giovedì 24 aprile 2014

Zecchi: «Vigilare sui figli. Il gender è la nuova dittatura»


Intervista di Lucia Bellaspiga  per Avvenire
Si dice «d’accordissimo» che l’educazione comprenda anche il tema dell’omosessualità e che nessuna discriminazione sia accettabile, soprattutto a scuola, «ma il trasformare questa convinzione in una battaglia politica è mistificatorio è violento nei confronti dei bambini. Occorre reagire, là dove è possibile bisogna creare argini di confronto pacifico». Tra i genitori sconcertati dalle linee guida dell’Unar (i tre ormai famigerati volumi dedicati alle scuole elementari, medie e superiori, poi ritirati dal web) e dall’ideologia del gender imposta come indottrinamento fin dalla tenera età, c’è Stefano Zecchi, ordinario di Filosofia alla Statale di Milano e scrittore, ma anche padre di un bimbo di 10 anni.
Fiabe gay alle materne, problemini di aritmetica con personaggi omosessuali alle elementari, narrativa e film transgender alle superiori, la parole padre e madre cancellate dai moduli… Come si arriva a questo? A chi giova?
Ci sono due livelli di ragionamento. Il primo è culturale filosofico, il secondo più pedagogico. Oggi in politica c’è una forte difficoltà a dare un senso culturale alle proprie differenziazioni, così il laicismo proprio della sinistra ha trasportato il suo armamentario ideologico nel tema dell’abolizione dei generi. Dire che i generi non sono più maschio e femmina ma addirittura 56 tipi diversi diventa la battaglia per un’identità politica. Come prima credevano sinceramente che il comunismo salvasse il genere umano e si riconoscevano nella moralità ineccepibile, così oggi sostengono che il gender salva dall’abbrutimento. Ma così la politica diventa biologismo, selezione della specie, darwinismo deteriore. Basta leggere i loro testi.
E sul piano pedagogico? La scuola è particolarmente nel mirino di queste folli ideologie.
È giusto che l’educazione comprenda anche l’omosessualità e soprattutto il rispetto delle differenze, ma senza portare il tema sotto le bandiere mistificatorie che vedo oggi. Una cosa è il dato biologico, altro è la sovrastruttura culturale: un giorno arriveremo a difendere il pedofilo, in fondo è un uomo che persegue una sua preferenza sessuale, e addirittura l’incesto…
La libertà di educazione per i propri figli è un principio costituzionale. Eppure oggi è minato da una “educazione di Stato” che gli ideologi del gender vorrebbero imporre.
È chiaro che più si sa e meglio è, è persino banale dirlo, ma chi deve sapere? I docenti. Devono essere formati bene per prevenire ogni forma di bullismo, che crea vere tragedie personali, e fare mediazione tra le sensibilità della classe. Ma lasciate in pace i bambini: su di loro si sta esercitando un’ideologia violenta che non dovrebbe nemmeno lambirli. D’altra parte è tipico dei regimi, che come prima cosa si appropriano delle scuole: questo sta diventando un regime e infatti tutti hanno paura di reagire, anche solo dire che il padre è un uomo e la madre una donna è diventato un atto di “coraggio”. Siamo al grottesco.
Eppure alcune scuole si adeguano subito: via le fiabe perché il principe ama la principessa, via anche la festa del papà (chissà perché della mamma no)…
È il frutto di una demolizione della figura del padre che arriva da lontano, dagli anni ’70, quando si è cominciato a distruggere la famiglia dal “capo”. Sfasciata la famiglia è chiaro che dopo puoi sfasciare anche i due diversi ruoli di padre e madre, e che oggi sia a pezzi lo dice la facilità con cui si sciolgono i matrimoni: quando si accetta una visione così “allegra” di famiglia, aperta, senza legami, tutto diventa possibile. Annientare la madre è più difficile perché è la figura biologica, anche se affitti un utero è ancora femminile, finché almeno la tecnologia non riuscirà in cose mostruose, e allora saremo di nuovo al nazismo. Ma io non credo si arriverà a tanto.
Lei è ottimista? La storia insegna che nei regimi si cade senza avvedersene.
Ormai la nostra società ha consolidato un forte individualismo, la teoria del gender non diventerà un fenomeno di massa, lascerà il tempo che trova: io non sono terrorizzato, sono disgustato, che è diverso. Tuttavia bisogna avere delle attenzioni, attrezzarsi perché i nostri figli possano crescere in una dimensione – religiosa o laica che sia – di libertà. Mia madre era maestra e per una vita ha insegnato nella scuola statale, io ho studiato e insegnato sempre nello Stato, lo stesso fa mia moglie… ma mio figlio studia in una scuola paritaria: lì ho la garanzia che cresca libero dall’arroganza degli “inappuntabili moralmente”. Lo ripeto, non voglio crociate, dobbiamo creare argini di confronto pacifico e informare i docenti, ma non fare violenza sui piccoli. Chi ha autorità morale – oltre alla Chiesa anche la politica – si faccia sentire, la buona sinistra parli, dica la sua, ne abbiamo bisogno.

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Mario Adinolfi e il suo libro
Il caso Adinolfi e l'impossibilità di un'altra sinistra
di Stefano Fontana
A sinistra desta giustamente interesse il caso Mario Adinolfi. È possibile una sinistra pro-life? Una sinistra che si batte contro l’ampliamento della legge 40 o perfino per la sua abolizione? Che non vuole le Unioni Civili né l’eutanasia e che chiude le porte all’utero in affitto? La questione è interessante.
Mario Adinolfi è il deputato del Partito Democratico che ha scritto il libro Voglio la mamma. La cosa ha stupito molti perché l’autore affronta tutti i temi caldi di oggi, dalla pillola del giorno dopo all’utero in affitto, e su ognuno esprime una valutazione dal punto di vista della sua esperienza, fornisce i dati statistici della situazione e una bibliografia di approfondimento. Dai giudizi espressi emerge una valutazione molto diversa da quella tipica della sinistra fino ad oggi. Quella di Rodotà o Zagrebelski, della Gruber o della Cavani, di Augias o di Flores d’Arcais. Dall’insieme emerge anche una chiara accusa alla sinistra di non aver saputo affrontare in modo razionale questi temi, ma di avervi anteposto l’ideologia o, meglio, un automatico rapporto stimolo-risposta.
Ora “Voglio la mamma” è diventata anche un’associazione che ha stilato un manifesto e che si prepara a girare l’Italia. Uno dei punti è la difesa del diritto dei genitori ad educare i propri figli. Il riferimento all’ideologia del gender e la sua pervasiva presenza nelle istituzioni e nella scuola è evidente. Così, mentre il blocco politico-istituzionale della sinistra produce gli opuscoli UNAR, le amministrazioni di sinistra insediano comitati per l’educazione sessuale omosessualista, la vicepresidente del PD, Debora Serracchiani, inizia nella regione da lei presieduta, il Friuli Venezia Giulia, l’iter di una legge regionale sul fine vita, Mario Adinolfi denuncia l’omertà ideologica di una cultura che, dopo aver dichiarato l’esaurimento della forza propulsiva della rivoluzione d’ottobre, non ha inventato altro se non l’individualismo borghese dei desideri imposti come diritti.
Il punto massimo di attenzione, l’Adinolfi lo ha conquistato l’11 aprile scorso, quando ha partecipato a La Zanzara, il programma nichilista in onda ogni giorno alle 18,30 su Radio24. Qui egli ha tenuto il punto non solo contro Cruciani e Parenzo, i conduttori, ma anche contro Severino Antinori, l’inseminatore di sessantatreenni e fautore della libertà totale di inseminazione artificiale e distruzione di embrioni umani.
Certo, Adinolfi non è l’unico ad andare controcorrente nella lunga storia della cultura di sinistra. Max Horkheimer, ne La nostalgia del totalmente altro si era detto contrario addirittura alla contraccezione. Giuseppe Vacca, Mario Tronti, Pietro Barcellona avevano condiviso le preoccupazione dell’allora Pontefice Benedetto XVI sulla questione antropologica che l’inseminazione artificiale apriva drammaticamente. Hans Jonas e Jürgen Habermas hanno fatto molti passi in avanti nell’avvertimento dei grandi pericoli di diritti che pretendono di valere anche contro la natura umana. Più di recente, in Francia, il biologo di sinistra Jacques Testart ha detto che l’utero in affitto sarebbe una “schiavitù”, Sylviane Agacinski ha considerato l’utero in affitto una “pratica indecente” e Axel Kahn, rettore di università e già candidato per i socialisti, si è detto “radicalmente contrario”. Adinolfi, però, è anche un blogger, ci sa fare con la comunicazione e il suo marioadinolfi.it è attraente e molto seguito, così come  la sua pagina Facebook. Riuscirà a lui quanto non è riuscito ad altri?
Fenomeni di ripensamento ideologico come questi vanno salutati con piacere. È segno che sotto la fede politica la ragione rimane pur sempre capace di funzionare, che la legge naturale si fa ancora sentire nella coscienza e che la libertà di spirito non ci rende mai completamente succubi dei paradigmi. Circa l’esito, invece, ci si può permettere di coltivare dei dubbi. Bisogna infatti distinguere quanto viene dalla cultura della sinistra da quanto c’è nella cultura della sinistra. Nella cultura della sinistra ci sono molte cose valide, ma che non vengono dalla cultura della sinistra, non le sono proprie, non derivano dai suoi presupposti, dai suoi punti di partenza. Anche nel comunismo c’erano delle cose buone, ma che non venivano dal comunismo. Papa Francesco, rispondendo ad una domanda dei ragazzi che lo hanno intervistato, ha dato un giudizio negativo sul comunismo, anche se poi ha detto che ha incontrato molti comunisti buoni. Dal comunismo non può venire niente di buono, ma nel comunismo ci può essere del buono.
Nel DNA della cultura della sinistra c’è il superamento della natura, attuata in una forma di profetismo laico che annunciava una salvezza immanente. Ciò ha prodotto una secolarizzazione progressiva, perché l’immanentismo non si sazia mai. Fin tanto che ciò era sostenuto comunque da una fede nella rivoluzione e quindi in una sorta di salvezza in terra, fin tanto che ciò era guidato da una religione secolare il vero volto di quella cultura non emergeva nella sua nuda drammaticità. Ma quando tutto questo finì, allora la cultura di sinistra si manifestò nella sua vera natura: la fase matura del processo moderno di progressiva immanentizzazione delle relazioni sociali. C’è un bel dire che Hollande ha poco a che fare con la sinistra in quanto ai lavoratori da proteggere ha sostituito i gay. Da un altro punto di vista, invece, Hollande è l’esito necessario della cultura di sinistra: tolta la speranza di un mondo migliore, seppure solo su questa terra, il socialismo diventa ideologia borghese allo stato puro: “l’io e le sue voglie”, come diceva Benedetto XVI.
Gli Adinolfi sono utili e possono ottenere anche qualche risultato. A patto, però, che non si illudano, con le loro novità pro-life e pro-family, di ricondurre la cultura di sinistra alle proprie origini da cui si sarebbe allontanata imborghesendosi, ma con coraggio si rendano conto che l’operazione non riuscirà se non mettendo in crisi quelle stesse origini. A ciò forse non è sufficiente un blog, ma può essere un buon inizio.

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Gender a scuola, partono le prime denunce
di Gianfranco Amato

Partono le prime denunce contro l’applicazione pratica delle direttive UNAR nelle scuole.
Il primo caso riguarda quanto accaduto al Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, dove alcune insegnanti hanno inteso dare attuazione al documento dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale denominato Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), quello che contempla, tanto per intenderci , «l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni» nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
La direttiva presa in considerazione dalle docenti del Giulio Cesare è stata, in particolare quella contenuta nel punto 4.1.2 (Obiettivi e misure), ove si prevede, «in relazione all’ambito “Educazione e Istruzione”», una particolare misura costituita dall’«arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari» (punto 2 del paragrafo “misure”).
Proprio con l’intento di avvicinare gli studenti al “mondo omosessuale”, superando così asseriti pregiudizi e stereotipi, in alcune classi del ginnasio – a ragazzi quattordicenni (e forse tredicenni) – è stata imposta la lettura di un romanzo dallo sconcertante contenuto pornografico, in cui venivano descritti nei dettagli rapporti sessuali tra uomini. Si tratta di divulgazione di materiale dichiaratamente osceno, che non può non urtare la a sensibilità dell’uomo medio, specie se si considera che tale divulgazione era diretta ad un pubblico composto da minorenni. Ancor più grave è il fatto che tutto ciò sia stato organizzato dal corpo docente di una scuola pubblica.
Anche al fine di arrestare questa pericolosissima deriva, i Giuristi per la Vita, insieme all’associazione Pro Vita Onlus, hanno deciso di sporgere una denuncia alla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale della denuncia
PROCURA DELLA REPUBBLICA 
PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
DENUNCIA
* * *
I sottoscritti Avv. Gianfranco Amato, nato a Varese,  il 1° marzo 1961, in proprio ed in qualità di Presidente e legale rappresentante dell’associazione Giuristi per la Vita, Codice Fiscale 97735320588, e Antonio Brandi, nato a Roma il 10 maggio 1952, in proprio ed in qualità di Presidente e legale rappresentante dell’associazione Pro Vita Onlus, Codice Fiscale 94040860226, elettivamente domiciliati ai fini della presente denuncia in Roma, presso via Ennio Quirino Visconti, n.20, presso lo studio dell'Avv. Francesco Donzelli (salvatorefrancesco.donzelli@ordineavvocatiterni.it),
ESPONGONO
quanto segue. 
1. l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione razziale (UNAR) ha emanato un documento che va sotto il nome di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), in esecuzione della Raccomandazione CM/REC (2010) 5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, volta a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere.
2. Al punto 4.1.2 (Obiettivi e misure), il citato documento dell’UNAR ha previsto, «in relazione all’ambito “Educazione e Istruzione”», una particolare misura costituita dall’«arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari» (punto 2 del paragrafo “misure”). Il documento, nel presentarsi come un insieme di proposte e strategie volte a salvaguardare il rispetto del principio di uguaglianza anche nel delicato frangente dell’orientamento sessuale, contiene in realtà misure volte al rafforzamento dei gruppi LGBT all’interno del vivere sociale ed alla diffusione delle pratiche omosessuali in ogni ambiente, anche scolare, arrivando all’istigazione a vivere la sessualità in una prospettiva esclusivamente omosessuale. Questo vero e proprio tradimento delle pur lodevoli finalità antidiscriminatorie a vantaggio di una propaganda omosessuale tout court può essere rinvenuto in innumerevoli passaggi del documento in questione. Ci sia consentito evidenziarne i più significativi, con particolare riferimento all’ambito delle strategie da dispiegarsi nel contesto scolastico e, più in generale, educativo. A pag. 17, ad esempio, tra gli obiettivi che l’UNAR si pone, si contempla espressamente «l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni».  L’idea pare dunque essere quella del rafforzamento, sia numerico che nella collocazione in ogni ambito sociale, della categoria LGBT a scapito delle altre. Fin dalla più tenera età un simile obiettivo va perseguito, prosegue l’UNAR, attraverso «percorsi innovativi di formazione in materia di educazione alla affettività che partano dai primi gradi dell'istruzione, proprio per cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell'infanzia a costruire un modello educativo inclusivo, fondato sul rispetto delle differenze» (cfr. Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), p. 17). Si parla inoltre di «accreditamento delle associazioni LGBT, presso il MIUR, in qualità di enti di formazione» (ibidem, p. 19), quasi a dire che le istanze relative all’orientamento sessuale e l’identità di genere portate avanti dalle associazioni LGBT, da idee a cui ciascun individuo è libero di aderire o meno, debbano diventare materie obbligatorie di studio e tema di formazione professionale degli insegnanti. In estrema sintesi, dunque, pare davvero che l’UNAR confonda il divieto di discriminazione con la propaganda di un’idea e l’istigazione ad aderirvi. Del resto, l’«empowerment», per riprendere la terminologia del Ministero, non può che voler dire questo in concreto.
3. In attuazione della summenzionata direttiva, presso il Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, nelle prime classi del ginnasio (frequentate quindi da studenti di età inferiore a sedici anni), gli allievi sono stati obbligati a leggere un romanzo, a forte impronta omosessualista, dal titolo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco (Edizioni Einaudi), alcuni passi del quale rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico;
4. Nelle pagine 126 e 127 del citato romanzo, in particolare, si legge il seguente brano: «(…) Nessuno avrebbe mai sospettato che quel muscoloso, ruvido, stopper della squadra di calcio dell’oratorio (…) la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l'uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita» (doc.1);
5. La notizia dell’accaduto è stata riportata da alcuni organi informativi (doc.2). Non v’è chi non veda in una simile pubblicazione, specie se inserita nel solco tracciato dall’UNAR su cui a lungo gli esponenti si sono intrattenuti, una palese condotta di proselitismo e di istigazione verso il giovanissimo pubblico a compiere pratiche omosessuali ed a sperimentare la sessualità in una prospettiva esclusivamente gay.
6. Nei fatti sopra esposti pare doversi rinvenire la fattispecie di cui all’art. 528 c.p. Si è trattato infatti di consapevole divulgazione di materiale dichiaratamente osceno, la cui finalità non può che concretarsi nella celebrazione, fin nei dettagli più minuziosi, di un rapporto omosessuale fine a sé stesso. Nessuna finalità artistica sembra pertanto configurabile. La sensibilità dell’uomo medio non può che dirsi urtata da simili pubblicazioni, specie se si considera che la divulgazione era diretta ad un pubblico composto da minorenni. 
A tale riguardo, qualora, come in questa sede si auspica, venisse riconosciuta nei fatti sopra esposti la finalità di istigazione ad avere rapporti omosessuali diretta agli studenti del Liceo Classico Giulio Cesare, andrebbe probabilmente indagata l’eventuale presenza all’interno dell’uditorio di ragazzi di età inferiore ad anni 14, nel qual caso, ovviamente, le condotte verrebbero ad essere sussunte sotto l’egida dell’art. 609 quinquies c.p. Tale ipotesi si presenta come tutt’altro che inverosimile atteso che, per direttiva dell’UNAR, la diffusione delle pubblicazioni di cui poc’anzi si è citato un breve stralcio deve essere fatta propria da ogni contesto scolastico.
In ogni caso, si impone l’applicazione dell’aggravante dell’art. 61 n. 9 c.p. poiché la divulgazione del materiale è stata organizzata dal corpo docente della scuola, in diretta attuazione delle direttive dell’UNAR.
* * *
Per tutto quanto sopra esposto, i sottoscritti Avv. Gianfranco Amato e Antonio Brandi, nelle qualità sopra indicate, sporgono
DENUNCIA 
nei confronti degli insegnanti del predetto plesso scolastico (e di tutti gli altri eventuali concorrenti a qualsivoglia titolo), che verranno identificati, per i reati previsti e puniti dagli artt. 528 e 609 quinquies c.p., e con l’aggravante ex art. 61, primo comma, n.9 del Codice Penale, nonché per ogni altro eventuale reato che l’Ill.mo Sig. Procuratore della Repubblica dovesse ravvisare nei fatti narrati ed in quelli accertandi in corso d’indagine, affinché venga comminata agli autori la giusta punizione;
ELEGGONO DOMICILIO
ai fini della presente denuncia, in Roma, via Ennio Quirino n. 20, presso lo studio dell’Avv. Francesco Donzelli;
CHIEDONO
di essere informati, ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 406 e 408 c.p.p., della eventuale formulazione della richiesta di proroga delle indagini preliminari ovvero della formulazione della richiesta di archiviazione;
INDICANO
quali fonti di prova:
1) copia delle pagine 126 e 127 del romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco;
2) articolo pubblicato su Romagiornale.it.
Roma, li 23 aprile 2014
           Con Osservanza
                   Avv. Gianfranco Amato
                   Antonio Brandi