venerdì 17 maggio 2013

Testimonianza cristiana e convivenza in Medio Oriente




Convegno dal 21 al 25 maggio a Beirut organizzato dal World Council of Churches

Potere, ingiustizia sociale, minaccia dell’estremismo e relazioni tra cristiani e musulmani sono i principali temi che saranno affrontati nel corso di un convegno sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente che si svolgerà dal 21 al 25 maggio a Beirut, in Libano. Si tratta di un appuntamento internazionale che riunirà circa centocinquanta partecipanti provenienti dal Medio Oriente e da altri Paesi, in rappresentanza di Chiese e di organizzazioni ecumeniche regionali e internazionali. L’evento, che si terrà presso il monastero di Notre-Dame du Mont, è stato organizzato dal Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches) e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches).
L’idea di promuovere questo appuntamento è stata lanciata in occasione dell’ultima assemblea generale del Middle East Council of Churches (Mecc), svoltasi nel 2011, durante la quale è stato chiesto di esaminare le questioni relative alla «presenza e alla testimonianza cristiana nel Medio Oriente». Il comitato centrale del World Council of Churches (Wcc) si è fatto testimone di questa preoccupazione già nel 2011 affermando che «il Consiglio ecumenico delle Chiese ha sempre considerato il Medio Oriente come regione di particolare interesse, essendo il luogo di nascita dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. Senza la presenza cristiana, la convivenza tra i popoli di diverse fedi, culture, civiltà, che sono un segno dell’amore di Dio per tutta l’umanità, sarebbe in pericolo. La nostra fede vivente — si legge in un messaggio — affonda le proprie radici in questa terra ed è nutrita e alimentata dalla testimonianza ininterrotta delle Chiese locali fin dai tempi apostolici». Al riguardo il Wcc ha sottolineato quanto sia importante tutelare i diritti fondamentali della libertà di religione o di credo molto spesso violati dalle comunità e perfino dai governi.
Michel Nseir, responsabile del programma del Wcc sulla situazione in Medio Oriente, ha sottolineato che «le prospettive cristiane ecumeniche e le preoccupazioni per la salvaguardia della presenza cristiana in Medio Oriente sono ben diverse da quelle che cercano di fomentare l’islamofobia. Ci stiamo preparando per la prossima assemblea del World Council of Churches, quindi è particolarmente importante per noi intraprendere questo pellegrinaggio verso la giustizia e la pace con le Chiese del Medio Oriente e affrontare le loro sfide con una solidarietà sincera e con un autentico spirito ecumenico di unità d’azione».
La decima assemblea del Wcc si concentrerà sulla preghiera «Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace» e si svolgerà a Busan, in Corea del Sud, dal 30 ottobre all’8 novembre.
In numerose occasioni, i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese hanno ribadito che «la situazione del Medio Oriente richiede sforzi collettivi da parte dei partner ecumenici per raggiungere la pace e la giustizia a livello locale, nazionale, regionale e internazionale». Secondo il Wcc, i principali problemi della regione sono l’occupazione armata del territorio, la negazione dei diritti umani, le aspirazioni nazionali, i fallimenti per l’attuazione del principio di legalità a livello nazionale e internazionale, le varie forme di estremismo e di intolleranza, oltre alla proliferazione nucleare in alcuni Stati. «Il Wcc — si legge in un documento riguardante la situazione in Medio Oriente — si è sempre opposto alle sanzioni economiche contro l’Iraq e ha condannato come illegale e immorale l’invasione dell’Iraq. Il World Council of Churches ha sempre mantenuto alta l’attenzione sul conflitto israelo-palestinese e ha sempre sostenuto gli sforzi per una soluzione pacifica e giusta del conflitto».
Tra i relatori che interverranno al convegno di Beirut ci saranno, tra gli altri, il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, il segretario generale del World Council of Churches, reverendo Olav Fykse Tveit, l’ex ministro libanese Tarek Mitri, il diplomatico palestinese Afif Safieh, lo studioso copto Samir Morcos, già assistente del presidente egiziano Mohammed Morsi; condurrà i lavori padre Michel Jalakh, segretario generale del Middle East Council of Churches.
L'Osservatore Romano