mercoledì 20 agosto 2014

Francesco e i dilemmi della guerra giusta




Le parole del Papa contro le nostre dimenticanze. Francesco ha usato un'espressione efficace per impedire che le tragedie siano occultate   

(Giovanni Maria Vian) Fa discutere che il papa abbia parlato di terza guerra mondiale "a pezzi". Francesco stava rispondendo, nella conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla Corea, a un giornalista giapponese che lo aveva interrogato sul suo lungo e commovente incontro nella cattedrale di Seoul con alcune superstiti delle cosiddette comfort women, eufemismo usato per indicare le vittime dell'esercito imperiale del Giappone - molte decine di migliaia in diversi paesi occupati - nel secondo conflitto mondiale. "Sono state da ragazze portate via nelle caserme, per sfruttarle", ha ricordato con emozione, per allargare poi il discorso agli altri "frutti della guerra": tanto che "qualcuno mi diceva: lei sa, padre, che siamo nella terza guerra mondiale, ma a pezzi?" ha detto il pontefice, insistendo poi sulla crudeltà e sulla tortura che ne sono conseguenza.
L'espressione è certo forte, ma come non condividerla ascoltando e leggendo ogni giorno notizie sempre più preoccupanti e spaventose che arrivano da una lista troppo lunga di luoghi: in queste settimane d'estate soprattutto l'Iraq, l'Ucraina, Gaza s'impongono su giornali e notiziari, mentre conflitti e scontri sanguinosi, meno presenti sui media ma non meno terribili, insanguinano la Siria, l'Afghanistan, la Libia, il Sud Sudan, la Nigeria, la Repubblica Centroafricana, facendo notizia solo di  tanto in tanto, L'Elenco dei paesi potrebbe continuare, perché sono decine le guerre   nascoste oggi accese nel mondo: "dappertutto" ha detto ancora papa Francesco, ricordando i bambini e le donne che ne sono vittime, i bombardamenti che non possono (o non vogliono) distinguere, i livelli crescenti di crudeltà, spesso esibita per terrorizzare, e l'uso della tortura. Proprio l'occultamento e la dimenticanza dei disastri della guerra hanno indotto il pontefice a ricordarli con un'espressione   efficace: la "terza guerra mondiale", appunto, che ha colto però nel segno e ora fa discutere. Non sono allora un'ovvietà le parole del papa contro la guerra e contro le guerre quando ne ricorda le vittime (anche tra i migranti in fuga dai conflitti, come nel Mediterraneo, o quelle causate del narcotraffico, come in Messico) e riflette sulle spese crescenti per gli armamenti e sul loro lucroso mercato come tante volte Francesco ha fatto, e come lui i suoi predecessori, nel corso del Novecento e agli   inizi del nuovo secolo, sin dagli appelli inascoltati di Benedetto XV e di Pio XII durante le guerre mondiali. E il 4 ottobre 1965, per la prima volta davanti alle Nazioni Unite, un papa - "un uomo come voi", disse Paolo VI presentandosi all'assemblea generale - parlò del dovere della pace: "Le armi, quelle terribili, specialmente, che la  scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la   psicologia dei popoli". 
E non è stato un fallimento nemmeno la preghiera per la pace nel Vicino oriente, come ha risposto il papa a una giornalista francese che si era riferita all'ultima guerra di Gaza dopo l'incontro in Vaticano con Peres e Abu Mazen: "Dopo questo è  arrivato quello che è arrivato. Ma questo è congiunturale. Quell'incontro non era congiunturale, è un passo fondamentale di atteggiamento umano: la preghiera. Adesso il fumo delle bombe, delle guerre non lascia vedere la porta, ma la porta è   rimasta aperta da quel momento" ha detto Francesco. Alla preghiera si accompagna poi l'azione di chi opera per costruire la pace, e sono moltissime persone in tutto il mondo. Che offrono solidarietà nei confronti delle vittime, sostegno alla politica e alla diplomazia, cercano di rafforzare le istituzioni internazionali. Le quali, pur con tutti i loro limiti, restano le uniche a poter decidere quali interventi possano esseredispiegati per fermare le aggressioni e le violenze, spesso rivolte contro le minoranze. E spegnere i focolai di questa terza guerra mondiale a pezzi contro la  quale il papa ha levato la voce. 
fonte

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Massimo Cacciari: «Le parole del papa su guerra e pace? Una svolta radicale per la chiesa cattolica»   
La Repubblica
 
(Simonetta Fiori) «Si tratta di una svolta radicale nella teologia politica della Chiesa. Per la prima volta Francesco abbandona l’idea cattolica di “guerra giusta”». Massimo Cacciari interpreta come «una novità epocale» le parole del pontefice sulla tragedia irachena. 

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Francesco e i dilemmi della guerra giusta    
La Repubblica
 
(Paolo Garimberti) Il concetto di “guerra giusta” da decenni dilania le coscienze degli individui e condiziona le scelte degli Stati. Le parole del papa sulla «Terza guerra mondiale fatta a pezzi» sono una formula che sarà consegnata alla Storia. Mirabile fotografia di «un mondo in guerra dappertutto », rilanciano un dibattito, che è senza risposte morali certe e senza soluzioni politiche incontrovertibili, ma che ci pone davanti a decisioni angoscianti in un quadro geopolitico devastato da conflitti crudeli fino alla barbarie.