lunedì 23 dicembre 2013

La lezione di papa Francesco sul senso del Natale




di Juliàn Carròn
in “la Repubblica” del 23 dicembre 2013
Caro direttore, di fronte alla quotidiana urgenza del vivere che ci accomuna tutti e che sembra
azzerare ogni speranza, il Natale ha ancora qualcosa da dire? È solo un ricordo che evoca buoni
sentimenti o la notizia di un fatto capace di incidere nella vita reale?
«La ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi. Ma c’è qualcosa di ancora più
sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale,
idilliaco, ma in questo mondo reale. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il
peso dei suoi limiti e dei suoi drammi, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle
nostre difficoltà» (Francesco, Udienza generale, 18 dicembre 2013). Per prepararmi al grande
avvenimento del Natale, in questi giorni mi ripeto spesso queste parole del Santo Padre.
Al Mistero piace sfidarci costantemente «in questo mondo reale», senza tentennare nelle cose che
fa! Per questo Dio sceglie quelle circostanze che possono mettere di più davanti ai nostri occhi chi è
Lui e quale straordinaria novità può generare nel mondo. E questo dovrebbe rallegrare ciascuno di
noi, perché significa che allora non c’è situazione, momento della vita o storia che possa impedire a
Dio di generare qualcosa di nuovo. E come ci sfida?
In attesa del Natale la Chiesa rilegge le grandi vicende del popolo di Israele e ci mostra come Dio
interviene nella storia. Per esempio, mettendo davanti ai nostri occhi due persone sterili, incapaci di
partorire: una donna di Sorèa e Elisabetta (che diverranno le madri di Sansone, difensore del popolo
ebreo, e di Giovanni il Battista, precursore di Cristo; cfr. Giudici 13,2-7.24-25a e Luca 1,5-25), due
donne che non possono “aggiustare” in alcun modo le cose, nessuna loro genialità può renderle
madri. È impossibile, è qualcosa di impossibile agli uomini. In questo modo il Signore vuole farci
capire che a Lui tutto è possibile, e che quindi è possibile non disperare, che nessuno può dirsi
abbandonato, dimenticato o condannato alla propria situazione, trovando in essa una giustificazione
per non sperare più. Non c’è niente di impossibile a Uno che fa cose come queste: rendere madri
due donne sterili. La loro imprevedibile maternità rappresenta la più grande sfida per la ragione e
per la libertà di ciascuno. Non c’è situazione, non c’è rapporto e convivenza umana che non
possano cambiare. E se qualcuno si è rassegnato pensando alla sua storia, oggi di nuovo il Signore
sfida la sua mancanza di speranza.
«La tua preghiera è stata esaudita», dice l’angelo a Zaccaria, «tua moglie Elisabetta ti darà un figlio
e tu lo chiamerai Giovanni». Il vangelo definisce questo «un lieto annuncio», perché noi non siamo
condannati allo scetticismo e non siamo annientati dal fallimento di tutti i nostri tentativi. E non c’è
solo la promessa, ma anche il suo compiersi, perché poi il figlio lo avrà davvero! Questi fatti
annunciano a coloro che conservano anche solo un filo di tenerezza verso se stessi che è possibile
cambiare, perché a Dio tutto è possibile; a Lui basta trovare in noi la disponibilità del cuore.
Se noi lasciamo entrare questa potenza di Dio, la nostra vita, come quella di Zaccaria, si riempirà di
gioia: «Avrai gioia e esultanza». Che non è solo per noi; è data a noi anche per gli altri: «Molti si
rallegreranno della sua nascita». E questa gioia dimostra chi è Dio, chi è all’opera in mezzo a noi.
Giovanni «sarà colmato di Spirito Santo» e comincerà a cambiare quello che tocca.
In questo modo la liturgia della Chiesa ci introduce a guardare un’altra donna, questa volta vergine,
di nome Maria, alla quale è accaduto qualcosa di non meno misterioso che alle due donne sterili:
l’avvenimento dell’Incarnazione per opera dello Spirito Santo, a cui Maria semplicemente ha
acconsentito, dicendo di sì. Col Natale il Signore ci porta questo lieto annuncio. Accoglierlo
dipende da ciascuno di noi, dalla nostra disponibilità semplice a lasciarci sorprendere da Lui, che
con la Sua iniziativa ci raggiunge costantemente qui e ora, «in questo mondo reale».
Se lo domandiamo e ci rendiamo disponibili a quello che il Signore sta per fare in mezzo a noi col
Natale, tanti intorno a noi si rallegreranno della “nostra” rinascita. Solo questa novità potrà
convincere ogni uomo della credibilità dell’annuncio cristiano che lo ha raggiunto. Basta pensare a
quanti uomini di ogni cultura si rallegrano oggi, fino a sentirsi sfidati come mai, dell’esistenza di
uno come papa Francesco, nel quale il Mistero ha trovato questa disponibilità del cuore.
L’autore è presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione