lunedì 25 novembre 2013

“Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”



L'ANNUNCIO di oggi, 26 novembre















Ciò che distingue i cristiani è il discernimento, lo sguardo celeste sul mondo e la storia, quella registrata sui libri come quella scritta sulle pagine della propria vita. Discernere è saper leggere i segni dei tempi con “attenzione” per “non lasciarsi ingannare” dal pensiero del mondo che, infiltrandosi spesso anche nella Chiesa, pretende di parlare “nel nome” del Signore; esso legge il “tempo” che viviamo come “prossimo” a chissà quali “rivoluzioni” morali e “guerre” culturali, destinate ad inaugurare un mondo nuovo di pace e tolleranza. “Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo”, ammoniva l’allora Card. Ratzinger. Chi è stato riscattato dal Signore e vive ormai “crocifisso con Lui” è entrato nella “libertà dei figli di Dio che credono insieme nel Corpo di Cristo, e vedono così la realtà, e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo” (Benedetto XVI). Per questo non siamo “terrorizzati” davanti alla storia, e non ci lasciamo “prendere dal panico” per “seguire” la menzogna dei falsi profeti. Sappiamo, per esperienza, di vivere nel “prima” dove Dio parla e agisce con i “segni” della Croce che, come un aratro, dissoda il terreno della storia perché vi sia seminata la salvezza. In essa il Signore ci abbraccia e ci “inchioda” alla “sua amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità” (Benedetto XVI), nella certezza che in ogni secondo è racchiuso il destino dell'umanità.  Nella vita dell’unico “Io sono” - il nome con cui Gesù si rivela come Dio - vi è una linea rossa che, con “segni” concreti gli rivela la “necessità” di “visitare” ogni Zaccheo “perduto”, perché la “salvezza entri nella casa” di tutti. Per questo “è necessario che accadano” gli sconvolgimenti nella vita degli uomini: i “terremoti, le carestie e le pestilenze” sono certo i frutti del peccato, ma Dio non vi si oppone proprio perché ci ama e vuole svegliarci. Così i problemi in famiglia, al lavoro, a scuola; così la crisi del figlio e della fidanzata, così la malattia e il licenziamento. Il male “deve” emergere “di luogo in luogo”, come il pus da una ferita, perché possa incontrare ancora e sempre il Medico che lo assuma trasformandolo in misericordia. Nelle “sollevazioni di popoli e regni” gli uni contro gli altri, appare la divisione seminata dal demonio, il peccato che ha reso nemici Adamo ed Eva, e poi, come un fiume in piena, tutti i loro figli da Caino e Abele per ogni generazione, sino a “distruggere” il vero Tempio, il corpo benedetto del Signore. Il rumore sordo delle “pietre” che cadono le une sopra le altre, annuncia infatti il mistero Pasquale di Gesù che “distrugge” ogni “spelonca di ladri”, esteriormente “bella” e degna di “ammirazione”, ma “piena di rapina e iniquità” al suo interno. Quelle pietre ci ricordano la pietra grande deposta sul pozzo di Sichem, che impediva a Rachele di far abbeverare il suo gregge, pesante come quella che serrava il sepolcro del Signore. Un midrash ci racconta che "una rugiada di risurrezione discese dai cieli su Giacobbe rendendolo coraggioso e forte. Grazie a questa potenzarotolò la pietra dalla bocca del pozzo, e le acque salirono dalle profondità, traboccarono e inondarono. I pastori stavano in piedi, stupefatti, perché non era più necessario il secchio per attingere". Con la stessa potenza il Signore è risorto dal sepolcro facendone rotolare via la pietra. Per questo, i cumuli di pietre in cui si riducono le opere delle mani dell’uomo sono i “segni” che decretano la “fine” di ogni sapienza della carne perché "non sia più necessaria per attingere scampoli di felicità"; ma annunciano contemporaneamente il fine della vita di ogni uomo, la vita eterna conquistataci da Cristo. Dietro ad ogni “fatto terrificante” e ai “segni grandi dal cielo” che sconvolgono la storia e la nostra vita, vi è il Signore "forte e coraggioso" che sta rovesciando di nuovo la pietra che ci tiene prigionieri nella tomba, per aprire un varco affinché la sua vittoria sulla morte giunga sino a noi come acqua che "trabocca" di vita. E’ Lui che, a tutti noi assetati d’amore e verità, attraverso la forza dei fatti che per il mondo significano solo distruzione, rivela il potere del suo amore che dischiude, come fece Giacobbe innamorato di Rachele, il pozzo dove “dissetarci con gioia dell’acqua viva dello Spirito Santo che zampilla sino alla vita eterna”.