domenica 5 maggio 2013

Papa Francesco per i membri delle Confraternite di tutto il mondo:“Evangelicità, ecclesialità, missionarietà”.



Il tweet di Papa Francesco:
"Ogni cristiano è missionario nella misura in cui testimonia l’amore di Dio. Siate missionari della tenerezza di Dio !" 
(5 maggio 2013)

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La Santa Messa di Papa Francesco per i membri delle Confraternite di tutto il mondo. Omelia: “La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
- “Evangelicità, ecclesialità, missionarietà”.
- “Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è «una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa»”
Alle ore 10 di oggi, VI Domenica di Pasqua, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco celebra la Santa Messa per i membri delle Confraternite di tutto il mondo, giunti pellegrini a Roma in occasione della Giornata delle Confraternite e della Pietà popolare nell’ambito dell’Anno della fede. Lungo tutto il Colonnato del Bernini sono posti i crocifissi e gli stendardi delle diverse Confraternite, mentre l’immagine della Madonna di Quintiliolo, portata da Tivoli, è posta sul sagrato, accanto all’altare. Prima della Celebrazione Eucaristica, S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, rivolge al Papa un indirizzo di saluto. 
Teso dell'omelia del Santo Padre. Il segno (...) indica aggiunte del Papa pronunciate a braccio. 
Cari fratelli e sorelle! (...) Nel cammino dell'Anno della fede, sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta. Vi saluto tutti con affetto, in particolare le Confraternite venute da varie parti del mondo! Grazie per la vostra presenza e la vostra testimonianza!

Nel Vangelo abbiamo ascoltato un brano dei discorsi di addio di Gesù, riportati dall'evangelista Giovanni nel contesto dell'ultima Cena. Gesù confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli. Il testo di oggi insiste sul fatto che la fede cristiana è tutta incentrata sul rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Chi ama il Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci è indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo. Benedetto XVI rivolgendosi a voi, ha usato questa parola: evangelicità. Care Confraternite, la pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno «spazio di incontro con Gesù Cristo». Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore. Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo.
Anche il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato ci parla di ciò che è essenziale. Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ciò che è essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo è. Gli Apostoli e gli altri anziani fecero una riunione importante a Gerusalemme, un primo "concilio", su questo tema, per i problemi che erano nati dopo che il Vangelo era stato annunciato ai pagani, ai non ebrei. Quella fu un'occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati. Ma notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa. E qui c’è un secondo elemento che vorrei richiamarvi, come fece Benedetto XVI, e cioè l’ecclesialità. La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è «una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa» (Documento di Aparecida, 264). (...) Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana. (...) In questa Piazza vedo una grande varietà di, prima di ombrelli, poi colori e di segni. Così è la Chiesa: una grande ricchezza e varietà di espressioni (...) in cui tutto è ricondotto all’unità, all’incontro con Cristo.
Vorrei aggiungere una terza parola che vi deve caratterizzare: missionarietà. Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare. Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi. Ugualmente quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). Questa fede, che nasce dall'ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture... E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli». In effetti, «il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se stesso un'azione di evangelizzazione» (Documento di Aparecida, 264). (...) Siate anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei “ponti”, delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. Ogni cristiano e ogni comunità è missionaria nella misura in cui porta e vive il Vangelo e testimonia l’amore di Dio verso tutti, specialmente verso chi si trova in difficoltà. Siate missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! (...)
Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. (...) Chiediamo al Signore che orienti sempre la nostra mente e il nostro cuore verso di Lui, come pietre vive della Chiesa, perché ogni nostra attività, tutta la nostra vita cristiana sia una testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore. E così cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso (...) la Gerusalemme del Cielo. Là non c’è più alcun tempio: Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dell’Altissimo. Così sia.
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Il Regina Coeli del Papa. "L’amore per la Madonna è una delle caratteristiche della pietà popolare, che chiede di essere valorizzata e ben orientata". Parole del Santo Padre sulla difesa e tutela dei bambini

Il pensiero di Papa Francesco indirizzato a "quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi. Vorrei assicurare loro che sono presenti nella mia preghiera, ma vorrei anche dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata".

Al termine della Santa Messa celebrata per le Confraternite sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco guida la recita del Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:
In questo momento di profonda comunione in Cristo, sentiamo viva in mezzo a noi anche la presenza spirituale della Vergine Maria. Una presenza materna, familiare, specialmente per voi che fate parte delle Confraternite. L’amore per la Madonna è una delle caratteristiche della pietà popolare, che chiede di essere valorizzata e ben orientata. Per questo, vi invito a meditare l’ultimo capitolo della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium, che parla proprio di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Lì si dice che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). Cari amici, nell’Anno della fede vi lascio questa icona di Maria pellegrina, che segue il Figlio Gesù e precede tutti noi nel cammino della fede.
Oggi le Chiese d’Oriente che seguono il Calendario Giuliano celebrano la festa di Pasqua. Desidero inviare a questi fratelli e sorelle uno speciale saluto, unendomi di tutto cuore a loro nel proclamare il lieto annuncio: Cristo è risorto! Raccolti in preghiera intorno a Maria, invochiamo da Dio il dono dello Spirito Santo, il Paraclito, perché consoli e conforti tutti i cristiani, specialmente quanti celebrano la Pasqua tra prove e sofferenze, e li guidi sulla via della riconciliazione e della pace.

Ieri in Brasile è stata proclamata Beata Francisca de Paula De Jesus, detta «NháChica». La sua vita semplice fu tutta dedicata a Dio e alla carità, tanto che era chiamata «madre dei poveri». Mi unisco alla gioia della Chiesa in Brasile per questa luminosa discepola del Signore.

Saluto con affetto tutte le Confraternite presenti, venute da tanti Paesi. Grazie per la vostra testimonianza di fede!

Saluto anche i gruppi parrocchiali e le famiglie, come pure la grande parata di varie bande musicali e associazioni degli Schützen provenienti dalla Germania.
 
Un saluto speciale va oggi all’Associazione “Meter”, nella Giornata dei bambini vittime della violenza. E questo mi offre l’occasione per rivolgere il mio pensiero a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi. Vorrei assicurare loro che sono presenti nella mia preghiera, ma vorrei anche dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata. 

Incoraggio anche i malati di ipertensione polmonare e i loro familiari.
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Domenica 5 maggio – in cui è ricorsa anche la Giornata dei bambini vittima della violenza, ricordata durante il Regina Coeli dal Pontefice con un pensiero «a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi» e un impegno a proseguire nella difesa e tutela dei più piccoli, un’allusione anche alla lotta che prosegue contro i casi di pedofilia nella Chiesa – Papa Francesco ha celebrato la Messa per i membri delle confraternite di tutto il mondo convenuti a Roma per la Giornata delle confraternite e della pietà popolare, organizzata nell’ambito dell’Anno della fede. 

Si trattava di un appuntamento molto atteso dal Papa che viene da un’esperienza, quella latino-americana, dove la Chiesa Cattolica patì molti danni per l’incauto abbandono della religiosità popolare dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Secondo studi divenuti classici della sociologia delle religioni, fu proprio la frettolosa rinuncia alla religiosità popolare a determinare il passaggio di milioni di cattolici latino-americani al pentecostalismo protestante, che offriva loro i canti, i colori e i gesti che i critici della pietà popolare andavano espungendo dalle chiese cattoliche. Questi errori venivano da due diversi pregiudizi ideologici. Una certa teologia della liberazione chiamava la pietà popolare, nel suo linguaggio mutuato dal comunismo, una forma di alienazione che distraeva il popolo dall’impegno sociale e politico. Al contrario, un liberalismo che proponeva all’America Latina una modernizzazione che consisteva nell’imitare pedissequamente gli Stati Uniti criticava la pietà popolare come antiquata e anche come contraria alle buone regole dell’economia di mercato, perché portava a «sprecare» in feste e processioni denaro che avrebbe dovuto essere immesso nel normale circuito economico.

Successivamente però – spiegava in un’intervista del 2002 l’allora cardinale Bergoglio –, passata la doppia ubriacatura della teologia della liberazione d’impronta marxista e dell’illusione di una facile modernizzazione ultra-capitalista,  «si riuscì a guardare all’America Latina attraverso il dialogo con la sua propria tradizione culturale. E anche rispetto ai sistemi politici ed economici il bene che si aveva a cuore era l’insieme delle risorse religiose e spirituali dei nostri popoli, che si esprimono ad esempio nella religiosità popolare che già Paolo VI [1897-1978] aveva esaltato nella lettera apostolica “Evangelii nuntiandi” al n. 48. 

L’esperienza cristiana non è ideologica. È segnata da una originalità non negoziabile. Che nasce dallo stupore dell’incontro con Gesù Cristo, dal meravigliarsi della persona di Gesù Cristo. E questo il nostro popolo lo mantiene, e lo manifesta nella pietà popolare. Tanto le ideologie di sinistra quanto questo imperialismo economico del denaro ora trionfante cancellano l’originalità cristiana dell’incontro con Gesù Cristo che tanti nel nostro popolo vivono ancora nella loro semplicità di fede». 

«Nel cammino dell’Anno della fede – ha detto il Papa – sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta». Il Pontefice parte da un’affermazione forte che viene, appunto, dalla sua esperienza in America Latina: «la pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno “spazio di incontro con Gesù Cristo”». E celebra l’esperienza dei confratelli: «nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore».

Papa Francesco, spesso attento in questi primi mesi di pontificato a sottolineare la sua continuità con il predecessore, ricorda alla confraternite che Benedetto XVI ha chiesto che la pietà popolare – che non va mai disprezzata né trascurata – sia verificata con riferimento a tre parole chiave: evangelicità, ecclesialità e missionarietà. Anzitutto, dunque, evaneglicità. Nel Vangelo del giorno Gesù nel contesto dell’Ultima Cena «confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli». Insiste dunque sull’essenziale: «chi ama il Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci è indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo». 

«Evangelicità» significa mettere al centro della pietà popolare Gesù Cristo. Tutto il resto è importante, ma solo il Signore è essenziale. «Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo». 

Anche l’altra lettura della domenica, tratta dagli Atti degli Apostoli, attira l’attenzione sull’«essenziale». «Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ciò che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo era». Il primo Concilio, a Gerusalemme, dove si convenne che ai pagani convertiti non era necessario imporre l’osservanza della legge ebraica, «fu un’occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati». Ma, aggiunge il Papa, «notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa». 

Ecco il secondo elemento della corretta pietà popolare sottolineato già da Benedetto XVI: l’ecclesialità. «La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori». Papa Francesco cita un testo che gli è caro, il «Documento di Aparecida» del 2007, dove « i Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è “una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa”». «È bello questo! – commenta il Pontefice – Una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana, un’aria fresca!». La Chiesa ha a cuore la sua unità, che non è però uniformità. Comprende «una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto all’unità; la varietà ricondotta all’unità e l’unità è l’incontro con Cristo». 

Infine, la terza caratteristica della buona pietà popolare: la missionarietà. «Voi - ha affermato il Papa – avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare». Quando portate in processione il crocefisso, ha detto Papa Francesco ai membri delle confraternite, «non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi». Quando manifestate con gesti pubblici la devozione alla Vergine Maria, «voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore».

La pietà popolare sa che la fede non può essere solo intellettuale. Le sue forme «coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture». La pietà popolare aiuta a trasmettere la fede «alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama “i piccoli”». Papa Francesco cita ancora il «Documento di Aparecida» per valorizzare, in particolare, i pellegrinaggi: «il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se stesso un’azione di evangelizzazione». E commenta: «Quando voi andate ai santuari, quando portare la famiglia, i vostri figli, voi state facendo proprio un’azione di evangelizzazione». Tornando ai temi preferiti del suo Magistero, il Papa vuole che i membri delle confraternite siano «missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! Siate missionari della misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta, ci ama tanto!».

Guidati dalle «tre parole» di Benedetto XVI per loro – evangelicità, ecclesialità, missionarietà – quegli organizzatori della pietà popolare che sono i membri delle confraternite potranno infine sentirsi pellegrini verso «quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. Là non c’è più alcun tempio: Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dell’Altissimo».
Introvigne


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FRANCESE
Chers frères et soeurs !
Sur le chemin de l’Année de la Foi, je suis heureux de célébrer cette Eucharistie dédiée de façon spéciale aux Confraternités : une réalité traditionnelle dans l’Église, qui a connu à une époque récente un renouvellement et une redécouverte. Je vous salue tous avec affection, en particulier les Confraternités venues des différentes parties du monde ! Merci pour votre présence et votre témoignage !
Dans l’Évangile, nous avons entendu un passage des discours d’adieu de Jésus, rapportés par l’évangéliste Jean dans le contexte de la dernière Cène. Jésus confie aux Apôtres ses dernières pensées comme un testament spirituel, avant de les laisser. Le texte d’aujourd’hui insiste sur le fait que la foi chrétienne est toute centrée sur le rapport avec le Père, le Fils et l’Esprit saint. Celui qui aime le Seigneur Jésus l’accueille en soi-même, ainsi que le Père, et, grâce à l’Esprit Saint, accueille l’Évangile dans son coeur et dans sa vie. Là nous est indiqué le centre d’où tout doit partir et où tout doit conduire : aimer Dieu, être disciples du Christ en vivant l’Évangile. En s’adressant à vous, Benoît XVI a utilisé cette expression : être conforme à l’Évangile. Chères Confraternités, la piété populaire, dont vous êtes une importante manifestation, est un trésor de l’Église que les Évêques latino-américains ont défini, de façon significative, comme une spiritualité, une mystique, un « espace de rencontre avec Jésus Christ ». Puisez toujours au Christ, source inépuisable, renforcez votre foi, en ayant souci de la formation spirituelle, de la prière personnelle et communautaire, de la liturgie. Au fil des siècles, les Confraternités ont été des foyers de sainteté pour beaucoup de personnes qui ont vécu avec simplicité une relation intense avec le Seigneur. Marchez avec résolution vers la sainteté ; ne vous contentez pas d’une vie chrétienne médiocre, mais que votre appartenance soit un stimulant, surtout pour vous, à aimer davantage Jésus Christ.
Le passage des Actes des apôtres que nous avons entendu nous parle aussi de ce qui est essentiel. Dans l’Église naissante, il y eut tout de suite besoin de discerner ce qui est essentiel pour être chrétien, pour suivre le Christ, de ce qui ne l’est pas. Les Apôtres et les autres anciens firent une réunion importante à Jérusalem, un premier "concile", sur ce thème, pour les problèmes qui étaient nés après que l’Évangile ait été annoncé aux païens, à ceux qui n’étaient pas juifs. Ce fut une occasion providentielle pour mieux comprendre ce qui est essentiel, c’est-àdire croire en Jésus Christ mort et ressuscité pour nos péchés, et nous aimer comme Lui nous a aimés. Mais remarquez comment les difficultés furent surmontées, non au dehors, mais dans l’Église. Et là il y a un second élément que je voudrai vous rappeler, comme fit Benoît XVI, et c’est l’ecclésialité. La piété populaire est une voie qui conduit à l’essentiel si elle est vécue dans l’Église en profonde communion avec vos pasteurs. Chers frères et soeurs, l’Église vous aime ! Soyez une présence active dans la communauté comme cellules vivantes, pierres vivantes. Les évêques latino-américains ont écrit que la piété populaire dont vous êtes une expression est « une manière légitime de vivre la foi, une façon de se sentir partie prenante de l’Église » (Document d’Aparecida, 264). Aimez l’Église ! Laissez-vous guider par elle ! Dans les paroisses, dans les diocèses, soyez un vrai poumon de foi et de vie chrétienne. Sur cette Place, je vois une grande diversité de couleurs et de signes. Telle est l’Église : une grande richesse et variété d’expressions où tout est reconduit à l’unité, à la rencontre avec le Christ.
Je voudrai ajouter une troisième expression qui doit vous caractériser : être missionnaire. Vous avez une mission spécifique et importante, celle de garder vivant le rapport entre la foi et les cultures des peuples auxquels vous appartenez, et vous le faites à travers la piété populaire. Quand, par exemple, vous portez en procession le Crucifix avec tant de vénération et tant d’amour du Seigneur, vous ne faites pas un simple acte extérieur ; vous indiquez la centralité du Mystère pascal du Seigneur, de sa Passion, Mort et Résurrection, qui nous a rachetés, et vous indiquez d’abord à vous-mêmes et à la communauté qu’il faut suivre le Christ sur le chemin concret de la vie pour qu’il nous transforme. De la même façon, quand vous manifestez une profonde dévotion à la Vierge Marie, vous indiquez la plus haute réalisation de l’existence chrétienne, Celle qui par sa foi et son obéissance à la volonté de Dieu, comme aussi par sa méditation de la Parole et des actions de Jésus, est la disciple parfaite du Seigneur (cf. Lumen gentium, 53). Cette foi, qui naît de l’écoute de la Parole de Dieu, vous la manifestez dans des formes qui engagent les sens, les sentiments, les symboles des différentes cultures… Et en faisant ainsi, vous aidez à la transmettre au monde, spécialement aux personnes simples, à celles que, dans l’Évangile, Jésus appelle « les petits ». En effet, « le fait de marcher ensemble vers les sanctuaires et de participer à d’autres manifestations de piété populaire, en amenant aussi les enfants ou en invitant d’autres personnes est en soi-même un geste évangélisateur » (Document d’Aparecida, 264). Soyez, vous aussi, de vrais évangélisateurs ! Vos initiatives sont des "ponts", des chemins pour mener au Christ, pour marcher avec Lui. Et dans cet esprit soyez toujours attentifs à la charité. Chaque chrétien et chaque communauté est missionnaire dans la mesure où il porte et vit l’Évangile et témoigne de l’amour de Dieu envers tous, spécialement envers celui qui se trouve en difficulté. Soyez missionnaires de l’amour et de la tendresse de Dieu ! Être conforme à l’Évangile, l’ecclésialité, être missionnaire. Demandons au Seigneur qu’il oriente toujours notre esprit et notre coeur vers Lui, comme pierres vivantes de l’Église, pour que chacune de nos activités, toute notre vie chrétienne soit un témoignage lumineux de sa miséricorde et de son amour. Et ainsi, nous marcherons vers le but de notre pèlerinage terrestre, vers la Jérusalem du Ciel. Là il n’y a plus aucun temple : Dieu lui-même et l’Agneau sont le temple ; et la lumière du soleil et de la lune cèdent la place à la gloire du Très-Haut. Ainsi-soit-il.
INGLESE
Dear Brothers and Sisters,
As part of the journey of the Year of Faith, I am happy to celebrate this Eucharist dedicated in a special way to confraternities: a traditional reality in the Church, which in recent times has experienced renewal and rediscovery. I greet all of you with affection, particularly the confraternities which have come here from all over the world! Thank you for your presence and your witness!
In the Gospel we heard a passage from the farewell discourses of Jesus, as related by the evangelist John in the context of the Last Supper. Jesus entrusts his last thoughts, as a spiritual testament, to the apostles before he leaves them. Today’s text makes it clear that Christian faith is completely centred on the relationship between the Father, the Son and the Holy Spirit. Whoever loves the Lord Jesus welcomes him and his Father interiorly, and thanks to the Holy Spirit receives the Gospel in his or her heart and life. Here we are shown the centre from which everything must go forth and to which everything must lead: loving God and being Christ’s disciples by living the Gospel. When Benedict XVI spoke to you, he used this expression: evangelical spirit. Dear confraternities, the popular piety of which you are an important sign is a treasure possessed by the Church, which the bishops of Latin America defined, significantly, as a spirituality, a form of mysticism, which is “a place of encounter with Jesus Christ”. Draw always from Christ, the inexhaustible wellspring; strengthen your faith by attending to your spiritual formation, to personal and communitarian prayer, and to the liturgy. Down the centuries confraternities have been crucibles of holiness for countless people who have lived in utter simplicity an intense relationship with the Lord. Advance with determination along the path of holiness; do not rest content with a mediocre Christian life, but let your affiliation serve as a stimulus, above all for you yourselves, to an ever greater love of Jesus Christ. The passage of the Acts of the Apostles which we heard also speaks to us about what is essential. In the early Church there was immediately a need to discern what is essential about being a Christian, about following Christ, and what is not. The apostles and the other elders held an important meeting in Jerusalem, a first “council”, on this theme, to discuss the problems which arose after the Gospel had been preached to the pagans, to non-Jews. It was a providential opportunity for better understanding what is essential, namely, belief in Jesus Christ who died and rose for our sins, and loving him as he loved us. But note how the difficulties were overcome: not from without, but from within the Church. And this brings up a second element which I want to remind you of, as Benedict XVI did, namely: ecclesial spirit. Popular piety is a road which leads to what is essential, if it is lived in the Church in profound communion with your pastors. Dear brothers and sisters, the Church loves you! Be an active presence in the community, as living cells, as living stones. The Latin American Bishops wrote that the popular piety which you reflect is “a legitimate way of living the faith, a way of feeling that we are part of the Church” (Aparecida Document, 264). Love the Church! Let yourselves be guided by her! In your parishes, in your dioceses, be a true “lung” of faith and Christian life. In this Square I see a great variety of colors and signs. This is also the case with the Church: a great wealth and variety of expressions in which everything leads back to unity, to the encounter with Christ. I would like to add a third expression which must distinguish you: missionary spirit. You have a specific and important mission, that of keeping alive the relationship between the faith and the cultures of the peoples to whom you belong. You do this through popular piety. When, for example, you carry the crucifix in procession with such great veneration and love for the Lord, you are not performing a simple outward act; you are pointing to the centrality of the Lord’s paschal mystery, his passion, death and resurrection which have redeemed us, and you are reminding yourselves first, as well as the community, that we have to follow Christ along the concrete path of our daily lives so that he can transform us. Likewise, when you express profound devotion for the Virgin Mary, you are pointing to the highest realization of the Christian life, the one who by her faith and obedience to God’s will, and by her meditation on the words and deeds of Jesus, is the Lord’s perfect disciple (cf. Lumen Gentium, 53). You express this faith, born of hearing the word of God, in ways that engage the senses, the emotions and the symbols of the different cultures… In doing so you help to transmit it to others, especially the simple persons whom, in the Gospels, Jesus calls “the little ones”. In effect, “journeying together towards shrines, and participating in other demonstrations of popular piety, bringing along your children and engaging other people, is itself a work of evangelization” (Aparecida Document, 264). May you also be true evangelizers! May your initiatives be “bridges”, means of bringing others to Christ, so as to journey together with him. And in this spirit may you always be attentive to charity. Each individual Christian and every community is missionary to the extent that they bring to others and live the Gospel, and testify to God’s love for all, especially those experiencing difficulties. Be missionaries of God’s love and tenderness! Evangelical spirit, ecclesial spirit, missionary spirit. Let us ask the Lord always to direct our minds and hearts to him, as living stones of the Church, so that all that we do, our whole Christian life, may be a luminous witness to his mercy and love. In this way we will make our way towards the goal of our earthly pilgrimage, the heavenly Jerusalem. There, there is no longer any temple: God himself and the lamb are its temple; and the light of the sun and the moon give way to the glory of the Most High. Amen.
SPAGNOLO
Queridos Hermanos y Hermanas
En el camino del Año de la Fe, me alegra celebrar esta Eucaristía dedicada de manera especial a las Hermandades, una realidad tradicional en la Iglesia que ha vivido en los últimos tiempos una renovación y un redescubrimiento. Os saludo a todos con afecto, en especial a las Hermandades que han venido de diversas partes del mundo. Gracias por vuestra presencia y vuestro testimonio.
Hemos escuchado en el Evangelio un pasaje de los sermones de despedida de Jesús, que el evangelista Juan nos ha dejado en el contexto de la Última Cena. Jesús confía a los Apóstoles sus últimas recomendaciones antes de dejarles, como un testamento espiritual. El texto de hoy insiste en que la fe cristiana está toda ella centrada en la relación con el Padre, el Hijo y el Espíritu Santo. Quien ama al Señor Jesús, acoge en sí a Él y al Padre, y gracias al Espíritu Santo acoge en su corazón y en su propia vida el Evangelio. Aquí se indica el centro del que todo debe iniciar, y al que todo debe conducir: amar a Dios, ser discípulos de Cristo viviendo el Evangelio. Dirigiéndose a vosotros, Benedicto XVI ha usado esta palabra: «evangelicidad». Queridas Hermandades, la piedad popular, de la que sois una manifestación importante, es un tesoro que tiene la Iglesia, y que los obispos latinoamericanos han definido de manera significativa como una espiritualidad, una mística, que es un «espacio de encuentro con Jesucristo». Acudid siempre a Cristo, fuente inagotable, reforzad vuestra fe, cuidando la formación espiritual, la oración personal y comunitaria, la liturgia. A lo largo de los siglos, las Hermandades han sido fragua de santidad de muchos que han vivido con sencillez una relación intensa con el Señor. Caminad con decisión hacia la santidad; no os conforméis con una vida cristiana mediocre, sino que vuestra pertenencia sea un estímulo, ante todo para vosotros, para amar más a Jesucristo.
También el pasaje de los Hechos de los Apóstoles que hemos escuchado nos habla de lo que es esencial. En la Iglesia naciente fue necesario inmediatamente discernir lo que es esencial para ser cristianos, para seguir a Cristo, y lo que no lo es. Los Apóstoles y los ancianos tuvieron una reunión importante en Jerusalén, un primer «concilio» sobre este tema, a causa de los problemas que habían surgido después de que el Evangelio hubiera sido predicado a los gentiles, a los no judíos. Fue una ocasión providencial para comprender mejor qué es lo esencial, es decir, creer en Jesucristo, muerto y resucitado por nuestros pecados, y amarse unos a otros como Él nos ha amado. Pero notad cómo las dificultades no se superaron fuera, sino dentro de la Iglesia. Y aquí entra un segundo elemento que quisiera recordaros, como hizo Benedicto XVI: la «eclesialidad». La piedad popular es una senda que lleva a lo esencial si se vive en la Iglesia, en comunión profunda con vuestros Pastores. Queridos hermanos y hermanas, la Iglesia os quiere. Sed una presencia activa en la comunidad, como células vivas, piedras vivas. Los obispos latinoamericanos han dicho que la piedad popular, de la que sois una expresión es « una manera legítima de vivir la fe, un modo de sentirse parte de la Iglesia» (Documento de Aparecida, 264). Amad a la Iglesia. Dejaos guiar por ella. En las parroquias, en las diócesis, sed un verdadero pulmón de fe y de vida cristiana. Veo en esta plaza una gran variedad de colores y de signos. Así es la Iglesia: una gran riqueza y variedad de expresiones en las que todo se reconduce a la unidad, al encuentro con Cristo.
Quisiera añadir una tercera palabra que os debe caracterizar: «misionariedad». Tenéis una misión específica e importante, que es mantener viva la relación entre la fe y las culturas de los pueblos a los que pertenecéis, y lo hacéis a través de la piedad popular. Cuando, por ejemplo, lleváis en procesión el crucifijo con tanta veneración y tanto amor al Señor, no hacéis únicamente un gesto externo; indicáis la centralidad del Misterio Pascual del Señor, de su Pasión, Muerte y Resurrección, que nos ha redimido; e indicáis, primero a vosotros mismos y también a la comunidad, que es necesario seguir a Cristo en el camino concreto de la vida para que nos transforme. Del mismo modo, cuando manifestáis la profunda devoción a la Virgen María, señaláis al más alto logro de la existencia cristiana, a Aquella que por su fe y su obediencia a la voluntad de Dios, así como por la meditación de las palabras y las obras de Jesús, es la perfecta discípula del Señor (cf. Lumen gentium, 53). Esta fe, que nace de la escucha de la Palabra de Dios, vosotros la manifestáis en formas que incluyen los sentidos, los afectos, los símbolos de las diferentes culturas... Y, haciéndolo así, ayudáis a transmitirla a la gente, especialmente a los sencillos, a los que Jesús llama en el Evangelio «los pequeños». En efecto, «el caminar juntos hacia los santuarios y el participar en otras manifestaciones de la piedad popular, también llevando a los hijos o invitando a otros, es en sí mismo un gesto evangelizador» (Documento de Aparecida, 264). Sed también vosotros auténticos evangelizadores. Que vuestras iniciativas sean «puentes», senderos para llevar a Cristo, para caminar con Él. Y, con este espíritu, estad siempre atentos a la caridad. Cada cristiano y cada comunidad es misionera en la medida en que lleva y vive el Evangelio, y da testimonio del amor de Dios por todos, especialmente por quien se encuentra en dificultad. Sed misioneros del amor y de la ternura de Dios.
Autenticidad evangélica, eclesialidad, ardor misionero. Pidamos al Señor que oriente siempre nuestra mente y nuestro corazón hacia Él, como piedras vivas de la Iglesia, para que todas nuestras actividades, toda nuestra vida cristiana, sea un testimonio luminoso de su misericordia y de su amor. Así caminaremos hacia la meta de nuestra peregrinación terrena, hacia la Jerusalén del cielo. Allí ya no hay ningún templo: Dios mismo y el Cordero son su templo; y la luz del sol y la luna ceden su puesto a la gloria del Altísimo. Que así sea.
PORTOGHESE
Amados irmãos e irmãs!
No caminho do Ano da Fé, sinto-me feliz em celebrar esta Eucaristia especialmente dedicada às Irmandades: uma realidade com grande tradição na Igreja, que foi objecto de renovação e redescoberta nos últimos tempos. Com afecto vos saúdo a todos, e de modo especial às Irmandades vindas das mais diversas partes do mundo. Obrigado pela vossa presença e pelo vosso testemunho!
No Evangelho, ouvimos uma passagem tirada dos discursos de despedida de Jesus, referidos pelo evangelista João no contexto da Última Ceia. Jesus confia aos apóstolos seus últimos pensamentos, como se fosse um testamento espiritual, antes de os deixar. O texto de hoje põe em evidência que toda a fé cristã está centrada no relacionamento com o Pai, o Filho e o Espírito Santo. Quem ama o Senhor Jesus, no seu íntimo acolhe a Ele e ao Pai e, graças ao Espírito Santo, acolhe no seu próprio coração e na vida pessoal o Evangelho. Indica-se aqui o centro do qual tudo deve partir e ao qual tudo deve conduzir: amar a Deus, ser discípulos de Cristo, vivendo o Evangelho. Ao dirigir-se a vós, Bento XVI usou esta palavra: evangelicidade. Queridas Irmandades, a piedade popular, de que sois uma importante manifestação, é um tesouro que a Igreja tem e que os bispos latino-americanos, significativamente, definiram como uma espiritualidade, uma mística, que é um «espaço de encontro com Jesus Cristo». Bebei sempre em Cristo, fonte inesgotável; reforçai a vossa fé, tendo a peito a formação espiritual, a oração pessoal e comunitária, a liturgia. Ao longo dos séculos, as Irmandades têm sido uma forja de santidade para muitas pessoas, que viveram com simplicidade uma relação intensa com o Senhor. Caminhai decididamente para a santidade; não vos contenteis com uma vida cristã medíocre, mas a vossa pertença sirva de estímulo, a começar por vós mesmos, para amar mais a Jesus Cristo. Também a passagem que ouvimos dos Actos dos Apóstolos nos fala do que é essencial. Na Igreja nascente, houve imediatamente necessidade de discernir o que é essencial, e o que não o é, para uma pessoa ser cristã, para seguir Cristo. Os apóstolos e os demais anciãos fizeram uma reunião importante em Jerusalém, o primeiro «concílio», sobre este tema, devido aos problemas que surgiram depois que o Evangelho havia sido pregado aos pagãos, aos não judeus. Tratou-se de uma ocasião providencial para compreender melhor o que é essencial: acreditar em Jesus Cristo morto e ressuscitado pelos nossos pecados e amarmo-nos como Ele nos amou. Notai, porém, como as dificuldades foram superadas, não fora, mas dentro da Igreja. E aqui está um segundo elemento que gostaria de vos assinalar, como fez Bento XVI: a eclesialidade. A piedade popular é uma estrada que leva ao essencial, se for vivida na Igreja em profunda comunhão com os vossos Pastores. Amados irmãos e irmãs, a Igreja ama-vos! Sede uma presença activa na comunidade: células vivas, pedras vivas. Os bispos latino-americanos escreveram que a piedade popular, de que sois expressão, é «uma maneira legítima de viver a fé, um modo de se sentir parte da Igreja» (Documento de Aparecida, 264). Amai a Igreja! Deixai-vos guiar por ela! Nas paróquias, nas dioceses, sede um verdadeiro pulmão de fé e de vida cristã. Nesta Praça [de São Pedro], vejo uma grande variedade de cores e de sinais. Assim é a Igreja: uma grande riqueza e variedade de expressões em que tudo é reconduzido à unidade, ao encontro com Cristo. Gostaria de acrescentar uma terceira palavra, que vos deve caracterizar: missionariedade. Vós tendes a missão específica e importante de manter viva a relação entre a fé e as culturas dos povos a que pertenceis, e fazei-lo através da piedade popular. Quando, por exemplo, levais em procissão o Crucifixo com tanta veneração e amor ao Senhor, não cumpris um mero acto exterior; mas indicais a centralidade do mistério pascal do Senhor, da sua Paixão, Morte e Ressurreição, que nos redimiu, e indicais, primeiramente a vós próprios e depois à comunidade, que é preciso seguir Cristo ao longo do caminho concreto da vida para que nos transforme. De igual modo, quando manifestais uma profunda devoção pela Virgem Maria, apontais a mais alta realização de existência cristã: Aquela que, pela sua fé e obediência à vontade de Deus e também pela sua meditação da Palavra e das acções de Jesus, é a discípula perfeita do Senhor (cf. Lumen gentium, 53). Esta fé, que nasce da escuta da Palavra de Deus, manifestai-la em formas que envolvem os sentidos, os sentimentos, os símbolos das diferentes culturas... E, deste modo, ajudais a transmiti-la ao povo, especialmente às pessoas simples, àqueles que Jesus chama no Evangelho «os pequeninos». Na realidade, «o caminhar juntos para os santuários e o participar em outras manifestações da piedade popular, levando também os filhos ou convidando a outras pessoas, é em si mesmo um gesto evangelizador» (Documento de Aparecida, 264). Sede também vós verdadeiros evangelizadores! As vossas iniciativas sejam «pontes», estradas que levem a Cristo a fim de caminhardes com Ele. E, neste espírito, permanecei sempre atentos à caridade. Cada cristão e cada comunidade é missionária na medida em que transmite e vive o Evangelho e testemunha o amor de Deus por todos, especialmente por quem se encontra em dificuldade. Sede missionários do amor e da ternura de Deus!
Evangelicidade, eclesialidade, missionariedade. Peçamos ao Senhor que oriente sempre a nossa mente e o nosso coração para Ele, como pedras vivas da Igreja, para que cada uma das nossas actividades e toda a nossa vida cristã sejam um luminoso testemunho da sua misericórdia e do seu amor. E assim caminharemos para a meta da nossa peregrinação terrena, para a Jerusalém do Céu. Lá já não há templo algum: o próprio Deus e o Cordeiro são o seu templo; e a luz do sol e da lua cedem o lugar à glória do Altíssimo. Assim seja.