mercoledì 8 maggio 2013

Onnipotente per grazia



Di seguito il testo dell’omelia tenuta questa mattina da monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo di Pompei e delegato pontificio, in occasione della tradizionale Supplica alla Madonna di Pompei.
*
Cari pellegrini presenti qui a Pompei, benvenuti!
Cari fratelli vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, autorità civili e militari,
carissimi fedeli che ci seguite grazie ai mezzi di comunicazione sociale: ammalati, anziani, carcerati, vi giunga il mio più affettuoso saluto, vi sentiamo presentissimi insieme a noi, in questa magnifica piazza.
1. Siamo radunati davanti alla facciata del Santuario della Beata Vergine del Rosario, dedicata alla pace e sulla cui sommità svetta la statua della Madonna.
Al termine della Santa Eucaristia, reciteremo la Supplica alla Madonna del Rosario, che il nostro fondatore, il Beato Bartolo Longo, definiva l'Ora del Mondo e che lui stesso ha composto giusto centotrenta anni fa. È una splendida preghiera che racchiude in sé tutti i dolori e le speranze dell'umanità e dà voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. È tradotta in decine di lingue e recitata, oggi e la prima domenica di ottobre, da milioni di fedeli in tante parti del mondo.
Questa preghiera di Bartolo Longo è anche un grande aiuto per il conseguimento della nostra più piena maturità cristiana. Recitare la Supplica alla Madonna di Pompei significa manifestare la nostra figliolanza verso "la Madre", che Gesù ci ha donato dall’alto della Croce, diventare intimi e familiari con Lei e con Dio. Come l’apostolo Giovanni la prese nella sua casa, anche noi abbiamo il dovere di prenderla nella nostra, nel più profondo di noi stessi (Gv 19,27), perché Ella possa riempire tutto lo spazio della nostra vita interiore, il nostro io umano e cristiano, secondo una felice espressione del Beato Giovanni Paolo II (RM, 45).
Abitando con Maria, la nostra fede debole prenderà forza dalla sua maternità, riceverà luce dai suoi consigli.
Sabato scorso, Papa Francesco, nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dove si è recato per recitare il Santo Rosario ha affermato: «Gesù dalla croce dice a Maria, indicando Giovanni: "Donna, ecco tuo figlio!" e a Giovanni: "Ecco tua madre!" (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano; non avere paura delle difficoltà, affrontarle con l’aiuto della mamma».
Ha anche chiesto di pregare per lui, perché ne ha bisogno, recitando tre Ave Maria. E noi, accogliendo la sua richiesta, certamente ci impegniamo a farlo!
2. Il Rosario è la vera forza di Pompei! Ed è commovente vedere, qui a Pompei, con quale fede tante persone, anche giovani, recitano il Rosario, questa preghiera antica e sempre nuova, preghiera dalla “fisionomia mariana, dal cuore cristologico”, secondo la bella espressione del Beato Giovanni Paolo II nella Rosarium Virginis Mariae. Attraverso i misteri del Rosario ci immergiamo, in un certo senso, in un mistico pellegrinaggio, alla scuola e con gli occhi di Maria, verso Gesù, vero Dio e vero uomo, compiendo così il passo essenziale della nostra identità cristiana. Ritorna in mente, in proposito, l’insegnamento che, nell’Anno della Fede, il Papa emerito Benedetto XVI ha indicato per il Rosario, chiamato a diventare la forza dei fedeli di tutto il mondo.
Ed una conferma in tal senso viene anche da Papa Francesco, che proprio in questi giorni, continuamente ci invita a pregare il Rosario, soprattutto in famiglia.
Qui a Pompei apprendiamo che il Rosario è una pedagogia inventata da Maria, con il suo amore di Madre, per aiutarci a “imparare” Gesù. Non meditiamo forse, nei misteri del rosario, gli eventi principali della vita di Lui? E non li meditiamo imprimendoli nella mente e nel cuore per rivestirci dei suoi stessi sentimenti?
È così che si diventa “amici” di Gesù: frequentandolo assiduamente. Lo diceva il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, delle opere di carità e della nuova città di Pompei. Questa preghiera, così semplice da poter essere la preghiera di tutti e in tutte le circostanze, “batte il ritmo della vita umana, per armonizzarla col ritmo della vita divina”, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, come ricordava Papa Giovanni Paolo II (RVM 25), che amava dire che il Rosario era la sua “preghiera prediletta”.
Ma perché, viene da chiedersi, per sintonizzare il ritmo della nostra vita sul ritmo della vita d’amore della Trinità, occorre pregare con Maria?
La risposta la troviamo nel Vangelo dell'Annunciazione che abbiamo appena ascoltato (Lc 1, 26-38).
Guardare a Gesù con gli occhi di Maria c’insegna come deve essere il nostro cuore: aperto, pienamente affidato, quasi un calice vuoto pronto ad accogliere il dono di Dio.
Così come è stata Maria nel “fiat”, nel “si”, nella risposta all’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E Maria il suo “fiat” lo ha ripetuto ogni giorno, nella gioia e nel dolore, nella luce e nell’oscurità, sino ai piedi della croce e all’effusione dello Spirito nel Cenacolo.
Maria, dunque, è il modello del discepolo che segue passo passo Gesù, affinché Egli possa rivivere in lui.
Da Maria impariamo lo stile della contemplazione cristiana, che non è fuga dal mondo, ma allenamento a conservare nel cuore le parole di Gesù (cf Lc 2, 19) perché, al momento opportuno, diano frutto nella vita.
Contemplare è, quindi, specchiarsi in Colui che si contempla, Gesù, per poterlo poi rispecchiare a propria volta.
Maria, poi, non è soltanto un modello, sia pure il più alto e trasparente, del nostro cammino di immedesimazione con Gesù. È di molto di più. È la madre di Gesù ed è, spiritualmente ma realmente, la madre nostra. Maria esercita dal cielo la sua maternità verso di noi. Se ci avviciniamo a lei con fiducia e disponibilità, ci nutre di quel latte spirituale che genera in noi la vita di Dio.
3. E concludiamo. Il fondatore della nuova Pompei, l’Avv. Bartolo Longo, ha unito in questo luogo, per un provvidenziale disegno, fede e carità. Egli diceva che: “Carità senza Fede sarebbe la suprema delle menzogne. Fede senza Carità sarebbe la suprema delle incongruenze”. Le opere di carità da lui iniziate, continuano ancora oggi, adattandosi ai bisogni odierni. La nostra società, pur così avanzata in molti campi, non riesce a sottrarsi al peso di ritardi e ingiustizie sociali. Queste opere - per i figli dei carcerati, per la gioventù in difficoltà, per i bambini, per gli anziani, per i tossicodipendenti, per le ragazze madri - vengono portate avanti anche con la generosa presenza delle Suore Domenicane del Santo Rosario, fondate dallo stesso Beato, dei benemeriti Fratelli delle Scuole Cristiane e di tanti altri. Si tratta di opere di carità che si sostengono con l’aiuto generoso di fedeli di tutto il mondo.
Ed in questo, il Santuario di Pompei vuole continuare ad essere l'avamposto di un modello di amore solidale, l'altro nome, potremmo dire, della carità, nella fedeltà alla vocazione stessa della città di Bartolo Longo.
In un tempo di crisi, che preoccupa e crea disagi nella società e in molti nuclei familiari, specie nel Meridione, per mancanza di lavoro, soprattutto tra i giovani, Pompei, ripensando alle sue origini e all’ispirazione di Bartolo Longo, vuole oggi offrire la realtà di una fede viva che rigenera e che forma cittadini impegnati giorno per giorno nel costruire una società giusta e solidale.
Tutto questo sotto lo sguardo di Maria, Vergine del Rosario.
Qui tutto sembra convergere in una spinta delicata ma decisa, proveniente dallo Spirito Santo, Divino artista della storia di Dio con gli uomini, affinché ci mettiamo alla scuola di Maria per imparare Gesù. Il Gesù di sempre e il Gesù che, anche attraverso di noi, vuol vivere nel nostro tempo come Luce e salvezza per tutti.
Apriamogli il nostro cuore e portiamolo, così, nel mondo!


*

Come abitualmente accade, nel variegato panorama della Fede le umili origini nascondono e anticipano spesso gloriosi e imprevedibili sviluppi. È la logica stessa del Vangelo, che si rinnova sempre, secondo la perenne e inesausta fantasia dello Spirito. Come la prima timida e ridotta comunità dei discepoli dilaterà progressivamente i suoi contorni, fino ai confini stessi del mondo, così in tutte le epoche l’annuncio della Pasqua, il seme della Parola di Dio e la forza salvifica dei Sacramenti si estenderanno in ogni angolo della terra, partendo dal cuore e dalla voce di poche e fragili creature e producendo dovunque il frutto buono della Grazia.


Anche una povera tela, probabilmente di scarso interesse e valore artistico, abbandonata e dimenticata dagli uomini, rivelerà a Pompei la sua potenza evocativa e carismatica ai milioni di pellegrini che, in un flusso continuo, sarebbero giunti -e continuano ad affluire- al Santuario.
La vicenda di Pompei è segnata, in modo evidente, dal contrasto tra i limiti della nostra umanità e la ricchezza insondabile della divina Misericordia. Proprio in prossimità dell’antica “città dei morti”, sommersa dalla lava e distrutta nel furore di una natura impazzita, sorge la “cittadina dell’amore”, della carità operosa, della devozione fervida e sincera alla Madre di Dio. Là dove si erano levate al cielo le grida disperate di quelle povere vittime, soffocate dalla cenere e dal fumo, si innalza da oltre un secolo la ininterrotta litania del Rosario, fonte di salvezza per ogni uomo e luce di speranza certa, tra le rovine di sepolte civiltà.
Nel regno della desolazione e del silenzio, si ricomincia a vivere, a costruire e ad amare, volgendo lo sguardo a quegli occhi colmi di misericordia e a quelle mani di aurora, che consegnano ai Santi, alla Chiesa -e a noi fedeli- la corona del Rosario, efficace rimedio ai ricorrenti mali della vita, fiduciosa breccia celeste, che attraversa le travagliate vicende del mondo.
La “Supplica”, recitata presso il Santuario stesso e diffusa ormai in ogni luogo della cristianità, è come una corale e universale invocazione -rivolta alla Madre di Dio- che raccoglie il nostro incessante penare e lo offre al Cielo. In quella intensa e fervida preghiera sembra rileggersi la nostra quotidiana fatica di credere e di camminare nelle vie del Signore. In essa riecheggia l’eco dei nostri drammi e delle nostre ferite, l’ansia dei nostri cuori, offuscati dalla colpa, ma protesi a una salvezza desiderata, ricercata e implorata. Ci volgiamo supplici alla Vergine Santa, quali poveri e miseri figli, bisognosi di tutto: a Lei, “Madre dei peccatori”, che ci accoglie senza attendere che diveniamo giusti e virtuosi, ma così come siamo, con le nostre imperfezioni, che La rendono ancora più compassionevole nei nostri confronti. “Madre dei peccatori”, che ci vuole santi; Madre di Misericordia, che ci ottiene da Dio il perdono, la riconciliazione, la pace e ci incoraggia a ripartire, a non scoraggiarci mai, a riprendere la via.
A Lei, “onnipotente per grazia” -come dice la Supplica- sappiamo di poter ricorrere sempre, in qualunque situazione ci troviamo: nella gioia tranquilla, che accompagna talvolta le nostre giornate, o nella prova e nella difficoltà, che segnano spesso il nostro percorso e rendono amara la vita.
Da Pompei si irradia, in Europa e in ogni continente, l’appello che sgorga dal Cuore Immacolato di Maria: “Fate quello che vi dirà”, ritornate alle sorgenti della Grazia, al Vangelo di Cristo, alla sua Chiesa, dimora in terra per chi è chiamato a essere un giorno “concittadino del Cielo”, con la Vergine e con i Santi.Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci, o Maria!
Anche in questa epoca, difficile e piena di contraddizioni, la preghiera è la nascosta risorsa che ci consente di guardare al presente e al futuro con la fiducia di chi non si sente mai solo né abbandonato. “Chi prega si salva”, diceva giustamente Sant’Alfonso de’ Liguori; chi prega affida se stesso a Colui che si fece uomo “propter nos homines et propter nostram salutem”: al di fuori di Gesù non vi è nome in cui possiamo essere salvati. Fuori del Cuore di questa Madre non vi è cuore che sappia comprenderci e ricondurci alla Verità e al Bene: cioè a Cristo Signore.
La “Supplica” si chiude con un “inno” al Rosario che commuove ogni volta e che invita ad assecondare, finalmente, il desiderio della Vergine di introdurre nelle nostre giornate, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove viviamo e incontriamo il nostro prossimo, quella “catena dolce”, che ci unisce al Cielo e ci rende più fratelli in Cristo:
“0 Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti”.

Mario Piatti, ICMS

Padre Mario Piatti icms è direttore della rivista “Maria di Fatima”

*
Breve storia della Supplica e del santuario di Pompei

La “Supplica alla Regina del Santo Rosario” di Pompei è una preghiera composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore della città di Pompei, del Santuario e delle Opere di Carità ad esso annesse.
Bartolo Longo, avvocato, originario di Latiano (BR), giunse a Pompei nel 1872, come amministratore delle proprietà della Contessa Marianna Farnararo, vedova del Conte Albenzio De Fusco. Qui, dopo un periodo dedito allo spiritismo, cui fu iniziato in ambiente accademico, a Napoli, il giovane avvocato si convertì. Girando per le campagne del luogo, sentì salirgli dal cuore un dubbio: come avrebbe fatto a salvarsi dopo le esperienze poco edificanti del passato? Era mezzogiorno e al suono delle campane si accompagnò una voce “Se propaghi il Rosario sarai salvo”. Capì, dunque, la sua vocazione e decise che non avrebbe lasciato Pompei senza aver diffuso il culto alla Vergine. Così cominciò la sua straordinaria opera di catechizzazione dei contadini, insegnando loro a leggere e scrivere con le preghiere, ristrutturò la chiesetta parrocchiale del Santissimo Salvatore e cominciò a costruire, su consiglio del Vescovo di Nola, una nuova Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario. Intorno al nascente Santuario, Longo fondò numerose opere sociali che avrebbero dato accoglienza agli ultimi della società, soprattutto bambini e adolescenti orfani o abbandonati, o figli di carcerati.
Il 13 novembre del 1875 giunse a Pompei la prodigiosa immagine della Vergine del Rosario. Da Napoli e, poi, via via da tutto il mondo, cominciarono a giungere offerte per la costruzione del nascente Santuario. Nel frattempo Bartolo Longo cominciò a diffondere preghiere e pie devozioni, componendo, poi, nel 1883, anche la Supplica.
Inizialmente la preghiera fu intitolata “Atto d’amore alla Vergine” poi cambiato in “Supplica alla potente Regina del SS.mo Rosario di Pompei”. Il testo ha avuto nel tempo vari ritocchi, prima della formula attuale.
La Supplica viene recitata solennemente due volte l’anno, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. L’otto maggio del 1915, la preghiera fa il suo ingresso in Vaticano: alle 12.00 di quel giorno, Benedetto XV e i dignitari vaticani la recitarono nella cappella Paolina. Da allora la tradizione è continuata con i Pontefici successivi.
Il Beato definì la Supplica “Ora del Mondo” in ragione del fatto che, contemporaneamente, in diverse parti della terra, milioni di fedeli si ritrovano per recitarla. La Supplica, negli anni, è stata, infatti, tradotta in decine di lingue, dall’inglese al russo, dall’armeno all’urdu, dal maltese al tamil, ecc.
La devozione alla Madonna di Pompei, come è noto, è diffusa in tutto il mondo grazie soprattutto agli emigranti che prima di imbarcarsi dal porto di Napoli, passavano da Pompei e Bartolo Longo regalava loro un quadro della Madonna assieme a corone del Rosario, immaginette e libretti di preghiere.
Nel mondo sono nate così moltissime chiese, parrocchie e santuari dedicati alla Madonna di Pompei. Non si contano, inoltre, le Associazioni e le Confraternite a Lei dedicate. Solo negli Stati Uniti ci sono ben 20 chiese intestate alla Madonna di Pompei: a New York, Chicago, Providence, Lancaster, etc. Altrettante ce ne sono in Canada: a Montreal, a Vancouver, etc. Se ne trovano anche in Argentina, Brasile, Venezuela e Uruguay. Ognuna di queste organizza numerose attività per promuovere il culto e la devozione alla Madonna.