giovedì 29 agosto 2013

La Madonna, un contadino, sua moglie e il popolo



Il popolo è cambiato? Su questa domanda, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha articolato la sua omelia, durante la messa del mattino da lui presieduta presso il santuario genovese della Madonna della Guardia, in occasione della solennità omonima.
Il porporato ha fatto riferimento al popolo genovese che, facendo di “fatica e sacrificio” il proprio “pane quotidiano” contribuì alla costruzione di quel grande edificio sacro. “Siamo davvero tanto distanti da quel modo di vedere la vita, la famiglia, dalla capacità di essere generosi e di guardarci con occhi non mercantili?”, si è domandato Bagnasco.
Il progresso e l’emancipazione dalla povertà sono sempre stati incoraggiati dalla Chiesa, ha aggiunto il cardinale, purché “tutto si faccia nell’onestà, non a qualunque costo” e purché “l’avere non mangi lo spirito e non riduca tutto a ciò che è materiale”. Una visione materialista della vita, ci condannerebbe “ad essere infelici”, ha detto Bagnasco.
Sebbene i cuori dei nostri contemporanei siano “certamente più distratti” che in passato, permangono in essi il “bisogno di infinito e di eternità, con la nostalgia di un mondo più bello e più buono”. Una nostalgia di cui non bisogna avere paura, che va ascoltata e lasciata parlare.
Andare controcorrente, come ha detto recentemente papa Francesco, è in tal senso un “tornare indietro” per “andare veramente avanti […] nella felicità, nell’amore, nella famiglia, nel proprio dovere”, ha proseguito il porporato.
Quanto alla crisi economica e alla disoccupazione, il cardinale Bagnasco ha parlato di tempi “durissimi”, in cui il lavoro è “il primo, urgentissimo obiettivo”; senza di esso, ha detto, “non c’è futuro, così come senza una casa: e senza lavoro e casa non c’è famiglia”. La società, ha aggiunto, “ha bisogno della famiglia” e le famiglie sono “grembi di vita e palestre educative”.
Proprio per questo, l’arcivescovo di Genova ha annunciato che “il prossimo anno pastorale sarà dedicato proprio alla Famiglia, comunità originaria e patrimonio dell’umanità, cellula incomparabile che genera futuro per il mondo”, invitando le famiglie a consacrarsi alla Madonna.
In conclusione Bagnasco ha chiesto di pregare “con insistenza per la pace nel mondo”, in giorni in cui “il rumore sinistro delle armi si alza, specialmente in Siria ma non solo”.
Nell’omelia durante la messa pomeridiana, il porporato si è soffermato sul tema della famiglia e all’anno ad essa dedicato. “Sarà necessario fare generoso e capillare cammino di preghiera, di confronto e di riflessione, aiutato dai sussidi diocesani, per giungere ad una sintesi che potrebbe rappresentare una “Carta della Famiglia” come strumento a disposizione di tutti”, ha detto.
Vedere in giro per la città tante famiglie, papà e mamme con i loro bambini è qualcosa che “commuove e apre al sorriso”, ha commentato Bagnasco. “Senza questi nuclei – ha proseguito - grembo d’amore che genera nuove vite, scuola di umanità e di fede, che cosa sarebbe la terra? Sarebbe più cupo e triste, senza futuro”.
La famiglia è fondamentale per imparare “la bellezza e la necessità dei legami”, che oggi “sono spesso mal sopportati perché sentiti come pesanti e noiosi” e tendenti a “mortificare la spontaneità del singolo, il suo slancio vitale, i suoi interessi immediati”.
Al contrario, i legami – siano essi affettivi, familiari, di amicizia, lavorativi -  “liberano la nostra libertà dai suoi capricci”; inoltre “non mortificano la nostra persona, ma l’arricchiscono nella comunione”.
Vanno riscoperti in fretta, quindi, “la cultura dei legami e l’elogio del quotidiano” che sono “alcune facce dell’amore”, inteso non solo come “sentimento e vibrazione” ma soprattutto come “volontà” e come desiderio del “bene vero delle persone amate anche con il proprio sacrificio”.
Tornare alla “scuola dura e affascinante dell’amore” è essenziale, se vogliamo “parlare di famiglia e fare famiglia” ed “educare le giovani generazioni. Altrimenti, saremo degli adulti immaturi e – col passare degli anni – infantili; rifiuteremo in ogni modo la nostra età e susciteremo tenerezza o forse pena”, ha quindi concluso Bagnasco.
L. Marcolivio
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 Di seguito l’omelia tenuta ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione della messa della vigilia della solennità della Madonna della Guardia, presso l’omonimo santuario genovese.
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Cari Fratelli e Sorelle,
Celebriamo la festa della Madonna della Guardia mentre l'Anno della Fede volge al termine, e questa sera vogliamo riflettere sulla fede alla luce del Santuario e della sua storia: vicenda che intreccia quattro figure: Maria Santissima, il Pareto, la moglie e il popolo.
Nel 1490, la Madonna appare su questo monte e chiede la costruzione di una chiesa perché la gente possa venire in pellegrinaggio. Il messaggio è semplice e chiaro, direi scarno. Non succede questo nella fede? Quando Gesù chiama a seguirlo non dà molte spiegazioni, dice: "vieni e seguimi"; a chi gli domanda dove abiti, risponde asciutto: "venite e vedrete". Il Signore vuole che si muova il cuore non il calcolo se convenga seguirlo.
E la nostra fede? Il nostro essere discepoli di Gesù? Non si crede per una serie di ragionamenti che rendono la fede evidente – non crederemmo a Dio ma a noi stessi!-, e neppure per essere esonerati dalle sciagure della vita, ma perché ci fidiamo di Gesù e le sue parole scaldano il cuore, ci aprono alla libertà, all'amore, al destino: "La fede - scrive il Santo Padre Francesco - non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino" (Lumen fidei, 57).
Ma Pareto – ecco il secondo personaggio - è un povero contadino, non ha mezzi, è sconosciuto, non conta nella società. Chi gli crederà? Come farà? Dio sceglie i piccoli per fare cose grandi, proprio perché appaia che è Lui all'opera attraverso la povertà dell'uomo. Il mondo, che poggia la propria sicurezza sul potere e la ricchezza, non prende in considerazione i poveri, neppure li vede: essi sono invisibili ai suoi occhi. Ma la storia, quella vera, passa, proprio attraverso di loro. Quante mamme e quanti papà, quanta gente umile fa onestamente il proprio dovere ogni giorno. Nessuno li conosce, non hanno i riflettori delle cronache, non vanno sui giornali, ma ci sono e sono loro che tengono insieme il tessuto sociale, sono punti di riferimento affidabili nei loro ambienti di vita, costruiscono reti di affetto di solidarietà, sono cemento buono per la coesione, aiutano e si aiutano a vivere con dignità e merito. Quando c'è qualche messaggio particolare da dare, la Madonna si mette in contatto con queste anime perché umili e semplici, aperte alla voce del Cielo.
E noi, cari Amici, apparteniamo a questo popolo? Oppure invidiamo i potenti e i furbi che sembrano guidare la storia? Ma che cosa guidano in realtà? Solamente il bene rimane, tutto il resto fa danni ma non fa storia.
La terza figura è la moglie del beato Pareto. Crede di sapere cosa c'è da fare; dissuade il marito dal prestare fede alla visione, lo consiglia di lasciar perdere perché gli altri non solo non gli crederanno, ma lo prenderanno in giro fino a considerarlo pazzo. Non è forse questo il modo di ragionare del mondo e a volte di alcuni cristiani? E non siamo tentati anche noi a fare lo stesso? Credere al Signore Gesù va bene, andare in Chiesa anche, essere onesti è doveroso, aiutare il prossimo è bello, ma tutto questo senza esagerare, con moderazione. "Sì ma non troppo", sembra essere il criterio per vivere la fede in un Dio che ci ama fino alla follia. Fuori da questa linea mediana, vista come equilibrio e saggezza, gli altri ci prenderebbero in giro – pensiamo – non ci capirebbero, direbbero che siamo degli esaltati, dei fanatici, che creiamo divisioni, che siamo intolleranti. Troveremo sempre qualcuno che ci consiglia che è meglio seguire la corrente, ché così non ci creiamo problemi: meglio pensare e fare come gli altri, secondo l'opinione comune e dominante. Il risultato sul Pareto è che si è fatto male ed stato costretto a letto per avere modo di riflettere sul suo comportamento debole e codardo.
E noi? Il risultato della tiepidezza su di noi è l'insoddisfazione interiore e la noia della fede. Infatti, la mediocrità della vita non dà gioia a nessuno. Perché a volte vivere il cristianesimo sembra non riempire il cuore? Perché non si vive, ma si vivacchia la fede: "sì, ma non troppo!". Si vive forse l'amore quando si ha paura di amare troppo? Allora anche l'amore non soddisfa!
Cari Amici, il quarto personaggio è il popolo. Ma su questo rifletteremo nella Messa di domani mattina con chi ci sarà. Ora chiediamo alla Madonna di aiutarci a credere veramente senza sconti, come Benedetto Pareto che, dopo la pausa dell'infortunio, supera ogni ostacolo e si fida di Dio. Cresceremo nella gioia. Chiediamo con il cuore la pace per il mondo, specialmente là dove è violenza e morte.