lunedì 20 maggio 2013

Luigino Bruni: “Dobbiamo riscoprire l’anima sociale dell’economia”



A colloquio con il professor Luigino Bruni dopo le parole di Bergoglio sulla finanza




«Chi ha a cuore i poveri ha a cuore anche il mercato». Non è affatto stupito delle parole forti pronunciate ieri da Papa Francesco al mondo della finanza il professor Luigino Bruni, docente all'Università di Milano Bicocca e figura molto nota nel mondo cattolico italiano per il suo contributo nell'esperienza dell'economia di comunione, portata avanti dal movimento dei Focolari.


Nei suoi  editoriali su Avvenire Bruni parla spesso della necessità per il mercato di riscoprire parole come «dono» e «relazione». E il suo nuovo libro - pubblicato dall'editrice Emi in collaborazione con Mondo e Missione e presentato ieri sera a Milano nell'ambito diTuttaunaltrafesta, la fiera del commercio equo e solidale organizzata dai missionari del Pime - si intitola proprio«Economia con l'anima». Naturale - dunque - chiedere a lui, insieme a un commento, anche quali passi concreti il mondo dell'economia dovrebbe compiere per andare nella direzione indicata ieri da Bergoglio agli ambasciatori ricevuti in udienza in Vaticano.


«Mi ha molto colpito questo intervento di Papa Francesco - commenta il professor Bruni -. In fondo si tratta del suo primo discorso in cui è andato extra moenia, è uscito dalle mura dei temi più strettamente teologico-spirituali. E la prima questione che ha affrontato è proprio quella del mercato. Questo è molto in linea con il nome Francesco da lui scelto: nella loro attenzione verso i poveri i francescani nel Medio Evo sono stati tra i protagonisti della nascita del mercato. In Europa storicamente i mercati nascono vicino ai conventi e alle abbazie. E in questo non c'è nulla di strano: il mercato nasce intorno a una rete di relazioni, dove la prima merce scambiata è la parola. Nasce proprio da un'alleanza con i carismi degli ordini religiosi: nelle fiere non si scambiava con degli sconosciuti, ma con gente di cui ci si può fidare».


Proprio l'opposto - dunque - di quella «dittatura di un'economia senza volto» di cui ha parlato ieri il Papa. «Sì - risponde Bruni -. Ed è un messaggio che come economista convinto dell'importanza di riscoprire il tema dell'economia civile, sento molto vicino. Oggi la crisi ci domanda di creare un nuovo spirito del capitalismo. Nell'economia certamente la ricerca del benessere personale da parte dell'individuo è un fattore importante. Ma c'è anche un altro motore che ha funzionato per secoli e invece oggi è andato in crisi: l'anima sociale dell'economia, il fatto di essere inserita in una rete di rapporti e di reciprocità. Un mondo che perde questo spirito è un mondo che ha anche poca economia».


Un'altra parola chiave da recuperare in un'economia con l'anima per Luigino Bruni è il termine «gratuità». «Noi oggi tendiamo a intendere gratis solo come prezzo zero - spiega -. Ma c'è anche un significato più profondo. Ci sono le cose gratuite perché hanno un prezzo infinito: quelle che fai perché sono buone in sé, non per il tornaconto che hai. Se non c'è più quest'idea anche il mercato alla lunga perde respiro ed è proprio ciò che con la crisi stiamo vedendo».


Il richiamo all'etica indicato dal Papa Francesco ieri dice - però - che dalla spirale non si esce puntando semplicemente il dito contro qualcuno. «Stiamo attenti a demonizzare le banche - commenta il professor Bruni -: dove non c'è la banca c'è l'usura. Vanno semplicemente riportate alla loro dimensione giusta, uscendo da quel gigantismo che le ha portate a perdere il legame con la gente. Ma dobbiamo riscoprire tutti che anche una banca è fatta di persone. Forse oggi ci vorrebbe qualche nuova ong che ponesse al centro la questione dei manager in crisi: ci aiuterebbe a capire che è troppo facile spaccare a metà il mondo in buoni e cattivi».
Bernardelli