lunedì 27 gennaio 2014

Dalla missione la «liberazione»



Intervista al superiore generale dei «Padri di Schönstatt»   

«Tutti coloro che vengono qui per pregare devono sperimentare la gloria di Maria». Era il 18 ottobre 1914 quando il pallottino padre Josef Kentenich (1885-1968) rivolgeva queste parole a un gruppo di giovani che lo ascoltavano nel piccolo Santuario di Schönstatt, una chiesetta immersa fra i boschi a pochi chilometri da Coblenza. Kentenich quel giorno aveva stretto un’«alleanza d’amore con Maria», un atto di fede silenzioso di cui nessuno poteva immaginare la fecondità.

Schönstatt oggi è infatti il centro spirituale di un movimento presente in un centinaio di Paesi, con oltre 400mila aderenti, il più antico si può dire dei «nuovi movimenti» della Chiesa. In ognuno dei 200 centri presenti nel mondo è presente un «Santuario» che è la copia fedele di quello originale della cittadina tedesca. Padre Heinrich Walter è il superiore generale dei «Padri di Schönstatt», il ramo sacerdotale del movimento, è stato membro del Sinodo sulla nuova evangelizzazione nell’ottobre 2012, e a lui abbiamo chiesto che significato ha avuto per la sua «famiglia spirituale» la recente Esortazione apostolica Evangelii Gaudium.

Padre Walter, si tratta di un documento lungo e ricchissimo di spunti: quali sono quelli che l’hanno colpita?
Più che di un documento direi che si tratta di una lettera agli uomini di oggi. Innanzitutto è bello il tono personale e vitale: la gioia di credere è liberatrice nell’attuale contesto ecclesiale. Mi ha sorpreso il linguaggio, così vicino all’uomo di oggi, e ho apprezzato molto lo slancio missionario, che parla di un improcrastinabile rinnovamento della Chiesa. Mi ha impressionato anche il coraggio di parlare di un nuovo ruolo delle Conferenze episcopali.

Ci sono passaggi in cui trova una sintonia con il carisma di padre Kentenich?
Sì, il volere una riforma della Chiesa con un suo ri-orientamento missionario che passi dall’incontro personale con Dio, mi fa pensare al cuore del messaggio del nostro fondatore. L’accento su una Chiesa in ascolto, che umile e povera si concepisce come pellegrina, è un punto di contatto fra la prospettiva di Francesco e di padre Kentenich. Così come il primato della vita rispetto alle strutture e all’organizzazione, che traspare in continuazione nell’Esortazione apostolica. Nel capitolo sull’approfondimento dei carismi la sottolineatura della libertà la sentiamo nostra, anche la necessità di un corretto accompagnamento spirituale che porti a decisioni libere e responsabili. Questi passaggi ricordano il nostro obiettivo pedagogico: «un uomo nuovo», ovvero libero, forte e con un’impronta missionaria. Ma potrei citare anche l’importanza data al ruolo dei laici e al fatto che tutti sono chiamati alla missione. Altri parallelismi li trovo nel capitolo sui carismi a servizio della comunità evangelizzatrice e nel concetto di una comunione delle diversità, suscitate dallo Spirito.

Schönstatt ha una forte presenza in Europa, innanzitutto in Germania, e in diversi Paesi dell’America Latina. Quali sono le indicazioni dell’Evangelii Gaudium che secondo lei si addicono di più al Vecchio continente e quali al continente di provenienza di Bergoglio?
Papa Francesco parla in termini nuovi della necessità di riprendere l’opzione preferenziale per i poveri, con cui la Chiesa deve affrontare le disuguaglianze sociali e la corruzione. Questa è una sfida urgente per l’America Latina se il cristianesimo vuole davvero incidere nella società. Per l’Europa è certamente importante il no all’idolatria del denaro, come l’invito a vincere la globalizzazione dell’individualismo e a stare come Chiesa sulle strade della gente.

Il movimento di Schönstatt festeggia nel 2014 i 100 anni della fondazione. Quali saranno i momenti principali di questo anniversario storico?
Il cuore di questo giubileo dev’essere il rinnovamento del nostro movimento riprendendo lo spirito degli inizi, per cui in primo piano ci sarà la cappella in cui padre Kentenich ha ricevuto e trasmesso l’impulso fondativo. Si tratta di riscoprire l’esperienza di una fede viva nella vita quotidiana, una vita segnata da quella che chiamiamo «Alleanza di amore con Maria», che cerchiamo di mettere a frutto su cinque piani: lavoro con i giovani, rafforzamento della famiglia, progetto pedagogico, impegno ecclesiale e impegno sociale a ogni livello. La festa centrale in ottobre sarà un grande pellegrinaggio a Schönstatt con fedeli provenienti da tutti i continenti. Questo avverrà in collegamento con le celebrazioni nelle diocesi di vari Paesi. Con papa Francesco ci incontreremo invece, insieme agli amici di altri movimenti, alla fine di ottobre a Roma.

Il Papa ha scelto fra i suoi otto consiglieri il cardinale cileno Javier Errázuriz Ossa, dei padri di Schönstatt. Che rapporto aveva Bergoglio in Argentina con il vostro movimento?
Veniva invitato agli incontri e alle manifestazione che organizzavamo nell’arcidiocesi di Buenos Aires e veniva regolarmente. Nei giorni prima del conclave la provincia argentina dei Padri è stata a colloquio con lui e ha celebrato la Messa nel arcivescovado di Buenos Aires. Con il cardinale Errázuriz c’è poi un rapporto particolare che nasce dal suo essere stato presidente del Celam e dalla collaborazione tra lui e il Papa al Sinodo dei vescovi ad Aparecida nel 2007.

Andrea Galli (Avvenire)