mercoledì 28 maggio 2014

Errare Humanum est, perseverare autem diabolicum


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Già all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto alla fecondazione artificiale eterologa, contenuto nella legge 40, il mondo cattolico e pro life ha iniziato le manovre per aggiornare i propri obiettivi culturali e soprattutto politici sul tema della fecondazione medicalmente assistita. Il prevedibile golpe giudiziario con cui le forze laiciste ed anticristiane del nostro paese hanno di fatto abbattuto l’iniqua e fragile legge 40, esigeva una risposta politica.
Le strade percorribili erano e sono essenzialmente tre: rivedere radicalmente la linea politico strategica sui temi etici adottata in questi ultimi decenni, costellati da numerose sconfitte; continuare a difendere ad oltranza la legge 40 ed assieme ad essa la necessità di vietare la fecondazione eterologa; ritirarsi dietro la nuova linea del Piave ed adattarsi a combattere battaglie di retroguardia, secondo il ben collaudato schema del male minore.
Difendere la legge 40 ed i “paletti” etici e normativi in essa originariamente contenuti non sarebbe stata una strategia percorribile, in quanto l’opera di smantellamento della norma a colpi di sentenze ha svelato una volta per tutte l’intrinseca contraddittorietà della norma stessa; contraddittorietà sulla base di cui gli avversari hanno potuto costruire la loro vittoria. Pertanto, proseguire nel sostenere l’insostenibile (ossia che esista una fecondazione buona ed una cattiva) dopo aver perso credibilità a tutti i livelli, avrebbe significato collocarsi ai margini della società e della politica.
Tuttavia, l’altra ipotesi, ossia il radicale cambiamento della strategia fin qui attuata, necessita non solo di un ripensamento profondo della politica ma anche e soprattutto di un cambio di mentalità e di coscienza, in cui si ponga finalmente al centro delle questioni etiche e morali il rispetto della legge naturale e non la contrattazione politica finalizzata a perseguire il male minore. In altre parole, il mondo cattolico e pro life avrebbe dovuto improvvisamente risorgere dalle ceneri, ritrovare se stesso e combattere con il coraggio della verità le sfide del mondo moderno.
Pertanto, l’unica scelta possibile stante la situazione attuale era continuare con la politica del compromesso, riciclarsi sotto nuove vesti e con nuovi obbiettivi.
Recentemente, sulle pagine dell’ “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi italiani, sono apparsi una serie di articoli che stanno delineando il nuovo corso e le nuove strategie politiche. Il minimo comun denominatore sembra essere costituito dall’implicita accettazione della fecondazione eterologa, a patto che essa venga adeguatamente regolamentata. “Regole per l’eterologa, una questione di civiltà”; “Si cambia la maternità? Serve il legislatore”; “Eterologa, Roccella: Inevitabile nuova legge”.
Si prospetta il medesimo approccio che ha portato alla legge 40 con lo spostamento dell’asticella etica e morale ad un livello più alto: porre un freno al dilagare del cosiddetto far west procreativo, innescato dalla sentenza della Corte Costituzionale, magari attraverso un intervento legislativo ad hoc promosso dalle forze cattoliche, sembra essere il nuovo urgente imperativo politico. Almeno fintantoché un ennesimo colpo di mano del potere giudiziario costringa nuovamente il mondo pro life italiano a rimodulare i suoi obiettivi e criteri morali di riferimento.
(A.D.M.)
Corrispondenza Romana