venerdì 25 ottobre 2013

Un'altra Europa è possibile




Una chance per il futuro dell’Europa
L'Osservatore Romano
«C’è bisogno di aprire il cielo sull’Europa, di spalancare la storia sull’eternità»: è questo l’auspicio espresso da monsignor Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Monsignor Giordano è intervenuto a margine della sessione plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo su invito del Gruppo di lavoro paneuropeo, con una relazione sul tema «Il cristianesimo, una chance per il futuro dell’Europa». Monsignor Giordano ha affrontato in particolare «la questione di Dio per l’uomo contemporaneo», invocando come via per lo sviluppo dell’unità del continente la condivisione dei valori. Per dare solidità al percorso comunitario, ha puntualizzato, c’è necessità «di una vera condivisione dei valori», derivanti dalla storia, dalla cultura, dai diritti e dalle religioni.
L'Osservatore Romano

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“Un'altra Europa è possibile”: è questo il titolo del libro di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa, edito da San Paolo e appena arrivato nelle librerie. Si tratta di un libro-intervista in cui, rispondendo alle domande di Alberto Campoleoni, mons. Giordano riflette sulle maggiori sfide per il Vecchio Continente e racconta la sua esperienza per diversi anni come segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (1995-2008) e poi dal 2008 come osservatore permanente a Strasburgo. Fausta Speranza ha chiesto a mons. Giordano innanzitutto quale Europa sia possibile:

R. - A me sembra che la questione sia quella della libertà. L’Europa ha maturato nei secoli e negli ultimi decenni un grande amore per la libertà: però oggi noi vediamo che la libertà che si afferma sui nostri sentieri è una libertà fortemente individualistica, che è centrata su un “io” che si ingigantisce sempre di più. Credo che allora dobbiamo riprendere e approfondire il concetto di libertà, fino a scoprire che, in realtà, la libertà è il luogo del rapporto con l’altro, il luogo del rapporto anche con il tutt’altro e quindi anche il rapporto con la nostra origine e con Dio. Quindi, dobbiamo superare un’Europa che si richiude su se stessa a livello culturale, dove l’“io” vuole decidere tutto, anche decidere il proprio sesso, decidere come fare i figli, decidere su tutti i valori. Per riscoprire, invece, che la libertà è un luogo che è costituito dal rapporto con un Padre, dal rapporto con l’altro e dal rapporto con dei valori che esistono in se stessi. Non tocca a noi decidere il valore della vita, ma dobbiamo scoprire il mistero della vita; non tocca a noi inventarci la bontà o inventarci la verità, dobbiamo scoprire che esiste una verità, che esiste una bontà e che esiste una bellezza. 

D. - Mons. Giordano, negli ultimi anni si è parlato moltissimo di crisi economica: è stato doveroso farlo anche perché a pagarne il prezzo sono stati i cittadini… Ma come avere uno sguardo non ristretto anche sui temi economici?

R. - Credo che gli elementi nuovi per l’aspetto economico siano l’elemento della giustizia, l’elemento etico, l’elemento della solidarietà e l’elemento della gratuità. L’Europa ha avuto un grande ruolo a livello economico, oggi però sembra che siamo deboli anche su questo e allora credo che solo un’economia che riscopra la solidarietà e che abbia il coraggio della solidarietà, potrebbe essere un’Europa in grado di tornare a dire qualcosa veramente all’umanità. 

D. – Papa Francesco è arrivato a scuotere le coscienze in quella che ci ha insegnato a definire la “globalizzazione dell’indifferenza”. Lei, che da anni vive nel cuore dell’Europa, cosa può dirci di come si vive nel cuore delle istituzioni la scossa che Papa Francesco sta dando al mondo? Una scossa cominciata con l’annuncio del nome scelto: Francesco …

R. - Vedo nella mia esperienza, anche presso le istituzioni europee, un grande interesse e una grande simpatia per la figura e per la proposta che viene da Papa Francesco. Davanti a un’Europa e davanti a un mondo che sembra non trovare dei sentieri di novità, la figura del Papa oggi appare sempre di più una figura di riferimento e anche un segno di speranza, perché è la speranza che spesso manca sulle nostre strade. Trasmette l’intuizione che l’umanità può percorre degli altri percorsi: non siamo obbligati a camminare sempre su certe strade; non si è obbligati a risolvere il problema tra i popoli con la violenza; non siamo obbligati ad impostare dei rapporti tra i popoli basati sul commercio delle armi; non siamo obbligati a lasciar morire di fame intere popolazioni. Si intuisce nel suo messaggio che se l’uomo torna alla sua radice più profonda e anche la Chiesa ritorna a riscoprire veramente la sua vocazione più bella e più profonda, questa è una novità. Qualche giorno fa c’è stato al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa un dibattito sulle migrazioni e il Papa è stato citato per le sue parole sul primato della persona. E’ stato ricordato il suo viaggio a Lampedusa, dove il Papa ha affermato che la persona ha la priorità e che quindi tutto il resto deve ruotare intorno a questa priorità. Ecco, questo mi sembra che crei novità politica e crei novità anche per le economie. 

D. - C’è una parabola da raccontare in relazione a questi 20 anni che lei ha trascorso prima al Consiglio delle Conferenze episcopali europee e poi come osservatore permanente a Strasburgo?

R. - Io ho visto un’Europa che si confrontava con la caduta del muro, un’Europa che è caduta nel baratro della guerra dei Balcani e poi un’Europa che è stata sfidata sempre di più dalla globalizzazione, con i nuovi temi globali, come la crisi energetica, come la crisi delle finanze, come la questione drammatica del terrorismo. Ecco, in questa storia dell’Europa che ho visto delinearsi, il problema che è sempre stato più chiaro è la ricerca di una luce. E questo cammino di ricerca - mi sembra - ci riapra il cielo azzurro sull’Europa: abbiamo avuto l’impressione che si tentasse di chiudere il cielo sull’Europa e adesso ci sono, invece, degli europei che vogliono riaprire il cielo e quindi riaprire una speranza, riaprire una trascendenza e soprattutto riaprire la questione di Dio. Oggi mi sembra che ci sia di positivo che riprendiamo un cammino in questo senso. Questa mi sembra un po’ la parabola che ho visto in questi anni. 

D. - In questi anni si è parlato molto di un’Europa multiculturale, un’Europa che cambiava il volto, un’Europa che è nata cristiana, che ha le sue radici giudeo-cristiane anche se poi non sono state espresse nero su bianco, ma che ha assunto con le migrazioni volti molteplici diremmo così. Che dire di questo multiculturalismo?

R. - Mi sembra che la prima cosa sia ancora notare che se pensiamo alla grande Europa, all’Europa continentale, siamo 800 milioni di europei e tra questi 800 milioni, la più grande parte è battezzata: circa 600 milioni sono battezzati cristiani. Quindi mi sembra che Papa Francesco innanzitutto voglia risvegliare quel Battesimo che appartiene ancora alla gran parte degli europei. Io constato che in Europa si sa troppo poco del cristianesimo o si conoscono molte – direi – “maschere” del cristianesimo. Mi sembra che Papa Francesco voglia ridare all’Europa e al mondo il volto autentico del cristianesimo. Se i cristiani oggi in Europa riscoprono ciò che sono, saranno poi testimoni e evangelizzatori, saranno in grado di dialogare: sarà questo popolo che riscopre il suo essere, che poi sarà capace di fare una certa politica, sarà capace di difendere certi valori. Io ci credo senz’altro, perché credo nel Vangelo e nella sua forza.
  Radio Vaticana 

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L'Osservatore Romano
Sull’aborto l’Unione europea (Ue) rischia l’invasione di campo. È quanto, in sostanza, ha affermato il segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) in riferimento al voto del Parlamento europeo sulla relazione riguardante la «salute e i diritti sessuali e riproduttivi», in cui viene appunto compreso l’aborto.

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L'Osservatore Romano
Preoccupazione «per la violenza persistente e le persecuzioni nei confronti delle minoranze cristiane e di altri gruppi religiosi» è stata espressa in un appello che il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) ha redatto assieme all’Appeal of Conscience Foundation.