venerdì 10 maggio 2013

Nessuno è così povero da non avere niente da dire

Nuovo tweet del Papa:
Lo Spirito Santo ci dà uno sguardo nuovo verso gli altri, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù, da rispettare e amare.
(10 maggio 2013)




A Lourdes l’incontro «Diaconia 2013» promosso dalla Conferenza episcopale francese.

Non il punto finale del cammino ma l’occasione per tracciare un bilancio, per mettere in comune tutto quanto è stato vissuto negli ultimi due anni, per illustrare come la Chiesa in Francia sia vicina ai poveri e costruisca assieme a loro una società più giusta e fraterna: dal 9 all’11 maggio il progetto «Diaconia 2013. Servons la fraternité!», lanciato nel gennaio 2011 dal Consiglio episcopale per la solidarietà, celebra a Lourdes il suo raduno nazionale. 
Almeno 12.000 le persone giunte per l’evento (tanti i giovani), fra le quali tremila in situazione di precarietà: «Nel contesto di crisi economica che attraversiamo — si legge in una nota — questo raduno è un modo per affermare che l’incontro e la condivisione con le persone rese fragili dalla vita possono trasformare» comunità e società. Attraverso una quarantina di forum e un centinaio di animazioni e spettacoli, i partecipanti vivranno momenti di riflessione e fratellanza nella fede, come ad esempio la veglia che si svolgerà nella notte fra venerdì e sabato. Il raduno si è aperto ieri mattina, solennità dell’Ascensione del Signore, nella basilica di San Pio X dove sono state accolte le delegazioni diocesane, guidate da ottantasei vescovi. Nel pomeriggio la messa, celebrata dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio consiglio «Cor Unum», il quale, nell’omelia, ha ricordato come l’apostolato faccia parte della natura stessa del cristiano e non sia «qualcosa di aggiunto, di sovrapposto, di esterno alla sua attività quotidiana e alle sue occupazioni professionali». Il cristiano «deve mostrare ovunque e a tutti l’amore e la compassione di Dio» e «non si accontenta di impegnarsi per alleviare unicamente le povertà, le miserie, le sofferenze e le malattie psichiche». Per il porporato, «non è sufficiente dare del pane, un rifugio e migliori condizioni di vita materiale: esistono malattie e miserie umane molto più gravi che minacciano la nostra umanità». Ci sono oggi — ha spiegato il cardinale Sarah — «società dominate dall’eros dei soldi e del sesso, dalla distruzione del matrimonio e della famiglia, da profonde deviazioni antropologiche e morali» e «realtà dolorose come Papa Francesco chiama le periferie dove regna il mistero del peccato, dell’ignoranza, dell’indifferenza religiosa, delle miserie morali di ogni tipo». La Chiesa è invitata a essere “sovversiva” e “critica” verso tutte le storture del mondo.
«Se noi siamo qui — ha detto nelle parole di benvenuto monsignor Bernard Housset, vescovo di La Rochelle et Saintes, presidente del Consiglio episcopale per la solidarietà — è perché crediamo che la fratellanza sia realmente possibile. Condividiamo risultati e iniziative ascoltandoci e parlandone a nostra volta. Poiché fra noi non ci sono dei senza-voce, ognuno può parlare ed essere ascoltato. Nessuno è così povero da non avere niente da dire». Alla cerimonia d’apertura era presente anche il nunzio apostolico in Francia, arcivescovo Luigi Ventura.
Sarà invece il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, a guidare nella mattinata di domani la messa di azione di grazie, preceduta dalla lettura di un messaggio alle comunità cristiane e alla società redatto durante l’incontro.
Condividere le rispettive esperienze ed essere forza di proposta all’interno della propria comunità così come al centro della società, essere pronti a ripartire da Lourdes con gli strumenti utili per diffondere nuove idee e prospettive: nella logica del progetto, il rassemblement si snoda seguendo una pedagogia partecipativa che consente l’intervento di tutti, in particolare delle persone in situazioni di fragilità, «confortato – sottolinea la nota — dalle prime parole e dai primi gesti di Papa Francesco, rivolti all’attenzione verso l’altro e all’appello a vivere “un cammino di fratellanza, di amore e di fiducia”». Del resto «Diaconia 2013. Servons la fraternité!» nasce da una riflessione di Benedetto XVIsulla tripla missione della Chiesa, contenuta nell’enciclica Deus caritas est: «L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro» (n. 25). Riflessione che i vescovi francesi, a seguito dei loro lavori sulle nuove povertà, hanno fatto propria, proponendo di mettere la diaconia, il servizio della carità, nuovamente al centro della vita delle comunità.
Nella dichiarazione La charité du Christ nous presse, datata 8 novembre 2009, si affermava tra l’altro: «Le povertà di oggi sono forse più radicali che nuove, a seguito del frequente deterioramento del tessuto familiare, dell’insufficienza degli alloggi, dell’aumento della disoccupazione, del calo del prezzo di vendita dei prodotti agricoli. Durezza delle condizioni di lavoro, solitudine, dipendenza, fragilità psichiche, relazionali o culturali accentuano in molti il senso di esclusione». I presuli lanciavano l’appello a vivre autrement, invitando i consigli pastorali e gli organismi di solidarietà a mettersi a capo di iniziative concrete.
In questo spirito, il Consiglio episcopale per la solidarietà ha promosso e poi avviato il progetto in corso, distribuito su tre anni (2011, 2012 e 2013), affidandolo a un comitato diretto da François Soulage, presidente di «Secours catholique», e a specifici gruppi di lavoro. Sono stati inizialmente coinvolti parrocchie, diocesi, servizi, movimenti ecclesiali, congregazioni religiose; tutti i fedeli sono stati invitati a porre un’attenzione particolare alle situazioni di fragilità ma anche a valorizzare le esperienze positive vissute in materia di carità cristiana; dalle testimonianze raccolte sono nati dei “libri bianchi” per individuare i casi difficili e bisognosi di intervento. Le tappe successive hanno preso invece in considerazione il rafforzamento dei legami tra il servizio della carità e il servizio della Parola da una parte e il servizio della liturgia dall’altra. «L’impegno sociale dei cristiani — viene osservato — ne guadagnerebbe se si ricaricasse maggiormente nella Parola e nella celebrazione. L’incontro e la condivisione fraterna con i più fragili dovrebbero irrigare di più la vita delle comunità cristiane, comprese le loro celebrazioni». La diaconia, del resto, va oltre il mero significato caritativo, toccando e fondando ogni aspetto della vita cristiana: perché in Cristo Gesù ciò che vale è «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gàlati, 5, 6). A Lourdes, fino a domani, si vivrà soprattutto una grande testimonianza di fede.
L'Osservatore Romano, 11 maggio 2013.