martedì 25 marzo 2014

Nel volto dell’uomo che soffre c'è il profilo di Gesù



Sarà mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, a scrivere quest’anno le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo, che si svolgerà il 18 aprile prossimo come da tradizione al Colosseo di Roma, presieduta da Papa Francesco e trasmessa dalla Rai in mondovisione. L'intervista al presule, noto per il suo impegno sociale sul territorio in difesa degli ultimi e per l'affermazione della cultura della legalità:

Sessantatré anni, nativo del Trentino, un passato in gioventù da operaio, per 13 anni vescovo di Locri in Calabria terra ad alta densità di criminalità organizzata, fece scalpore il suo libro di orazioni “La preghiera sfida la mafia”. Nominato da Benedetto XVI nel 2007 alla guida della diocesi di Campobasso-Boiano, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Mons. Bregantini, come ha accolto la notizia e quale è stato il suo primo pensiero di fronte a questa occasione: responsabilità, chiamata del Signore?

R. – Sì, proprio una chiamata del Signore, che mi ha permesso di vivere prima di tutto la gratitudine particolarissima alla figura di Papa Francesco, che è già nel cuore di tutti. Secondo, ne è stata onorata, in maniera indiretta ma vitale, anche la mia diocesi di Campobasso-Boiano. E terza cosa, ho sentito vivissima nello scrivere la forza della Via Crucis. Mai come in questa occasione ho sentito vera la passione di Gesù, collegata con la passione dell’uomo, nella preghiera e nella riflessione.

D. – Quale sarà il tema portante delle meditazioni?

R. – Il tema che mi è stato affidato, in maniera molto saggia, dal Vaticano è proprio questo: “Volto di Cristo, volto dell’uomo”. Questo è il titolo che svilupperò con l’aiuto del Signore. Davanti al volto dell’uomo che soffre, di profilo c’è sempre il volto di Gesù. E, più guardi quello dell’uomo, più scopri che dietro c’è bisogno del suo volto. E più leggi il volto di Gesù, più senti che s’incarna oggi nelle mille sofferenze del nostro tempo, ma che Lui è già presente in ogni lacrima. Non la lascia però senza risposta. Ci guarda, ci osserva e l’asciuga, come ha fatto con il tradimento, il rinnegamento di Pietro.

D. – Ci saranno dei temi particolari per ogni Stazione della Via Crucis? Pensando alla sua personalità, anche umana, viene da pensare che ci saranno anche dei temi sociali...

R. – Certo, quasi tutti, stazione per stazione. Saranno intessuti però sempre di spiritualità, con lo sguardo alla crisi di oggi, alla realtà della disoccupazione, del precariato giovanile, al mondo del carcere, al mondo della droga, al dramma degli ammalati, specialmente degli ammalati terminali, alla situazione difficile di tante realtà senza speranza. E poi, molto importante, è anche sentire che tutte le situazioni sono sempre segnate da tanta forza che nasce proprio dalla Parola di Dio. I versetti di ogni stazione sono scelti proprio in relazione al tema e alla riflessione. Ogni stazione, poi, si conclude con una preghiera. Io mi sono ispirato a due figure, che mi hanno aiutato nella mia vita di Stimmatino - io appartengo a questa piccola Congregazione degli Stimmatini: la figura di San Gaspare Bertoni, quale fondatore degli Stimmatini – due secoli fa, a Verona, nel 1816 – e poi la figura di un uomo di grande fede, vissuto a Campobasso, morto 25 anni fa, fra’ Immacolato, che è stato 50 anni a letto e che ha scritto anche lui una Via Crucis essenziale, alla quale io mi sono ispirato in certi momenti particolari.

D. – Troveremo eco del richiamo di Papa Francesco a portare, a vivere il Vangelo nelle periferie del mondo?

R. – Ah, certo! La Via Crucis è tutto un omaggio alla Evangelii Gaudium. In alcuni tratti, l’ho citata espressamente, in altri appare in tutta la sua bellezza di contenuti. E’ diventata per me – la Evangelii Gaudium – una parola lucidissima, che ci aiuta proprio a leggere fino in fondo i drammi di oggi, dentro il volto però luminoso e misericordioso soprattutto di Gesù. Perché come dice Francesco all’inizio: “Senza Gesù noi non avremmo né luce, ma con Lui vinceremo le paure, le tenebre, il vuoto e l’isolamento”. Tutta una serie, cioè, di messaggi che lui ci lascia in questa splendida Esortazione.
Radio Vaticana 

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Bregantini: la via Crucis 2014 con lo sguardo alla crisi

Il 18 aprile la tradizionale celebrazione presieduta da papa Bergoglio che ha affidato al vescovo di Campobasso i testi delle meditazioni

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVATRENTO

Sarà il vescovo di Campobasso-Bojano a scrivere, su incarico di papa Francesco, i testi delle meditazioni sulle XIV stazioni della Via Crucis che si terrà al Colosseo il prossimo 18 aprile, Venerdì Santo sul tema “Volto di Cristo, volto dell’uomo”.

Mons. Giancarlo Bregantini, religioso stimmatino (la congregazione fondata da san Gaspare Bertone), 66 anni, originario della valle di Non in Trentino, è attualmente presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali  e lavoro, giustizia e pace (dopo un mandato precedente dal 2000 al 2005).

Prima della sede in Molise era stato vescovo di Locri-Gerace dal 1994 al 2007 e lì in terra di Calabria si era fatto conoscere principalmente per il suo impegno contro la mafia e l’andrangheta. Di famiglia contadina, buon conoscitore delle dinamiche della cooperazione cattolica fondata dal sacerdote trentino, don Lorenzo Guetti già nel XIX secolo, si è adoperato per far sorgere in loco una serie di attività agricole volte a “strappare” i giovani dal laccio della malavita. Frequenti sono stati gli atti intimidatori che hanno minato alla radice alcune di queste attività (taglio di piante, inquinamento doloso dei terreni), ma la forza che padre Giancarlo – come generalmente si fa chiamare – aveva infuso nelle persone, il “coraggio per rialzare la testa” e riacquistare dignità hanno prevalso, tanto che le cooperative si sono moltiplicate arrecando nuovo benessere a quelle popolazioni e hanno permesso a molti giovani del Sud di poter restare nella propria terra con fierezza. Perché “Non possiamo tacere” come titola un suo libro-testimonianza.

Ma in questi anni padre Giancarlo, già prete-operaio in Veneto (ma anche cappellano in carcere), è noto anche per il suo impegno in favore dei lavoratori, dal problema della disoccupazione a quello della salute su luoghi di lavoro (come nel caso della questione dell’eternit o dell’ILVA di Taranto) e della salvaguardia del creato, intensificando l’impegno della CEI su questi temi, in particolare con il Messaggio per la Giornata della Custodia del creato, che si celebra ogni anno il 1 settembre.

“Mio Signore e mio Dio” è il motto del suo episcopato fatto di tante relazioni e incontri personali con la gente. Ed è la “sua” gente di Calabria che non l’ha dimenticato che lui porta nel cuore creando un quasi gemellaggio con gli attuali fedeli molisani, senza dimenticare le sue radici tra le montagne del Trentino dove spesso ritorna, ed è di casa in diverse parrocchie. Perché sono i legami uno dei suoi punti di forza, come quando nel 2006 inviò dalla Calabria l’abete di Natale da collocare in Piazza San Pietro, ma ai suoi piedi chiese le statue di legno dal Trentino, un segno – ha scritto – che intendeva “unire finalmente l’Italia intera”.

“Anche la pace ha un cuore”, ha scritto in un testo che è il racconto della sua vita o meglio del “mestiere di vescovo”, una missione segnata in particolare dall’annuncio del vangelo calato nella concretezza della vita delle famiglie a partire dalla Parola di Dio: Tobia, Ruth, il Buon Samaritano, il Padre misericordioso, ogni personaggio nei suoi incontri viene riportato nell’oggi.

E sarà la concretezza di tante vicende odierne a tessere la trama delle meditazioni al Colosseo, come ha dichiarato a Radio Vaticana: “spiritualità, con lo sguardo alla crisi di oggi, alla realtà della disoccupazione, del precariato giovanile, al mondo del carcere, al mondo della droga, al dramma degli ammalati, specialmente degli ammalati terminali, alla situazione difficile di tante realtà senza speranza”.