lunedì 1 luglio 2013

La Croazia testimonianza delle radici cristiane dell’Europa


L’omelia dell’arcivescovo Dominique Mamberti durante la messa in occasione dell’entrata di Zagabria nell’Unione europea

La Croazia testimonianza delle radici cristiane dell’Europa
Accogliendo l’invito dell’Ambasciata croata presso la Santa Sede, S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, si è recato ieri, domenica 30 giugno, nella Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma per presiedere la Santa Messa, in occasione dell’entrata della Croazia nell’Unione Europea. Oltre ai numerosi sacerdoti presenti, hanno concelebrato l’Ecc.mo Mons. Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e l’Ecc.mo Mons. Đuro Hranić, Arcivescovo metropolita di Đakovo-Osijek. Insieme al Corpo Diplomatico, erano presenti anche numerosi fedeli croati.Eccellenze, cari sacerdoti,
Signori Ambasciatori e distinte Autorità,
Cari amici!
1. Sono particolarmente lieto di prendere parte a questa solenne liturgia, che accompagna nel segno della fede un evento che, per la sua singolarità, segna la nostra storia comune.
Mi pare di scorgere quest’oggi una particolare sintonia tra le parole della Scrittura e la felice circostanza che ci raduna. Le letture bibliche che abbiamo appena ascoltato, ci consegnano un’immagine comune, che racchiude un bel concetto e si sintetizza nella parola “cammino”.
Nella prima lettura si presenta la scena della vocazione profetica di Eliseo, il quale cessa di guidare i buoi attaccati all’aratro. Ha lasciato il giogo di legno dei buoi e ha preso su di sé il giogo dello Spirito di Dio, che lo conduce su strade che fino ad allora egli non aveva neppure immaginato. Nella seconda lettura, San Paolo ammonisce i cristiani affinché si lascino guidare dallo Spirito nella loro vita. E da ultimo, il Vangelo ci mostra Gesù in cammino verso Gerusalemme, dove si compirà il suo destino.
2. Quello che si compie nella vita dei singoli, in certo senso accade anche nella vita delle Nazioni. Oggi, siamo radunati nello storico Tempio di San Girolamo dei Croati, per rendere grazie al Signore per un traguardo rimarchevole nella storia della nobile Nazione Croata, che, da domani, entrerà a far parte dell’Unione Europea. Traguardo di un cammino che il popolo croato ha iniziato a intrecciare con la storia europea a partire dal VII secolo, con l’arrivo delle tribù croate sul territorio dell’odierna Croazia e soprattutto con il battesimo della Nazione Croata.
Il Beato Giovanni Paolo II, durante la sua seconda visita in Croazia nel 1998, celebrando l’Eucarestia a Spalato, ha detto: «La decisione dei vostri padri di accogliere la fede cattolica, la fede annunciata e professata dai Santi Apostoli Pietro e Paolo, ha avuto un ruolo centrale nella storia religiosa e civile della Nazione. “Questo fu un evento di capitale importanza per i Croati, perché da quel momento accettarono con grande prontezza il Vangelo di Cristo come veniva propagato e insegnato da Roma. La fede cattolica ha permeato la vita nazionale dei Croati” (Lettera pastorale del 16 marzo 1939)» (Omelia Santa Messa a Spalato 4 ottobre 1998).
3. La Nazione Croata, e poi lo Stato, hanno cioè ricevuto, sin dal loro sorgere, la propria caratterizzazione dal sigillo battesimale. Mentre si rafforzavano i legami con la Chiesa di Roma, esso è stato l’elemento qualificante dell’autocoscienza di un insieme di tribù che si è riconosciuto Popolo e ha dato vita, in un determinato territorio, allo Stato dei Croati. E non sono mancate da subito figure insigni per il popolo e per la Chiesa: Papa Giovanni IV era originario della Dalmazia, e il primo re croato, Tomislav, ha ricevuto il titolo di “ottimo figlio della Chiesa Romana”.
Nella difficile storia del popolo croato, il radicarsi della fede cattolica progredisce di pari passo con il rafforzamento della consapevolezza di un ruolo e di un insieme di virtù che hanno consentito alla nazione croata di conquistare, attraverso i secoli, talvolta al prezzo del duro sacrificio dei suoi figli, il posto che oggi viene ad occupare nell’Unione Europea, la Comunità degli Stati e dei Popoli d’Europa.
Alla vigilia dell’ingresso a pieno titolo dell’Unione Europea, quale 28° membro, possiamo ben ripetere le parole del Papa Leone X, che anche il Beato Giovanni Paolo II volle ricordare durante l’Udienza Generale nel 1994: «All’epoca della penetrazione ottomana in Europa, Leone X tributò ai Croati il titolo di “scutum saldissimum et antemurale Christianitatis”. È un titolo che aveva il suo significato più profondo e vero nella storia di fede e di santità che il popolo croato ha saputo realizzare» (Giovanni Paolo II, udienza del 14 settembre 1994)
4. Molte persone oggi sono disorientate, e si chiedono: «In quale direzione dobbiamo camminare? Dove andiamo? Quali sono le indicazioni che dobbiamo seguire?». La risposta è molto breve: è il Cristo Signore.
Ben sei volte san Luca nel brano evangelico che oggi abbiamo proclamato dice che Gesù è in cammino. Gerusalemme non è solo la meta geografica del suo viaggio, ma anche il punto di arrivo delle promesse e delle attese dell’intera storia di Israele. Nei Salmi e nei profeti la città di Gerusalemme è il simbolo e il centro verso il quale converge tutta la storia di speranza del popolo di Dio. Il cammino di Gesù è diretto a Gerusalemme per compiere il suo “esodo”. Nella città santa egli farà il passaggio attraverso il “battesimo” e il “fuoco” della sofferenza e della morte, per entrare nella gloria della salvezza e della libertà definitiva. Questa è la via che Gesù inaugura con il suo viaggio a Gerusalemme. Al seguito di Gesù sono i dodici apostoli, i discepoli e la folla. Sullo sfondo stanno i responsabili e capi della società ebraica di allora, gli scribi e i farisei.
Il cammino di Gesù diventa la cornice per proporre l’insegnamento rivolto ai discepoli e al popolo, che rappresentano la comunità cristiana. Gesù nel suo viaggio a Gerusalemme fornisce ai discepoli gli orientamenti ideali e pratici per proseguire sulla via che egli apre per primo.
5. Il tema della via al seguito di Gesù, la sequela Christi, qualifica l’esistenza cristiana personale e comunitaria come esperienza aperta e dinamica. La prospettiva immediata del cammino di Gesù è quella della sua morte a Gerusalemme. E quel fine Luca lo richiama sei volte. Questo dovrebbe scongiurare la tentazione di trasformare il cammino verso la città santa in una marcia trionfalistica. Ma la meta ultima del viaggio di Gesù non è la morte, bensì la risurrezione.
Qual è la meta del nostro cammino? Qual è meta dell’Europa e, in essa, della Croazia? La piena integrazione nell’Unione Europea non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per una nuova missione. Questo vuol dire un impegno ancora più intenso nella costruzione della casa comune che è il nostro continente. La Croazia non entra in Europa, perché ne fa da sempre parte, ma soltanto rafforza i legami che la uniscono con altri componenti del vecchio continente. Durante la sua storia plurisecolare, soprattutto gli intellettuali croati, come Ermanno Dalmata, il beato Agostino Kažotić, Giorgio di Sclavonia, professore alla Sorbona, Giovanni Stojković di Ragusa, Marco Marulić, Antonio Veranzio, Giorgio Križanić, Giuseppe Ruggiero Bosković, per nominare soltanto alcuni, hanno contribuito alla creazione dell’ecumene cristiano-occidentale vedendo in essa non soltanto l’opportunità per il progresso e la prosperità della propria patria, ma anche per la costruzione dell’Europa come una casa comune di popoli di pari dignità.
6. Ogni costruzione per essere solida deve avere un forte fondamento. Ogni albero per resistere a tempeste, venti, uragani deve avere radici forti. In questo giorno così solenne possiamo chiederci su quali radici si costruisce l’Unione Europea.
Il Santo Padre Benedetto XVI nel 2007, durante il suo viaggio in Austria ha detto a tale proposito: «La “casa Europa”, come amiamo chiamare la comunità di questo Continente, sarà per tutti luogo gradevolmente abitabile solo se verrà costruita su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni che traiamo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni. L’Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio» (Benedetto XVI, Incontro con il corpo diplomatico e con le Autorità, Vienna, 7 settembre 2007)
Nella storia moderna della Croazia, il Beato Cardinale Alojzije Stepinac, Arcivescovo di Zagabria, faro di luce nei tempi bui dei totalitarismi del ventesimo secolo, assurge a personaggio simbolo di questi valori. Nel suo cammino, seguendo il Cristo Signore, mostrava ai suoi compatrioti la strada giusta, la strada del Vangelo.
7. Nella sua storia, il popolo croato è sempre venuto in chiesa nei momenti più importanti del suo cammino: a ringraziare per le vittorie e per implorare da Dio aiuto e misericordia nei momenti delle sconfitte. Perciò, è molto lodevole l’iniziativa del Sig. Filip Vučak, Ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, di promuovere la celebrazione di questa Santa Messa di Ringraziamento, proprio in questa chiesa di San Girolamo, che è così cara per ogni croato.
Porgendo i migliori auguri a tutto il popolo croato, in questo momento storico, vorrei ricordare le parole di Papa Francesco, pronunciate il giorno dopo la sua elezione: «Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti» (Francesco, omelia Cappella Sistina, 14 marzo 2013).
E così andrà avanti anche la Croazia. Se un compito ha oggi la Croazia, se c’è un impegno che oggi possiamo consegnare con fiducia al popolo croato, è quello di ravvivare in Europa la consapevolezza delle radici cristiane mediante la testimonianza dei valori di cui essa stessa è portatrice.
I sacrifici e le croci che hanno marcato ed accompagnato la storia della nobile nazione croata, non sono stati inutili, anzi possono aiutarla nella storia presente a concorrere anche con il suo patrimonio spirituale all’edificazione della casa comune europea.
Preghiamo infine per l’Unione Europea, affinché porti sempre più pace e prosperità a tutti i Paesi del Continente. E così sia!
L'Osservatore Romano