domenica 27 ottobre 2013

Vero e zelo

passion6
di Costanza Miriano
È vero, lo ammetto, inseguo i figli col golfino (golfino, s.m.: odiato indumento di lana da infilare quando la mamma sente freddo) e le amiche con le raccomandazioni. Sono affetta anche io come la maggior parte delle donne dalla cosiddetta sindrome della maestrina (o della preside, nei giorni in cui mi si acutizza). Mi rendo conto di essere molesta ogni tanto (non chiedete ogni quanto ai miei figli, per favore),  ma c’è un caso in cui credo che lo zelo sia ammesso, quando è opportuno e quando è inopportuno: è quello dell’annuncio della fede.
Avere zelo apostolico non vuol dire in nessun modo sentirsi migliori di qualcuno, e quindi in grado di insegnargli qualcosa dall’alto. Avere zelo, mi sembra, è semplicemente essere convinti che Gesù sia la via della salvezza, e anche l’amico più desiderabile, l’unico in grado di colmare tutti i nostri desideri del cuore, di darci il centuplo quaggiù. Mi sembra normale dunque desiderare che anche quelli a cui vogliamo bene lo conoscano. Cercare di convertire gli altri (mentre continuiamo a convertirci noi) dunque non vuol dire altro che desiderare ardentemente per loro che facciano l’incontro personale che cambierebbe la loro vita per sempre.
Mi sembra che si sia affermato, ma magari mi sbaglio, una sorta di malinteso ecumenismo che a volte ci porta ad essere timidi nell’annuncio, come se fosse una mancanza di rispetto verso la fede dell’altro, o il suo ateismo. Ma non si può insieme credere e pensare che in ogni fede ci sia la stessa scintilla di verità. Dire che si crede che la fede cattolica sia quella vera non significa – mi sembra – mancare di rispetto alle altre, tanto meno ai fedeli, alle singole persone. Mi sembra non solo legittimo, ma anzi doveroso, da parte dei cattolici, pensare di essere nel vero, e pensare che di vero ne esista uno solo. Lo stesso faranno da parte loro musulmani, ebrei, buddisti, induisti…
Se io credo che con Gesù Cristo i miei figli potranno ottenere la vita eterna, cercherò con tutte le forze di farglielo conoscere, no? Se i miei bambini fossero malati – così è l’uomo senza Dio – e io sapessi, perché mi fido della mia pediatra, che una medicina li fa guarire, non gli farei prendere quella, quella giusta? Oppure direi “fa’ pure, caro, scegli tu tra l’antibiotico, un lassativo e un collutorio”?
fonte: Credere