giovedì 30 maggio 2013

Pane spezzato per la vita del mondo




In questo blog vedi per la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo le meditazioni del padre Raniero Cantalamessa:

28 Gen 2011
La verità teologica centrale in questa strofa (ogni strofa, abbiamo notato, ne ha una) è dunque che nell'Eucaristia è realmente presente Cristo con la sua divinità e umanità, “in corpo, sangue, anima e divinità”, secondo la ...

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Di seguito l'omelia pronunciata dal cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, nella Parrocchia di San Petronio, per la Messa della solennità del Corpo e del Sangue del Signore.
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Cari fratelli e sorelle, la Chiesa nella sua sapienza educativa ha ritenuto opportuno istituire una celebrazione specificatamente dedicata alla venerazione del Corpo e del Sangue di Cristo, presenti realmente sotto i segni del pane e del vino eucaristici.
1. Cominciamo col chiederci: quale è il significato della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia? Per trovare la risposta a questa domanda, mettiamoci alla scuola di S. Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Nell’ultima cena Gesù compie alcuni gesti sul pane e dice alcune parole di spiegazione degli stessi. I gesti sono: «prese il pane»;  «rese grazie»; «lo spezzò». Cari fratelli e sorelle, non lasciamoci ingannare dalla semplicità di questa narrazione. Ognuno dei tre gesti ha un significato immenso.
«Prese il pane»: è il gesto che esprime la suprema libertà di Gesù nel dare inizio al dramma della sua passione. Egli aveva detto: «nessuno me la toglie [=la vita]; io la pongo da me stesso» [Gv 10, 18]. Come vedremo subito, “prendere il pane” significa non che Gesù si sottrae alla sua passione, ma che vi entra per sua decisione, accentandone preventivamente tutto lo svolgersi.
«Rese grazie»: è il gesto che esprime la profonda unione di Gesù col Padre nel compiere ciò che sta compiendo. Ne loda l’amore infinito, e dice la disponibilità piena a compiere l’opera che il Padre gli aveva commissionato. «Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito» [Gv 3, 16].
«Lo spezzò»: è il gesto che esprime in tutto il suo realismo il dramma della passione che sta per compiersi. E a questo momento, infatti, intervengono le parole: «questo è il mio corpo che è per voi; questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue».
Cari fratelli e sorelle, il corpo è la nostra persona; noi non abbiamo semplicemente un corpo: siamo il nostro corpo. Questo è vero anche per Gesù, avendo la sua divina persona assunto la nostra natura umana. Le sue parole hanno dunque questo senso: “questo sono io stesso; io «per voi»; [cioè:] che mi dono per la vostra salvezza”. E’ la divina persona del Verbo nella sua umanità offerta e sacrificata, “spezzata”, che viene data a noi.
Gesù, in questo modo, ha deciso che il dono di Se stesso rimanesse sempre presente nella memoria della Chiesa, non solo come mero ricordo ma come una reale presenza: «fate questo in memoria di me». E’ di questa reale presenza; è di questa memoria che la Chiesa vive.
2. La ripetizione efficace dei gesti del Signore e l’obbedienza al comando del Signore di mangiare di questo pane e bere questo calice, costituisce  l’evento, il sacramento dell’Eucarestia nella sua integrità. La fede della Chiesa ci dona anche la certezza che terminata la celebrazione sacramentale, Cristo rimane veramente, realmente presente nel pane eucaristico. E la stessa Chiesa raccomanda vivamente che restiamo in adorazione del Signore presente nell’Eucarestia; che lo visitiamo nel suo Sacramento. Donde deriva questa raccomandazione?
Il Cristo che noi adoriamo nell’Eucarestia è lo stesso Cristo reso presente fra noi nella e dalla celebrazione della S. Messa. E’ il Cristo che dona Se stesso per ciascuno di noi: nell’atto supremo del suo amore. Come pensare di poter comprendere questo gesto, partecipando esclusivamente alla S. Messa? Non è forse necessario entrare nel cuore di Cristo sempre più profondamente, stando in adorazione alla sua Presenza?
Gesù ha istituito l’Eucarestia per unirci alla sua offerta, per renderci capaci di amare come Lui. Poiché non siamo delle cose, ma siamo persone, l’unione all’offerta di Gesù significa una vera purificazione e trasformazione della nostra libertà, che ci porta a vivere non più per se stessi ma per Colui che è morto per noi; a non essere di noi stessi, ma di Colui che si è donato per noi. Questa intima e profonda trasformazione della nostra libertà, della nostra persona, può avvenire solo se coltiviamo una vera intimità con Gesù, presente nell’Eucarestia. E’ ciò che abbiamo chiesto all’inizio di questa celebrazione: «fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione».


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Di seguito l'omelia pronunciata dall'Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, nel quartiere Gallaratese di Milano, presso la Parrocchia dei Santi Martiri Anauniensi, per la Messa della solennità del Corpus Domini. 
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1. Il gesto che insieme abbiamo compiuto evoca il più semplice e fondamentale mistero umano: il mistero del nostro esistere come un viaggio che a nessuno è dato di disertare. Nella fede che si manifesta nel gesto pubblico della processione l’ansia e talora l’angoscia che deriva dal non conoscere la meta, o addirittura dal negarla, è vinta. Non solo sappiamo dove – o meglio da Chi – andiamo, ma abbiamo il viatico per il nostro cammino.
2. «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Lettura introduttiva della Processione, Mt 28,20). Questo versetto del Vangelo, che ha dato il titolo alla nostra Processione, ben sintetizza il senso dell’Eucaristia e della Chiesa: la contemporaneità di Cristo alla vita dell’uomo. In Gesù, infatti, Dio si fa vicino a noi e resta con noi per sempre. Nella celebrazione eucaristica cui si connette la preziosa pratica dell’Adorazione riceviamo il dono della presenza reale e stabile di Gesù lungo la storia della famiglia umana. L’amore di Dio in Cristo Gesù ci precede e ci aspetta sempre, come non si stanca di ripetere Papa Francesco.
3. «Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare”» (Lettura conclusiva della Processione, Mc 6, 35-37).
Oltre all’interpretazione più consueta di queste parole di Gesù, in cui voi stessi è visto comesoggetto, ce n’è un’altra ben più profonda e radicale, in cui voi stessi è l’oggetto del verbo dare. Ad essa fa riferimento la Sacramentum caritatis, l’Esortazione Apostolica sull’Eucaristia: «Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo» (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 88). Gesù ci coinvolge nel dinamismo della sua donazione. Il senso compiuto della nostra esistenza è costituito dal dono totale di noi stessi.
4. «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (Processione, II Parte, 1Cor 10,17). Dall’Eucarestia ha origine la comunione. Il popolo di Dio, qui generato e rigenerato, è chiamato a rendersi visibile e incontrabile. Lo ricorda l’insegnamento del Concilio Vaticano II che abbiamo ascoltato lungo la processione: «I fedeli… cibandosi del Corpo di Cristo nella santa assemblea, mostrano concretamente l’unità del popolo di Dio che da questo augustissimo sacramento è felicemente espressa e mirabilmente prodotta» (II Parte, Lumen Gentium, n. 11).
5. Segno espressivo dell’unità generata dalla partecipazione all’unico Pane di Vita che è Cristo è la condivisione della vita con tutti e in particolare con i più poveri. Il Papa ci ha ricordato che «la povertà, per noi cristiani, non è una categoria sociologica o filosofica o culturale: no, è una categoria teologale... Direi, forse la prima categoria, perché quel Dio, il Figlio di Dio, si è abbassato, si è fatto povero per camminare con noi sulla strada. E questa è la nostra povertà: la povertà della carne di Cristo, la povertà che ci ha portato il Figlio di Dio con la sua Incarnazione. Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo[presente nell’Eucaristia]. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà, la povertà del Signore» (Papa Francesco, Dialogo alla Veglia di Pentecoste, 18 maggio 2013).
Abbiamo scelto di fare la processione in questo importante quartiere di Milano per far memoria del Beato Giovanni Paolo II che qui celebrò la Messa conclusiva del XX Congresso eucaristico nazionale. Come sappiamo era presente un’altra Beata, Madre Teresa di Calcutta. Da quel momento il Gallaratese ha subìto un imponente sviluppo anche grazie all’azione delle sue parrocchie: da agglomerato è diventato quartiere vitale. Chiediamo a Gesù Sacramentato che dalla processione di questa sera scaturisca per il quartiere e per tutta la Diocesi l’assunzione consapevole del compito indicato dalla proposta pastorale “Il campo è il mondo. Vie da percorrere all’incontro degli uomini”. Prenderà avvio il 9 settembre prossimo e ci vedrà impegnati nell’annuncio di Cristo Evangelo dell’umano. Cosa significa Evangelo dell’umano? Lo ricordò molto bene il Beato Giovanni Paolo II nell’omelia qui pronunciata quel 22 maggio del 1983: «Nell’Eucaristia viene iscritto ciò che di più profondo ha la vita di ogni uomo: la vita del padre, della madre, del bambino e dell’anziano, del ragazzo e della ragazza, del professore e dello studente, dell’agricoltore e dell’operaio, dell’uomo colto e dell’uomo semplice, della religiosa e del sacerdote. Di ciascuno senza eccezioni. Ecco, la vita dell’uomo viene inscritta, mediante l’Eucaristia, nel mistero del Dio vivente».
6. «Ecce panis Angelorum factus cibus viatorum» (Canto finale Lauda Sion). Domani concluderemo il mese che il popolo cristiano dedica a Maria, donna eucaristica e Chiesa immacolata. Chiediamo alla Vergine, Regina della pace, e ai martiri della Valle di Non che ieri abbiamo celebrato, di custodirci in questo cammino: affidiamo loro tutte le aspirazioni, i desideri, i bisogni, le sofferenze che premono sul cuore nostro e di tutti i fratelli uomini. Amen.