giovedì 24 ottobre 2013

Tra eutanasia e vasectomia

EutanasiaProssima fermata: eutanasia
di Massimo Introvigne

Non ho simpatia per i complottisti, che spiegano la storia come un unico grande complotto. Ma non ne ho neppure per gli ingenui, i quali pensano che i complotti non esistano. Non c'è il Grande Complotto, ma ci sono tanti complotti con la «c» minuscola, settoriali e locali. Uno dei più evidenti è costituito dallo sforzo di diverse lobby - anticlericali, massoniche, ideologiche, legate a certi interessi dei «poteri forti», dell'industria farmaceutica e delle cliniche - per aggredire la vita e la famiglia in un escalation di leggi sempre più radicali. A Malta, introdotto il divorzio per referendum, siamo già a una proposta di legge per il riconoscimento delle unioni civili omosessuali, con diritto di adozione. In Francia Tugdual Derville, portavoce della Manif pour Tous, sta cercando di radunare nuovamente il popolo della famiglia e della vita, contro una legge sull'eutanasia che galoppa verso l'approvazione. Anche da noi la strada è tracciata: appena approvata la legge sull'omofobia, seguita da quella sulle unioni omosessuali, il Parlamento si occuperà di eutanasia.
Si tratta di regolare pochi casi pietosi? Questa è la menzogna consueta, ma la verità è diversa. Mentre si discute di eutanasia in Francia, la giornalista Stéphane Kovacs ha pubblicato sul quotidiano «Le Figaro» un'agghiacciante inchiesta su come vanno le cose nel vicino Belgio, dove l'eutanasia c'è già. L'inchiesta constata la «banalizzazione» del l'eutanasia. Una proposta di legge che mira a estenderla - come in Olanda - ai minorenni «capaci di discernimento» e ad alcune categorie di malati mentali - che «chiederebbero» l'eutanasia «tramite» i loro parenti, cioè sarebbero messi a morte senza avere voce in capitolo - gode secondo i sondaggi del favore della maggioranza della popolazione.
Perché - lo sappiamo in Italia in tema di aborto - la legge produce costume. L'eutanasia in Belgio ormai è considerata normale. Nel 2012 i casi di eutanasia sono aumentati del 25% rispetto al 2011, nel 2013 stanno ancora aumentando e rappresentano ormai il due per cento di tutti i decessi sul territorio belga. Sono 1.432 i morti per eutanasia del 2012, e aumenteranno certamente nel 2013. La chiave degli spaventosi numeri belgi sta nella legge che permette di chiedere di morire non solo per gravi «sofferenze fisiche» ma anche per «sofferenze psichiche» che il paziente denuncia come intollerabili. I medici che fanno parte delle commissioni chiamate a esaminare le richieste lo confessano: alla fine, decide il paziente perché il medico non ha nessun criterio sicuro per escludere la presenza di una sofferenza psicologica che qualcuno dichiara di non riuscire più a sopportare.
Il caso di Nathan ha scosso il Belgio agli inizi di ottobre. Questo transessuale di 44 anni ha chiesto e ottenuto l'eutanasia perché l'operazione che - gli era stato promesso - lo avrebbe trasformato in donna era fallita. Non potendo diventare donna, Nathan ha preferito morire: una tragica parabola dove s'incrociano eutanasia e ideologia del gender, producendo una miscela che uccide. E non finisce qui. «Dora», altro transessuale e migliore amico di Nathan, ha dichiarato che la morte della sola persona che gli era vicina, appunto Nathan, ha reso le sue sofferenze psicologiche intollerabili. Anche «Dora» ha chiesto l'eutanasia, e ora attende di morire.
Due gemelli sordi di 45 anni hanno chiesto e ottenuto l'eutanasia insieme perché una malattia rischiava di renderli anche ciechi. E l'inchiesta della giornalista francese rivela come negli ospedali i malati di Alzheimer e di alcune forme di cancro «spariscano» - i pazienti in cura per l'Alzheimer sono diminuiti del venticinque per cento in due anni -, qualche volta per l'eutanasia formale amministrata secondo la legge, qualche volta più rapidamente e discretamente. È quella «eutanasia silenziosa» nelle corsie degli ospedali di cui ha parlato diverse volte Papa Francesco, figlia di quella che il Pontefice chiama «cultura dello scarto»: le vite che non servono sono scartate.
Non solo l'eutanasia si banalizza. C'è anche chi la propone come una scelta morale meritevole, che va a beneficio della collettività facendo risparmiare spese inutili. Una propaganda seducente esalta chi ha il coraggio di chiedere l'eutanasia anziché costringere lo Stato, in tempi di crisi economica, a fornirgli cure costosissime, e induce un senso di colpa in chi invece l'eutanasia non la chiede.
L'estensione ai minorenni «capaci di discernimento» non potrà che peggiorare ulteriormente le cose. Intervistato dalla Kovacs, un avvocato specializzato si chiede già come faranno le commissioni a negare che una minorenne anoressica che si vede grassa e che è stata lasciata dal ragazzo provi una «sofferenza psichica» intollerabile, che giustifica il suo desiderio di morire. Una volta «voglio morire» era una battuta retorica da scrivere sul diario. Oggi rischia di essere presa immediatamente sul serio da una commissione in camice bianco. Prima di poterci ripensare, la poveretta sarà già morta. Sembra un film dell'orrore, ma è già realtà. Oggi in Belgio e in Olanda, domani in Francia, dopodomani in Italia.

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Per non fare figli, sterilizzatevi
di Stefano Magni
Ad Adelaide, in Australia, in occasione della settimana della Science Exchange è stata lanciata la Giornata Mondiale della Vasectomia. Sì, vasectomia, avete letto bene: resezione dei dotti deferenti, i canali dello sperma nel pene maschile. Per pubblicizzare il lieto evento, sono state mandate in diretta streaming i video di ben 16 operazioni, eseguite dal vivo di fronte al pubblico di Adelaide. A prima vista sembrerebbe uno spot alla rovescia, per spaventare la gente e farla scappare a gambe levate. Farsi mettere i ferri addosso fa sempre paura. Farseli mettere sulle parti intime maschili è terrorizzante. Vedere cosa accade in sala operatoria è fisicamente ributtante (anche gli studenti di medicina, all’inizio, svengono), anche solo per l’estrazione di un molare. Figuriamoci per un intervento che consiste in una parziale castrazione. Forse in un mondo come quello di oggi è possibile far pubblicità anche con le immagini più impressionanti, considerando che c’è gente che paga fior di abbonamenti a canali satellitari per gustarsi lo spettacolo di intere operazioni di chirurgia plastica. E sempre più giovani pagano per farsi infilzare da spille o addirittura farsi marchiare a fuoco. Pare che i promotori dell’iniziativa, fra cui Planned Parenthood (lobby de-natalista) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, contino proprio su questo gusto dell’orrido e istinto alla rovescia. «La parte più difficile è far apparire la vasectomia come un qualcosa di attraente», ammette però l’urologo Stein, uno dei medici che hanno operato dal vivo e in diretta streaming. Per sensibilizzare più gente possibile è stato anche girato un film-documentario, educativo, “Il vasectomista”, diretto da Jonathan Stack, un regista vincitore di Emmy Award.
Al di là dell’orrore fisico, che dire del messaggio che questa operazione di marketing vuol veicolare? Secondo l’Oms e Planned Parenthood, la vasectomia è il metodo più efficace e meno costoso di contraccezione. Si rende sterile il maschio (è più facile che sterilizzare la femmina) e si può condurre una vita sessualmente attiva, pur senza preservativo e senza la noia di rischiare di avere uno o più figli di mezzo. Questa è la logica, papale papale, spiegata anche dall’81enne Paul R. Ehrlich, professore alla Stanford University: «I maschi di queste nazioni (India e Cina, ndr) dovrebbero andare in delirio di felicità: risparmiano per sempre alle loro mogli e alle fidanzate il peso della contraccezione». E magari non sono più “costretti” a buttar via il neonato, come è successo a Mumbai, in India, in pochi giorni: il primo bimbo (benché l’avessero pure accoltellato) è stato rinvenuto miracolosamente vivo, una neonata, invece, è stata trovata già morta ieri. Due dei tantissimi infanticidi a cui si ricorre, da quelle parti, quale “efficace ed economica” politica di denatalità. In Cina, invece, la vasectomia, molto spesso, non è una scelta, ma una pratica forzata. Serve ad implementare la “politica del figlio unico”, che impone sterilizzazione forzata, multe salatissime, carcere e distruzione del proprio tetto coniugale (nei casi peggiori) se si osa avere più di un figlio per coppia. Alle decine di milioni di cinesi, vittime di queste repressioni, gli organizzatori della Giornata Mondiale della Vasectomia, lanciano il chiaro messaggio: “Non aspettare di farti castrare dal compagno poliziotto, sterilizzati prima tu”.
La Giornata della Vasectomia è mondiale, ma è rivolta soprattutto alle potenze asiatiche. Serve a privarci di concorrenti pericolosi? C’è sempre il dubbio che lo scopo, neppure troppo ben celato, sia questo: impedire la crescita di un grande mercato interno e sempre più benestante in India e in Cina. Ma i promotori dell’iniziativa potrebbero addirittura essere in buona fede e credere di fare del bene a queste potenze emergenti. Perché è ancora diffusa l’idea che più uomini ci sono, più poveri saranno. Ebbene sì, sono ancora fermi alla teoria di Thomas Robert Malthus (1766-1834), il quale era convinto che le risorse agricole a disposizione potessero aumentare a una velocità inferiore rispetto alla crescita demografica. Dunque, a suo avviso, non ci sarebbe stato cibo sufficiente per tutti.
Questa teoria ha portato a "spiacevoli" conseguenze politiche: la guerra vista come “igiene dell’uomo” per tutto l’800 e la prima metà del ‘900, il colonialismo per conquistare risorse e trovare luoghi in cui parcheggiare la popolazione eccedente, l’eugenetica (sterilizzazione forzata di persone arbitrariamente considerate “indegne” di riprodursi) pratica diffusa nei Paesi scandinavi fino agli anni ‘70, infine il nazismo che mirava a guadagnare uno spazio vitale per la crescente popolazione tedesca, sia conquistando territori (nell’Est europeo), sia eliminando “razze” umane considerate “inferiori” che avrebbero costituito una concorrenza troppo ingombrante nella spartizione delle risorse. Ma a prescindere dalle conseguenze politiche della teoria di Malthus, quest’ultima si è rivelata … totalmente errata. Quando la scrisse, nei primi decenni del XIX Secolo, la popolazione mondiale era di poco inferiore al miliardo. Oggi siamo sette volte più numerosi. Eppure, stranamente, la fame del mondo riguarda una popolazione sempre inferiore. Tra il 1990 e il 2012, la percentuale di persone nel mondo che soffre di fame cronica è diminuita dal 18,6% al 12,5%. Nello stesso lasso di tempo, la popolazione mondiale è passata dai 5,3 miliardi del 1990 ai 7 miliardi attuali. Al crescere della popolazione, crescono le risorse. Ovvio: non solo c’è più gente che consuma, ma c’è anche più gente che produce. E più menti pensanti che escogitano nuovi metodi di produzione.
La Giornata Mondiale della Vasectomia ignora queste realtà elementari. Torna indietro alla mentalità dei primi dell’800. E propone, quale nostro brillante futuro, di castrare l’uomo.