sabato 31 agosto 2013

L’arcivescovo Pietro Parolin segretario di Stato



Il  tweet di Papa Francesco: "Chiediamo a Maria di aiutarci a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù, a seguirlo sempre, anche quando è impegnativo" (31 agosto 2013)

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L’arcivescovo Pietro Parolin segretario di Stato

Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, in provincia e diocesi di Vicenza, viene educato in una famiglia semplice e profondamente cattolica — il padre ha un negozio di ferramenta e vende macchine agricole, la madre è maestra elementare — e frequenta fin da piccolo la parrocchia del paese. Qui, nel parroco don Augusto Fornara trova un punto di riferimento spirituale che orienta la sua fede e, in particolare, la vocazione sacerdotale maturata in quegli anni. L’esperienza della tragica perdita del padre, morto in un incidente stradale nel 1965, segna la sua infanzia e quella della sorella e del fratello, che allora ha appena otto mesi.A 14 anni entra nel seminario di Vicenza. Conseguita la maturità classica, continua gli studi di filosofia e teologia. È ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 dal vescovo Arnoldo Onisto e incardinato a Vicenza. Per due anni è vice parroco nella parrocchia della Santissima Trinità a Schio. Poi viene inviato a Roma, dove studia alla Pontificia Università Gregoriana. Nel 1983 entra alla Pontificia Accademia Ecclesiastica e nel 1986 si laurea in diritto canonico alla Gregoriana con una tesi dedicata al Sinodo dei vescovi.
Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1986, presta la propria opera dapprima nelle rappresentanze pontificie in Nigeria, dal 1986 al 1989, e in Messico, dal 1989 al 1992, e poi nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dove lavora fino al 2002. In questo periodo, tra l’altro, accompagna il cardinale Roger Etchegaray nella missione compiuta nel maggio 1993 in Rwanda per incontrare autorità religiose e civili e testimoniare la vicinanza di Papa Wojtyła alle popolazioni vittime della guerra civile, e fa parte della delegazione, guidata dall’arcivescovo Jean-Louis Tauran, che nel giugno 1997 partecipa alla diciannovesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata ad ambiente e sviluppo. Dal 2000 collabora con il vescovo Attilio Nicora su questioni legate all’attuazione della revisione del Concordato lateranense del 1984, con particolare riguardo all’ordinariato militare e all’assistenza religiosa nelle carceri e negli ospedali.
Il 30 novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina sotto-segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, incarico che svolge per quasi sette anni. In questa veste interviene in diversi consessi internazionali, testimoniando in particolare l’attenzione della Santa Sede sui temi della pace e dei diritti umani. Il 4 settembre 2003 prende la parola a Vienna nel corso della terza conferenza dedicata al Trattato sull’interdizione globale degli esperimenti nucleari (Ctbt) per lanciare un appello alla cooperazione «responsabile, onesta e coerente» di tutti i membri della comunità delle nazioni in vista di un definitivo e completo disarmo. Appello che rinnova durante la cinquantesima sessione della conferenza generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) — della quale la Santa Sede è membro fondatore dal 1957 — svoltasi il 18 settembre 2006 sempre nella capitale austriaca, allorché invoca una piena applicazione del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) entrato in vigore nel 1970.
Allo stesso modo, più volte si fa portavoce della volontà della Sede apostolica di operare negli organismi internazionali per salvaguardare i diritti essenziali della persona: e tra questi la libertà religiosa, in difesa della quale pronuncia un intervento il 2 dicembre 2003 a Maastricht, in occasione della undicesima riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), ricordando che il rispetto di ogni credo religioso e il pieno esercizio del diritto a professarlo «contribuiscono in modo determinante a combattere l’intolleranza e i pregiudizi etnici e razziali». In quella stessa sede sottolinea la necessità di una «maggiore integrazione» tra etnie e culture nella società odierna. E denuncia con parole forti la tratta degli esseri umani, che definisce una «manifestazione vergognosa di schiavitù», chiedendo una più stretta collaborazione internazionale per far fronte al drammatico fenomeno. L’attenzione ai problemi dello sviluppo mondiale e all’esigenza di ridefinire le priorità economiche e sociali orienta in quegli anni l’attenzione della Santa Sede anche verso il tema della salvaguardia ambientale, al centro dell’intervento svolto a New York il 24 settembre 2007 durante un incontro nell’ambito della sessantaduesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite: agli Stati — afferma in quella occasione — spetta «una comune responsabilità di proteggere il clima mondiale e il nostro pianeta» per garantire che «le generazioni presenti e future possano vivere in un ambiente sano e sicuro».
Particolarmente esperto di questioni riguardanti l’area mediorientale e, più in generale, la realtà geopolitica del continente asiatico, lavora in particolare per tessere e rafforzare i rapporti tra Santa Sede e Vietnam: fa parte delle delegazioni della Santa Sede che si recano nel Paese tra l’aprile e il maggio 2004, nel marzo 2007 e nel febbraio 2009 — allorché si riunisce per la prima volta il gruppo di lavoro congiunto sulle relazioni diplomatiche bilaterali — mentre tra giugno e luglio 2005 conduce in Vaticano alcune sessioni di lavoro con una delegazione della commissione governativa vietnamita per gli affari religiosi in visita alla Santa Sede. Contribuisce anche a rilanciare il dialogo tra israeliani e palestinesi, convinto della necessità di un impegno condiviso per «creare le condizioni per una vera e giusta pace» in Medio Oriente, come afferma il 22 marzo 2006 di fronte ai partecipanti alla Conferenza internazionale convocata a Roma dal Comitato delle Nazioni Unite per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese. Nel dicembre 2008 è alla guida della delegazione che partecipa ai lavori della Commissione bilaterale permanente tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, riunita per portare avanti i negoziati tra le due parti dopo l’Accordo fondamentale sancito nel 1993.
Il 17 agosto 2009 Benedetto XVI lo nomina arcivescovo titolare di Acquapendente e nunzio apostolico in Venezuela. Il 12 settembre successivo riceve l’ordinazione episcopale dallo stesso Papa Ratzinger nella basilica Vaticana, conconsacranti i cardinali Tarcisio Bertone e William Joseph Levada. Come motto episcopale sceglie le parole della lettera di san Paolo ai Romani: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?» (8, 35). A Caracas, dove arriva il 3 novembre 2009 e presenta le credenziali al vice presidente della Repubblica Ramón Carrizales il 12 gennaio 2010, lavora in particolare per ristabilire un clima di rispetto e di collaborazione tra Governo e Chiesa cattolica, in vista di un impegno comune soprattutto sul terreno della giustizia sociale e della lotta a povertà e delinquenza.
L'Osservatore Romano

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Papa Francesco nomina suo Segretario di Stato l'arcivescovo Pietro Parolin. Dichiarazione scritta del neo segretario di Stato
[Text: Italiano,  English]

Il Bollettino della sala stampa della Santa Sede ufficializza oggi la nomina dell'attuale Nunzio in Venezuela, mons. Pietro Parolin, come nuovo Segretario di Stato al posto del cardinale T. Bertone. Da aluni giorni la stampa insisteva su questa nomina e ora le anticipazioni diventano ufficiali. Mons. Pietro Parolin è nato a Schiavon, Italia, il 17 gennaio 1955. Studiò nel seminario a Vicenza e fu ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 dal vescovo mons. Arnoldo Onisto. Dopo aver conseguito la laurea in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana, il 1º luglio 1986 entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestando la propria opera in Nigeria dal 1986 al 1989 e in Messico dal 1989 al 1992.Il 17 agosto 2009 fu nominato arcivescovo ad personam di Acquapendente e Nunzio Apostolico in Venezuela, dove sino ad oggi è in servizio.
Dichiarazione del neo Segretario di Stato
Nel momento in cui viene resa pubblica la nomina a Segretario di Stato, desidero esprimere profonda e affettuosa gratitudine al Santo Padre Francesco, per l’immeritata fiducia che sta dimostrando nei miei confronti, e manifestarGli rinnovata volontà e totale disponibilità a collaborare con Lui e sotto la Sua guida per la maggior gloria di Dio, il bene della Santa Chiesa e il progresso e la pace dell’umanità, affinché essa trovi ragioni per vivere e sperare. Sento viva la grazia di questa chiamata, che, ancora una volta, costituisce una sorpresa di Dio nella mia vita e, soprattutto, ne sento l’intera responsabilità, perché essa mi affida una missione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie capacità. Per questo mi affido all’amore misericordioso del Signore, dal quale nulla e nessuno potrà mai separarci, e alle preghiere di tutti. Tutti ringrazio, fin d’ora, per la comprensione e per l’aiuto che, in qualsiasi forma, mi vorranno prestare nello svolgimento del nuovo incarico. 

Il mio pensiero va alle persone che sono state parte della mia vita in famiglia, nelle parrocchie in cui sono nato e in cui ho prestato servizio, nella cara Diocesi di Vicenza, a Roma, nei Paesi dove ho lavorato, Nigeria, Messico e, ultimo, Venezuela, che lascio con rimpianto. Penso pure al Papa emerito Benedetto XVI, che mi ha ordinato Vescovo, alla Segreteria di Stato, che è già stata la mia casa per molti anni, all’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, agli altri Superiori, ai colleghi e ai collaboratori e all’intera Curia Romana, ai Rappresentanti Pontifici. A tutti sono largamente debitore. Mi pongo, con trepidazione, ma anche con fiducia e serenità, in questo nuovo servizio al Vangelo, alla Chiesa e al Papa Francesco, disposto – come Lui ci ha chiesto fin dall’inizio – a camminare, edificare-costruire e confessare. Che la Madonna, che a me piace invocare con i titoli di Monte Berico, Guadalupe e Coromoto, ci dia “il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, il Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti”. E, come si dice in Venezuela: “¡Que Dios les bendiga!”. Caracas, 31 agosto 2013.  
Video - Mons. Parolin - Caracas, Venezuela, 7 luglio 2013.
Apertura assemblea plenaria dei vescovi venezuelani.
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RESIGNATION OF THE SECRETARY OF STATE AND APPOINTMENT OF THE NEW SECRETARY OF STATE 
The Holy Father has accepted, in keeping with Can. 354 of the Code of Canon Law, the resignation of His Eminence, Card. Tarcisio Bertone, Secretary of State, asking him, however, to remain in office until 15 October, 2013, with all the faculties proper to the office. At the same time, the Holy Father has nominated Archbishop Pietro Parolin, Apostolic Nuncio to Venezuela, as the new Secretary of State. He shall take possession of his office on 15 October, 2013. On that occasion, His Holiness shall receive in audience Superiors and Officials of the Secretariat of State, in order publically to thank Cardinal Bertone for his faithful and generous service to the Holy See, and to introduce them to the new Secretary of State.
STATEMENT BY ARCHBISHOP PIETRO PAROLIN ON THE OCCASION OF HIS APPOINTMENT AS SECRETARY OF STATE 
At this moment, in which my appointment as Secretary of State is made public, I desire to express deep and affectionate gratitude to the Holy Father, Francis, for the unmerited trust he is showing me, and to make known to him once again my willingness and complete availability to work with him and under his guidance for the greater glory of God, the good of the Holy Church, and the progress and peace of humanity, that humanity might find reasons to live and to hope. I feel very strongly the grace of this call, which is yet another and the latest of God’s surprises in my life. Above all, I feel the full weight of the responsibility placed upon me: this call entrusts to me a difficult and challenging mission, before which my powers are weak and my abilities poor. For this reason, I entrust myself to the merciful love of the Lord, from whom nothing and no one can ever separate me, and to the prayers of all. I thank all those who have shown and who, starting now, will show me understanding, as well as for any and all manner of help that anyone might desire to offer me in my new undertaking. My thoughts go to my family and to all the persons who have been part of my life: in the parishes into which I was born and in which I served; in the dear Diocese of Vicenza; at Rome; in the countries in which I have worked – from Nigeria, to Mexico, and most recently in Venezuela, which I am sorry to leave. I think also of Pope-emeritus Benedict XVI, who ordained me bishop, I think of the Secretariat of State, which was my home for many years, of His Eminence, Cardinal Tarcisio Bertone, of the other Superiors, colleagues and collaborators and of the whole Roman Curia, as well as of all those who represent the Holy Father and the Holy See diplomatically around the world. I owe a great debt to them all. It is with trepidation that I place myself in this new service to the Gospel, to the Church and to Pope Francis, but also with trust and serenity – disposed – as the Holy Father has asked us from the beginning – to walk, to build and to profess.  May our Lady, whom I like to invoke under her titles as Our Lady of Monte Berico, Guadalupe and Coromoto, give us, “The courage, to walk in the presence of the Lord, with the Lord’s Cross; to build the Church on the Lord’s blood which was poured out on the Cross; and to profess the one glory: Christ crucified. And in this way, the Church will go forward.”