mercoledì 10 luglio 2013

La faccia di chi ci crede

IMG_0984
di Costanza Miriano
Spesso la messa è per me l’unico momento della giornata in cui mi fermo, non posso fare niente altro che essere lì. Telefono staccato, iPad disconnesso, agenda chiusa. Ed è allora che si scatenano, gli infami.
I pensieri più remoti, assurdi, inaspettati vengono fuori di soppiatto, fanno capolino e poi si installano a un lato della mia fronte, apposta per molestarmi. Tu dimmi, ma quella zia che non vedo da almeno due anni, ma proprio adesso mi deve venire in mente?
Sì, va bene, la chiamo, e quando torno dai miei, in estate, la vado a trovare, promesso, però adesso fammi ascoltare la lettura. … No, il libretto vaccinale del figlio numero tre non so dove sia, ma è in casa, quindi per favore adesso prega, dopo lo troverai. … No, non so come stia Paola, adesso, e neanche cosa fare di contorno. Devo trovare spinaci al sapore di nutella, o una zucchina disponibile a travestirsi da cono gelato, per avere qualche speranza che Lavinia ingerisca qualcosa che un tempo ebbe un lontano contatto con una verdura. Comunque non è adesso il momento di risolvere il problema.
Adesso sono in chiesa, e fra poco Gesù Cristo si farà pane e sarà dentro di me, chiudendo un occhio, e anche tutti e due, sulla mia distrazione, poca presenza, poca comprensione (dell’indegnità non parliamo neanche).
Eppure la messa può essere un momento importante anche per fare apostolato, per essere testimoni. Qualche giorno fa, non so perché, mi è capitato di essere davvero presente a quello che stava succedendo sull’altare. Succede. Mi sembrava che tutto fosse così evidentemente vero che devo avere fatto una faccia speciale. È entrato un signore distratto, e si è girato tre o quattro volte a guardarmi (e non era per me, ero vestita orribilmente e pettinata alla mazzo di carciofi). Deve avere notato la faccia di una che  crede che Dio stava entrando in quella chiesa per invadere con la sua immensità la nostra povertà. Chissà, magari ci ha riflettuto anche lui.
È così importante, per noi ma anche per i nostri fratelli, come viviamo la messa. Non serve molto, basta essere presenti in cuore, intelligenza, forza, spirito. E vi assicuro che poi il libretto vaccinale smarrito si ritrova sempre (a casa mia è sempre lì, sotto il portapenne).
fonte: CREDERE 12 giugno 2013