venerdì 22 agosto 2014

Tempo di misericordia



Il cardinale Errázuriz Ossa inviato del Papa a Bogotá per il terzo congresso mondiale (Wacom).

«Nella Chiesa tutte le comunità hanno la vocazione di vivere grazie alla misericordia divina e di essere misericordiose». È proprio rilanciando questa specifica vocazione ecclesiale che il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago de Chile, ha concluso, in veste di inviato speciale di Papa Francesco, il terzo congresso apostolico mondiale della misericordia (Wacom III), celebrato a Bogotá dal 15 al 19 agosto.
Nell’invitare a riflettere su alcuni orientamenti offerti in proposito da Papa Francesco, il porporato ha affermato che «non saremo mai missionari della misericordia se non giungeremo a essere figli della misericordia». Per questo il Pontefice invita continuamente a considerare che Dio ci ama per primo, fin dall’inizio, e non si stanca di prendere sempre l’iniziativa. Egli, ha aggiunto, «ci ama per primo, e con amore di misericordia, senza stancarsi di perdonare. Il suo amore sveglia il nostro amore, che è sempre una risposta al suo, e l’inclinazione ad amare come lui ci ama».
Papa Bergoglio, ha ricordato il cardinale, usa per descrivere questo atteggiamento di Dio un neologismo porteño: Dio ci primerea, ossia — come lui stesso ha spiegato — «ci anticipa, ci sta aspettando». D’altronde, ha proseguito il porporato, «offrire misericordia», come dice il Pontefice, deriva dall’«aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre». Per questo, riprendendo le parole del vescovo di Roma, l’inviato speciale ha evidenziato che «quanti hanno sperimentato che Dio, nella sua incommensurabile misericordia, ci ha amato e ci ama per primo, sanno andare avanti, prendere l’iniziativa senza paura, essere “Chiesa in uscita” verso le periferie geografiche ed esistenziali, con un desiderio inesauribile di offrire misericordia».
Il cardinale Errázuriz Ossa ha poi ricordato che Jorge Mario Bergoglio, nel suo ministero pastorale a Buenos Aires, «per spiegare questo impulso del cuore e della fede, era solito avvalersi della parabola del buon samaritano»: una parabola che «ci apre l’orizzonte di molte miserie umane, che implorano che i nostri cuori si chinino verso di esse». Per aiutarci a riscoprire e vivere la misericordia, egli ricordava nel 2003 che, allo stesso modo «delle persone alle quali offriremo misericordia, dobbiamo avere coscienza di essere, noi stessi, uomini e donne di argilla, però con un tesoro. Il tesoro è in vasi di creta». In altre parole, il Papa «ci invita a essere misericordiosi, coscienti della nostra propria dignità e fragilità».
L’arcivescovo emerito di Santiago de Chile ha anche ricordato che Giovanni Paolo II «pose la divina misericordia al centro della sua vita spirituale, della sua testimonianza apostolica e del suo magistero». Infatti, dopo «aver vissuto il dolore della sua patria, la Polonia, e di tutto il mondo, e delle innumerevoli vittime degli orrori della seconda guerra mondiale, comprendeva il messaggio della misericordia divina, che fu affidato da Dio a santa Faustina Kowalska, come una chiamata a confidare in Dio misericordioso come unica fonte di speranza per l’uomo, dato che solo la divina misericordia può mettere un limite al male». Papa Wojtyła «proclamava profeticamente che “nella misericordia di Dio il mondo incontrerà la pace, e l’uomo la felicità”».
Dopo aver osservato che la nostra società, con le sue contraddizioni, le sue difficoltà e le sue violenze, sembra essere ostile alla fede cristiana, l’inviato speciale del Papa ha anche sottolineato che nel piano di Dio tutto ciò non è decisivo e vi sono altri segni da tenere in considerazione nell’epoca in cui viviamo. D’altronde, il nostro tempo attuale «non ci permette di rimanere indifferenti». Da qui l’invito a «vivere e a lavorare perché il nostro tempo sia il tempo della misericordia, affinché le nostre culture siano fecondate dall’amore infinito di Cristo, dalla sapienza del vangelo, dalla spiritualità e dalle opere della misericordia».
Nell’omelia della messa celebrata domenica 17, commentando l’episodio evangelico della donna cananea, il porporato ne aveva sottolineato la grande «lezione di umiltà», ricordando che le sue sofferenze sono «un segno del dolore di tutta l’umanità», oggi martoriata da guerre, persecuzioni, ingiustizie, violenza, indifferenza. «Uniamoci — è stato l’invito del cardinale — al grido della cananea e chiediamo al Signore con umiltà: “Soccorrici, confidiamo in te!”, trasforma la cultura dei nostri popoli, poni in essi il fermento vivo dell’amore operoso, del perdono generoso e della sincera misericordia verso tutti».


*****

Per la riconciliazione e la giustizia

(Patrice Chocholski) Una risposta alla chiamata universale alla misericordia rivolta a tutta la Chiesa e al mondo da Giovanni Paolo II, che il 18 agosto 2002 a Cracovia lanciò l’appello a «far echeggiare il messaggio dell’amore misericordioso con un vigore rinnovato», invitando a «creare e mettere in atto un programma pastorale della misericordia». È questo lo spirito che anima i congressi apostolici mondiali della misericordia (Wacom), giunti quest’anno alla terza edizione. Si tratta di appuntamenti triennali vissuti in chiave missionaria, con il coinvolgimento di tutte le realtà ecclesiali e con una valenza ecumenica, interreligiosa, culturale e sociale. L’obiettivo principale del congresso mondiale e dei congressi continentali, regionali, nazionali e diocesani è alimentare nella Chiesa la coscienza della chiamata alla misericordia, offrendo impulsi nuovi alla pastorale e all’annuncio del Vangelo. Agli incontri sono invitati i vescovi, i sacerdoti, i delegati delle diocesi, delle congregazioni, dei movimenti, delle comunità nuove. I congressi si svolgono nell’arco di almeno quattro giornate, scandite da una serie di conferenze (bibliche, teologiche e pastorali) e di testimonianze forti, da “laboratori apostolici” in uscita verso la gente con gesti missionari, da celebrazioni in alcuni dei luoghi chiave della fede, come le basiliche. Il primo Wacom si è svolto a Roma, nella basilica lateranense, dal 2 al 6 aprile 2008, il secondo a Cracovia, in Polonia, dal 1° al 5 ottobre 2011. Questa terza edizione ha avuto come tema: «La misericordia, nostra missione in un solo cuore». Obiettivo generale è stato di promuovere in America latina e in tutto il mondo la spiritualità della misericordia come paradigma dell’evangelizzazione, per dare una risposta integrale alle necessità di ogni persona. Quattro le linee specifiche di riflessione e di azione: formare dei discepoli attraverso l’esperienza della misericordia nell’incontro con la Parola di Dio e i sacramenti; assumere l’impegno missionario condividendo con gli altri l’esperienza dell’incontro con il Dio misericordioso; fortificare i discepoli missionari nella capacità di riconciliazione e di fraternità in famiglia, fra i più deboli e in mezzo alle realtà temporali; rendere possibile l’esperienza della misericordia in piccole comunità, nelle parrocchie e in comunione con i vescovi. Al congresso — organizzato dall’arcidiocesi di Bogotá, in collaborazione con la segreteria del Wacom e con il sostegno della Conferenza episcopale colombiana e del Celam — hanno partecipato, tra gli altri, il nunzio apostolico, l’arcivescovo Ettore Balestrero, numerosi rappresentanti delle Pontificie opere missionarie, di ordini religiosi e di varie associazioni laicali. Tra le conferenze più significative, quella del cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, presidente del comitato dei cardinali che patrocinano i congressi, il quale ha approfondito il rapporto tra giustizia, verità e misericordia. «La misericordia comprende la giustizia, non può funzionare senza di essa» ha ricordato il porporato, facendo riferimento soprattutto al dramma dell’immigrazione e ribadendo che «qualsiasi persona in difficoltà necessita e merita compassione e aiuto». D’altra parte, ha aggiunto, «non esiste misericordia senza verità», anche se «la verità senza misericordia è crudele»; da qui la necessità di «unire verità e misericordia nei processi di riconciliazione», perché «solo attraverso la misericordia viva può arrivare la pace». Da parte sua, il cardinale Rubén Salazar Gómez ha parlato del processo di pacificazione nella difficile situazione sociale e politica della Colombia. Fra gli altri interventi, da ricordare quelli di monsignor Leonidas Ortíz Lozada sul documento di Aparecida e del pastore svizzero Martin Hoegger sulla pratica della lectio divina in gruppi. Di grande interesse la testimonianza di alcune persone coinvolte nel conflitto sanguinoso che dilania la Colombia e quelle del missionario brasiliano João Henrique e di Mary Sarindhorn, una buddista convertitasi al cristianesimo. Le celebrazioni sono state presiedute dal cardinali Errázuriz Ossa e Philippe Barbarin. Toccanti sono state le visite alle istituzioni sociali e alle associazioni missionarie. Il prossimo congresso mondiale si terrà in Manila, su invito della Conferenza episcopale filippina.
L'Osservatore Romano