venerdì 9 maggio 2014

Il Papa e il filosofo (2)



Vedi anche:
  1. KairosIl Papa e il filosofo

    kairosterzomillennio.blogspot.com/2014/03/il-papa-e-il-filosofo.html
    19/mar/2014 - Ferrè, scomparso nel 2009, è il filosofo uruguayano che ha conosciuto Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Ne anticipiamo un brano.
  2. *
La rivoluzione permanente non è quella del marxismo ma il messaggio del Vangelo. Esce in Italia l’intervista di Alver Metalli al pensatore uruguayano Alberto Methol Ferré

(Giovanni Reale) Bergoglio segna l’avanzata di Cristo in Sudamerica -- Si è spesso fatto riferimento alla preparazione teologica e filosofica di papa Francesco, ma ben poche volte si è parlato dei filosofi a lui più vicini. Finalmente abbiamo ora a disposizione una intervista assai significativa fatta dal giornalista Alver Metalli al filosofo uruguayano Alberto Methol Ferré (1929-2009) con il titolo Il papa e il filosofo (Edizioni Cantagalli), che rivela significative tangenze dottrinali fra i due personaggi, e la verità della sua affermazione che questo filosofo «ci ha aiutati a pensare».
Methol Ferré è profondamente convinto della necessità che si realizzi l’integrazione dei vari Stati dell’America del Sud, in modo analogo a quanto è avvenuto nell’America del Nord. Però ritiene che il progetto di unificazione possa realizzarsi solo mediante la collaborazione costruttiva di due partner di peso equivalente, ossia dell’Argentina e del Brasile. Tuttavia, occorrerà parecchio tempo perché questo progetto si realizzi (basta pensare alle difficoltà che incontra l’Europa per unificarsi, malgrado i presupposti assai più saldi che stanno alla base). Comunque, il filosofo afferma che, se l’America Latina non diventerà uno Stato-continente, «finirà, in un mondo globale ai margini della storia, dove ci si può esprimere solo in termini di lamento, furia o silenzio».
Invece si è verificato, addirittura prima del tempo, quello che Methol Ferré prevedeva, ossia il peso determinante che le Chiese periferiche, e in particolare la Chiesa dell’America Latina, avrebbero assunto sulla Chiesa centrale di Roma. Da «Chiesa riflesso», la Chiesa dell’America Latina è diventata, infatti, «Chiesa fonte», con l’argentino Jorge Mario Bergoglio sul soglio pontificio.
Qual è l’idea di fondo della Chiesa dell’America Latina che papa Francesco ha fatto propria? Credo che sia proprio quella proclamata dalla teologia della liberazione, sciolta dalle sue «dipendenze dalla logica marxistica». Methol Ferré scrive: «Questa teologia ha prestato un inestimabile servizio ripensando la politica in funzione del bene comune, e quindi in relazione stretta con l’opzione preferenziale per i poveri e la giustizia», e quindi la necessità di «assumere la posizione dei poveri con coraggio». E precisa: «Il totalitarismo è la documentazione della menzogna del marxismo nella storia, mentre la sete di giustizia è l’elemento veritativo del marxismo nelle condizioni della società industriale». Alle obiezioni che qualcuno gli ha fatto per tale scelta, papa Francesco ha già risposto, e molto bene: questa idea non è marxista, perché è stata presentata per la prima volta due millenni fa, da Cristo.
Methol Ferré interpreta in modo esemplare l’esortazione evangelica di amare il nemico. Bisogna cercare di conoscere a fondo il nemico, per farlo amico e salvarlo: «Abbiamo bisogno di renderlo amico, trovando l’amico dove c’è il nemico, sapendo che il nemico ce l’abbiamo in noi stessi». Bisogna «riconoscere il volto di Gesù Cristo nei propri nemici, anche là dove essi non ne vogliono sapere».
La Chiesa, proprio per evangelizzare il mondo, deve sempre cercare di conoscere il nemico che ha di fronte in tutte le sue caratteristiche, altrimenti non lo può evangelizzare, perché le risulterebbe amorfo.
Quali sono i nemici della Chiesa?
Nel secolo scorso è stato il marxismo, che si è presentato come «Chiesa dell’ateismo messianico», che, incarnatosi in uno Stato-continente con un potere di ampiezza mondiale, ha commesso i crimini che ben conosciamo, e si è autodistrutto e autoseppellito. Questa è stata, dice il nostro filosofo, «la verifica, per la Chiesa, dell’incapacità dell’ateismo messianico di sostituirla. La Chiesa dimostrava a se stessa che, “vecchia” com’era, continuava a essere più giovane e longeva di un pretendente che si credeva giovane e immortale e che invece è morto».
Il marxismo, però, si poteva facilmente conoscere, in quanto presentava espressamente se stesso come «ateismo messianico», invece il nemico di oggi della Chiesa è molto più complesso: «Infatti l’ateismo ha cambiato radicalmente di figura. Non è messianico ma libertino, non è rivoluzionario in senso sociale, ma complice dello status quo , non ha interesse per la giustizia, ma per tutto ciò che permette di coltivare un edonismo radicale». E questo è «un nichilismo di consumatori».
Inoltre, Methol Ferré fa comprendere molto bene la fatica che implica l’evangelizzazione di molti dei giovani di oggi. Non sopportano più il sacrificio che amicizia e amore comportano, detestano la fatica del lavoro, e non accettano la dura prova che implica, ossia la necessità di uscire da se stessi, dedicandosi a ciò che si sta facendo, gradito o sgradito che sia: «Si ha orrore della fatica, del sacrificio, del peso della realtà, dei rischi inerenti al futuro. Infatti nell’ateismo libertino “l’altro” è eminentemente strumentale. Per questo è distruttivo di una società, e attenta contro lo sviluppo di un popolo: smantella le basi di un rapporto e di un lavoro umano». Ricorda ancora i danni che producono gli «imperialismi» del denaro e del mercato, dai quali è assi difficile potersi difendere. Per evitare le conseguenze devastanti che ne derivano, è una impresa assai ardua far comprendere a tutti che al disopra del denaro e del mercato c’è «il bene comune» e che, pur non ripudiando il denaro e il mercato, ci si deve impegnare a difenderlo nella giusta misura.
Il nostro filosofo, però, è ben lontano dall’essere pessimista. Tutte le rivoluzioni che fino ad ora l’uomo ha tentato di fare sono fallite. Per lo più sono diventate forme di utopismi autodistruttivi, che hanno annullato i valori che difendevano. Dopo aver constatato il non-senso dell’ateismo messianico marxista, attestato dalla sua stessa autodistruzione, Methol Ferré precisa quanto segue: «L’unica rivoluzione reale possibile mi appariva più che mai quella di Gesù Cristo nella storia; la Chiesa, anzi, poteva finalmente riappropriarsi della parola rivoluzione riferendola a Gesù Cristo». E in un’altra sua opera scriveva: «Cristo è l’unica rivoluzione permanente della storia; il Vangelo la rivoluzione insuperabile, la misura di tutte le rivoluzioni possibili». Il rivoluzionario messaggio di Cristo ha avuto e avrà nella storia gran quantità di nemici, che hanno potuto e potranno causargli mali di ogni genere, ma non potranno mai vincerlo. Cristo stesso ha detto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
fonte: Spogli