giovedì 24 ottobre 2013

Hilarion: I cristiani hanno valori da difendere



Il metropolita Hilarion sui rapporti con cattolici e protestanti. 

I rapporti, complessivamente buoni, con i cattolici; quelli con i protestanti, caratterizzati da luci e ombre; la collaborazione fra le Chiese ortodosse locali e la preparazione del grande concilio; i timori per la situazione dei cristiani in Iraq, Egitto, Siria, Libia, Afghanistan, Pakistan.
È stato un discorso a 360 gradi quello del metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, intervenuto lunedì all’apertura del corso di formazione per nuovi vescovi alla Scuola di dottorato e alti studi teologici Santi Cirillo e Metodio, della quale è rettore. Hilarion ha osservato che la vita della Chiesa ortodossa russa è stata contraddistinta negli ultimi venticinque anni da una rinascita di grande ampiezza. Grazie ai parrocchiani aiutati dalle fondazioni caritative, e con il sostegno statale, sono state aperte in questo periodo venticinquemila chiese e ottocento monasteri. Un fatto che assume particolare importanza se si considera la rapida secolarizzazione della società europea.
Affrontando il tema delle relazioni intercristiane, il metropolita ha ricordato che i rapporti con i cattolici, al di là del dialogo teologico, sono caratterizzati da grande sintonia nell’ambito della pastorale sociale e della difesa dei valori morali. «Abbiamo in tal senso un ampio campo d’azione — ha spiegato — poiché nel mondo contemporaneo gli ortodossi e i cattolici si trovano di fronte alle stesse sfide, in primo luogo quella dell’ideologia laica, che non riconosce alcun valore morale assoluto; da qui la propaganda dell’omosessualità in Occidente, con la legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso e la concessione alle coppie omosessuali del diritto all’adozione». Su tali questioni, «il nostro approccio è praticamente identico a quello dei cattolici. E oggi, pur non essendo d’accordo con la Chiesa cattolica su varie questioni teologiche ed ecclesiologiche, possiamo lavorare insieme alla difesa dei valori morali tradizionali. Stiamo sviluppando attivamente questa direzione».
Diverso il discorso con il mondo protestante. Alla vigilia del cinquecentesimo anniversario della Riforma, esso si presenta, secondo il responsabile ortodosso, come un conglomerato disparato di comunità cristiane, fra le quali alcune sono relativamente vicine al cattolicesimo mentre altre se ne sono totalmente allontanate. Certe comunità protestanti sono attaccate ai valori morali tradizionali (i battisti russi, per esempio), ma in altre ha prevalso lo spirito liberale. «Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, sotto l’influenza del movimento femminista, il liberalismo ha incitato le comunità protestanti a introdurre il sacerdozio femminile e, oggi, l’episcopato femminile. Quanto alla dottrina morale — ha detto ancora il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne — essa è stata modificata in diverse comunità e si è allineata alle norme laiche contemporanee. Alcune hanno già introdotto un rito di benedizione delle unioni omosessuali». Con queste comunità il patriarcato di Mosca ha interrotto qualsiasi tipo di contatto «perché riteniamo che ci sia una linea che non si può superare».
Con i protestanti il dialogo teologico è in situazione di stallo, anche se prosegue con alcune comunità «al fine di metterle in guardia da fatali avanzate». Resta la collaborazione in campo sociale e nel quadro delle organizzazioni internazionali: «In questi ultimi anni il problema della persecuzione contro i cristiani in Vicino Oriente e in Nord Africa si è posto all’insieme del mondo cristiano. A mio avviso, è oggi il problema numero uno. Si tratta di conservare il cristianesimo nella regione dove è nato e dove è esistito per due millenni». A proposito, Hilarion ha ricordato che in Iraq, sotto Saddam Hussein, vivevano un milione e mezzo di cristiani, oggi ridottisi a circa duecentomila, e «osserviamo ciò che succede in Egitto dove i musulmani attaccano le chiese copte, dove la popolazione cristiana è costretta a un esodo di massa. Ci sono sempre meno cristiani in Libia, in Afghanistan, in Pakistan, e anche in Siria l’esistenza del cristianesimo è minacciata. È in ballo — ha sottolineato — la sorte di un’intera Chiesa locale, la Chiesa di Antiochia. Si tratta di una questione serissima che esige sforzi di solidarietà, soprattutto da parte delle Chiese cristiane. E devo dire che il nostro dialogo sta portando alcuni buoni frutti».
Nel suo intervento, il metropolita di Volokolamsk si è soffermato inoltre sul grande concilio panortodosso, la cui preparazione prosegue da più di cinquant’anni. Era infatti il 1961 quando una conferenza mise sul tappeto un centinaio di temi da sviluppare, successivamente ridottisi di numero. Nella prima assemblea preconciliare panortodossa, nel 1976 a Chambésy, le Chiese limitarono la discussione a dieci argomenti essenziali: fra essi, la diaspora ortodossa, l’autocefalia e l’autonomia e le modalità di proclamarle, i dittici, la questione del calendario, gli impedimenti al matrimonio, il digiuno, le relazioni fra le Chiese ortodosse e il resto del mondo cristiano, l’ortodossia e il movimento ecumenico, il contributo delle Chiese ortodosse locali all’affermazione degli ideali cristiani di pace, libertà, fratellanza e amore fra i popoli, l’eliminazione della discriminazione razziale. Di questi temi se ne è parlato in varie occasioni a livello interortodosso e sono stati redatti documenti, tuttavia — ha spiegato Hilarion — alcuni andranno riscritti tenendo conto della problematica attuale, in particolare delle persecuzioni contro i cristiani in alcune regioni del mondo. La preparazione del concilio dovrà essere minuziosa, non solo dal punto di vista del contenuto ma anche della procedura, in modo che venga ascoltata la posizione di ogni Chiesa locale. E in tal senso, ha detto il rappresentante del patriarcato di Mosca, il principio del consenso deve essere strettamente osservato. 

L'Osservatore Romano