mercoledì 21 agosto 2013

"Che Santa Maria interceda per noi presso il Principe della Pace".



I tweet di Papa Tawadros II in occasione della solennità dell'Assunta il 22 agosto: preghiamo per la pace ...

[Text: Italiano, English]
"Noi celebriamo la festa della Beata Vergine, amata in Egitto, chiedendo la sua intercessione. Il mio saluto alle nostre chiese in Egitto e all'estero"
- We celebrate the feast of the blessed Virgin, beloved of Egypt, asking her intercession. My greetings to our churches in Egypt and abroad.

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"Preghiamo per la pace nel nostro prezioso Egitto in tutte le nostre chiese domani. Che Santa Maria interceda per noi presso il Principe della Pace".
- We pray for the peace of our precious Egypt in all our churches tomorrow, that St Mary may intercede for us before the Prince of Peace.
@PopeTawadros 

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L’appello del Pontefice rilanciato dal prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. 

La Congregazione per le Chiese Orientali «segue con viva preoccupazione la terribile situazione dell’Egitto, condividendo la preghiera del Santo Padre Francesco per le vittime e quanti continuano a soffrire le pesanti conseguenze degli sviluppi sanguinosi del perdurante conflitto in seno alla società egiziana».Lo afferma il cardinale Leonardo Sandri, prefetto del dicastero, in una dichiarazione rilasciata al nostro giornale questa mattina, mercoledì 21 agosto. «In unione con il Papa» il porporato auspica per il Paese l’avvio e il consolidamento di «quel dialogo e quella riconciliazione che portino al ripristino della pace civile, alla ripresa della vita sociale, alla ricostruzione delle aree tanto colpite dagli eventi».
Nell’esprimere «vicinanza fraterna» al patriarca copto ortodosso Tawadros II e alla sua comunità, il cardinale rivolge «un particolare pensiero» ai copti cattolici, guidati dal patriarca Ibrahim Sidrak, con il suo predecessore, il cardinale Antonios Naguib, e ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli di tutte le Chiese orientali cattoliche e di quella latina presenti in Egitto: «Il Signore — dice — li sostenga nella prova tanto dura per tutta la nazione, confortando quanti soffrono nel corpo e nello spirito, specialmente gli innocenti, e accogliendo nella sua pace le numerose vittime. Le loro lacrime sono le lacrime di tutte le Chiese orientali sparse nel mondo».
Il porporato invita soprattutto a mantenere viva la speranza che «l’Egitto possa sperimentare una feconda primavera di umanità e di libertà, specialmente religiosa, vivendo nella giustizia e nella solidarietà, grazie al responsabile contributo di tutti i suoi abitanti». Da qui l’appello affinché «siano salvaguardate la dignità dei singoli e delle comunità, che lo arricchiscono in un intreccio ammirevole di religione, cultura e storia, e la vicendevole comprensione tra cristiani e musulmani. Che tutti gli egiziani, indistintamente, siano aiutati dalla comunità internazionale a trovare le strade della convivenza pacifica. A ciascuno siano garantite serenità, educazione, salute, abitazione e quanto necessario a una vita umana degna di tale nome».
Riprendendo l’esortazione di Papa Francesco, «il quale prega e soffre per l’Egitto», il cardinale Sandri si unisce alla sua «supplica fiduciosa per l’amata terra egiziana», affidando «l’Egitto e tutti i suoi abitanti alla santa Famiglia, che fu esule in quella terra, considerata lungo i secoli benedetta e santa proprio per l’ospitalità ricevuta dal Redentore».
L'Osservatore Romano


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Visita in California del cardinale Sandri. Vicini ai cristiani d’Oriente

La costante attenzione che, insieme a tutti gli orientali cattolici della madrepatria e della diaspora, viene riservata alla condizione delle popolazioni mediorientali, con una preoccupazione del tutto singolare per l’Egitto, è stata ribadita più volte in questi giorni dal cardinale Sandri, che prima di recarsi in Argentina, sua terra natale, ha fatto tappa in California per visitare alcune comunità e affidare proprio a esse la sollecitudine di preghiera e di carità per i connazionali, che sono tuttora nel vortice di una violenza senza volto e apparentemente interminabile.
Le tradizioni orientali cattoliche sono, infatti, tutte operanti in quell’area. Di particolare rilievo le comunità maronita, armena e caldea, che hanno — a Los Angeles le prime due e a San Diego la terza — un proprio vescovo.
Nella prima città, il cardinale prefetto ha incontrato il vescovo maronita Robert Shaheen, che conclude il suo servizio ecclesiale per limiti di età, e il successore Abdallah Zaidan, che riceverà l’ordinazione episcopale prossimamente in Libano dal patriarca maronita. Gratitudine e augurio per i due presuli sono stati condivisi da una folta rappresentanza di fedeli maroniti nella solenne celebrazione che ha avuto luogo nella cattedrale maronita di Nostra Signora del Monte Libano e di San Pietro, a Los Angeles.
Il porporato ha richiamato tre parole chiave dell’insegnamento di Papa Francesco: tenerezza, misericordia, compassione. Sono i doni che riceviamo costantemente da Dio Padre in Cristo partecipando alla vita della Chiesa e che possono cambiare il mondo, anche oggi, se i cristiani, a ogni livello delle loro possibilità e responsabilità, si faranno portatori della loro prorompente forza evangelica. Con esplicito riferimento a quella che, insieme a Gerusalemme, Israele e Territori palestinesi, va considerata “Terra Santa”, il cardinale ha pregato per l’Egitto in modo del tutto speciale, oltre che per la Siria e il Libano. E ha fatto riferimento anche a un arazzo esposto nella moderna cattedrale latina della città, raffigurante i beati Giovanni XXIII e Teresa di Calcutta, in cammino verso l’altare per sottolineare come la misericordia e la carità debbano camminare insieme anche oggi perché in ogni contesto, anche in quelli più critici, il male sia finalmente infranto con la forza dell’amore, della giustizia e della verità. È scaturito così l’appello a tutti, comprese le pubbliche autorità internazionali, perché l’Oriente non sia abbandonato a se stesso e, soprattutto, perché in esso la presenza cristiana sia difesa a ogni costo per il qualificante contributo che essa offre da duemila anni alla pace e alla convivenza solidale e feconda tra le diverse anime religiose, culturali e sociali.
Ma un accento ancora più coinvolgente ha caratterizzato la visita a San Diego, dove il cardinale Sandri è stato ricevuto dal vescovo della eparchia caldea di San Pietro, Sarhad Jammo, e da una folla di fedeli, con i sacerdoti, le religiose e i seminaristi. Nell’adorazione eucaristica che ha avuto luogo in cattedrale il porporato ha sottolineato che il segreto della identità cristiana sta nella amicizia efficace con Gesù, sempre presente accanto alla sua Chiesa nel mistero Eucaristico. Da quella fonte perenne di amore nasce sempre nuovo il servizio nella Chiesa e nella società, con l’accoglienza fedele e generosa nei confronti di chi è nella difficoltà materiale e spirituale, e con lo sguardo rivolto al mondo intero.
Intensa anche in questa circostanza la supplica di pace per l’Egitto e tutto il Medio Oriente. Ma veramente commovente è stata la partecipazione dei fedeli al richiamo del cardinale alla recente visita in Iraq, terra chiamata anche oggi al martirio davanti alla indifferenza del mondo. L’insicurezza, che ha condotto tanti iracheni (si stimano in oltre settantamila quelli che compongono la comunità caldea di California e ancora più numerosi sono i fedeli della eparchia caldea di Detroit) a cercare una seconda patria non deve mai generare l’indifferenza verso quanti sono invece rimasti nella terra delle origini. Essi sono chiamati a sentirsi una sola famiglia nella condivisione spirituale del patrimonio religioso e in quella dei beni materiali, perché le loro sofferenze siano alleviate e la speranza per un migliore futuro rimanga sempre sicura specie nei giovani.
A San Diego si trova così un lembo di terra irachena grazie all’intraprendenza dei pastori e dei fedeli, determinati a ricreare il contesto spirituale e culturale che hanno dovuto lasciare, e pronti sempre all’apertura riconoscente verso la Chiesa latina e la società americana che li ha accolti generosamente. Ammirevoli sono le strutture ecclesiali per la formazione e la comunicazione, quelle per l’assistenza, nonché le due comunità religiose femminili e la promettente comunità del seminario per i futuri sacerdoti della Chiesa caldea in diaspora.
La permanenza a Los Angeles ha consentito al cardinale prefetto di visitare la sede della cattedrale armena, nuova e molto bella nelle sue tipiche linee architettoniche, nei pressi di Glendale, dove ha pure incontrato i padri mechitaristi che lì gestiscono una scuola. A Van Nuys una breve visita alla proto-cattedrale della eparchia rutena di Phoenix. Infine, un incontro con i sacerdoti orientali del territorio con la presenza maronita, armena, melchita e sira.
Nel viaggio il cardinale Sandri era accompagnato da monsignor Zaidan e dal sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali, monsignor Maurizio Malvestiti, il quale ha in seguito visitato la locale chiesa greco-cattolica ucraina e quella siro-malankarese, incontrando in un momento di preghiera molto festoso la comunità siro-malabarese dedicata alla religiosa santa Alphonsa, la prima santa di quell’antica Chiesa d’Oriente. Ovunque la preghiera si è espressa attorno a due intenzioni: l’unità ecclesiale con Papa Francesco, perché sia efficace la supplica di pace per l’Oriente e l’intera umanità e la partecipazione alle sofferenze dei fratelli e delle sorelle nella fede.
L'Osservatore Romano