficiali dell’Italia, della Colombia e del Messico. I martiri di Otranto aiutino il caro popolo italiano a guardare con speranza al futuro, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti difficili.
Que por intercesión de Madre Laura Montoya, el Señor conceda un nuevo impulso misionero y evangelizador a la Iglesia, y que, inspirados en el ejemplo de concordia y reconciliación de esta nueva Santa, los amados hijos de Colombia continúen trabajando por la paz y el justo desarrollo de su Patria.

En las manos de Santa Guadalupe García Zavala ponemos a todos los pobres, los enfermos y a cuantos los asisten, y encomendamos a su intercesión a la noble Nación mexicana, para que desterrada toda violencia e inseguridad, avance cada vez más por el camino de la solidaridad y la convivencia fraterna.
Sono lieto poi di ricordare che ieri, a Roma, è stato proclamato beato il sacerdote Luigi Novarese, fondatore del Centro volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce. Mi unisco al rendimento di grazie per questo prete esemplare, che ha saputo rinnovare la pastorale dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa.
Saluto i partecipanti alla “Marcia per la vita” che ha avuto luogo questa mattina a Roma e invito a mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento. A questo proposito, mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l’iniziativa europea “Uno di noi”, per garantire protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza. Un momento particolare per coloro che hanno a cuore la difesa della sacralità della vita umana sarà la “Giornata dell’Evangelium Vitae”, che avrà luogo qui in Vaticano, nel contesto dell’Anno della fede, il 15 e 16 giugno prossimo. Saluto con affetto tutti i gruppi parrocchiali, le famiglie, le scuole, i giovani presenti. Con amore filiale ci rivolgiamo ora alla Vergine Maria, madre e modello di tutti i cristiani.

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Nel Regina Coeli in Piazza San Pietro del 12 maggio Papa Francesco ha salutato «i partecipanti alla "Marcia per la vita" che ha avuto luogo questa mattina a Roma», ricordando insieme «la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l’iniziativa europea "Uno di noi", per garantire protezione giuridica all’embrione». L'invito «a mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento», «tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza», e l'appuntamento che il Papa ha dato a «un momento speciale per coloro che hanno a cuore la difesa della sacralità della vita umana [...], la "Giornata dell’Evangelium Vitae", che avrà luogo qui in Vaticano, nel contesto dell’Anno della fede, il 15 e 16 giugno prossimo» hanno giustamente attirato l'attenzione dei media.

Ma il 12 maggio per Papa Francesco è stata anzitutto la giornata delle sue prime canonizzazioni, con tanti nuovi santi: gli ottocento Martiri di Otranto, Madre Laura Montoya (1874-1949) e Madre María Guadalupe García Zavala (1878-1963). Anche se le beatificazioni - a differenza delle canonizzazioni - non sono più celebrate dai Pontefici, il Papa ha voluto ricordare nel Regina Coeli anche la beatificazione, avvenuta sabato 11 maggio in una cerimonia presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, del sacerdote di Casale Monferrato monsignor Luigi Novarese (1914-1984), funzionario della Segreteria di Stato vaticana e poi della Conferenza Episcopale Italiana e fondatore del Centro Volontari della Sofferenza. Papa Francesco ha voluto celebrare nel nuovo beato un «prete esemplare, che ha saputo rinnovare la pastorale dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa», ricordando di monsignor Novarese soprattutto il programma che mirava a fare del malato un soggetto e non solo un destinatario dell'apostolato e del l'evangelizzazione.

Nell'omelia della Messa di canonizzazione il Pontefice è partito dal primo martire, santo Stefano, che è definito dagli Atti degli Apostoli «pieno di Spirito Santo». Questo significa che «tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé».

I martiri uccisi dai turchi a Otranto nel 1480 - di cui La Nuova Bussola Quotidiana ha già raccontato la storia -, ha ricordato il Papa, «rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare "i cieli aperti" - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre». Come altri martiri, i santi di Otranto ci mostrano e ci ricordano che «la fede che abbiamo ricevuto [...] è il nostro vero tesoro», più prezioso della vita stessa. E i martiri - Papa Francesco ne ha già parlato altre volte - ci sono anche oggi. «Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene».

Laura Montoya, che è diventata la prima santa colombiana, fondò le Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, popolarmente note come Missionarie catechiste degli indios, che hanno evangelizzato decine di tribù indigene in America Latina, spesso in condizioni di difficoltà estrema. Il Papa l'ha definita «strumento di evangelizzazione prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, accogliendoli con l’amore appreso da Dio e portandoli a Lui con una efficacia pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa». 
L'esperienza di santa Laura Montoya può sembrare, per così dire, molto specializzata. Ma in ogni santo c'è un insegnamento che vale per tutti noi, e quello di Santa Laura c'invita a «essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo». La particolare esperienza della santa degli indios c'insegna pure «a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrodono le comunità cristiane e corrodono il nostro cuore». 

Ma Papa Francesco è anche tornato, a proposito della Montoya, sul tema a lui caro della differenza fondamentale fra la Chiesa e le organizzazioni umanitarie. Santa Laura agli indios non portò solo aiuti e promozione umana: portò il Vangelo, mostrando che con i destinatari di ogni forma di evangelizzazione dobbiamo condividere «ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è Cristo e il suo Vangelo».

Santa María Guadalupe García Zavala, messicana, fu cofondatrice delle Serve di Santa Margherita Maria e dei poveri. Le sue suore, operando negli ospedali messicani durante la persecuzione anti-cattolica del presidente Plutarco Elías Calles (1877-1945) - contro cui insorsero i Cristeros nella guerra civile del 1926-1929 -, riuscirono a nascondere, rischiando la vita, vescovi e sacerdoti che il regime voleva arrestare. Santa María Guadalupe, «Lupita», che veniva da una famiglia benestante, lasciò - ha detto il Papa - la sua tranquillità «- quanto danno arreca la vita comoda, il benessere; l’"imborghesimento" del cuore ci paralizza –, rinunciando a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù». Da allora diede l'esempio di una totale dedizione ai malati: «si inginocchiava sul pavimento dell’Ospedale davanti agli ammalati e agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione. E questo si chiama: "toccare la carne di Cristo". I poveri, gli abbandonati, gli infermi, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava la carne di Cristo e ci ha insegnato questo modo di agire: non vergognarsi, non avere paura, non provare ripugnanza a "toccare la carne di Cristo"!».

La virtù di Santa Lupita era la «perseveranza apostolica (hypomoné)», che consiste nell' «amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci arreca tanto danno, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza, di affetto sincero e di amore».

Alla fine la «hypomoné» è la caratteristica di tutti i santi, e pone «anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi questa domanda, per pensarla durante la giornata: come io sono fedele a Cristo? Sono capace di "far vedere" la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio?». Il coraggio della carità di santa Lupita, il coraggio dell'evangelizzazione di santa Laura Montoya, il coraggio dei santi Martiri di Otranto: non sono esempi lontani e inarrivabili, sono esortazioni a una fedeltà e a una testimonianza quotidiana che coinvolge tutti noi.
Introvigne