giovedì 30 gennaio 2014

Gender, se si muovono i vescovi del Triveneto



di Stefano Fontana
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Arrivare primi non sempre è un merito. Ma nel caso del Messaggio dei vescovi del Triveneto per la 36ma Giornata della Vita – “Il compito educativo è una missione chiave!” -, arrivare primi è stato un vero merito. Primi in cosa? Primi a intervenire su un insieme di fenomeni molto allarmanti che stanno invadendo l’educazione dei nostri bambini e giovani nella scuola e che di solito viene riassunto nell’espressione “ideologia del gender”.

 Finora erano intervenuti solo (pochi) singoli Vescovi. Ora interviene una Conferenza episcopale regionale. Siccome se ne sentiva il bisogno: onore al merito a chi è arrivato per primo!
I vescovi hanno adoperato espressioni non troppo dure. Per arrivare al “dunque” bisogna leggere un bel po’ di premesse. Hanno usato molta buona educazione, cominciando non col condannare ma col fare l’esame di coscienza sui doveri delle comunità cristiane. Anche il linguaggio dei vescovi ha un debito da pagare con il codice delle belle maniere pastorali. Ciò non toglie che averne parlato, in questo clima culturale opprimente, sia un segno di grande libertà e che la realtà su cui si pronunciano faccia veramente impressione.

Libri di testo, formazione degli insegnanti, programmi scolastici, interventi di educazione sessuale nelle scuole, sinergie tra Comuni e associazioni di omosessuali … tutto converge in un “pensiero unico”, come dicono i vescovi, che cerca di imporsi con una spietata violenza educativa e con la copertura della legge. Nelle scuole sarà vietato parlare di famiglia naturale, di padre e madre, per non peccare di intolleranza verso chi convive, chi è madre ma si sente padre, chi sceglie di essere ora maschio e ora femmina, chi ha due padri o due madri. E tutto deve essere uguale, tutto tollerato, tranne chi dice che così non è, che la natura esiste e che le grandi autostrade per essere persona umana sono rappresentate dall’essere uomo e dall’essere donna. Costoro non avranno più vita facile nella scuola italiana e in questo messaggio dei vescovi del Triveneto troveranno conforto.
I vescovi inseriscono questo allarme nel contesto più ampio degli attentati alla dignità della persona umana: le famiglie in difficoltà per la crisi economica, i disoccupati, i profughi, gli stranieri… . Però - e questo va notato - il tema dell’identità umana come maschio e come femmina non è paragonabile ad altre situazioni di difficoltà, anche gravi, come l’essere profugo o l’essere disoccupato. Non è una delle tante. Le società umane hanno conosciuto anche in passato le difficoltà economiche o le migrazioni, ma non avevano mai conosciuto il negazionismo della natura umana.

Mai era avvenuto che si negasse che la famiglia fosse fondata su un uomo e una donna, che l’identità sessuale fosse complementare maschio-femmina e che la loro unione fosse aperta alla vita. Mai si era deciso di imporre la negazione dell’innegabile, l’oscuramento per legge delle evidenze. Mai, come oggi in periodi di pensiero debole, i legislatori, i giudici e gli insegnanti hanno avuto la pretesa metafisica di riformulare la natura umana. Mai si erano precettati i docenti e scritti i libri di testo per cambiare nella testa dei giovani il concetto di identità sessuale, sessualità, procreazione, famiglia, con una pianificazione così meticolosa e coordinata. Oggi l’educazione nelle scuole mira a convincere dell’esistenza del diritto a non essere quello che si è e a percepire l’ordine della natura come un’oppressione. Stiamo educando i giovani al congedo dalla natura, a non sapere più se su di essi ci sia un progetto o se essi stessi, aperti al nulla, debbano ricreare la realtà, a  cominciare dalla propria.
Sono tre i paragrafi più impegnativi del messaggio, quelli in cui si adoperano parole chiare e dense di conseguenze. Qui i vescovi invitano a “non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori e ritrosie”  nel parlare in pubblico di padre e madre, marito e moglie. Sono coscienti che la battaglia delle parole è ormai molto pregiudicata e che l’intolleranza sta mietendo vittime. Ribadiscono, davanti a questo nuovo quadro, il “carattere decisivo” della libertà di educazione dei figli da parte delle famiglie e denunciano “ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorte di deviante e mortificante pensiero unico, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”. Affermano di sostenere lo sforzo di quanti affrontano ogni giorno “le più importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo”. 
I tre passaggi sono molto importanti. Invitando alla lotta per la libertà di espressione, i vescovi esprimono la consapevolezza che c’è una guerra in corso, una guerra babelica di confusione delle lingue, che va combattuta fino in fondo. Lasciano anche intendere che non sarà indolore. La questione della libertà di educazione esce dal contesto angusto del finanziamento alle scuole private e viene posta al centro della resistenza per la difesa della natura umana. E’ l’ultima ridotta, senza difendere la quale continuare a parlare di “dignità della persona umana” diventa retorico. Il sostegno promesso a chi si impegna su questo fronte conforterà tante persone che spesso si sono sentite abbandonate.

Infine, la denuncia del ruolo assunto dalle “pubbliche istituzioni” in questa grave faccenda pone l’enorme problema dell’obiezione di coscienza verso le istituzioni stesse, col pericolo di lacerazioni nel tessuto sociale e politico non facilmente componibili.

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Vita, famiglia, libertà di educazione, "genere": la nota dei Vescovi del Triveneto

In occasione della Giornata nazionale per la Vita del 2 febbraio, esce la riflessione pastorale dei presuli su importanti questioni educative come "contributo al bene comune"

Si intitola “Il compito educativo è una missione chiave!” la Nota pastorale dei Vescovi del Triveneto che, mutuando una frase di Papa Francesco, è dedicata ad “alcune urgenti questioni di carattere antropologico e educativo”. 
Il testo - che esce nell’imminenza della Giornata nazionale per la Vita del prossimo 2 febbraio - è stato approvato all’unanimità nei giorni scorsi dalla Conferenza Episcopale Triveneto e intende offrire a tutti una riflessione autorevole, in comunione col magistero di Papa Francesco, e un contributo positivo al bene comune affrontando “questioni educative che riguardano aspetti fondamentali e delicatissimi dell’essere umano, con numerose e preoccupanti ricadute in ambito culturale, formativo, educativo e, quindi, politico della nostra società (triveneta, italiana, europea) e che toccano e coinvolgono in modo diretto la vita delle persone, delle famiglie e della scuola”.
All’inizio la Nota, dopo aver evidenziato i molteplici aspetti legati alla difesa e alla promozione della vita nell’attuale contesto, fa riferimento - a titolo d’esempio - a questioni emergenti dalla recente attualità (l’ideologia del gender e la traduzione legislativa della lotta all’omofobia, taluni orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini nelle scuole, l’uso dei termini “padre” e “madre” in ambito pubblico, il significato e il valore del concetto di “famiglia” con i rischi di stravolgimento a cui è oggi soggetto) per spiegare come i Vescovi avvertano “la responsabilità e il dovere di richiamare tutti all’importanza di una corretta formazione delle nuove generazioni - a partire da una visione dell’uomo integrale e solidale - affinché possano orientarsi nella vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza”.
I Vescovi riaffermano, in primo luogo, “la dignità e il valore della persona umana, la tutela e il rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilità, nonché la necessità di continuare a combattere strenuamente ogni forma di discriminazione o, addirittura, di violenza”, invitano a riconoscere la “ricchezza insostituibile della differenza” (iniziando da quella fondamentale, tra “maschile” e “femminile”) e “la specificità assoluta della famiglia” come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio”, senza sottovalutare “il grave pericolo che deriva dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società”. E lo fanno richiamandosi più volte alle parole di Papa Francesco - la metà delle citazioni presenti sono tratte dal suo magistero - ma anche a testi “laici” come la Costituzione italiana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
I presuli - riprendendo quanto espresso, anche di recente, dalla Santa Sede al Comitato ONU della Convenzione dei diritti del fanciullo - ribadiscono che non è accettabile “un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico”. E aggiungono: “Invitiamo a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
La Nota sostiene e incoraggia “l’impegno e lo sforzo di quanti affrontano ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e positiva “laicità”, le più importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la differenza sessuale, la libertà religiosa e di educazione”. E ricorda che “la proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti. E pur in un contesto di diffusa secolarizzazione, come ricorda Papa Francesco, nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini”.
La diffusione della Nota nella Giornata per la Vita vuole, inoltre, evidenziare che alla Chiesa sta a cuore“la vita delle persone in tutti i suoi aspetti. Una vita che è dono di Dio ed è cosa preziosa, ma è minacciata e resa fragile da molte cause”. Il testo dei Vescovi - richiamando espressamente le tante persone, famiglie e situazioni in difficoltà oggi esistenti, anche e soprattutto a causa della crisi economica - manifesta, infine, la volontà della Chiesa triveneta di “continuare, insieme a tutte le persone di buona volontà, a sostenere la vita umana in ogni momento e in ogni circostanza, ribadendone l’inviolabile dignità ed offrendo concreti aiuti a chi vive fragilità e sofferenze”. Compreso, naturalmente, il delicatissimo e decisivo “fronte” educativo e antropologico.

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Moraglia


I vescovi veneti: “Non abbiate paura a dire padre e madre”


(di Marco Tosatti su Vatican Insider) I vescovi del Triveneto rompono per primi il silenzio della Chiesa italiana in materia di ideologia gender, unioni omosessuali e difesa della vita. Oggi è stata diffusa una Nota Pastorale, redatta all’unanimità dai presuli della regione, che costituisce di sicuro un punto di riferimento importante, tanto più importante in quanto si discute in Parlamento una legge quella sull’omofobia che secondo i suoi critici se approvata impedirà in futuro di criticare matrimonio omosessuale, adozioni alle coppie dello stesso sesso e l’enunciazione di opinioni discordanti  dall’ideologia gender.
Il testo esce con il consenso unanime di tutti i vescovi del Triveneto, e gli autori sottolineano che lo stile è “propositivo, mai polemico”; la scelta di rendere pubblico il testo alla vigilia della Giornata per la Vita indetta dalla Chiesa italiana vuole dimostrare “la volontà di offrire a tutti una riflessione ad ampio raggio e un contributo ‘positivo’, evitando il più possibile ogni contrapposizione polemica”. Questo perché – ripetono gli autori – l’unico intento è “quello di contribuire al bene comune”.
La Nota si apre con la memoria della crisi attuale, e la Chiesa vuole essere vicina “A chi ha perso lavoro, alle famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani” che non trovano lavoro. E anche ai giovani sposi, il cui desiderio di generare figli “resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita”.Ma è soprattutto sulle questioni educative che i vescovi del Triveneto sentono oggi il bisogno di parlare, in sintonia con le parole di papa Francesco, secondo cui “Il compito educativo è una missione chiave”.
I vescovi si riferiscono a elementi ben precisi: “Al dibattito sugli ‘stereotipi di genere’ e sul possibile inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti, ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, a taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età, alle richieste di accantonare ‘padre e madre’ in luogo di altri considerati meno ‘discriminanti’, e, infine, al grave stravolgimento – potenziale e talora purtroppo già in atto – del valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio fra un uomo e una donna”.
I vescovi si sentono obbligati a parlare, anche tenendo conto delle parole del Papa, secondo cui i Pastori “hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone”. La Nota ricorda e riafferma la dignità e il valore della persona umana, e lanciano un allarme contro il “grave pericolo che deriva per la nostra civiltà, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona”. I presuli riconoscono, usando le parole di papa Francesco “la ricchezza insostituibile della differenza”, specialmente quella fondamentale “fra maschile e femminile”, e la famiglia come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio”.
Ricordano in questo campo sia la Costituzione, che la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo: “Siamo infatti consapevoli che la differenza dei sessi è elemento portante di ogni essere umano ed espressione chiara del suo essere ‘in relazione’”. “Ribadiamo…il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi il fondamento oggettivo della differenza e complementarità dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico”.
Fatte queste premesse, sul piano operativo i vescovi invitano tutti “A non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare a utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole più dolci e vere che ci sia mai dato di pronunciare: ‘padre’, ‘madre’, ‘marito’, ‘moglie, ‘famiglia’, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. E soprattutto ribadiscono di voler difendere e promuove “il carattere decisivo – oggi più che mai – della libertà di educazione dei figli che spetta di diritto al padre e alla madre…E rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante ‘pensiero unico’, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”.
E’ un testo certamente importante, anche perché negli ultimi mesi non sono state numerose le prese di posizione della Chiesa in Italia in questo campo, mentre sembrano moltiplicarsi le iniziative e le prese di coscienza da parte di diverse organizzazioni di laici, sull’esempio della mobilitazione in corso in Francia. (di Marco Tosatti su Vatican Insider)