domenica 29 dicembre 2013

Presente e futuro del pontificato di Francesco



Intervista con Giuseppe Rusconi, vaticanista di lungo corso, fondatore e autore del blog specializzato www.rossoporpora.org


Perché Benedetto XVI si è dimesso? Quali sono le ragioni dell’entusiasmo che accompagna papa Francesco? Perché alcuni cattolici sono critici? In che modo sarà possibile dialogare con l’Islam e realizzare un'unità con le confessioni cristiane? Quali prospettive offre l’alleanza con Mosca per la pace, la difesa della vita e della famiglia?
Queste e altre domande ZENIT le ha rivolte a Giuseppe Rusconi, vaticanista di lungo corso.
Già professore di letteratura italiana al Liceo svizzero di Roma, giornalista parlamentare a Berna per il Corriere del Ticino, Rusconi ha diretto la rubrica Rossoporpora nella rivista di approfondimento per il mondo cattolico Il Consulente RE. Della stessa rivista è stato direttore per cinque anni.
Attualmente Rusconi è corrispondente da Roma per il Corriere del Ticino, collabora con ilGiornale del Popolo e si occupa di notizie vaticane e riguardanti il cattolicesimo italiano, politica italiana e rapporti italo-svizzeri.
Ultimo libro pubblicato L'impegno - Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno, un'indagine sull'enorme dimensione del servizio sociale che il mondo cattolico rende alla comunità nazionale.
Da metà febbraio 2013 è attivo il suo sito www.rossoporpora.org
Quali sono, secondo te, le ragioni profonde per cui Benedetto XVI ha rinunciato al Pontificato?
Giuseppe Rusconi: Penso che Benedetto XVI abbia deciso di rinunciare al Papato per il semplice motivo che sentiva di non farcela più a sopportarne gli oneri sempre maggiori in un mondo pervaso da una secolarizzazione diffusa. Per un verso ottantasei anni è un’età in cui normalmente le forze incominciano a venir meno in modo palese. Peraltro Joseph Ratzinger più volte aveva detto e scritto che nel caso in cui un Papa avesse percepito di non riuscire più a essere tale al cento per cento, si sarebbe aperta razionalmente la prospettiva delle dimissioni, una decisione da assumere in piena libertà di spirito. Del resto il cardinale Ratzinger ha vissuto da vicino i lunghi anni del declino fisico di papa Wojtyla e anche ciò gli è servito per preparare una decisione presa per il bene della Chiesa e dunque dell’umanità. 
Il popolo, soprattutto quello dei lontani dalla Chiesa e dei non credenti esulta ed è entusiasta di papa Francesco, mentre una parte del clero non capisce, e alcuni laici cattolici sono addirittura critici. Come spieghi questo fenomeno?
Giuseppe Rusconi: Fin dal giorno della sua elezione, già con i suoi primi gesti, papa Francesco ha portato una ventata di novità nella Chiesa. In una società massmediatica come la nostra l’impatto pubblico di tali gesti si moltiplica. E’ evidente che ogni Papa, nel contatto con il mondo, è condizionato dalla sua origine, dall’educazione ricevuta, dall’aria che ha respirato, dalle esperienze che ha avuto e certamente dalle sue caratteristiche native. Il cardinale Ratzinger più volte aveva chiesto a Giovanni Paolo II di potersi ‘pensionare’ da prefetto della Dottrina della Fede per tornare ai propri studi e si è ritrovato invece a essere Pastore universale. Il cardinale Bergoglio ha avuto una vita molto diversa da quella del cardinale Ratzinger; molto diversi sono anche i tratti di carattere dei due. Il gesuita argentino non poteva non piacere subito al mondo. Prima di tutto al mondo dei cattolici solo anagrafici, degli scettici, dei non credenti: il calore umano che promana da papa Francesco è tale che diventa irresistibile per chi nel proprio immaginario associa la Chiesa istituzionale all’immobilismo paludato. A questa parte di mondo sono piaciute molto anche alcune esternazioni di papa Francesco su temi delicati, come quelli dei ‘valori non negoziabili’: non a caso la maggior parte dei massmedia le ha presentate, magari con qualche equivoco, come un’apertura inaudita alla cosiddetta ‘modernità’. Papa Francesco piace molto anche ai credenti di altre fedi, ad esempio a non pochi musulmani (già per il nome scelto), che vedono in lui in qualche modo un oppositore della politica statunitense in campo internazionale.
Per quanto riguarda l’interno del cattolicesimo, è vero che le opinioni non sono univoche. Certo sono molti i cattolici che amano papa Francesco, in particolar modo per la sua vicinanza (espressasi anche con tanti gesti concreti) alla carne di Cristo che soffre, alle ‘periferie’ umane; lo amano anche per il suo incessante richiamo alla misericordia, per il suo invito a ogni fedele a scuotersi dal più o meno grande torpore che lo caratterizza per incamminarsi con gioia sulla via di una conversione autentica di vita, per il suo linguaggio semplice, diretto, ricco di saggezza derivata dall’esperienza concreta. Tuttavia, specie nelle gerarchie e tra i cattolici praticanti, non manca chi – pur apprezzando molto la capacità di contatto di papa Francesco con il cuore di ogni singolo uomo – resta a volte perplesso perché, a torto o a ragione, vede sbiadire certi contorni dell’identità cattolica come si è formata nella storia. Non pochi sono perplessi ad esempio sul mancato incoraggiamento del Papa ai tanti cattolici che testimoniano pubblicamente la loro fedeltà ai ‘valori non negoziabili’, come è successo in Francia attorno alla questione del ‘matrimonio per tutti’ (ovvero per il riconoscimento delle cosiddette ‘nozze gay’). Ci sono poi laici, cattolici e non cattolici, ancora più critici, che ritengono papa Francesco un fattore di rischio per il cattolicesimo universale, dissentendo non solo dal suo approccio al tema dei ‘valori non negoziabili’, ma dalle sue idee in materia di decentramento della Chiesa, di globalizzazione e di economia di mercato.    

Quali sono i problemi più seri che papa Francesco dovrà affrontare e risolvere all’interno della Chiesa cattolica?
Giuseppe Rusconi: Il problema fondamentale è, nel mondo occidentale, l’erosione dell’immagine della Chiesa cattolica, non solo a causa di scandali vari, ma anche proprio per la perdita di fede dovuta all’avanzata del relativismo promosso con ingenti mezzi finanziari e una incessante propaganda massmediatica da buona parte della politica, dell’economia e della cultura contemporanee. Se la fede è in calo tra gli adulti, immaginiamoci tra le nuove generazioni, cui non viene in molti casi nemmeno più trasmessa. Quanti tra i bambini e i giovani sanno farsi bene il segno della Croce? O che cosa sia la Pasqua? Per non parlare di Avvento e Quaresima? L’emarginazione del cattolicesimo in molti Paesi occidentali è ormai tale da sfiorare l’irrilevanza sociale: pensiamo a come è ridotto in Paesi in cui lo stesso cattolicesimo si è caratterizzato per il suo ‘progressismo’ postconciliare come l’Olanda e il Belgio. Anche in America latina il cattolicesimo è in stato di sofferenza; un po’ per la ‘concorrenza’ delle sette protestanti, un po’ per il dilagante laicismo che si sta manifestando tra i politici di diversi Stati della regione. In Africa il cattolicesimo, pur ben vivo, deve far fronte all’avanzata di un islam intollerante. In Asia il cattolicesimo è piccola minoranza, perdipiù spesso anch’essa in sofferenza: certo, se in futuro fosse eletto un Papa cinese per intero o per metà, le cose potrebbero cambiare! Anche in Oceania, per finire, il cattolicesimo ha i suoi problemi a causa della secolarizzazione dilagante. 
All’interno della Chiesa ci sono poi altri problemi urgenti da affrontare. Tra gli altri: il calo delle vocazioni, specie ma non solo in Occidente (cui non sembra ragionevole porre rimedio con l’abolizione del celibato ecclesiastico); la pastorale della famiglia (alla cui crisi non sembra ragionevole porre rimedio con una relativizzazione dell’istituto familiare); la mancata coerenza di comportamento in alcuni uomini di Chiesa (ineliminabile data la natura umana, ma riducibile con interventi mirati); lo snellimento di alcune strutture burocratiche (il che non significa però creare una Chiesa policentrica – e dunque a forte rischio di scisma – indebolendo Roma come centro della Cristianità). 
E all’esterno? Pensi che papa Francesco ce la farà a dialogare con i senza Dio, gli indifferenti, gli agnostici, i critici antichiesa?
Giuseppe Rusconi: I tiepidi, gli scettici, i non credenti sono affascinati dal carisma di Francesco, che non a caso è stato scelto da ‘Time’ come ‘uomo dell’anno’. Francesco mira prima di tutto a entrare in contatto con ogni singolo cuore umano… la dottrina semmai seguirà. Volutamente ha rilasciato, dopo quella amplissima a ‘Civiltà cattolica’, anche un’intervista assai lunga a ‘Repubblica’ (sulle cui modalità particolari si può stare a discutere all’infinito). Però l’ha fatto e ciò testimonia della sua forte volontà di dialogare con tutti, così da costringere tutti a porsi alcune domande fondamentali sull’uomo. Alcuni cattolici anagrafici, che si erano staccati dalla Chiesa, sono ritornati o stanno tornando. Così come alcuni scettici stanno scoprendo la bellezza del cattolicesimo: e qui i meriti di Francesco sono indubitabili. Basti pensare anche alle folle che gremiscono piazza San Pietro a ogni udienza generale. Ci si può chiedere però, al di là della riuscita del ‘contatto’, se l’entusiasmo delle folle sia prodotto dal sorriso, dai gesti, dai grani di saggezza distribuiti oppure se derivi dal profondo, da una sorta di effettiva e almeno parziale  conversione di vita in chi acclama. Spesso papa Francesco viene tirato per la giacchetta dagli ambienti relativisti, che approfittano di alcune sue esternazioni per emarginare ulteriormente i cattolici impegnati nella difesa dei valori non negoziabili: tipico è il caso del “Chi sono io per giudicare?”, amputato però della seconda parte del ragionamento papale. In tale esaltazione unilaterale e strumentale di Francesco vengono naturalmente taciute le sue parole sulla difesa della vita e sull’unicità del matrimonio tra uomo e donna, così che chi legge i titoli tende a farsi l’idea di un Papa ‘moderno’ contrapposto ai soliti cattolici reazionari e rompiscatole che non sanno adattarsi ai ‘progressi’ della società civile.  
Riuscirà a trovare un rapporto pacifico e collaborativo con l’Islam moderato, a ricucire gli strappi della storia con le altre confessioni cristiane?
Giuseppe Rusconi: Difficile rispondere a questa doppia domanda. Per quanto riguarda l’Islam moderato, si può solo sperare, ma senza farsi troppe illusioni. L’Islam non moderato ha più mezzi, si fa sentire di più (purtroppo anche molto concretamente) e si avvale di un tacito consenso tra parecchi musulmani silenti che rimproverano all’Occidente (in cui continuano per abitudine consolidata a comprendere la Chiesa cattolica) una degenerazione intollerabile nel campo dei ‘valori’.
Anche con le altre confessioni cristiane non è facile ipotizzare la fine delle divisioni: né con i protestanti né con gli ortodossi. Cui certo piace il fatto che papa Francesco voglia essere definito prima di tutto come ‘vescovo di Roma’; e tuttavia anche con loro restano teologicamente delle divergenze non da poco. Vedo molto di più la possibilità di una collaborazione concreta sul piano della difesa dei valori di vita e famiglia.

Riuscirà ad allearsi con Mosca per garantire pace, difesa della vita della famiglia e dei cristiani nel mondo?
Giuseppe Rusconi: Putin, per i suoi trascorsi, può anche piacere poco. Tuttavia oggettivamente può essere il miglior alleato della Chiesa cattolica nella difesa dei ‘valori non negoziabili’. Putin ha cercato e avuto un prezioso riconoscimento internazionale dal Vaticano, avvalorato dalla visita del 25 novembre scorso. Dietro Putin c’è la Chiesa ortodossa, che in questo ambito è sulla linea della sorella cattolica. E’ ragionevole pensare che si stia delineando un asse Vaticano- Russia- Paesi ortodossi come ad esempio la Serbia per impedire che in campo internazionale tali valori vengano misconosciuti. All’asse citato si possono aggiungere Ungheria (con la sua nuova Costituzione molto esplicita in materia) e Croazia (il cui popolo-. nel silenzio imbarazzato della nota lobby e dei suoi addentellati politico-finanziari – con chiaro voto ha approvato il primo dicembre l’inserimento nella Costituzione dell’espressione “unione tra uomo e donna” quale precisazione della parola ‘matrimonio’. Tale asse si viene a contrapporre nei fatti allo schieramento che comprende tra gli altri la Francia di Hollande-Taubira (legge sui cosiddetti ‘matrimoni gay’, votata ignorando proprio la testimonianza pubblica di una parte molto consistente della società civile), l’Olanda apripista dell’eutanasia, il Belgio – in cui sta per essere approvata una legge inaudita e vomitevole che permetterebbe ai bambini malati di chiedere essi stessi l’eutanasia. Ma dove sono i cattolici? Qui bisogna scendere in piazza a oltranza! – la Gran Bretagna (con le ‘aperture’ del cosiddetto conservatore Cameron) e compagnia brutta. Cui naturalmente fa da gran protettore Barack Obama, espressione per antonomasia della ‘società liquida’ tanto amata dalla nota lobby e dai suoi servitori.
Quali secondo te gli effetti di un’eventuale alleanza tra Roma e Mosca per la pace in Siria, in Palestina, e in tutto il Medio Oriente?
Giuseppe Rusconi: Le ‘primavere arabe’ (come ha ben detto a www.rossoporpora.org  il cardinale patriarca Béchara Raï) si sono rivelate fin qui solo “un inverno e una notte senza alba non solo per i cristiani ma per tutti quanti”.  Gli Stati arabi e quelli occidentali (in testa gli Stati Uniti) che le hanno foraggiate hanno compiuto un errore gravissimo. Ora Obama versa lacrime di coccodrillo e ci sta ripensando, in particolar modo per quanto riguarda la situazione in Siria con i ribelli ormai dominati dalle fazioni fondamentaliste e ferocemente anti-cristiane. E’ evidente che l’alleanza di cui ho parlato prima può essere molto preziosa per cercare di almeno salvare il salvabile per quanto riguarda i cristiani in Medio Oriente. La pace in Medio Oriente con la soluzione del conflitto israelo-palestinese? Lì al momento non si vede razionalmente ancora una via d’uscita praticabile. Ma nulla si può escludere, anche ciò che al momento sembra quasi impossibile da concretizzare.
Alcuni già sostengono che si stia avverando la profezia della Madonna di Fatima, e cioè che la consacrazione della Russia a Maria porterà pace in tutto il mondo. Tu che ne pensi?
Giuseppe Rusconi: Penso che ciò sia possibile. E’ evidente che Putin non è un chierichetto, persegue i propri interessi geopolitici. Ma in questo momento essi coincidono con quelli della pace nel mondo. E di ciò tengano conto anche quei cattolici à la carte che criticano Putin per come ha agito con le ‘Pussy Riot’ e raddoppiano le critiche per il ‘no’ all’adozione di bambini russi nei Paesi che hanno riconosciuto le cosiddette ‘unioni gay’ (una decisione invece molto saggia dal punto di vista del bene dei bambini e dell’intera società).
Gli ultimi articoli sul tuo sito www.rossoporpora.org ?
Giuseppe Rusconi: Un paio di giorni prima di Natale ho pubblicato un articolo sul cosiddetto ‘Questionario bis” (in concorrenza con quello vaticano) elaborato – su mandato della Conferenza dei vescovi svizzeri – dall’Istituto socio pastorale di San Gallo in preparazione del Sinodo 2014 sulla famiglia. Il titolo è eloquente: “Il Questionario della famiglia à la carte”. La vigilia di Natale ho inserito un articolo-intervista con il vulcanico e sanguigno maestro spagnolo Pablo Colino, dal titolo sempre molto significativo: “Pablo Colino: ‘Il est né le divin Enfant’ meglio di mille prediche”; e ho anche riportato in un altro articolo quanto mi ha detto Giulia Arena, miss Italia 2013, sul Natale come momento fondamentale di “centralità della famiglia”. E’ il pensiero non così scontato di una diciannovenne di oggi, che sta vivendo una situazione in sé anomala, ma che resta con i piedi ben ancorati nella propria esperienza positiva di famiglia. 
A. Gaspari