mercoledì 26 marzo 2014

Il matrimonio come fondamento della civiltà




Un saggio americano spiega perché la monogamia aiuta la società ad essere più stabile e pacifica


Il matrimonio monogamico ha esercitato un’influenza cruciale sulla civiltà occidentale. Lo afferma William Tucker nel suo libro Marriage and Civilization: How Monogamy Made Us Human(Regnery Publishing).
Tucker, giornalista e autore di vari saggi, affronta un’ampia gamma di argomenti, dall’antropologia alle origini della civilizzazione, dal ruolo della religione alla situazione attuale della famiglia.
Dall’inizio della storia umana, spiega Tucker, il matrimonio è stato l’unico contratto sociale in grado di rendere libere le persone di cooperare e permettere la nascita dell’umana civilizzazione.
L’autore aggiunge che, se da un lato la monogamia è il metodo di maggior successo per organizzare una società, essa è costantemente sotto assedio e richiede ruoli che devono essere sostenuti dai suoi membri. Se una società diventa indifferente al mantenimento dei ruoli, la monogamia rischia di sgretolarsi, come sta avvenendo oggi negli Stati Uniti.
Tucker si dimostra piuttosto critico verso la forma che il Welfare ha assunto negli ultimi anni, in particolare negli incentivi alle ragazze madri a rimanere single. La famiglia bi-genitoriale è un’istituzione forte ma non indistruttibile.
“Con determinati incentivi economici, essa rischia di essere danneggiata”, afferma lo studioso. Quindi, una volta smembrata, risulta molto difficile da ricostruire.
In un capitolo che tratta le interpretazioni del matrimonio nelle società primitive, Tucker spiega che, mentre nel XIX secolo, alcuni autori avevano proposto una situazione dove la poligamia sarebbe diventata una pratica comune, ricerche successive dimostrano che, alle origini, era stata la monogamia la prima forma di legame umano, mentre in alcune società, la poligamia aveva rappresentato uno sviluppo successivo.
Inoltre, Tucker osserva che le società poligame sono più inclini alla bellicosità, poiché determinano uno squilibrio, nella misura in cui permettono ad ogni uomo di avere più mogli. Ciò porta ad un bisogno di ulteriori donne che può essere soddisfatto solamente ingaggiando combattimenti con altre tribù, per rubare loro le donne.
Nella sua disamina storica, Tucker rileva che l’Antica Grecia fu la prima società complessa ad imporre la monogamia ai suoi membri, anche a chi era al vertice della gerarchia.
“Per la prima volta dagli ultimi cacciatori e raccoglitori, l’egualitarismo della società umana originaria era stato restaurato”, aggiunge.
In seguito, l’Impero Romano consolidò la norma della monogamia come modello familiare.
Un altro ruolo chiave è stato giocato dal Cristianesimo, a proposito del quale, Tucker afferma: “Il Cristianesimo ha giocato un ruolo cruciale nel rendere la monogamia, la norma della società occidentale”.
Dopo un lungo esame storico di varie società e religioni, Tucker ritorna alla situazione attuale negli Stati Uniti.
Come è possibile, si domanda, che nell’arco di appena mezzo secolo, il matrimonio e la famiglia bi-genitoriale sono passati dall’essere l’ideale e  più comune forma di famiglia, all’essere “una favola alla quale solo i più privilegiati possono aspirare?”.
Tucker prosegue affermando che la monogamia non soddisfa i desideri di nessuno ed è per questo che è facile da indebolire. Al tempo stesso egli afferma: “La monogamia è il culmine di un comportamento civilizzato che riconosce, seppure inconsciamente, che il rinforzamento dei ruoli determina vantaggi a livello sociale”.
Perciò, lo studioso conclude che abbiamo una situazione in cui la monogamia non soddisfa i desideri di nessuno, eppure è una forma di vita familiare che crea vantaggi a livello sociale.
Di seguito Tucker afferma che gli uomini sono più felici, quando vivono matrimoni stabili e duraturi e che, in tali condizioni, anche i figli sono molto più felici.
La monogamia, comunque, esige che le persone si assumano determinati sacrifici.
Un elemento che Tucker identifica come un fattore di disintegrazione della vita familiare è la fine dell’idea di un salario familiare, che permette al maschio di essere l’unico percettore di reddito. Con l’ingresso di un ampio numero di donne nel mondo del lavoro, le prospettive di lavoro per gli uomini si è ridotta, in particolare per chi ha un livello di istruzione più basso.
Un secondo grande cambiamento è rappresentato dalla rivoluzione sessuale degli anni ’60 e dalla separazione del sesso dalla procreazione. Ciò conduce a un sensibile indebolimento del matrimonio e a notevoli cambiamenti nelle strutture familiari.
Nel capitolo conclusivo, Tucker afferma che i destini delle nazioni sono innanzitutto dipendenti dagli esseri umani che li determinano. “Le famiglie monogamiche danno vita a esseri umani socialmente consapevoli, pronti a vivere in società pacifiche”, afferma.
Al tempo stesso, l’autore si domanda se sia possibile restaurare l’ideale monogamico nella società americana. Ciò è, per tornare a una situazione dove uomini e donne comprendono che vi sono determinati ruoli da onorare e comportamenti che possono minacciare la stabilità familiare.
Il matrimonio monogamico, afferma poi Tucker, è un’avventura da brivido, ma anche la fatica di un’intera vita. È anche, ribadisce lo studioso, un’istituzione che permette alle civiltà di fiorire e di costruire un mondo prosperoso e fiorente.
John Flynn, L.C.
[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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Matrimonio e famiglia nell'Africa nera

In Guinea-Bissau è ancora molto diffusa la poligamia e i malati di Aids sono in aumento

Padre Dionisio Ferraro è in Guinea-Bissau dal luglio 1973, dopo un anno di studio del portoghese a Lisbona. Ha vissuto sempre immerso nella società africana, come parroco in villaggi e per 26 anni nella più importante parrocchia della capitale, promotore e insegnante nelle scuole, costruttore del liceo cattolico di Bissau. Negli ultimi sei anni è parroco a Bambadinca, una parrocchia rurale vastissima nell’interno del paese (diocesi di Bafatà). Gli ho chiesto com’è la famiglia africana nella religione tradizionale, l’animismo o culto degli spiriti. Ecco la sua esperienza nei villaggi animisti della Guinea-Bissau, che è un tipico paese africano ancor poco toccato dalla modernità.  
“Nei villaggi pagani c’è ancora il matrimonio tradizionale, con piccole poligamie, un marito con due-tre mogli. Dicono che nell’agricoltura ci vogliono molti figli e una sola moglie non basta, ce ne vogliono almeno due o tre, però c’è qualche caso di poligamia grande, poligami con otto-dieci mogli. E come le  mantiene? Non è il marito che mantiene le mogli, ma le mogli che mantengono il marito. L’uomo lavora meno delle donne, si interessa dei rapporti esterni, costruisce e ripara la capanna e fa alcuni lavori in casa, ma la moglie alleva ed educa i figli e produce reddito, con l’agricoltura e piccoli lavoretti di artigianato e poi le galline, le anitre, le uova, i frutti che vende, ecc. Il marito quando è senza soldi e deve partecipare ad una festa, chiede i soldi alle mogli, questa la tradizione nei villaggi non cristiani.
“Il matrimonio è un contratto tra famiglie. Il marito deve avere delle risaie, dimostrare di essere un uomo capace, che ha conoscenze, che sa fare parecchie cose. La ragazza che si sposa sa che va a servire l’uomo, che in casa c’è e non c’è, può andare a trovare parenti o amici o i figli più adulti che sono altrove. Chi segue l’economia della famiglia, chi produce è la moglie. La prima moglie è quella che poi comanda la casa. Quando esco da Bambadinca, a me capita di dare passaggi in auto a qualche giovane moglie che ha due-tre figli e va a cercare un’altra moglie per il marito, perché lei non ce la fa più con i figli e nel lavoro. La poligamia non è perché il marito è viziato, ma perché in casa tutto è centrato sulla prima moglie e lei deve procurare un’altra donna al marito, che la aiuti e produca nuovi figli. E’ lei che organizza la vita di famiglia.
“La vera moglie è la prima. Il dott. padre Alberto Zamberletti, mio confratello del Pime, che ha lavorato molto anche come medico, dice che oggi la malattia che si diffonde in Guinea è l’Aids, ma si trovano più malati di Aids nelle famiglie monogame che nelle poligame, perché le varie mogli controllano di più il marito. L’aids si diffonde soprattutto per contatto sessuale con diverse donne fuori della famiglia. I vizi più diffusi fra gli uomini sono ubriacarsi e andare a donne.
“Quando sono invitato a pranzare in una casa – continua padre Dionisio - mangio col marito e i figli maschi, si mangia con le mani, con un catino in mezzo, nel quale c’è riso e altro; poi c’è il gruppo donne in altra parre della casa in altro cortile e là vanno le mogli e le figlie e i bambini piccoli che sono tanti. Fino a poco tempo fa ogni donna aveva in media sette-otto figli, oggi un po’ meno, ne hanno cinque-sei, perché la vita moderna entra ovunque e si imparano altri costumi. Nelle città è diverso,in genere hanno due o tre figli, ma io parlo delle famiglie tradizionali”.
Chiedo a padre Ferraro se tra quelli che si convertono al cristianesimo, cambia la famiglia. Si vede la differenza con la famiglia pagana tradizionale? Gli uomini hanno maggior rispetto della donna? Dionisio risponde:
“Dove c’è il cristianesimo, in genere ci sono cinque anni di catecumenato, preparazione al battesimo. In quegli anni di catechesi, di preghiera e lettura del Vangelo, di contatti quotidiani con famiglie cristiane, i costumi cambiano molto. Il marito rispetta la moglie, lavora con la moglie e la aiuta, mangia con la moglie e i figli. Però anche qui bisogna distinguere. Dove c’è un prete-prete che fa una catechesi autentica e che mira alla conversione a Cristo, le cose cambiano; dove c’è un prete formalista, che fa imparare a memoria le risposte al catechismo, ma si accontenta della frequenza alla chiesa, oppure vuol far vedere al vescovo che lui fa molte conversioni, le cose cambiano poco. Il cambiamento è caratterizzato dalla parola “responsabilità”, perché la catechesi  richiama alla responsabilità dell’uomo: nei rapporti con la moglie, con i bambini, col lavoro, col denaro.
“Quindi, dove entra il cristianesimo in un villaggio pagano, porta un miglioramento della vita, però anche qui bisogna distinguere. Dove c’è una “revisione di vita” metodica, a scadenza fissa, i cambiamenti ci sono; ma se il prete e i catechisti  trascurano questi impegni, tutto va avanti come prima. A volte il missionario ha la consolazione di vedere autentici miracoli di conversioni. A Bissau sono stato 26 anni in parrocchia, nelle “revisioni di vita” mensili con le famiglie sono stato testimone di conversioni straordinarie, di persone che poi hanno cambiato vita davvero. Lo Spirito Santo c’è davvero, perchè noi preti e missionari facciamo pochissimo, a volte ti sembra di parlare al vento, e poi invece  tocchi con mano che la tua parola, quando parli a nome di Gesù Cristo, produce frutti. Se Gesù Cristo non cambia la vita delle persone, delle famiglie e della società, la fede e la vita cristiana sono parole vuote. Ecco perché la revisione di vita, cioè esame di coscienza:  ti ubriachi ancora? Rispetti tua moglie e le tue figlie? Sai perdonare una offesa? Sei generoso con i poveri?Anche quando parlo ai preti arrivo sempre alla revisione di vita. La conversione di un popolo dipende in buona parte dal prete, se è zelante, se dà buon esempio, ecc.  Anche la società africana sta cambiando in meglio”.  
Dopo intervista vado avanti a chiacchierare e padre Ferraro dice che su 100 matrimoni che celebra n chiesa cinque o sei sono veramente a posto. Quelli che diventano cristiani hanno tutti buona volontà, con tanta fede, preghiera, carità . Ma la cultura cambia con lentezza. Pretendere in Africa un matrimonio come ce ne sono molti in Italia è utopico. “Però, dice padre Dionisio, col passare delle generazioni, anche qui la Chiesa fiorirà. Pochi giorni fa, a Bambadinca, un professionista africano che ha studiato in Italia mi diceva: “Mezzo secolo fa noi siamo venuti non dall’Antico Testamento, ma dalla preistoria e viviamo già nel Nuovo Testamento e nel mondo moderno. Un balzo di millenni in pochi anni  non può cambiare costumi millenari, ma il Vangelo in Africa sarà vincente perché è la risposta giusta alle nostre aspirazioni!”.
(Fonte: blog ARMAGHEDDO. L'attualità vista da padre Piero Gheddo, missionario-giornalista". L'indirizzo del sito ufficiale di padre Gheddo è http://www.gheddopiero.it/)