giovedì 26 giugno 2014

Un documento che racconta la realtà (ITA/ENG/FRA/ESP/POR)

La famiglia al centro del testo presentato


Sito della Santa Sede
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◦Instrumentum Laboris - «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione» - Documento
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Un'analisi del testo base che servirà al lavoro del prossimo sinodo sulla famiglia. Una fotografia reale del vissuto dei fedeli, si avverte l’impronta del Papa

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
L'impressione più forte, dopo la lettura dell'Instrumentum laboris, il testo base che servirà al lavoro del prossimo sinodo sulla famiglia, non riguarda questo o quel dettaglio, questo o quell'aspetto, questo o quel problema (come i sacramenti ai divorziati risposati o l'atteggiamento da tenere nei confronti delle unioni omosessuali). Riguarda invece la visione d'insieme. Questa volta il testo base per i lavori dei padri sinodali rappresenta una fotografia reale del vissuto dei fedeli, come pure della percezione che i fedeli hanno dei cambiamenti avvenuti nelle rispettive società in merito ai temi legati alla sessualità, al matrimonio, alla vita familiare.

Smentendo le preoccupazioni e le bocciature preventive di chi temeva che con il questionario contenente le 39 domande l'insegnamento della Chiesa venisse sottoposto a un sondaggio, il documento si presenta equilibrato nelle sue tre parti. Si sottolinea ad esempio la difficoltà nel presentare la legge naturale e i suoi fondamenti, dato che l'espressione «legge naturale» risulta «problematica» o «addirittura incomprensibile». Come pure risulta evidente che in molti contesti ciò che viene stabilito dalla legge civile diviene sempre più nella mentalità dominante «anche moralmente accettabile». La grande questione del Sinodo sarà dunque riflettere su come annunciare il vangelo e l'insegnamento della Chiesa in questi nuovi contesti.


Interessante anche la sottolineatura sul rischio di dimenticare che «la famiglia è la cellula fondamentale della società, il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri». Ecco dunque la necessità di «proporre una visione aperta della famiglia, sorgente di capitale sociale, vale a dire, di virtù essenziali per la vita comune». Come pure è ribadito il «punto chiave» per la promozione della famiglia, cioè la testimonianza della bellezza e della gioia «che dona l'accoglienza dell'annuncio evangelico nel matrimonio e nella vita familiare». Atteggiamento questo che evidentemente contrasta sia con gli atteggiamenti di quanti passano le loro giornate a condannare, lanciare anatemi e a fare l'esame di dottrina all'universo mondo; sia con il lassismo di quanti finiscono per considerare tutto lecito.


Il documento segnala la «percezione sbagliata e moralistica» da parte di chi considera «l'ideale della famiglia» come «una meta irraggiungibile e frustrante, invece di essere compreso come indicazione di un cammino possibile attraverso il quale imparare a vivere la propria vocazione e missione».


Interessante è l'analisi sulle «situazioni critiche»: la violenza e l'abuso, le «dipendenze da media e social network» che monopolizzano il tempo delle relazioni familiari, le pressioni dovute agli orari e ai ritmi di lavoro, i fenomeni migratori, la povertà, il consumismo e la mentalità del «figlio ad ogni costo». Significativo il fatto che venga citata la «perdita di credibilità morale della Chiesa» nella percezione di molti soprattutto in nord America e in nord Europa, a motivo degli scandali sessuali e in particolare della pedofilia clericale.


Un grande nodo riguarda l'accoglienza e l'accompagnamento delle persone che vivono situazioni familiari difficili o irregolari. Il capitolo III, dedicato alle «situazioni pastorali difficili», tocca i temi delle «situazioni matrimoniali difficili». «La vera urgenza - si legge nell'Instrumentum laboris - è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale. La misericordia di Dio non provvede a una copertura temporanea del nostro male, altresì apre radicalmente la vita alla riconciliazione». La pastorale familiare, a questo proposito deve evitare il rischio di «chiudersi in uno sguardo legalista».


Sulle convivenze, il documento nota, tra le ragioni che portano i giovani a convivere invece che a sposarsi, «politiche familiari inadeguate a sostenere la famiglia; problemi finanziari; disoccupazione giovanile; mancanza di un'abitazione». A proposito delle unioni di fatto, si indica come essenziale aiutare i giovani a uscire da «una visione romantica dell'amore, percepito solo come un sentimento intenso verso l'altro, e non come risposta personale ad un'altra persona, nell'ambito di un progetto comune di vita».


Quanto alle situazioni di «irregolarità canonica», il documento riconosce che è «piuttosto consistente il numero di coloro che considerano con noncuranza la propria situazione irregolare» e dunque non richiedono di essere ammessi all'eucaristia e alla riconciliazione. Ma c'è anche una sofferenza profonda da parte di «tanti» che si sentono emarginati e frustrati per non poter fare la comunione a motivo della loro situazione familiare. Viene segnalato che ci sono state conferenze episcopali che hanno chiesto di esercitare «una più ampia misericordia, clemenza e indulgenza» di fronte alle nuove unioni. Bisogna accompagnare le persone e le coppie, «con comprensione e pazienza», spiegando che «il non poter accedere ai sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio».


Da notare l'accenno alla tendenza, che appare prevalente in Europa e in qualche paese dell'America Latina, a risolvere la questione affidandosi a qualche sacerdote accondiscendente. Chi scrive ha potuto riscontrare - tra coppie «irregolari» secondo la dottrina canonica e tra sacerdoti o vescovi - quanto frequenti siano questi approcci ad personam anche da parte di chi pubblicamente si presenta inflessibile, ma è poi disposto a fare notevoli eccezioni in confessionale. Fondamentale appare, a proposito di divorziati-risposati, la necessità di snellire il processo di nullità matrimoniale, nella linea indicata da Benedetto XVI, pur senza alimentare l'idea che esista un «divorzio cattolico».

A questo proposito, tutti concordano sul fatto che i percorsi di catechesi per arrivare al matrimonio appaiono sostanzialmente inadeguati allo scopo. La mancanza di una fede vissuta mette in dubbio la validità di molti matrimoni.


Particolarmente significativo è anche l'approccio al tema scottante delle unioni gay e delle leggi che le riconoscono. L'Instrumentum laboris spiega che i due atteggiamenti contrapposti - quello intransigente e quello accondiscendente - non aiutano lo sviluppo di una «pastorale efficace». Bisogna distinguere, si legge, tra coloro che «hanno fatto una scelta personale, spesso sofferta, e la vivono con delicatezza per non dare scandalo» da quanti hanno «un comportamento di promozione e pubblicità attiva, spesso aggressiva». Si segnala la necessità di «non far coincidere l'identità di una persona con espressioni quali «gay» o «lesbica». Il documento nota come non esista «un consenso» nella Chiesa su come concretamente accogliere le persone che vivono unioni dello stesso sesso. C’è anche un paragrafo dedicato all’accoglienza dei bambini delle coppie omosessuali che non vanno discriminati per quanto riguarda il battesimo e il percorso di iniziazione cristiana, anche se è «unanime» il consenso circa la contrarietà all'adozione da parte di queste coppie.



Infine, da notare, nella parte dedicata alla ricezione e all'attualità dell'enciclica Humanae vitae, è la diffusa percezione tra i fedeli del fatto che l'aborto è un «peccato grave», ma è anche altrettanto diffusa la percezione che la regolazione delle nascita attraverso la contraccezione non sia peccato.


Insomma, un documento nel quale si avverte chiaramente l'impronta del nuovo pontificato e che forse per la prima volta offre una sintesi della reale situazione, del vissuto nelle parrocchie dei cinque Continenti, frutto di un lavoro capillare e collegiale. Una fotografia della realtà, anche la realtà del fallimento o comunque dell'oggettiva difficoltà nel trasmettere l'annuncio della fede e i suoi contenuti, dunque più che mai utile al lavoro dei padri sinodali. Che cosa accadrà a ottobre, quando i vescovi membri del prossimo Sinodo si ritroveranno in Vaticano, nessuno può prevederlo. Siamo solo all'inizio di una «profonda riflessione» sulla famiglia, che si concluderà soltanto nell'ottobre 2015, con il secondo Sinodo dedicato a questo tema.

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Radio Vaticana
(Fabio Colagrande) L’immagine della Chiesa che il prossimo Sinodo è chiamato a mostrare con le sue scelte pastorali è quella di “una Madre impegnata a generare, accompagnare e sostenere tutti i figli di Dio, nessuno escluso”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale del (...)

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“Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, ma ciononostante “gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza” (...)