sabato 29 giugno 2013

Il mese dell'orgoglio Ex-Gay

ex gay-pride

Quest’anno luglio si trasformerà nel primo Mese dell’Orgoglio Ex-Gay. Lo ha deciso d’imperio ma non d’istinto Voice of the Voiceless, l’organizzazione con sede a Bristow, in Virginia, che si adopera con carità e servizio al ricupero (si può usare questa parola?....) degli omosessuali, ovvero per contrastare il disordine morale e culturale che innesca quelle ubbie sul gender e sulla sessualità che oramai sono il pane quotidiano della società contemporanea.
Se giugno è infatti il mese che tradizionalmente la comunità GLBT sacrifica sull’altare del famoso e famigerato “Gay Pride”, gli ex di quel mondo non sono affatto disposti a lasciarsi ghettizzare nel cantuccio dell’“omofobia”. Loro, infatti, gli ex, attraverso la piaga omosessualista ci sono, passati; ne sono, a fatica, usciti; e oggi desiderano solo comunicare ai quattro venti che la liberazione è davvero possibile. Perché infatti, dice Voice of the Voiceless (il nome dell’organizzazione è assai indicativo), si dovrebbe tollerare solamente la spavalderia GLBT e mai ascoltare la testimonianza sempre dura, spesso commovente, di chi ha il coraggio di andare controcorrente per tornare secondo natura?
È cioè l’ora, dice Voice of the Voiceless, «di riconoscere l’unicità dell’esperienza di chi prima è stato omosessuale», organizzando eventi appropriati che «mettano in risalto il ruolo davvero speciale che gli ex gay svolgono oggi nella società americana». L’esempio, infatti, assieme al precedente, è tutto. E il cruccio che tormenta gli ex gay oggi non cosa è da poco. Perché se chi contrasta la cultura omosessualista da eterosessuale, viene facilmente bersagliato come “intollerante”, o peggio, chi invece dall’omosessualità è passato e ne è uscito viene se possibile discriminato in forme ancora più odiose, come si trattasse di un “traditore”. Gli ex omosessuali sono insomma «l’ultima minoranza invisibile», antipatica e fastidiosa come può esserlo solo chi rompe le uova nel paniere. 
Il tutto si fa del resto oggi ancora più cogente, e grave, nel momento in cui (lo ha annunciato ufficialmente, il 19 giugno) Exodus International, l’organizzazione d’ispirazione protestante per la cura delle persone omosessuali attiva da anni, chiude bottega con decisione unanime del proprio consiglio di amministrazione e con proclama ufficiale, del presidente, Alan Chambers, che si scusa nei confronti della comunità LGBT per – dice – le troppe sofferenze causate agli omosessuali nel tentativo di ricuperarli. Quali che siano le vicende che hanno portato a tale decisione, è ovvio che la propaganda GLBT ci già andando… a nozze…
Importantissima è dunque l’iniziativa di contro-outing lanciata da Voice of the Voiceless per un mese di luglio davvero diverso, chiamando a raccolta le molte organizzazioni e i tanti singoli che ne condividono le battaglie culturali, la sollecitudine caritativa e magari anche una certa esperienza di vita. L’organizzazione americana sta ora raccogliendo sottoscrizioni e adesioni per trasformare radicalmente, nelle prossime settimane, il cuore stesso di Washington, lo stesso teatro delle grandi manifestazioni americane, lo stesso delle marce in difesa della vita umana nascente e del matrimonio eterosessuale. E Washington non è stata scelta per le progettate manifestazioni solo perché è la capitale federale degli Stati Uniti, ma soprattutto perché il District of Columbia (il fazzoletto di terra dove essa sorge) attualmente è, negli Stati Uniti, l’unico spazio dove gli ex gay sono riconosciuti pubblicamente come “entità” e quindi protetti a norma di legge contro ogni discriminazione. Un esempio che Voice of the Voiceless chiede e spera venga seguito in tutto il Paese.
Per questo, mentre allestisce il primo Mese dell’Orgoglio Ex-Gay, l’organizzazione ha richiesto, per rispetto e per decoro, per cerimoniale e pure per sfida, alla Casa Bianca (che in questi giorni gongola per la sentenza con cui la Corte Suprema sancisce la liceità delle unioni gay e, nello stesso giorno, per l’ostruzionismo della senatrice Democratica Wendy Davis che ha bocciato una legge antiabortista del Texas) di “benedire” pubblicamente la propria lecitissima e legittimissima difesa delle vere libertà della persona contro l’oscurantismo omosessualista. Una sfida moschettiera dal profondo significato politico.
(M. Respinti)

*

I gay come strumento per far passare una rivoluzione eugenetica



La questione gay è stata impiegata come strumento per raggiungere obiettivi non dichiarati. Chi e perché sta dietro questa operazione.
 Nell’articolo pubblicato pochi giorni fa su CS (il 25 giugno) intitolato “La guerra sulla biologia“, è stata posta l’attenzione sull’interesse dell’economista e banchiere francese Jacques Attali verso gli argomenti della biologia e quelli delle rivendicazioni omossessuali. Per comprendere cosa lega la biologia con le battaglie gay riportiamo un ulteriore passo dell’articolo apparso su Mondialisation:
 Per Jaques Attali, la sessualità si separerà sempre più dalla procreazione: “Più generalmente, l’apologia della libertà individuale condurrà inevitabilmente a quella della precarietà; la richiesta di immortalitàche spinge ad accettare tutte le mutazioni sociali o scientifiche permettendo di lottare contro la morte, o almeno di ritardarla.
I progressi tecnici causano infatti questi valori e si orientano per soddisfarli: questo ha cominciato con la pillola, poi la procreazione medicalmente assistita, poi la gravidanza per gli altri. Il vero pericolo arriverà se non si farà attenzione alla clonazione e alla matrice artificiale, che permetteranno di concepire e far nascere dei bambini al di fuori di ogni matrice materna.E sarà molto difficile di impedirlo, perché tutto questo sarà sempre al servizio dell’uguaglianza, della libertà o de l’immortalità. 
.
Che questo fosse il vero fine delle politiche che focalizzano l’attenzione sulla questione gay era già stato detto su queste pagine (Veronesi: cosa si nasconde dietro “l’amore più puro”) sin da quando, proprio due anni fa esatti, il prof. Umberto Veronesi aveva fatto delle inattese dichiarazioni sui rapporti omosessuali dichiarandone la superiorità rispetto a quelli etero. Adesso un altro tassello è stato posto con la presa di posizione di grandi gruppi bancari a favore della recente sentenza della Corte Suprema USA che ha bocciato il “Defence Marriage” che stabiliva la possibilità di matrimonio solo tra uomo e donna. La notizia è stata riportata su un sito specializzato in finanza Cobraf.com (inutile ormai cercare le notizie interessanti sulla grande stampa o sulle TV). Ecco quanto riferito in “Goldman, JP Morgan e i Miliardari Finanziano il Matrimonio Gay“:
Goldman Sachs e JP Morgan oggi lodano la decisione della Corte Suprema (“Dimon Joins Goldman Sachs Praising Court on Gay Marriage”) USA, che ha cancellato la legge, approvata tramite referendum popolare in California, che dichiarava il matrimonio un unione tra uomo e donna. Queste banche emettono comunicati su tutte le questioni politiche importanti? No, affatto, in genere anzi stanno attente a non schierarsi…
I fondi hedge più importanti di New York hanno finanziato direttamente le campagne per far cancellare questa legge sul matrimonio e hanno finanziato con milioni i politici che si dichiarassero pro-gay. A New York in pratica il matrimonio e adozioni gay sono passati grazie ai milioni di dollari pompati da tre trader di mega hedge funds (Paul Singer, Dan Loeb e Cliff Asness) (“Hedge Fund Heroes That Helped Make Gay Marriage Legal In New York), i quali hanno letteralmente comprato i politici che ancora avevano dubbi. 
Inoltre diversi miliardari da Jeff Bezos di Amazon a Bill Gates hanno donato milioni di dollari ai comitati pro-matrimonio gay. Nel partito repubblicano l’elettorato è al 90% contro il matrimonio gay, ma i finanziatori più importanti hanno invece donato milioni di dollari ai politici repubblicani perchè si schierassero a favore e ovviamente sta funzionando.
.
Il dispiegamento di potenza a favore delle unioni omosessuali della grande finanza è indubbio e impressionante, e quello che colpisce di più l’autore dell’articolo è il fatto che si tratti di un problema, in termini percentuali di popolazione direttamente interessata, assolutamente marginale:
Il diritto ad adottare e sposarsi dei gay riguarda probabilmente meno di 1/10 della popolazione gay (la stragrande maggioranza dei gay non si sogna di sposarsi e di adottare..) la quale a sua volta è circa il 3% della popolazione, quindi questo problema riguarda alla fine circa ( 1/10 X 3% =) al massimo lo 0.3% della popolazione americana. E non è che se non ti sposi hai in municipio hai problemi particolari nell’ambiente dei gay di New York e delle grandi città che sono largamente benestanti…
Qui hai un problema che NON INTERESSA AL 99.7% DELLA POPOLAZIONE americana e anche a quello 0.3% della popolazione costituito da gay che vogliono sposarsi non gli cambia quasi niente. E’ difficile immaginare una questione meno rilevante per la popolazione americana, è difficile pensare a qualcosa di più futile come problema sociale.
.
Ma unendo queste ultime notizie con le dichiarazioni di Attali, l’apparente inspiegabilità di questo supporto alle politiche pro gay viene superata lasciando spazio ad una visione della realtà che mostra un progetto chiaro e coerente finalizzato ad ottenere una società basata sull’eugenetica, un progetto portato avanti cavalcando le rivendicazioni omosessuali che vengono così ridotte ad un utilissimo strumento politico per raggiungere un’artificiale “eterogenesi dei fini”.
Intanto un altro passo verso il superamento del concetto stesso di genitori e di famiglia viene compiuto in Inghilterra dove con la motivazione di evitare le malattie ereditarie legate ai mitocondri si propone una fecondazione che impieghi il materiale genetico di 3 donatori, e così addio al concetto di padre e madre “UK may OK creating babies with DNA from 3 people“.
Ma se la questione gay si rivela un’arma perfetta per far passare nascostamente una rivoluzione eugenetica, si tratta di un’arma che non svolge solo un ruolo propositivo ma che si presta in modo molto efficace per colpire gli oppositori.
Ma questo argomento richiede una trattazione a sé.
(E. Pennetta)