martedì 16 luglio 2013

Il card. Rylko racconta "il segreto" della Gmg



“Voi siete la speranza del Papa, siete la speranza della Chiesa”: così il beato Giovanni Paolo II nel lontano 1987, nell’Avenida 9 de Julio a Buenos Aires, davanti a migliaia di giovani festanti in quella che è stata la prima Giornata Mondiale della Gioventù celebrata fuori Roma. Nasceva così un evento ecclesiale che si è poi ripetuto in varie parti del mondo e che ha visto milioni di giovani testimoniare la propria fede, stringendosi intorno ai Papi: prima al beato Wojtyla, poi a Benedetto XVI e la prossima settimana a Rio de Janeiro a Papa Francesco, il primo Papa latinoamericano che torna così nell’amato continente. Ad oltre un quarto di secolo dalla storica Giornata di Buenos Aires, Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’organo vaticano che coordina tutte le Gmg, qual è il segreto della riuscita delle Giornate Mondiali della Gioventù:

R. - È questa una domanda che ritorna di frequente. Molti si chiedono con stupore come, in questo tempo di secolarizzazione dilagante, la Chiesa riesca ad avere una forza attrattiva così potente nei confronti delle giovani generazioni e cosa spinga i giovani di tutto il mondo a rispondere così numerosi all’invito del Santo Padre. Ci si domanda, in sintesi, quale sia il segreto del grande successo di questi Raduni mondiali dei giovani attorno al Successore di Pietro. Il Beato Giovanni Paolo II ha detto una volta: “Quello che i giovani cercano nelle Gmg è Cristo stesso!”. In un mondo così confuso, in cui tante certezze crollano, molti giovani scoprono in Cristo un Amico di cui fidarsi, una Guida sicura, quella Roccia su cui possono costruire la propria esistenza. Scoprono poi nella Chiesa - spesso presentata dai media come un’istituzione fredda e lontana dall’uomo - una compagnia di amici che sostiene nel cammino della vita, una vera famiglia di dimensioni planetarie...

D. - Quali le novità per l’edizione di Rio della Giornata Mondiale della Gioventù?

R. - Ci sono delle importanti novità che vale la pena ricordare. Innanzitutto, dopo 26 anni la Gmg ritorna in America Latina. Inoltre, mentre Papa Benedetto XVI ha scelto Rio de Janeiro come luogo della celebrazione della Giornata e ha guidato l’iter di preparazione pastorale mediante il suo profondo Messaggio, sarà Papa Francesco – primo Papa Latino-americano – a presiedere l’evento. C’è da dire poi che, sebbene la struttura-base della Gmg sia sempre la stessa, ogni edizione di questo Raduno è diversa, perché cambia il contesto culturale e religioso del Paese e della Chiesa che lo ospita. E così a Rio, le bellezze naturali della città carioca, l’imponente statua del Cristo Redentore del Corcovado saranno, senza dubbio, fattori dominanti. Da non tralasciare poi la fede del popolo Latino-americano (e in particolare di quello del Brasile!) - una fede esuberante, piena di entusiasmo e di gioia… anche questo sarà un elemento che caratterizzerà questa Gmg.

D. - Quale impronta si vuole dare all’edizione della GMG di Rio con il tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli...”?

R. - Nel quadro dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, il Papa Benedetto XVI ha voluto sollecitare i giovani ad essere veri protagonisti nella missione dell’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Per Papa Ratzinger le Gmg non sono altro che una “nuova evangelizzazione in atto”, quei luoghi dove nasce un “modo nuovo di essere cristiani: ringiovanito e pieno di entusiasmo e di gioia della fede”. In questa linea si collocano anche le frequenti sollecitazioni di Papa Francesco: “I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; ...è buono uscire da se stessi alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù...”. Quella di Rio, dunque, è una Gmg prettamente missionaria...

D. - Card. Rylko, cosa è cambiato in questi 26 anni per le Gmg dopo la storica Giornata di Buenos Aires dell’87, proprio nella terra di Papa Francesco? Come sono cambiati i giovani in questo quarto di secolo?

R. - La quasi trentennale storia delle Gmg è un ottimo osservatorio del mondo dei giovani che nel corso di questi anni è cambiato profondamente. Negli anni ottanta erano ancora vive le correnti culturali del sessantotto, quelle cioè di una forte polarizzazione ideologica (comunismo/capitalismo), di una contestazione generalizzata e radicale del mondo circostante da parte dei giovani, legata all’utopia di poter creare un mondo diverso e alternativo a quello esistente... Oggi assistiamo invece a degli scenari culturali, sociali, economici, politici e religiosi completamente nuovi. E i giovani sono i primi ad avvertire le conseguenze di tali cambiamenti, sia in positivo che in negativo. Potremmo dire che i giovani sono un sismografo culturale molto sensibile... Le più grandi sfide di oggi sono la “crisi di Dio” e la sua eliminazione dall’orizzonte dell’uomo e la crisi dell’uomo che consiste nel mettere in questione la natura stessa dell’essere umano. In questo contesto di smarrimento culturale, morale e religioso, le Gmg diventano un importante laboratorio della fede e di ricerca di forme nuove e più efficaci per un dialogo tra la Chiesa e le giovani generazioni, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa” (Christifideles laici, n.64). Le Gmg dimostrano, inoltre, che nel mondo dei giovani è in corso una specie di “rivoluzione silenziosa” - come la chiama qualcuno - che fa riscoprire, a non pochi di loro, Cristo come via, verità e vita... In sintesi, in ogni giovane c’è qualcosa che cambia e qualcosa che non cambia... Non cambiano sicuramente le domande circa il senso dell’esistenza e non cambia quella sete di Dio che abita il cuore di ogni uomo...

D. - Spesso si crede che le Gmg siano per i giovani un momento di festa e di comunione solo nel momento dell’evento e che poi, tornati nei propri Paesi tutto finisce. L’intuizione profetica del Beato Giovanni Paolo II quali frutti ha portato?

R. - Una delle principali sfide pastorali delle Gmg è proprio quella di costruire ponti tra questi eventi di straordinaria bellezza e l’ordinarietà della vita nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali - e in particolare un ponte con il quotidiano di ogni giovane... La Gmg non va intesa, infatti, in maniera riduttiva, e cioè come una celebrazione di cinque giorni alla presenza del Papa... La GMG è una semina evangelica che ha bisogno di essere preparata prima e seguita con cura dopo: solo così può portare dei frutti. E questi frutti spirituali sono tanti: vere e proprie conversioni; radicali cambiamenti di vita; scelte vocazionali del sacerdozio o della vita consacrata oppure del matrimonio cristiano; la scoperta del sacramento della riconciliazione e della preghiera in genere... Grazie alle Gmg, è nata una nuova generazione di giovani - i giovani del “sì” a Cristo e alla sua Chiesa - ma anche una nuova generazione di operatori di pastorale giovanile, più sensibili ai bisogni spirituali dei giovani...

D. - Cosa può rappresentare per il Brasile in particolare questa Gmg?

R. - Oggi si parla del Brasile come di una grande potenza economica mondiale emergente, ma al tempo stesso è un Paese che presenta gravi sfide sociali, culturali e religiose legate proprio al rapido sviluppo che sta avvenendo. Penso che la Gmg di Rio sia un forte richiamo per tutti a considerare le giovani generazioni come il “bene comune” più prezioso della società e a porre proprio i giovani al centro di ogni progetto di sviluppo. In realtà, però, spesso accade il contrario - e non solo in America Latina – e cioè sono i giovani a pagare il prezzo più alto in termini di emarginazione, povertà, disoccupazione... In questo momento i giovani Latino-americani hanno bisogno di un nuovo soffio di speranza, una speranza che la Gmg potrà dare... Anche la Chiesa del Brasile nutre grandi attese nei confronti della Giornata Mondiale. La pietà popolare - che è una grande ricchezza dell’America Latina – si trova oggi ad affrontare la sfida dell’aggressiva invasione delle sette. Essa, dunque, va evangelizzata in profondità. E proprio in questa ottica è nato il grande progetto della “missione continentale” in America Latina, all’interno del quale un ruolo di particolare rilievo spetta ai giovani. In questo senso la Gmg di Rio si presenta, sia per il Brasile che per tutta l’America Latina, come un dono veramente provvidenziale...
D. - Che testimonianza potranno dare i giovani brasiliani ai loro coetanei provenienti dal mondo occidentale così secolarizzato?

R. - Il grande dono che i giovani brasiliani possono condividere con i loro coetanei provenienti dal mondo occidentale è la gioia della fede, è la scelta di un cristianesimo vissuto con grande entusiasmo! Ricordiamo che per Papa Benedetto XVI le Gmg sono una “medicina contro la stanchezza del credere”, e - a sua volta - Papa Francesco nella sua prima enciclica Lumen fidei ha scritto: “Tutti abbiamo visto come, nelle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani mostrino la gioia della fede, l’impegno di vivere una fede sempre più salda e generosa”. Durante le Gmg i giovani di tutto il mondo testimoniano che la fede è possibile anche oggi, dicono con la loro vita che essere cristiani è bello e porta una grande felicità nel cuore...
 Radio Vaticana