martedì 29 aprile 2014

Il Papa: una comunità cristiana è in pace, testimonia Cristo e assiste i poveri

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Il  tweet di Papa Francesco: "Chi di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno. Chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati." (29 aprile 2014)

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Messa del Papa a Santa Marta. La comunità cristiana in tre pennellate

Armonia, testimonianza, cura dei bisognosi: sono le «tre pennellate» dell’icona che raffigura una comunità cristiana, opera dello Spirito Santo sul modello di quel «popolo nato dall’alto» formato da persone «che ancora non si chiamavano cristiani» ma sapevano dare testimonianza di Gesù Cristo. L’immagine è di Papa Francesco, il quale questa mattina, martedì 29 aprile, durante la messa a Santa Marta, si è riferito a un passo degli Atti degli apostoli (4, 32) per sottolineare come la Chiesa, dopo aver ricordato per tutta la settimana scorsa il senso del «rinascere dall’alto», oggi mostri l’icona di quella che «era la comunità dei nuovi cristiani»: un «popolo neonato», formato da persone che «ancora non si chiamavano cristiani».

Il Pontefice si è soffermato su quelle che ha definito le «tre pennellate» attraverso le quali la liturgia ci mostra questa icona. «La moltitudine di coloro che erano diventati credenti — ha notato — aveva un solo cuore e un’anima sola: e questo è il primo tratto». Il secondo è costituto dal fatto che si trattava di una moltitudine che «con grande forza dava testimonianza del Signore Gesù». Il terzo è che «nessuno tra loro era bisognoso».
Sono le «tre peculiarità — ha spiegato il Santo Padre — di questo popolo rinato: l’armonia fra loro, la pace; la testimonianza forte della risurrezione di Gesù Cristo e i poveri». Tuttavia «non è andata sempre così», ha aggiunto. Infatti con il passare del tempo «sono arrivate le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere fra loro. Anche nel rapporto con i poveri sono sorti problemi; le vedove si lamentavano che non erano assistite bene»: insomma non mancavano le difficoltà.
Eppure questa icona mostra come deve essere realmente «il modo di vivere di una comunità cristiana», di quelli che credono in Gesù. Innanzitutto, ha notato Papa Francesco, è necessario costruire un clima in cui regni «la pace e l’armonia. “Aveva un solo cuore e un’anima sola...”. La pace, una comunità in pace. Questo significa — ha aggiunto — che in quella comunità non c’è posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni», ma solo per la pace. Perché «il perdono, l’amore, copriva tutto».
Per qualificare una comunità cristiana in questo senso — ha specificato Papa Francesco — «dobbiamo domandarci come è l’atteggiamento dei cristiani? Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra di loro per il potere, liti per l’invidia? Ci sono chiacchiere? Allora non sono sulla strada di Gesù Cristo». La pace in una comunità, infatti, è una «peculiarità tanto importante. Tanto importante perché il demonio cerca di dividerci, sempre. È il padre della divisione; con l’invidia, divide. Gesù ci fa vedere questa strada, quella della pace fra noi, dell’amore fra noi».
Passando poi a spiegare il secondo tratto caratteristico di questa icona, il Santo Padre ha invitato a chiedersi se la comunità cristiana «dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo: questa parrocchia, questa comunità, questa diocesi crede davvero che Gesù Cristo è risorto?». Nel caso in cui la risposta non è esplicita e decisa, «il cuore forse è lontano» da questa certezza. Bisogna invece «dare testimonianza che Gesù è vivo, fra noi»: solo così si può verificare come va una comunità.
Infine il Pontefice ha parlato dei poveri e del posto che essi occupano tra di noi. Su questo va fatto un esame di coscienza che, ha precisato, si può suddividere in due parti: «Qual è il tuo atteggiamento, o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri?»; e poi «questa comunità è povera? Povera di cuore o povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze, nel potere?».
In conclusione il Papa ha ribadito le tre caratteristiche identificative di una comunità cristiana: «Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri». «Proprio questo — ha ricordato — è ciò che Gesù spiegava a Nicodemo», sottolineando che tutto è opera dello Spirito Santo, «l’unico che può fare questo». Perché «la Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità; lo Spirito ti spinge verso la testimonianza; lo Spirito ti fa povero, perché lui è la ricchezza; e lo fa perché tu possa avere cura dei poveri. Per questo Gesù dice: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va”. Così è chiunque che è nato dallo Spirito. Non si sa: lo spirito va e viene, ma fa queste cose».
«Pensiamo — è stato l’invito finale — alle nostre comunità, alle nostre parrocchie, ai nostri movimenti, ai nostri collegi, alle nostre diocesi. Ci farà bene paragonarci un po’ con questo: la mia comunità è in pace e in armonia o è divisa? La mia comunità dà testimonianza di Gesù Cristo o sa che Cristo è risorto, lo sa intellettualmente ma non fa nulla, non fa l’annuncio? La mia comunità ha cura dei poveri? È una comunità povera?». Lo Spirito Santo, ha auspicato, «ci aiuti ad andare su questa strada, la strada di quanti sono rinati nel battesimo».
L'Osservatore Romano