martedì 22 luglio 2014

Il flagello della droga


Contrastare la cultura diffusa della legalizzazione


In un recente discorso Papa Francesco ha deplorato il consumo della droga, definendolo come “piaga sociale”. I suoi commenti del 20 giugno erano indirizzati ai partecipanti della 31esima conferenza dell'IDEC a Roma (International Drug Enforcement Conference).
Oggigiorno, tuttavia, vi è una tendenza in crescita verso la legalizzazione della marijuana. Gli elettori negli stati americani del Colorado e di Washington hanno approvato la vendita della cannabis per uso ricreativo. Altri 20 Stati più il distretto di Washington D.C. permettono alle persone di acquistare marijuana per scopi medicinali. Ciononostante la legge federale continua a vietarne la vendita.
Nel dicembre dello scorso anno anche l'Uruguay ha legalizzato la vendita e l'uso della marijuana. Secondo un articolo pubblicato dal Daily Mail sull'esperimento in Colorado, più di 200 punti vendita di marijuana sono stati aperti dal primo gennaio a Denver (capitale dello Stato) con oltre 100 sparsi in altre città. Mentre nello stato di Washington le prime licenze al dettaglio per 15-20 negozi sono state emesse il 7 luglio.
L'articolo del Daily Mail ha sottolineato che i primi mesi di regolarizzazione in Colorado hanno portato ad una serie di problemi. La proliferazione di biscotti, caramelle e anche di bevande analcoliche con la marijuana è stata responsabile di un considerevole numero di morti, con le vittime ignare delle conseguenze dannose di ciò che stavano consumando.
Le autorità, tuttavia, sembrano essere più interessate agli introiti ricavati (come dimostrato nel caso dell'estensione del gioco d'azzardo), dato che in Colorato i dispensari autorizzati pagano il 36,2% delle entrate in tasse. La liberalizzazione delle leggi sulla marijuana porta ad un aumento dei consumi e dei problemi che ne derivano: ne è la prova l'esperienza in Inghilterra, dove il governo laburista riclassificò la marijuana ad un livello inferiore di sanzioni penali dal 2004 al 2009.
Più uso e più criminalità.
Secondo un rapporto del 5 aprile nel quotidiano del Daily Telegraph, in questo periodo c'è stato un aumento del 25% nell'uso della marijuana e anche un forte aumento della criminalità. Uno studio effettuato dagli accademici della Newcastle University rivela che attualmente il fumo occasionale di cannabis è aumentato del 25% e il consumo regolare dell'8%.
Un altro problema derivante riguarda gli effetti sui bambini, alcuni dei quali consumano inconsapevolmente prodotti contenenti marijuana. "Secondo il National Poison Data System - scrive David Sack in un articolo per il Los Angeles Times del 26 giugno - telefonate in merito all'ingestione accidentale di marijuana in bambini di età inferiore ai 10 anni è triplicata negli Stati che hanno depenalizzato la marijuana prima del 2005".
David Sack, qualificato in psichiatria e tossicodipendenze, ha osservato che negli Stati che hanno emanato la legalizzazione nel periodo fra 2005 e 2011 le chiamate sono aumentate quasi del 11.5% all'anno. Nello stesso periodo negli Stati senza leggi di depenalizzazione, il numero di chiamate è rimasto lo stesso.
Il 26 giugno l'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) ha pubblicato il suo 'World Drug Report' del 2014. "A livello globale - è scritto nel fascicolo - il consumo di cannabis sembra essere diminuito, ma una percezione di rischi minori per la salute ha portato ad un maggior consumo in Nord America".
Il rapporto aggiunge che la legalizzazione porterà quasi certamente ad una riduzione dei costi di produzione della cannabis. A sua volta questo "probabilmente porterà a consumi più elevati". Il rapporto, inoltre, sottolinea che "sempre più persone sono alla ricerca di un trattamento per i disturbi correlati alla cannabis nella maggior parte delle regioni del mondo, tra cui il Nord America".
I pericoli per la salute
I pericoli per la salute per l'uso di marijuana sono ben noti. Sul sito dell'Ufficio statunitense di controllo nazionale della droga è possibile ricavare le seguenti informazioni: "Sappiamo che l'uso di Marijuana, soprattutto l'uso a lungo termine, l'uso cronico o l'uso a partire da una giovane età può portare alla dipendenza. L'utilizzo di marijuana a lungo termine è foriero di una ricerca compulsiva della droga e ciò può comportare l'abuso".
La marijuana “pone uno sforzo significativo sul nostro sistema sanitario e rappresenta un notevole pericolo per la salute e la sicurezza delle vittime, delle loro famiglie e delle nostre comunità". In relazione all'utilizzo della cannabis per fini medici, l'ufficio ha commentato che le piante grezze di marijuana usate a scopi 'sanitari' contengono circa 500 composti chimici e ciò non è stato approvato dalla Food and Drug Administration. Nel sito è riportato che "è questo rigoroso processo di approvazione della FDA, non il voto popolare, che dovrebbe determinare ciò che è e ciò che non è medicina".
"Vorrei dire questo nei termini più chiari possibili: il problema del consumo di droga non si risolve con la droga": sono state queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato nel suo discorso del 20 giugno. "La tossicodipendenza è un male e con il male non ci può essere alcun cedimento o compromesso" - ha continuato il Papa -. Pensare che il danno possa essere ridotto permettendo ai tossicodipendenti di utilizzare gli stupefacenti non risolve affatto il problema".
Un'affermazione che si riferisce non solo alla legalizzazione delle droghe, ma anche all'uso dei SIS, i quali sono sempre stati a lungo criticati dalla Chiesa. Si tratta dei 'safe-injection sites', ovvero luoghi in cui la legge permette iniezioni di droghe sotto la supervisione dei medici.
"No ad ogni tipo di consumo di droga", ha affermato il Papa. Un messaggio che potrebbe non essere popolare, ma che è coerente con le prove mediche e l'esperienza pratica riguardo la questione della droga.
John Flynn, L.C.

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La fede, le preghiere... una rinascita insperata

Una storia che dimostra che anche dall'alcol e dalla droga si può uscire, guardando verso l'Alto e "sperando contro ogni speranza"


“Marta, te lo saresti mai immaginato un finale così?”. Marta si mette a piangere per la commozione del finale della storia. Già, la storia. La storia della sua famiglia e di suo fratello. La prima volta che la famiglia vide Davide ubriaco, era il settembre del 1998.
Davide era il fratello grande, sposato e, per certi versi, il maschio super amato da una tribù di femmine. Direttore commerciale; matrimonio felice; una famiglia d’origine unita alle spalle; eppure…
Eppure la vita è più difficile di quanto possiamo immaginare. Anche quando tutto ci va bene, il pericolo c’è. Siamo talmente fragili che la sicurezza economica può distruggere la nostra umiltà; la salute fisica ci può togliere il senso di gratitudine; la cura del nostro apparire ha un grande costo interiore e sostanze ed alcol possono diventare il paradiso in terra.
All’inizio non te ne accorgi. Credi di aver tutto sotto controllo. Poi ogni male presenta il suo conto. Ed il conto di Davide è stato molto salato. Piano piano l’azienda in cui lavorava ha iniziato ad emarginarlo e poi, col passare degli anni, tutta la sua vita è crollata. Questa è la storia di una famiglia che ha avuto la forza di non allontanarsi mai da Davide, sperando anche l’impossibile.
Dei ricordi brutti non parlerò molto, ma qualcosa “devo” scrivere, perché nessuno pensi che il buio di questa famiglia non sia stato abbastanza nero. Per renderci conto del passaggio della Grazia Divina nelle nostre vicende, dobbiamo essere convinti che davvero, umanamente, non ci fosse stato più niente da fare. E questa storia è proprio così.
Ricordo ancora le parole del responsabile del Sert che mi disse: “Cristina, per Davide oramai non c’è più niente da fare. Io ho visto come è ridotto il suo cervello a causa di anni di abusi di altre sostanze, oltre all’alcool”. Ma ricordo anche le parole di una delle sue tre sorelle: “Cristina, è vero che la situazione è senza vie d’uscita. Ma Dio non interviene proprio in queste cose? Per questo ti chiedo un favore: potresti portare questa mia lettera alla Madonnina? So che tu andrai a Lourdes: la Madre di tutti noi la leggerà e qualcosa farà”.
Non so il numero preciso delle volte in cui ho visto la mamma di Davide in ginocchio, nelle chiese della città, a pregare per il figlio. E non ricordo nemmeno quante volte Davide abbia promesso: “Ok, Ora basta! Ora ricomincio una nuova vita”, per poi deludere nuovamente la speranza appena nata nella sua famiglia.
Rammento invece la disperazione di Davide quando il buio prendeva il sopravvento nel suo cuore e lui si vedeva solo come il disastro della famiglia. Era in quei momenti che anche tagliarsi la pelle con la lama infuocata di un coltello, lo faceva sentire l’ennesimo fallito: neanche buono a suicidarsi. Il Sert, i ricoveri forzati, le varie cliniche per disintossicarsi, i cammini psicologici, i libri sul pensiero positivo… tutto si è tentato. E tutto veniva tristemente inframmezzato da fallimenti.
Gli incidenti stradali, le telefonate al padre da parte di creditori arrabbiati, la madre costretta a chiedere denaro alle figlie per poter fare la spesa. La separazione da sua moglie è stata, per Davide, l’ennesima prova del suo mancato valore come persona. Uno zero spaccato a cui nessun "uno" si sarebbe mai avvicinato, per trasformalo in "dieci".
Chi poteva mettere quell’“uno”, se non Colui che è davvero l’“Uno” con la U maiuscola. E dalla follia della fede durata sedici anni, dalle preghiere fatte con le lacrime disperate, dai sogni premonitori della mamma di Davide che raccontavano la Comunione dei Santi meglio di qualsiasi libro di teologia (un giorno vide i suoi genitori che l’abbracciavano e piangevano con lei), dalla consacrazione della famiglia fatta alla Madonna di Loreto, dall’amore delle sorelle verso Davide, è scaturita la Luce. La Luce vera. Quella che illumina ogni uomo.
Quando tutto il nero aveva invaso oramai ogni anfratto, Davide è rinato. L’alcol e altre sostanze che uccidono, sono uscite definitivamente dalla sua vita. Oggi sta facendo un Corso di Formazione in Assistenza Sanitaria e mette in pratica gli studi con i suoi due genitori anziani. Il papà di Davide non dovrà mai più preoccuparsi di niente; la mano forte di suo figlio, lo proteggerà, finché Dio vorrà.
La mamma di Davide non dovrà mai più preoccuparsi per il futuro, perché quel suo figlio è stato partorito da lei per due volte: la prima volta con le spinte del suo corpo, la seconda volta con le spinte delle sue preghiere. Ed è stata proprio la mamma che il Lunedì dell’Angelo, con le lacrime agli occhi (questa volta di gioia!), al telefono mi ha detto: “Cristina, è un miracolo!!!”.
Davide che sostiene, organizza, consiglia, non giudica; semplicemente ama. Davide che, a causa delle conseguenze dei suoi errori, sa bene che amare è più costruttivo che giudicare. Ora Davide, con l’aiuto che sta dando ai suoi genitori, sta mettendo il balsamo del perdono su quelle ferite interiori che gli dicevano: “Sei un figlio da fare schifo!”.
Con l’inaspettata telefonata dell’ex moglie che gli ha chiesto aiuto per una figlia, sta ricostruendo la sua immagine di padre, anche ai suoi occhi! Si sta riappropriando della sua vocazione di Figlio di Dio dove, ognuno, sa di avere il suo posto unico ed irripetibile. Perdonare se stessi è la cosa più difficile che ci sia e Dio sa bene come poterci aiutare per farci capire che noi non siamo stati la sua delusione. Ed a me pare di sentirlo il Papà grande che è nei cieli che dice agli angeli e ai santi: “Venite e facciamo festa! Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato!”.
(dal blog www.intemirifugio.it )