lunedì 3 febbraio 2014

Ateo a Wall Street, credente fra i barboni

Bravo Andrea Galli!
chris-arnade
di Andrea Galli     Avvenire
I media hanno amplificato la voce di chi negli Stati Uniti ha preso male i passi della Evan­gelii Gaudium in cui il Papa critica la teoria della «ricadu­ta favorevole», quella per cui «ogni crescita economica fa­vorita dal libero mercato riesce a produrre di per sé una maggiore e­quità e inclusione sociale nel mon­do », e in cui denuncia la «cultura del benessere che ci anestetizza», che ci rende «incapaci di provare compas­sione dinanzi al grido di dolore de­gli altri». Ma c’è chi, invece, prove­niendo dal cuore del capitalismo a stelle e strisce, Wall Street, ha trova­to queste e altre parole di Bergoglio centratissime.
Chris Arnade, dopo un dottorato in fisica alla John Hopkins University, ha lavorato per 20 anni come trader per ‘Salomon Brothers’, la banca d’investimenti poi rilevata dal co­losso ‘Citigroup’. Nel 2012 ha deci­so di lasciare il mondo della finanza, una carriera con emolumenti a sei cifre, ‘prosciugato’ a livello esisten­ziale e assuefatto da un mondo che non sentiva più suo. È rimasto a New York, ma ha cambiato mestiere, dan­dosi alla fotografia. E da Manhattan ha spostato l’attenzione verso Hunts Point, nel South Bronx, uno degli an­goli più degradati d’America, dove oltre la metà dei 50mila abitanti vi­ve al di sotto della soglia di povertà, dove il tasso di criminalità è il più al­to di tutta l’area di New York ed e­roina e crack sono onnipresenti, tra spaccio e tossicodipendenza.Arnade ha iniziato a documentare questo mondo di reietti, di vite ai margini della società, e ha iniziato a raccontare su un quotidiano dall’al­tra parte dell’Atlantico, il Guardian , quello che sta imparando giorno do­po giorno. L’11 dicembre ha dedica­to un commento alla scelta fatta da Time di nominare Bergoglio uomo dell’anno e ha presentato la Evange­lii Gaudium come una lettura im­prescindibile per cattolici e no. «Pa­pa Francesco è una gola profonda per i poveri» ha intitolato il pezzo, facendo riferimento al ruolo di gola profonda avuto da un altro perso­naggio dell’anno, Edward Snowden. «Quando lavoravo a Wall Street ne­gli anni ’90 – ha scritto Arnade – viag­giavo per lavoro nella patria del Pa­pa, l’Argentina. Ero uno dei molti stranieri che andavano lì a dire co­me avrebbero do­vuto riformare il Paese, aprirlo al libero mercato. Cosa che è stata fatta e ha funzio­nato fino al crollo del 2001. Girava­mo in taxi – ha continuato l’ex trader – alla larga degli slum che circondavano Buenos Aires. Nessun banchie­re vi si addentra­va, era troppo pe­ricoloso si diceva. Noi spostavamo numeri su fogli di lavoro elettronici, numeri che rap­presentavano delle persone. Papa Francesco invece andava in quegli slum, regolarmente, e vedeva quel­lo che noi non vedevamo. È come ha scritto nella sua esortazione aposto­lica: gli esseri umani sono conside­rati come dei be­ni di consumo, che si possono usare e poi get­tare. La vittoria del libero merca­to è stata quella di rendere ‘em­patia’ una paro­laccia. A Wall Street certamen­te è così.  Non puoi fare soldi se inizi a chiederti come li fai, chi ferisci, e chi re­sta indietro».
Ma a colpire l’at­tenzione è stato l’articolo che Ar­nade ha firmato alla vigilia di Na­tale, raccogliendo sul sito del Guardian oltre 2.000 commenti di lettori: «Le persone che più hanno sfidato il mio ateismo sono stati drogati e prostitute».
Definitosi ateo dall’età di 16 anni, da sempre ammiratore della prosa cau­stica di Richard Dawkins, Arnade è arrivato a riconsiderare la sua posi­zione colpito dalla fede trovata tra i «left behind», gli ultimi. Quelli che nella sua visione sarebbero dovuti essere i più convinti assertori della non esistenza di Dio, visto l’inferno in cui si trovano. E invece «Sarah, 15 anni passati sulla strada, porta una croce attorno al collo. Sempre. Mi­chael, da 30 anni anche lui sulla stra­da, porta un rosario in tasca. Sempre. E in ogni casa di consumatori di crack,nell’edificio più squallido e de­solato, si può trovare una Bibbia a­perta fra siringhe, accendini e pipe da crack».
Takeesha, un’infanzia di abusi e una vita finita nel mercato del sesso a pa­gamento, ha chiesto al suo intervi­statore di essere presentata così: «Prostituta, madre di sei figli e fi­glia di Dio». «Siamo tutti peccatori – ha scritto Arnade – e sulla strada i drogati, gli ultimi, nelle loro bat­taglie quotidiane e nella loro quo­tidiana vicinanza alla morte lo ca­piscono in modo viscerale. Molta gente di successo no. Il loro senso di sé e la loro freddezza emotiva hanno anestetizzato la percezione della loro fallibilità».
Tutto a un tratto l’ateismo è appar­so all’ex agente di Wall Street come una posizione intellettuale accessi­bile per lo più a quelli che hanno a­vuto successo nella vita. Ed è arriva­to a dire addio al ‘suo’ Richard Dawkins, che ora gli sembra «una persona così lontana dall’umanità e dall’ambiguità della vita» da essere finito a fare «quello che sostiene di odiare negli altri: predicare parten­do da una posizione di vantaggio ed egoista».