venerdì 25 luglio 2014

Sabato della XVI settimana del Tempo Ordinario




Un'altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 
No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». 
 (Dal Vangelo secondo Matteo 13, 24-30)


Perchè? Fino a quando sopportare dentro e fuori di noi lotte e disprezzi, tentazioni e precarietà. Perchè. Il male accanto al bene. Perchè il peccato è accovacciato alla nostra porta. Perchè la zizzania continua crescere e a prosperare. Il mistero dell'iniquità. Una luce sola ad iluminare la tremenda realtà che così spesso ci opprime. Il Regno dei Cieli. La Vita eterna. Il Paradiso. E noi Suoi figli, nel mondo ma non del mondo. Portando ogni giorno nella nostra esistenza le contraddizioni di qualcosa, il Cielo, che è "già e non ancora". La totale precarietà di chi, per la prossimità al male, al dolore mortale del peccato, all'inferno, comprende e impara che nulla può fare senza l'Autore della Vita. Accanto alla zizzania, abbandonati al Signore. Con Lui uniti indissolubilmente, stretti alla Pietra che ci salva, nella Chiesa nostra Madre, dentro i marosi della vita. Lazzaro moriva e Gesù si attardava lontano. Il mare infuriava e Lui dormiva. Satana è sciolto e fa scempio della vita e Lui giace appeso ad una Croce. Il grande mistero è tutto in quel Legno. Scandalo e stoltezza, il più insignificante di tutti i semi, piccolo come la senapa, seminato fin dentro la notte della terra. Invisibile, disprezzato, deriso, come l'Agnello che si carica del dolore e del peccato del mondo. Tutti lo hanno giudicato castigato mentre Lui intercedeva per ogni uomo, anche per il peggior peccatore. Il seme caduto in terra, morto per non restar solo, il lievito confuso nella pasta del male, perchè il mondo ritrovi un senso e la salvezza. La Croce, l'esatto contrario d'ogni umana sapienza. L'albero che accoglie ogni uomo, i pagani che vivono senza Dio, uccelli che volano alla ricerca di un nido. La Croce unico approdo, e il Signore crocifisso che dal Trono del dolore e del trionfo chiama e attira tutti a sè, nella fornace ardente della Sua misericordia. La Sua Croce, la Nostra Croce, questa vita a gomito a gomito con l'iniquità, fuori e spesso dentro di noi, e la Sua vittoria. In noi. Ogni giorno salvati e amati. Crocifissi con Cristo, nella semplicità di chi non rincorre vendette, giustizia, che non pretende di capire ed estirpare il male con le tecniche sofisticate del principe di questo mondo. Semplici e irreprensibili, figli nel Figlio, astri splendenti in mezzo ad una generazione perversa e degenere. Segni del Cielo in questo mondo di tenebra. I figli del regno, noi e le nostre vite, accanto alla zizzania perchè il mondo veda e vedendo creda. La morte d'ogni umana speranza, la tomba di Lazzaro e la voce potente del Signore, il Suo grido di vittoria. Per vedere e credere. La nostra vita di oggi e di domani è la voce del Signore, l'annuncio del Regno che anticipa, ogni giorno, la fine del mondo. Noi i Suoi angeli, ogni nostro istante è il Suo messaggio perchè il mondo non sia condannato e possa credere e salvarsi. Il Suo amore più forte della zizzania, la nostra vita crocifissa il braccio di misericordia teso all'umanità. Per accompagnarla al Cielo. La nostra Patria. Già ora. E per sempre.