mercoledì 24 settembre 2014

Il meglio è dinanzi a noi



In un quaderno inedito del chierico Angelo Giuseppe Roncalli. 

Fondazione Giovanni XXIII. Il 23 settembre a Bergamo viene presentato un progetto di studi sulla formazione, l’azione pastorale e i legami di Angelo Giuseppe Roncalli con la diocesi. Il lavoro di ricerca, avviato nei mesi scorsi dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII e sostenuto dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, sta già portando i primi risultati. Si sta preparando l’edizione del Quaderno ad omnia, un prezioso manoscritto ancora inedito, dal quale si ricavano informazioni sulle letture del giovane Roncalli che hanno contribuito alla sua formazione teologica e intellettuale. Nell’articolo il direttore della Fondazione anticipa alcuni stralci degli appunti, scritti a Bergamo tra il 1901 e il 1902.
(Ezio Bolis) Nel chierico Roncalli si coglie un grande interesse per alcuni esponenti dell’“americanismo” cattolico, come monsignor John Ireland (1838-1918), il cardinale James Gibbons (1834-1921) e monsignor John Lancaster Spalding (1840-1916). Questi ecclesiastici statunitensi sostenevano che la Chiesa non deve ostacolare la ricerca scientifica, dal momento che non c’è incompatibilità tra fede e scienza: «Nessun rimpianto sterile del passato; nessun attaccamento alle cose morte; il meglio è dinanzi a noi e non dietro a noi; e come ogni verità è ortodossa così ogni progresso favorisce la causa della vera religione (...) I tempi nuovi reclamano uomini nuovi. Se noi vogliamo che l’antica fede rimanga viva, bisogna celebrarla con una energia tutta giovane; bisogna difenderla coll’aiuto dei più forti argomenti che possono fornire la filosofia, la scienza, la letteratura moderna (...) Se noi vogliamo far accogliere la verità rivelata la nostra apologia non deve temere la luce sfolgorante che la ricerca e le scoperte hanno proiettato sulla natura e sulla storia dell’uomo (...). Nulla vi è nella fede cattolica che s’opponga al progresso in qualsiasi campo della scienza esso possa verificarsi». Nel commentare questo testo di monsignor Spalding, inserito successivamente nel Giornale dell’anima, Roncalli manifesta convinta adesione e giovanile entusiasmo per quelle idee: «Questi sono pensieri pieni di vita e di modernità buona e santa».
Di monsignor Ireland, figlio di immigrati irlandesi e vescovo di San Paolo In Minnesota, Roncalli ammira l’idea di un cattolicesimo pienamente inserito nella società americana e promotore di un’opera di armonizzazione tra le differenti realtà etniche, culturali e religiose presenti in America: «Egli ha saputo imporsi ai suoi connazionali facendosi apostolo eloquente di un’idea luminosa. La grande repubblica nord-americana che ha schiuso dinnanzi a sé un avvenire così brillante sente l’imperiosa necessità di fare la fusione di cento e cento razze che si dibattono al di là dell’Atlantico. Irlandesi, canadesi, tedeschi, italiani e altri popoli si diedero convegno negli Stati Uniti: trapiantati su altro suolo essi devono subire una trasformazione, non debbono essere né irlandesi né tedeschi, ma debbono fare la fusione delle razze e diventare americani e nient’altro che americani».
Lungamente citato è anche Jules-Auguste Lemire (1853-1928), animatore di un gruppo di sacerdoti democratico-cristiani francesi. Egli non pensa più a una riconquista cristiana della società secolarizzata, ma propone un’idea più matura di cittadinanza sociale e di democrazia sostanziale, alla quale i cattolici devono aderire pienamente: «La sua dottrina non ha nulla di nuovo, è la dottrina di Cristo, degli Apostoli, dei Padri della Chiesa ma esposta in modo nuovo e attraente (...). È pure invitto sostenitore della libertà religiosa. A torto altri vede nell’Ab. Lemire un liberale che riconosce alla Chiesa se non la libertà di azione. Egli, seguendo sempre le direzioni pontificie, sa e proclama che nell’attuale ateismo sociale non bisogna più chiedere privilegi e tolleranze ma solo e radicalmente la libertà di azione piena e perfetta. (...). Di qui l’opportunità che anche il clero si unisca in società a riaffermare i suoi diritti, a discutere i suoi interessi a cercare insieme i mezzi più efficaci per conseguire le proprie aspirazioni, per difendersi dai soprusi, per soddisfare ai propri bisogni (...). Il risultato poi di queste unioni sacerdotali di cui a Reims ed a Bourges si diedero gloriosi esempi è il numero di idee nuove e generose lanciate nel campo della vita sociale, di quelle forme di apostolato più corrispondenti ai bisogni della nostra società contemporanea, e tutto quell’insieme di viste e di spiegazioni comuni suscitate dalla discussione, dalla riflessione e dalla preghiera (...). “Noi siamo preti, proclamava dalla tribuna del Parlamento l’Ab. Lemire, noi siamo preti e non abbiamo bisogno di tolleranza: la libertà non è un abuso da tollerare, ma un diritto che ci viene dall’alto per tenerci affratellati sulla terra (...)”. Inchiniamoci dinnanzi alla grande figura di un tanto uomo e apprendiamo a imitarlo».
Alla luce di quanto il concilio Vaticano II dirà a proposito di una teologia fondata sulla Sacra Scrittura e alimentata dal pensiero dei Padri della Chiesa, va apprezzata anche questa citazione trascritta da Roncalli, che rivela già l’orientamento dei suoi studi e della sua sensibilità spirituale: «“Non basta al sacerdote un sapere raccolto comunemente da grame istituzioni; la teologia scarna e agghiacciata delle scuole ha bisogno di farsi viva, ardente, attuosa nella meditazione delle Scritture e nello studio dei Padri. Ma le discipline teologiche vogliono una larga notizia delle filosofiche: un filosofo e un teologo non conseguiranno il loro intento di raddrizzare le menti e di muovere al bene la volontà senza la buona cultura della lettera”. Così Mons. Bindi già poco amante degli studi teologici, essendosi presto ricreduto diceva sin dal 1829».
Oltre a citazioni del barnabita Giovanni Semeria (1867-1931), soprattutto da quelle opere dove egli tenta di mostrare l’accordo tra la fede cattolica e i risultati della critica biblica, Roncalli riporta nei suoi appunti alcune affermazioni dello storico francese Paul Allard, direttore della rivista «Revue des Questions Historiques», di particolare interesse per cogliere gli orientamenti storiografici che egli assumerà come studioso e docente di storia ecclesiastica. Eccone una: «Se l’apologia ha il diritto di appoggiarsi alla storia dove ella trova talvolta il suo fondamento più solido, la storia non deve essa per conto suo fare dell’apologia».
Il progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII prevede anche la pubblicazione in un unico volume dei numerosi articoli attribuibili ad Angelo Roncalli apparsi sul periodico «La vita diocesana» tra il 1909 e il 1914. La raccolta consentirà di avere un dettagliato panorama di quanto il futuro Papa andava studiando e approfondendo nei primi anni del suo ministero sacerdotale al seguito di monsignor Radini Tedeschi.
Con l’istituzione della cattedra di Storia del cristianesimo, intitolata a Giovanni XXIII, anche l’università di Bergamo è coinvolta nel progetto di ricerca. In particolare, il Dipartimento di Scienze umane e sociali nel cui ambito si tiene l’insegnamento di Storia del cristianesimo, in collaborazione con la Fondazione Papa Giovanni XXIII, ha bandito concorsi per borse di studio per dottorandi che vogliano dedicarsi a questi temi.
L'Osservatore Romano