mercoledì 21 agosto 2013

Ti regalo la morte.

C’è gente che dice: “Ecco, ti regalo delle rose”
e ti butta sulla testa un vaso di fiori
dal quinto piano.


Quando nel 1995 – scrive Rita Marker[1] – il Territorio del Nord Australia legalizza sia il suicidio assistito che l’eutanasia, approvando il “Rights of the Terminally Ill Act” (“Legge per i Diritti dei Malati Terminali”), diventa la sola giurisdizione al mondo ad aver legalizzato entrambe le pratiche. Tuttavia, la norma entrata in vigore nel luglio 1996, rimane operante per soli otto mesi, poiché il 25 marzo 1997 viene abrogata dal Parlamento Nazionale (Commonwealth), sulla base del potere che ha di rivedere e annullare una legge del Governo Territoriale, che si dimostri in conflitto con le posizioni nazionali.
Durante i mesi in cui la legge è rimasta in vigore, sono avvenute quattro morti per suicidio assistito, agevolate dal dottore Philip Nitschke, attivista di lunga data e promotore di campagne a favore di eutanasia e suicidio assistito. Benché sia stato iscritto come un medico abilitato ai sensi di legge – osserva la Marker –, prima del suo coinvolgimento con l’eutanasia, Nitschke non si era mai occupato della cura dei malati terminali, né aveva mai fatto parte di nessuna rete di cure mediche o palliative nel Territorio del Nord. E, difatti, il metodo usato da Nitschke per portare a termine i quattro suicidi, appropriatamente descritto come “death-by-laptop” (“morte tramite pc portatile”), è ben lontano da quella che si può definire un’indiscutibile procedura medica.
Per agevolare le morti, Nitschke si è recato al domicilio dei malati, portando con sé una vecchia valigetta grigia contenente il suo computer portatile vecchio di tre anni, dotato di un software interattivo per il suicidio, e poi tubi di plastica e una siringa riempita di barbiturici azionata a una pompa. Dopo aver agganciato il paziente ad una linea endovenosa collegata al computer, ed aver acceso il programma, appariva sullo schermo la seguente serie di tre domande:
  1. Sei al corrente che se vai avanti fino all’ultima schermata e premi il tasto “sì”, ti sarà data una dose letale di farmaco e morirai? NO / SI’.
  2. Sei certo di aver capito che se vai avanti e premi il pulsante “sì” nella schermata successiva, morirai? NO / SI’.
  3. Entro 15 secondi ti sarà data un’iniezione letale. NO / SI’.
Dopo aver cliccato “sì” in ciascuno dei tre quesiti si attivava un driver siringa e una somministrazione sequenziale di farmaci che induceva la morte, senza che il dottore ne fosse attivamente coinvolto, non essendo lui a dispensare la dose mortale.
Con l’obiettivo di demitizzare la morte tramite pc e sollecitarne il più possibile l’adozione, Nitschke e Des Carne – il programmatore di computer con il quale ha progettato il programma chiamato “Self Deliverance” (“Auto Liberazione”) – decidono di mettere il programma a disposizione di tutti, offrendolo in internet come software libero. Nitschke ha anche voluto precisare quanto il “procedimento” fosse economico, considerato che i pazienti “hanno pagato circa 100 dollari per i medicinali, e che il costo dei consulti è a carico dell’Australian Medicare”, il sistema sanitario australiano.
Ma la fantasia di Nitschke non si è certo fermata al “Self Deliverance”, durante i mesi nei quali nel Territorio del Nord la legge è in vigore, il “dottor morte australiano” progetta anche un altro macchinario per la morte auto-indotta che non necessiti dell’impiego di farmaci, basato sull’utilizzo di monossido di carbonio e una maschera per l’ossigeno. Un dispositivo del genere – ha dichiarato – permetterebbe alle persone di porre fine alla loro vita senza bisogno di qualcuno che inserisca loro una flebo in vena, e sarebbe più adatto per gli anziani, perché “quando le persone diventano molto vecchie e fragili può essere molto difficile trovare l’accesso alle vene, e il gas è una strada molto più facile”.

Dopo l’abrogazione nel 1997 della legge nel Territorio del Nord, Nitschke non ha nessuna intenzione di fermarsi, nello stesso anno fonda la “Exit International”, un’organizzazione no-profit internazionale per promuovere l’eutanasia, e intensifica gli sforzi nella progettazione del metodo di suicidio assistito perfetto. L’organizzazione americana pro suicidio assistito “Hemlock”, poi evolutasi in “Compassion and Choice”, finanzia con decine di migliaia di dollari i suoi tanti progetti. Oltre al metodo del monossido di carbonio, Nitschke volge il suo interesse anche a quelle sostanze il cui uso non era mai stato approvato sui pazienti, in quanto dannose per la salute, e, proprio per questo, potevano essere di grande aiuto per attuare i suoi obiettivi mortiferi. Secondo Nitschke, queste sostanze, potevano costituire le basi per una nuova pillola e, dal momento che non erano farmaci, gli ingredienti e le istruzioni per la loro miscelazione, si sarebbero potuti vendere in internet sotto forma di kit. Quando, durante una conferenza della “Hemlock” del 1999, gli viene chiesto se questo non potrebbe aumentare il rischio di accesso al kit di suicidio da parte degli adolescenti, Nitschke risponde che lo spettro di accesso da parte degli adolescenti poteva essere usato come pressione politica. Si potrebbe dire ai politici – fu la cinica risposta -: Approvate la legge che vogliamo, o venderemo il kit di suicidio ai vostri figli. Del resto, per Nitschke, il suicidio dei giovani non rappresenta di certo un problema dato che, come ha dichiarato durante un programma radiofonico australiano: “A una certa età si diventa abbastanza grandi per capire cos’è la morte e se, secondo le tue valutazioni, la tua vita non è più degna di essere vissuta, hai il diritto di lasciarla”.
Negli anni seguenti, il “dottor morte australiano” continua a cercare modi sempre nuovi per un auto-trapasso il più possibile autonomo, pratico e veloce. Nel luglio 2002 annuncia la produzione di sacchetti di plastica con lacci, da indossare intorno alla testa per suicidarsi. Il dicembre successivo comunica la messa a punto della macchina “COGen”, un modello più elaborato del metodo del monossido di carbonio più maschera di ossigeno, dove il gas – che la macchina è in grado di generare da sé – viene erogato al destinatario attraverso cannule nasali. “Non c’è bisogno di un dottore! Si può morire facendo a meno di chiunque! Si può fare! Si può fare da sé!”, ha proclamato al microfono, durante la tredicesima conferenza biennale della “Hemlock” tenutasi a San Diego, riscuotendo l’ovazione dei presenti.
Secondo il parere di Nitschke, il fatto che non ci sia bisogno di un medico sottolinea che, anche se può essere portato a termine da un dottore, il suicidio assistito non è un atto medico; e anche se per alcuni suicidi assistiti possono essere usati i medicinali, questo loro impiego non rappresenta un fine medico, ma solo un porre fine alla vita.
Nel giugno 2004 annuncia il test di una nuova invenzione, la “peaceful pill” (“pillola della tranquillità”), descritta come una grande pillola che può essere fabbricata usando componenti facilmente reperibili, che possono essere distillati tramite elementari operazioni da laboratorio. Il procedimento ha un costo inferiore ai 200 dollari, e la pillola può essere conservata in frigorifero a tempo indeterminato. In seguito, l’intruglio si evolve in una formula liquida e Nitschke comunica l’organizzazione di seminari durante i quali sarà spiegato agli interessati, in appositi laboratori istituiti in loco, il procedimento di preparazione della propria “peaceful pill”. E precisa che agli aderenti sarà insegnato a preparare il “drink”, ma questo non sarà bevuto durante il seminario. Quando si deciderà di assumerlo, afferma Nitschke: “si beve e si va a dormire, e velocemente si muore”.
(“Preferirei morire come un cane”)
L’elemento base della “peaceful pill” altro non è che il “Nembutal” (Pentobarbital), un farmaco eutanasico per uso veterinario utilizzato per sopprimere gli animali che, se assunto dall’uomo, può provocare la morte nell’arco di due ore. Questo farmaco è strettamente controllato in tutti gli Stati del mondo, ad eccezione del Messico, dove si può acquistare legalmente nei negozi di animali. Durante i suoi workshop, Nitschke fornisce ai partecipanti mappe, foto ed altre informazioni per insegnare a procurarsi, a scopo di suicidio, ilNembutal dal Messico. Inoltre ha fatto anche sapere di aver organizzato, con un gruppo di neozelandesi, un viaggio in quello Stato, per acquistare in maniera legale il potente barbiturico. Secondo un’indagine della Tv australiana “ABC”, trasmessa nel maggio 2007, più di 100 persone avevano acquistato il sedativo veterinario nella città di confine Tijuana, e altre 100 erano in procinto di fare altrettanto.
(due donne australiane mostrano il Nembutal acquistato in Messico)
A dicembre 2008 Nitschke rende noti i dettagli di un nuovo marchingegno ideato per commettere suicidio, che definisce “perfetto” e “non rilevabile”, composto da una bombola del gas da barbecue – acquistabile in un normale negozio di ferramenta – riempita di azoto. Il metodo permette ai pazienti che lo respirano di perdere immediatamente conoscenza e di morire entro pochi minuti. Il metodo dell’azoto, ha specificato Nitschke, presenta molti più vantaggi rispetto al vecchio sistema che utilizza il gas elio. L’azoto è più facile da reperire; non ha effetti collaterali, mentre è risaputo che l’elio può causare spasmi durante la morte; e, al contrario della bombola di elio, quella di azoto può essere ricaricata.
(Nitschke con una bombola da barbecue)
Ha quindi osservato che la procedura è legale, poiché nessuno dei pezzi di cui si compone l’apparecchio ha restrizioni di vendita: “Difficilmente il Governo potrebbe limitare l’accesso alle comuni bombole – ha detto – e di certo non c’è modo di poter limitare l’accesso al gas”. Si tratta perciò di un metodo “estremamente veloce e che non necessita di farmaci. È importante sottolineare che non fallisce: è affidabile, tranquillo, disponibile e ha il vantaggio aggiuntivo che non può essere individuato [in un cadavere]”.
(kit per testare il Nembutal)
Nel 2009 Nitschke comunica che la “Exit International” aveva predisposto un kit per testare il Nembutalottenuto dal Messico, che adesso si può ordinare anche in internet e ricevere per posta direttamente a casa. L’unico problema è che molto spesso viene consegnato senza etichette e “la gente vuole essere sicura di quello che sta comprando” ha affermato Nitschke, “sicura che il farmaco abbia la giusta concentrazione”, poiché “la calibratura delle sostanze chimiche è fondamentale per ottenere una morte serena e affidabile”. Il kit, che contiene delle sostanze chimiche che cambiano colore quando sono mescolate con il barbiturico veterinario letale, è stato lanciato a maggio 2009 in Inghilterra, al costo di circa 35 sterline. “Abbiamo scelto di fare il lancio nel Regno Unito – ha detto Nitschke – a seguito del suo atteggiamento di larghe vedute; molte delle cose che possiamo fare nel Regno Unito sono vietate in Australia”.
In Australia, infatti, il dissenso verso le pratiche eutanasiche è molto forte. Dopo l’abrogazione nel 1997 della legge introdotta dal Parlamento del Nord, gli attivisti australiani del diritto a morire hanno subìto altre due sconfitte nel 2012. A giugno, il Parlamento del Territorio del Sud ha bloccato un analogo tentativo di introdurre una legge a favore dell’eutanasia, che avrebbe permesso di sopprimere i malati terminali con dolori irriducibili. Una bocciatura che fa il paio con la non approvazione, avvenuta poco prima, di una proposta di legge volta a tutelare legalmente i medici che avessero agevolato la morte dei pazienti per mezzo di farmaci antidolorifici.
La legge bocciata a giugno aveva ottenuto l’appoggio del ministro della Salute e della Terza Età, ma era stata attaccata sia dalla Law Society (“Ordine degli avvocati”) che dall’Australian Medical Association (l’associazione dei medici dell’Australia). Tra gli attivisti favorevoli, non è di certo mancata la presenza del dottor Nitschke, impegnato a cercare il posto adatto per una clinica a Adelaide, la capitale del Sud. Bob Such, autore della proposta di legge, ha detto che la rimetterà a punto e poi la ripresenterà, visto che – ha affermato -: “La schiavitù non è stata abolita durante la notte, né il diritto di voto delle donne è stato conquistato da un giorno all’altro. I grandi cambiamenti richiedono tempo, ma il Parlamento finirà per recuperare il ritardo con una convergenza di vedute più ampia”[2].
Intanto è arrivata un’altra sconfitta, questa volta, nel Nuovo Galles del Sud. Il disegno di legge per legalizzare il suicidio assistito per i malati terminali – presentato da Cate Faehrmann, membro del Partito dei Verdi – è stato bocciato a giugno 2013 dalla Camera alta del Parlamento locale, con 23 voti contrari, 13 favorevoli e 5 astenuti.

Philip Nitschke è senz’altro il personaggio di spicco e più controverso della campagna australiana (e non solo) per l’eutanasia, l’unico dottore – osserva la Marker – ad aver praticato il suicidio assistito durante gli otto mesi in cui la legge australiana è rimasta in vigore. Colui che rappresenta in maniera emblematica la natura del suicidio assistito sganciata da ogni connotazione di tipo sanitario, cioè del suicidio assistito considerato alla stregua di un trattamento medico.
Nitschke è il dottore che, nonostante una palese apologia del suicidio (promossa anche nei suoi libri[3]reperibili in internet), continua indisturbato ad imperversare sui media e nella società. Il dottore che da diciotto anni cerca con ossessiva caparbietà metodi sempre nuovi per realizzare il suicidio. Il dottore che nella vita sembra avere un unico febbrile obiettivo: escogitare il metodo perfetto per terminarla. Non la sua, ma quella degli altri. Almeno per ora. Ma se un giorno il “dottor morte australiano” dovesse decidere che anche la sua vita non è più degna di essere vissuta, non avrà che l’imbarazzo della scelta tra le sue tante invenzioni.
Ma forse per sé non sceglierà mai nessuna di esse, e farà come ha fatto un altro famoso “dottor morte”, Jack Kevorkian, che dopo aver aiutato a morire – secondo le sue parole – almeno 130 malati, è deceduto in ospedale all’età di 83 anni a causa di una trombosi polmonare, dopo aver lottato per anni contro problemi renali e al cuore, e più tardi anche contro il cancro al fegato. Attaccato alla vita fino all’ultimo, Kevorkian non ha voluto per sé i metodi usati per facilitare i suicidi assistiti anche durante le sue collaborazioni con i gruppi americani pro-morte. Nessun sacchetto con elio da infilarsi in testa (messo da parte per se stesso), né una dose letale di barbiturici, ha utilizzato Kevorkian per anticipare anche solo di qualche mese la propria morte.
Forse, quando il momento si avvicinerà, anche il dottor Nitschke, non sarà più così convinto di voler “morire come un cane”. Il cane del suo padrone di casa, a cui Nitschke, all’epoca 15enne, tagliò la gola perché abbaiava, facendolo andare fuori di testa, come ha raccontato nel 2007 durante un’intervista a chi gli aveva domandato il significato della frase impressa sull’adesivo.
(“Preferirei morire come un cane. Una morte tranquilla è un diritto di tutti”)

Note:

[1] R.L. Marker, ibid, Part III, www.patientsrightscouncil.org/site/rpt2005-part3.
[2] Daniel Wills, “SA Parliament kills off euthanasia laws for the moment”, www.adelaidenow.com.au, 14 giugno 2012.
[3] “Killing me Softly” pubblicato nel 2005 e “The peaceful pill handbook” pubblicato nel 2007, entrambi scritti insieme alla sociologa Fiona Stewart.
L. Perfori