venerdì 30 agosto 2013

Quanto lunga deve essere un'omelia?

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

Padre Edward McNamara risponde questa settimana ad una questione sollevata da un nostro lettore statunitense.
In varie occasioni ho avuto l’opportunità di partecipare alla Messa domenicale celebrata in una parrocchia al di fuori della mia diocesi. Ogni volta, il celebrante ha tenuto un’omelia-lampo di circa un minuto. A volte gli annunci parrocchiali erano più lunghi dell’omelia. C'è qualche norma che indica quanto deve essere lunga un’omelia? -- M.E., Rochester, New York (USA)
Fa piacere sapere che ci sono anche parrocchiani che si lamentano di omelie troppo brevi. Indica l’esistenza di una vera fame di una spiegazione sostanziale della Parola di Dio.
Sfortunatamente le norme ufficiali dicono relativamente poco per quanto riguardo la lunghezza delle omelie. Questo è in parte inevitabile, perché le aspettative variano da una cultura all'altra e addirittura da un contesto sociale ad un altro. Se, da un lato, ci sono culture che preferiscono lunghi discorsi durante la Messa, ve ne sono anche altre dove già dopo sei minuti l’assemblea comincia a dare segni di impazienza.
Nell’Introduzione al Lezionario si legge al n° 24:
“Particolarmente raccomandata come parte della liturgia della Parola, a partire specialmente dalla Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II, anzi in alcuni casi espressamente prescritta, è l'omelia, con la quale nel corso dell'anno liturgico vengono esposti, in base al testo sacro, i misteri della fede e le norme della vita cristiana.
Tenuta, di norma, da colui che presiede, l'omelia nella celebrazione della Messa ha lo scopo di far sì che la proclamazione della parola di Dio diventi, insieme con la liturgia eucaristica, "quasi un annunzio delle mirabili opere di Dio nella storia della salvezza, ossia nel mistero di Cristo". Infatti il mistero pasquale di Cristo, che viene annunziato nelle letture e nell'omelia, viene attualizzato per mezzo del Sacrificio della Messa. Cristo, poi, è sempre presente e agisce nella predicazione della sua Chiesa.
Pertanto l'omelia, sia che spieghi la parola di Dio annunziata nella Sacra Scrittura o un altro testo liturgico, deve guidare la comunità dei fedeli a partecipare attivamente all'Eucaristia, perché "esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto mediante la fede". Con questa viva esposizione la proclamazione della parola di Dio e le celebrazioni della Chiesa possono ottenere una maggiore efficacia a patto che l'omelia sia davvero frutto di meditazione, ben preparata, non troppo lunga né troppo breve, e che in essa ci si sappia rivolgere a tutti i presenti, compresi i fanciulli e la gente semplice”.
Nella sua Esortazione Apostolica Verbum Domini, papa Benedetto XVI ha dedicato tutto un passaggio all'importanza dell'omelia:
“59. «Diversi sono i compiti e gli uffici che spettano a ciascuno riguardo alla Parola di Dio: ai fedeli spetta l’ascoltarla e il meditarla; l’esporla invece spetta soltanto a coloro che, in forza della sacra ordinazione, hanno il compito magisteriale, o a coloro ai quali viene affidato l’esercizio di questo ministero»,vale a direVescovi, presbiteri e diaconi. Da qui si comprende l’attenzione che nel Sinodo è stata data al tema dell’omelia. Già nell’Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, avevo ricordato che «in relazione all’importanza della Parola di Dio si pone la necessità di migliorare la qualità dell’omelia. Essa infatti “è parte dell’azione liturgica”; ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli». L’omelia costituisce un’attualizzazione del messaggio scritturistico, in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e l’efficacia della Parola di Dio nell’oggi della propria vita. Essa deve condurre alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione, disponendo l’assemblea alla professione di fede, alla preghiera universale e alla liturgia eucaristica. Di conseguenza, coloro che per ministero specifico sono deputati alla predicazione abbiano veramente a cuore questo compito. Si devono evitare omelie generiche ed astratte, che occultino la semplicità della Parola di Dio, come pure  inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico. Deve risultare chiaro ai fedeli che ciò che sta a cuore al predicatore è mostrare Cristo, che deve essere al centro di ogni omelia. Per questo occorre che i predicatori abbiano confidenza e contatto assiduo con il testo sacro; si preparino per l’omelia nella meditazione e nella preghiera, affinché predichino con convinzione e passione. L’Assemblea sinodale ha esortato che si tengano presenti le seguenti domande: «Che cosa dicono le letture proclamate? Che cosa dicono a me personalmente? Che cosa devo dire alla comunità, tenendo conto della sua situazione concreta?». Il predicatore deve lasciarsi «interpellare per primo dalla Parola di Dio che annuncia», perché, come dice sant’Agostino: «È indubbiamente senza frutto chi predica all’esterno la parola di Dio e non ascolta nel suo intimo». Si curi con particolare attenzione l’omelia domenicale e nelle solennità; ma non si trascuri anche durante la settimana nelle Messe cum populo, quando possibile, di offrire brevi riflessioni, appropriate alla situazione, per aiutare i fedeli ad accogliere e rendere feconda la Parola ascoltata”.
Se questa è la sfida che la Chiesa pone a sacerdoti e diaconi per la loro predicazione, sembra piuttosto improbabile che essa possa essere raggiunta in un’omelia della durata di appena un minuto.
La Chiesa raccomanda di essere breve, soprattutto perché l'omelia dev’essere in proporzione a tutta la celebrazione. Ha poco senso dilungarsi per 20 minuti o oltre, per poi dedicare poco tempo alla Preghiera eucaristica.
Di nuovo, bisogna prendere in considerazione vari fattori culturali ed è quasi impossibile dare norme precise. Si potrebbe dire che sei minuti è il minimo per la Messa domenicale, ma è molto più difficile stabilire la durata massima. Penso che il criterio della proporzionalità con il resto della festa sia una buona guida, insieme con le aspettative dei fedeli all’interno del contesto di una concreta situazione pastorale.