lunedì 28 aprile 2014

Comunicazione della Chiesa: strategie creative per un cambiamento culturale




Card. Timothy Dolan: “Abbiamo bisogno di laici competenti che rappresentino la Chiesa”
[Text: Italiano, English]
Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa (28-30 aprile 2014).
“Sono passati i tempi in cui anziani, grassi e pelati vescovi come me erano i migliori portavoce della Chiesa: abbiamo bisogno di laici competenti che la rappresentino”. Ne è convinto, con uno squisito senso dell’autoironia, il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, che ha inaugurato questo pomeriggio il IX Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, promosso dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce.
Parlando delle “sfide culturali per i comunicatori della Chiesa”, l'Arcivescovo ha offerto “sette osservazioni” su come realizzare una comunicazione istituzionale efficace, frutto anche della sua esperienza di Vescovo a contatto con i giornalisti. Tanti gli aneddoti raccontati, dai quali è emerso un approccio originale e positivo verso il sistema dei media, in un'epoca in cui non ci si può sottrarre dal loro impatto.
Tra queste proposte, Dolan ha evidenziato il possedere “un reale senso di professionalità in tutto ciò che facciamo”. Infatti, "il modo in cui diciamo qualcosa è tanto importante quanto ciò che diciamo!”. Senza dubbio, “non dobbiamo aver mai paura di dire la verità”, anche in situazioni spiacevoli per l’istituzione, perché “le persone vogliono e si aspettano trasparenza dalla Chiesa”. Ciò vale, ovviamente, anche per le buone notizie.
“Noi vescovi meritiamo critiche, ne abbiamo bisogno, le accogliamo di cuore, ma a patto che siano giuste, equanimi, civili”, però non possiamo cadere “nell'estremo opposto di pensare che tutto quello che fa un vescovo è sbagliato”.
Di fronte ad eventuali attacchi, infatti, “dobbiamo rispondere con carità e amore”, praticando “l’invito di Gesù a offrire l'altra guancia, senza rispondere alle invettive con parole dure da parte nostra”.
Inoltre, è senz'altro utile non dimenticare che “la gente ha fame di senso nelle loro vite”. In questo contesto, il cardinale ha confessato che si è promesso di non concedere mai un’intervista senza menzionare il nome di Gesù. In fondo, “se mi chiedono un’intervista, è perché sono un pastore, non perché sia il sindaco”.
Le attività del Seminario proseguiranno fino a mercoledì 30 aprile. Per domani, martedì 29 aprile, è atteso l'intervento dell'Arcivescovo di Lyon, Philippe Barbarin, su "La famiglia come opportunità comunicativa”, e della Prof.ssa Helen Alvaré, della George Mason University, che parlerà sui temi relativi all'identità umana.
In programma anche due sessioni pratiche, una con i responsabili di comunicazione di grandi Diocesi e Conferenze Episcopali e l'altra con alcuni "vaticanisti" che faranno il punto sullo stile comunicativo di Papa Francesco ad un anno dalla sua elezione.

Inglese
Cardinal Timothy Dolan (Archbishop of New York):“We needs competent lay people to represent the Church”
Professional Seminar for Communications Offices (April, 28-30, 2014)
ROMA, 28 APR 2014 - “The day of old, fat, balding bishops like me being the best spokespeople for the Church is long gone: now needs to have trained, competent lay people to represent them!”. With a personal sense of irony, Cardinal Timothy Timothy Dolan, Archbishop of New York, shared this belief when opening this afternoon, the IX Professional Seminar for Communications Offices, promoted by the School of Church Communications of the Pontifical University of the Holy Cross.
Speaking about the “cultural challenges for Church communicators”, the archbishop offers “seven observations” about how to realize efficacious institutional communications, the fruit of his experience as a Bishop in contact with journalists.  He told many anecdotes, from which emerged an original and positive approach toward media systems, in an epoch in which one can be detracted by their influence.
Among these propositions, Dolan highlighted that “we need a real sense of professionalism in all that we do”. In fact, “how we say something is just as important as what we say!” Without doubt, “we should never be afraid to tell the truth” even in negative situations for the institution, because “people want and expect transparency from the Church”. The same principle, obviously, applies to good news.
“We bishops deserve criticism, need it, welcome it, take it to heart, -- as long as it’s fair and civil”, but we cannot fall to “a knee-jerk reaction that everything a bishop does is wrong”.
Facing inevitable attacks, “we must respond in charity and love”, following “Jesus’ instruction to ‘turn the other cheek’ but not responding to invective with harsh words of our own”.
Moreover, it is helpful not to forget that “the people have hunger for meaning in their lives”. In this context, the cardinal confessed that he never gave an interview without mentioning the name of Jesus. Indeed, “if they ask me for an interview, it is because I am a pastor, not because I am the mayor”.
The seminar continues till Wednesday, April 30. Tomorrow, Tuesday April 29, is planned a speech from the archbishop of Lyon, Philippe Barbarin, on “The family as a Communication opportunity”, and from Prof.ssa Helen Alvaré, from George Mason University, who will speak on human identity.

Also, there are scheduled two practical sessions, one with those responsible for the communications of great diocese and the Episcopal Conference and the other with some Vatican journalists on the communications style of Pope Francis.