giovedì 16 maggio 2013

Papa Francesco: "La crisi finanziaria è crisi antropologica"



 Nuovo tweet del Papa: 
Non possiamo essere cristiani “part time”! Cerchiamo di vivere la nostra fede in ogni momento, ogni giorno. 
(16 maggio 2013)

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Discorso di Papa Francesco nel corso della Presentazione delle Lettere Credenziali di 4 ambasciatori. "La crisi finanziaria che stiamo attraversando ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato nuovi idoli"

[Text: Italiano, Français, English]
- Dobbiamo lodare i risultati positivi che concorrono all’autentico benessere dell’umanità (...) Tuttavia, va anche riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste"
- "E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare (...) Questo squilibrio deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune.
- "Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidarietà, l’etica dà fastidio! È considerata controproducente: come troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perché rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona".
- "Cari Ambasciatori, sarebbe auspicabile realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che produca a sua volta una riforma economica salutare per tutti. Questa tuttavia richiederebbe un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici".
- La Chiesa, da parte sua, lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona. In questo senso, essa ricorda che il bene comune non dovrebbe essere una semplice aggiunta, un semplice schema concettuale di qualità inferiore inserito nei programmi politici". 
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Signori Ambasciatori,
sono lieto di accogliervi in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi presso la Santa Sede: il Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, il Gran Ducato di Lussemburgo e il Botswana. Le cortesi parole che mi avete rivolto, e di cui vi ringrazio vivamente, testimoniano che i Capi di Stato dei vostri Paesi hanno a cuore di sviluppare le relazioni di stima e di collaborazione con la Santa Sede. Vi sarò grato se vorrete trasmettere loro i miei sentimenti di gratitudine e di rispetto, e l’assicurazione delle mie preghiere per le loro persone e i loro connazionali.

Signori Ambasciatori, l’umanità vive in questo momento come un tornante della propria storia, considerati i progressi registrati in vari ambiti. Dobbiamo lodare i risultati positivi che concorrono all’autentico benessere dell’umanità, ad esempio nei campi della salute, dell’educazione e della comunicazione. Tuttavia, va anche riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste. Alcune patologie aumentano, con le loro conseguenze psicologiche; la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l’indecenza e la violenza sono in aumento; la povertà diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società. Così la crisi finanziaria che stiamo attraversando ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,15-34) ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano.
La crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare. Questa deriva si riscontra a livello individuale e sociale; e viene favorita! In un tale contesto, la solidarietà, che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica. Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. Inoltre, l’indebitamento e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d’acquisto reale. A ciò si aggiungono, oltretutto, una corruzione tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti.
Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidarietà, l’etica dà fastidio! È considerata controproducente: come troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perché rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona. Perché l’etica conduce a Dio, il quale si pone al di fuori delle categorie del mercato. Dio è considerato da questi finanzieri, economisti e politici, come non gestibile, addirittura pericoloso perché chiama l’uomo alla sua piena realizzazione e all’indipendenza da ogni genere di schiavitù. L’etica – un’etica non ideologica naturalmente – permette, a mio parere, di creare un equilibrio e un ordine sociale più umani. In questo senso, incoraggio gli esperti di finanza e i governanti dei vostri Paesi a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo: «Non condividere con i poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro» (Omelia su Lazzaro, 1, 6 : PG 48, 992D).
Cari Ambasciatori, sarebbe auspicabile realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che produca a sua volta una riforma economica salutare per tutti. Questa tuttavia richiederebbe un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici. Li esorto ad affrontare questa sfida, con determinazione e lungimiranza, tenendo conto naturalmente della peculiarità dei loro contesti. Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. Il Papa esorta alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà finanziaria ed economica.
La Chiesa, da parte sua, lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona. In questo senso, essa ricorda che il bene comune non dovrebbe essere una semplice aggiunta, un semplice schema concettuale di qualità inferiore inserito nei programmi politici. La Chiesa incoraggia i governanti ad essere veramente al servizio del bene comune delle loro popolazioni. Esorta i dirigenti delle realtà finanziarie a prendere in considerazione l’etica e la solidarietà. E perché non potrebbero rivolgersi a Dio per ispirare i propri disegni? Si formerà allora una nuova mentalità politica ed economica che contribuirà a trasformare la dicotomia assoluta tra la sfera economica e quella sociale in una sana convivenza.
Infine, saluto con affetto, per vostro tramite, i Pastori e i fedeli delle comunità cattoliche presenti nei vostri Paesi. Li esorto a continuare la loro coraggiosa e gioiosa testimonianza della fede e dell’amore fraterno insegnati da Cristo. Non abbiano paura di offrire il loro contributo allo sviluppo dei loro Paesi, mediante iniziative e atteggiamenti ispirati alle Sacre Scritture! E nel momento in cui voi inaugurate la vostra missione, vi porgo, Signori Ambasciatori, i miei migliori auguri, assicurando la collaborazione della Curia Romana per l’adempimento della vostra funzione. A tal fine, volentieri invoco su di voi e sui vostri familiari, come pure sui vostri collaboratori l’abbondanza delle divine Benedizioni.

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Mi colpisce veramente la frequenza con cui Papa Francesco richiama vescovi e sacerdoti a non lasciarsi vincere dalla tentazione del denaro e dalla vanità del carrierismo. Ieri mattina, alla messa celebrata nella residenza Santa Marta, Francesco ha parlato dei pastori trasformatisi in lupi «che mangiano la carne delle loro stesse pecore». Citando sant’Agostino, Papa Bergoglio ha criticato il comportamento di chi «prende la carne, per mangiarla, alla pecorella; si approfitta, fa negozi ed è attaccato ai soldi, diventa avaro e anche tante volte simoniaco. O si approfitta della lana per la vanità, per vantarsi». Vanità, attaccamento al denaro, vera e propria simonia. Sono parole radicali. E la frequenza con cui il Papa ripete questi richiami sta a indicare che, evidentemente, non si tratta di un male così raro.
Francesco ha spiegato che per superare queste «vere e proprie tentazioni» vescovi e preti devono pregare, ma hanno anche bisogno della preghiera dei fedeli. «Alla fine un vescovo non è vescovo per se stesso, è per il popolo; e un prete non è prete per se stesso, è per il popolo». Primo compito di un vescovo e di un prete, ha aggiunto Francesco, «è pregare e predicare il Vangelo. Un vescovo, un prete deve pregare e tanto… Deve annunciare Gesù Cristo Risorto e tanto. Noi dobbiamo chiedere al Signore che custodisca proprio noi vescovi e i preti, perché possiamo pregare, intercedere, predicare con coraggio il messaggio di salvezza».
«Quando un prete, un vescovo va dietro ai soldi – ha detto ancora il Papa, parlando delle tentazioni – il popolo non lo ama e quello è un segno. E lui stesso finisce male. Paolo parla di questo: “Ho lavorato con le mie mani”. Paolo non aveva un conto in banca, lavorava. E quando un vescovo, un prete va sulla strada della vanità, entra nello spirito del carrierismo, fa tanto male alla Chiesa». E alla fine diventa persino ridicolo, perché «si vanta, gli piace farsi vedere, tutto potente. E il popolo non ama quello! Vedete qual è la nostra difficoltà e anche le nostre tentazioni; perciò dovete pregare per noi, perché siamo poveri, perché siamo umili, miti, di servizio del popolo».Tornielli



 Bergoglio, rivoluzionario a modo suo
Chiesa - L'Espresso

(Sandro Magister) I teologi della liberazione lo elogiano, ma tra lui e loro c'è un abisso. I progressisti lo arruolano, ma lui se ne tiene lontano. Il vero Francesco è molto diverso da quello che tanti immaginano (...) 

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INGLESE
Your Excellencies,
I am pleased to receive you for the presentation of the Letters accrediting you as Ambassadors Extraordinary and Plenipotentiary to the Holy See on the part of your respective countries: Kyrgyzstan, Antigua and Barbuda, the Grand Duchy of Luxembourg and Botswana. The gracious words which you have addressed to me, for which I thank you heartily, have testified that the Heads of State of your countries are concerned to develop relations of respect and cooperation with the Holy See. I would ask you kindly to convey to them my sentiments of gratitude and esteem, together with the assurance of my prayers for them and their fellow citizens.
Ladies and Gentlemen, our human family is presently experiencing something of a turning point in its own history, if we consider the advances made in various areas. We can only praise the positive achievements which contribute to the authentic welfare of mankind, in fields such as those of health, education and communications. At the same time, we must also acknowledge that the majority of the men and women of our time continue to live daily in situations of insecurity, with dire consequences. Certain pathologies are increasing, with their psychological consequences; fear and desperation grip the hearts of many people, even in the so-called rich countries; the joy of life is diminishing; indecency and violence are on the rise; poverty is becoming more and more evident. People have to struggle to live and, frequently, to live in an undignified way. One cause of this situation, in my opinion, is in the our relationship with money, and our acceptance of its power over ourselves and our society. Consequently the financial crisis which we are experiencing makes us forget that its ultimate origin is to be found in a profound human crisis. In the denial of the primacy of human beings! We have created new idols. The worship of the golden calf of old (cf. Ex 32:15-34) has found a new and heartless image in the cult of money and the dictatorship of an economy which is faceless and lacking any truly humane goal.
The worldwide financial and economic crisis seems to highlight their distortions and above all the gravely deficient human perspective, which reduces man to one of his needs alone, namely, consumption. Worse yet, human beings themselves are nowadays considered as consumer goods which can be used and thrown away. This tendency is seen on the level of individuals and whole societies; and it is being promoted! In circumstances like these, solidarity, which is the treasure of the poor, is often considered counterproductive, opposed to the logic of finance and the economy. While the income of a minority is increasing exponentially, that of the majority is crumbling. This imbalance results from ideologies which uphold the absolute autonomy of markets and financial speculation, and thus deny the right of control to States, which are themselves charged with providing for the common good. A new, invisible and at times virtual, tyranny is established, one which unilaterally and irremediably imposes its own laws and rules. Moreover, indebtedness and credit distance countries from their real economy and citizens from their real buying power. Added to this, as if it were needed, is widespread corruption and selfish fiscal evasion which have taken on worldwide dimensions. The will to power and of possession has become limitless.
Concealed behind this attitude is a rejection of ethics, a rejection of God. Ethics, like solidarity, is a nuisance! It is regarded as counterproductive: as something too human, because it relativizes money and power; as a threat, because it rejects manipulation and subjection of people: because ethics leads to God, who is situated outside the categories of the market. These financiers, economists and politicians consider God to be unmanageable, even dangerous, because he calls man to his full realization and to independence from any kind of slavery. Ethics – naturally, not the ethics of ideology – makes it possible, in my view, to create a balanced social order that is more humane. In this sense, I encourage the financial experts and the political leaders of your countries to consider the words of Saint John Chrysostom: “Not to share one’s goods with the poor is to rob them and to deprive them of life. It is not our goods that we possess, but theirs” (Homily on Lazarus, 1:6 – PG 48, 992D).
Dear Ambassadors, there is a need for financial reform along ethical lines that would produce in its turn an economic reform to benefit everyone. This would nevertheless require a courageous change of attitude on the part of political leaders. I urge them to face this challenge with determination and farsightedness, taking account, naturally, of their particular situations. Money has to serve, not to rule! The Pope loves everyone, rich and poor alike, but the Pope has the duty, in Christ’s name, to remind the rich to help the poor, to respect them, to promote them. The Pope appeals for disinterested solidarity and for a return to person-centred ethics in the world of finance and economics.
For her part, the Church always works for the integral development of every person. In this sense, she reiterates that the common good should not be simply an extra, simply a conceptual scheme of inferior quality tacked onto political programmes. The Church encourages those in power to be truly at the service of the common good of their peoples. She urges financial leaders to take account of ethics and solidarity. And why should they not turn to God to draw inspiration from his designs? In this way, a new political and economic mindset would arise that would help to transform the absolute dichotomy between the economic and social spheres into a healthy symbiosis.
Finally, through you, I greet with affection the Pastors and the faithful of the Catholic communities present in your countries. I urge them to continue their courageous and joyful witness of faith and fraternal love in accordance with Christ’s teaching. Let them not be afraid to offer their contribution to the development of their countries, through initiatives and attitudes inspired by the Sacred Scriptures! And as you inaugurate your mission, I extend to you, dear Ambassadors, my very best wishes, assuring you of the assistance of the Roman Curia for the fulfilment of your duties. To this end, upon you and your families, and also upon your Embassy staff, I willingly invoke abundant divine blessings.
FRANCESE
Messieurs les Ambassadeurs,
Je suis heureux de vous accueillir à l’occasion de la présentation des Lettres vous accréditant comme Ambassadeurs extraordinaires et plénipotentiaires de vos pays respectifs près le Saint- Siège : le Kirghizstan, Antigua et Barbuda, le Grand-duché de Luxembourg et le Botswana. Les paroles aimables que vous m’avez adressées, et dont je vous remercie vivement, témoignent que les Chefs d’État de vos pays ont le souci de développer des relations d’estime et de collaboration avec le Saint-Siège. Je vous saurais gré de bien vouloir leur transmettre mes sentiments de gratitude et de respect, et l’assurance de mes prières pour leur personne et pour leurs compatriotes.
Messieurs les Ambassadeurs, notre humanité vit en ce moment comme un tournant de son histoire, eu égard aux progrès enregistrés en divers domaines. Il faut faire l’éloge des acquis positifs qui contribuent au bien-être authentique de l’humanité dans les domaines de la santé, de l’éducation et de la communication par exemple. Toutefois, il y a lieu de reconnaître aussi que la plupart des hommes et des femmes de notre temps continuent de vivre dans une précarité quotidienne aux conséquences funestes. Certaines pathologies augmentent, avec leurs conséquences psychiques ; la peur et la désespérance saisissent les coeurs de nombreuses personnes même dans les pays dits riches ; la joie de vivre s’amenuise ; l’indécence et la violence prennent de l’ampleur ; et la pauvreté devient plus criante. Il faut lutter pour vivre, et pour vivre souvent indignement. L’une des causes de cette situation, à mon avis, se trouve dans le rapport que nous entretenons avec l’argent, et dans notre acceptation de son empire sur nos êtres et nos sociétés. Ainsi la crise financière que nous traversons, nous fait oublier son origine première située dans une profonde crise anthropologique. Dans la négation du primat de l’homme ! On s’est créé des idoles nouvelles. L’adoration de l’antique veau d’or (cf. Ex 32, 15- 34) a trouvé un visage nouveau et impitoyable dans le fétichisme de l’argent, et dans la dictature de l’économie sans visage, ni but vraiment humain.
La crise mondiale qui touche les finances et l’économie semble mettre en lumière leurs difformités, et surtout la grave déficience de leur orientation anthropologique qui réduit l’homme à une seule de ses nécessités : la consommation. Et pire encore, l’être humain est considéré aujourd’hui comme étant lui-même un bien de consommation qu’on peut utiliser, puis jeter. Cette dérive se situe au niveau individuel et sociétal. Et elle est promue ! Dans un tel contexte, la solidarité qui est le trésor du pauvre, est souvent considérée comme contre-productive, contraire à la rationalité financière et économique. Alors que le revenu d’une minorité s’accroît de manière exponentielle, celui de la majorité s’affaiblit. Ce déséquilibre provient d’idéologies promotrices de l’autonomie absolue des marchés et de la spéculation financière, niant ainsi le droit de contrôle aux États chargés pourtant de pourvoir au bien-commun. S’installe une nouvelle tyrannie invisible, parfois virtuelle, qui impose unilatéralement, et sans recours possible, ses lois et ses règles. En outre, l’endettement et le crédit éloignent les pays de leur économie réelle, et les citoyens de leur pouvoir d’achat réel. A cela s’ajoute, si besoin en est, une corruption tentaculaire et une évasion fiscale égoïste qui ont pris des dimensions mondiales. La volonté de puissance et de possession est devenue sans limite.
Derrière cette attitude se cache le refus de l’éthique, le refus de Dieu. Tout comme la solidarité, l’éthique dérange ! Elle est considérée comme contre-productive ; comme trop humaine, car elle relativise l’argent et le pouvoir ; comme une menace, car elle refuse la manipulation et l’assujettissement de la personne. Car l’éthique conduit vers Dieu qui, lui, se situe en-dehors des catégories du marché. Dieu est considéré par ces financiers, économistes et politiques, comme étant incontrôlable, dangereux même puisqu’il appelle l’homme à sa réalisation plénière et à l’indépendance des esclavages de tout genre. L’éthique - une éthique non idéologique naturellement - permet, à mon avis, de créer un équilibre et un ordre social plus humains. En ce sens, j’encourage les maîtres financiers et les gouvernants de vos pays, à considérer les paroles de saint Jean Chrysostome : « Ne pas faire participer les pauvres à ses propres biens, c’est les voler et leur enlever la vie. Ce ne sont pas nos biens que nous détenons, mais les leurs » (Homélie sur Lazare, 1, 6 : PG 48, 992D). Chers Ambassadeurs, il serait souhaitable de réaliser une réforme financière qui soit éthique et qui entraînerait à son tour une réforme économique salutaire pour tous. Celle-ci demanderait toutefois un changement courageux d’attitude des dirigeants politiques. Je les exhorte à faire face à ce défi, avec détermination et clairvoyance, en tenant certes compte de la particularité de leurs contextes. L’argent doit servir et non pas gouverner ! Le Pape aime tout le monde : les riches comme les pauvres. Mais le Pape a le devoir au nom du Christ, de rappeler au riche qu’il doit aider le pauvre, le respecter, le promouvoir. Le Pape appelle à la solidarité désintéressée, et à un retour de l’éthique pour l’humain dans la réalité financière et économique.
L’Église, pour sa part, travaille toujours pour le développement intégral de toute personne. En ce sens, elle rappelle que le bien commun ne devrait pas être un simple ajout, un simple schéma conceptuel de qualité inférieure inséré dans les programmes politiques. Elle encourage les gouvernants à être vraiment au service du bien commun de leurs populations. Elle exhorte les dirigeants des entités financières à prendre en compte l’éthique et la solidarité. Et pourquoi ne se tourneraient-ils pas vers Dieu pour s’inspirer de ses desseins ? Il se créera alors une nouvelle mentalité politique et économique qui contribuera à transformer l’absolue dichotomie entre les sphères économique et sociale en une saine cohabitation.
Pour terminer, je salue chaleureusement, par votre entremise, les pasteurs et les fidèles des communautés catholiques présentes dans vos pays. Je les invite à continuer leur témoignage courageux et joyeux de la foi et de l’amour fraternel enseignés par le Christ. Qu’ils n’aient pas peur d’apporter leur contribution au développement de leurs pays, en ayant des initiatives et des attitudes inspirées par les Saintes Écritures ! Et au moment où vous inaugurez votre mission, je vous offre, Messieurs les Ambassadeurs, mes voeux les meilleurs, vous garantissant le soutien des services de la Curie romaine pour l’accomplissement de votre fonction. À cette fin, j’invoque bien volontiers sur vous et sur vos familles, ainsi que sur vos collaborateurs l’abondance des Bénédictions divines.