domenica 28 settembre 2014

Santa Messa celebrata da Papa Francesco per la Giornata degli Anziani. L’omelia di Papa Francesco



Santa Messa celebrata da Papa Francesco per la Giornata degli Anziani. L’omelia di Papa Francesco: “La Vergine Maria ci mostra la via: la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro: i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza
Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
Alle ore 10.30 di oggi, XXVI Domenica del Tempo ordinario, Papa Francesco presiede sul sagrato della Basilica Vaticana la Santa Messa per gli anziani e nonni che prendono parte all’incontro “La benedizione della lunga vita” promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Concelebrano con il Santo Padre cento sacerdoti anziani provenienti da ogni parte del mondo. Di seguito riportiamo il testo dell’omelia che il Papa tiene dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
Il Vangelo che abbiamo ascoltato, oggi lo accogliamo come Vangelo dell’incontro tra i giovani e gli anziani: un incontro pieno di gioia, pieno di fede e pieno di speranza. Maria è giovane, molto giovane. Elisabetta è anziana, ma in lei si è manifestata la misericordia di Dio e da sei mesi, con il marito Zaccaria, è in attesa di un figlio. Maria, anche in questa circostanza, ci mostra la via: andare a incontrare l’anziana parente, stare con lei, certo per aiutarla, ma anche e soprattutto per imparare da lei, che è anziana, una saggezza di vita.
La prima Lettura, con una varietà di espressioni, riecheggia il quarto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà” (Es 20,12). Non c’è futuro per il popolo senza questo incontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori. E dentro questa riconoscenza per chi ti ha trasmesso la vita, c’è anche la riconoscenza per il Padre che è nei cieli. Ci sono talvolta generazioni di giovani che, per complesse ragioni storiche e culturali, vivono in modo più forte il bisogno di rendersi autonomi dai genitori, quasi di “liberarsi” del retaggio della generazione precedente. E’ come un momento di adolescenza ribelle. Ma, se poi non viene recuperato l’incontro, se non si ritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quello che ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasi sempre si trasforma in autoritarismo.
Lo stesso messaggio ci viene dall’esortazione dell’apostolo Paolo rivolta a Timoteo e, tramite lui, alla comunità cristiana. Gesù non ha abolito la legge della famiglia e del passaggio tra generazioni, ma l’ha portata a compimento. Il Signore ha formato una nuova famiglia, nella quale sui legami di sangue prevale la relazione con Lui e il fare la volontà di Dio Padre. Ma l’amore per Gesù e per il Padre porta a compimento l’amore per i genitori, per i fratelli, per i nonni, rinnova le relazioni familiari con la linfa del Vangelo e dello Spirito Santo. E così san Paolo raccomanda a Timoteo, che è Pastore e quindi padre della comunità, di avere rispetto per gli anziani e i familiari, ed esorta a farlo con atteggiamento filiale: l’anziano “come fosse tuo padre”, “le donne anziane come madri” (cfr 1Tm 5,1). Il capo della comunità non è dispensato da questa volontà di Dio, anzi, la carità di Cristo lo spinge a farlo con un amore più grande. Come la Vergine Maria, che pur essendo diventata la Madre del Messia, si sente spinta dall’amore di Dio, che in lei si sta incarnando, a correre dall’anziana parente. E ritorniamo allora a questa “icona” piena di gioia e di speranza, piena di fede, piena di carità. Possiamo pensare che la Vergine Maria, stando a casa di Elisabetta, avrà sentito lei e il marito Zaccaria pregare con le parole del Salmo responsoriale di oggi: “Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, fin dalla mia giovinezza … Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze… Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio, non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese” (Sal 71,5.9.18). La giovane Maria ascoltava, e custodiva tutto nel suo cuore. La saggezza di Elisabetta e Zaccaria ha arricchito il suo giovane animo; non erano esperti di maternità e paternità, perché anche per loro era la prima gravidanza, ma erano esperti della fede, esperti di Dio, esperti di quella speranza che viene da Lui: è di questo che il mondo ha bisogno, in ogni tempo. Maria ha saputo ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, ha fatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei, nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma.
Così la Vergine Maria ci mostra la via: la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro: i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza popolare.

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Incontro del Papa con gli anziani in piazza San Pietro. Il saluto del Santo Padre

 Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene 
è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? 
Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici.
Si è celebrata oggi per iniziativa del Pontificio Consiglio per la Famiglia una Giornata dedicata alla terza età. Erano presenti in Piazza San Pietro decine di migliaia di anziani e nonni, accompagnati dalle loro famiglie e provenienti da numerosi Paesi.
L’incontro, dal titolo La benedizione della lunga vita, è iniziato alle ore 8.30 con un “Percorso sull’anzianità in 5 episodi biblici, 10 verbi e una storia da raccontare”. Il Santo Padre Francesco è giunto sul sagrato alle ore 9.30 ed ha intessuto un dialogo con gli anziani presenti, prima della celebrazione della Santa Messa che ha avuto inizio alle 10.30. Invitato da Papa Francesco, ha preso parte a questo momento di incontro dalle 9.30 alle 10.30 anche il Papa emerito Benedetto XVI.
Di seguito riportiamo il testo del discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto agli anziani dopo aver ascoltato le loro domande e testimonianze:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi ringrazio di essere venuti così numerosi! E grazie della festosa accoglienza: oggi è la vostra festa, la nostra festa! Ringrazio Mons. Paglia e tutti quelli che l’hanno preparata. Ringrazio specialmente il Papa Emerito Benedetto XVI per la sua la presenza. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!
Ho ascoltato le testimonianze di alcuni di voi, che presentano esperienze comuni a tanti anziani e nonni. Ma una era diversa: quella dei fratelli venuti da Qaraqosh, scappati da una violenta persecuzione. A loro tutti insieme diciamo un “grazie” speciale! E’ molto bello che siate venuti qui oggi: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera e l’aiuto concreto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie! Questi fratelli ci testimoniano che anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto. E questo vale anche nelle situazioni più ordinarie, dove però ci possono essere altre tentazioni, e altre forme di discriminazione. Ne abbiamo sentite alcune dalle altre testimonianze.
La vecchiaia, in modo particolare, è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno… Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!
Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6), è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte. In quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele, penso, per esempio, all’Albania, dove mi sono recato domenica scorsa, in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a essere battezzati di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!
Ma non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani, e non per gli interessi di qualcuno altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati. Mi sento vicino ai tanti anziani che vivono in questi Istituti, e penso con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!
Però esiste anche la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta! E’ l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto! Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone.

Come cristiani e come cittadini, siamo chiamati a immaginare, con fantasia e sapienza, le strade per affrontare questa sfida. Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici. Ma attenzione: voi avete la responsabilità di tenere vive queste radici in voi stessi! Con la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia. Così rimaniamo come alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto. Una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno e da una nonna. Grazie!

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Francese
L’Évangile que nous venons d’entendre, nous l’accueillons aujourd’hui comme l’Évangile de la rencontre entre les jeunes et les personnes âgées : une rencontre pleine de joie, pleine de foi et pleine d’espérance.
Marie est jeune, très jeune. Elisabeth est âgée, mais en elle la miséricorde de Dieu s’est manifestée et, depuis six mois, avec son mari Zacharie, elle attend un enfant. Marie, dans cette circonstance, nous montre aussi la voie : aller à la rencontre de sa parente âgée, demeurer avec elle, certes pour l’aider, mais aussi et surtout pour apprendre d’elle, qui est âgée, une sagesse de vie.
La première lecture, avec une variété d’expressions, évoque le quatrième commandement : « Honore ton père et ta mère, afin d’avoir longue vie sur la terre que te donne le Seigneur ton Dieu » (Ex 20,12). Il n’y a pas d’avenir pour le peuple sans cette rencontre entre les générations, sans que les enfants reçoivent avec reconnaissance le témoignage de la vie des mains des parents. Et dans cette reconnaissance envers qui t’a transmis la vie, il y a aussi la reconnaissance pour le Père qui est aux cieux.
Il y a parfois des générations de jeunes qui, pour des raisons historiques et culturelles complexes, ont plus fortement besoin de se rendre autonomes vis-à-vis des parents, de se libérer, pour ainsi dire, de l’héritage de la génération précédente. C’est comme un moment d’adolescence rebelle. Mais, si la rencontre n’est pas ensuite rétablie, si un équilibre entre les générations, nouveau et fécond, n’est pas retrouvé il s’en suit un grave appauvrissement pour le peuple, et la liberté qui prédomine dans la société est une fausse liberté qui, presque toujours, se transforme en autoritarisme.
Le même message nous vient de l’exhortation de l’Apôtre Paul adressée à Timothée et, à travers lui, à la communauté chrétienne. Jésus n’a pas aboli la loi de la famille et du passage entre générations, mais il l’a portée à son accomplissement. Le Seigneur a formé une famille nouvelle, dans laquelle la relation avec lui et l’accomplissement de la volonté de Dieu le Père prévalent sur les liens du sang. Mais l’amour pour Jésus et pour le Père mène à son accomplissement l’amour pour les parents, pour les frères, pour les grand-parents, il renouvelle les relations familiales avec la sève de l’Évangile et de l’Esprit Saint. Et ainsi saint Paul recommande à Timothée, qui est pasteur et donc père de la communauté, d’avoir du respect pour les personnes âgées et les membres de la famille, et il l’exhorte à le faire avec une attitude filiale : l’homme âgé « comme s’il était ton père», « les femmes âgées comme des mères » (cf. 1Tim 5,1). Le chef de la communauté n’est pas dispensé de cette volonté de Dieu, bien plus, la charité du Christ le pousse à le faire avec un amour plus grand. Comme la Vierge Marie, qui, bien qu’étant devenue la Mère du Messie, se sent poussée par l’amour de Dieu qui s’est incarné en elle, à courir vers sa parente âgée.
Retournons alors à cette « icône » pleine de joie et d’espérance, pleine de foi, pleine de charité. Nous pouvons penser que la Vierge Marie, en étant à la maison d’Elisabeth, l’aura entendue, avec son mari Zacharie, prier avec les paroles du Psaume responsorial d’aujourd’hui : « Seigneur mon Dieu tu es mon espérance mon appui dès ma jeunesse…ne me rejette pas maintenant que j’ai vieilli ; alors que décline ma vigueur, ne m’abandonne pas…aux jours de la vieillesse et des cheveux blancs, ne m’abandonne pas ô mon Dieu ; et je dirai aux hommes de ce temps ta puissance, à tous ceux qui viendront, tes exploits » (Ps 71, 5.9.18). La jeune Marie écoutait, et gardait tout cela dans son coeur. La sagesse d’Elisabeth et de Zacharie a enrichi son jeune esprit ; ils n’étaient pas des experts en maternité et paternité, parce que pour eux aussi c’était la première grossesse, mais ils étaient experts de la foi, experts de Dieu, experts de cette espérance qui vient de lui : c’est de cela dont le monde a besoin, de tout temps. Marie a su écouter ces parents âgés et pleins d’étonnements, elle a mis à profit leur sagesse, et celle-ci a été précieuse pour elle, sur son chemin de femme, d’épouse et de maman. C’est ainsi que la Vierge Marie nous montre la voie : la voie de la rencontre entre les jeunes et les anciens. L’avenir d’un peuple a nécessairement besoin de cette rencontre : les jeunes donnent la force pour faire marcher le peuple et les anciens la renforcent par la mémoire et la sagesse populaire.
Inglese
Today we accept the Gospel we have just heard as a Gospel of encounter: the encounter between young and old, an encounter full of joy, full of faith, and full of hope. Mary is young, very young. Elizabeth is elderly, yet God’s mercy was manifested in her and for six months now, with her husband Zechariah, she has been expecting a child. Here too, Mary shows us the way: she set out to visit her elderly kinswoman, to stay with her, to help her, of course, but also and above all to learn from her – an elderly person – a wisdom of life.
Today’s first reading echoes in various ways the Fourth Commandment: “Honour your father and your mother, so that your days may be long in the land that the Lord your God is giving you” (Ex 20:12). A people has no future without such an encounter between generations, without children being able to accept with gratitude the witness of life from the hands of their parents. And part of this gratitude for those who gave you life is also gratitude for our heavenly Father.
There are times when generations of young people, for complex historical and cultural reasons, feel a deeper need to be independent from their parents, “breaking free”, as it were, from the legacy of the older generation. It is a kind of adolescent rebellion. But unless the encounter, the meeting of generations, is reestablished, unless a new and fruitful intergenerational equilibrium is restored, what results is a serious impoverishment for everyone, and the freedom which prevails in society is actually a false freedom, which almost always becomes a form of authoritarianism.
We hear the same message in the Apostle Paul’s exhortation to Timothy and, through him, to the Christian community. Jesus did not abolish the law of the family and the passing of generations, but brought it to fulfillment. The Lord formed a new family, in which bonds of kinship are less important than our relationship with him and our doing the will of God the Father. Yet the love of Jesus and the Father completes and fulfils our love of parents, brothers and sisters, and grandparents; it renews family relationships with the lymph of the Gospel and of the Holy Spirit. For this reason, Saint Paul urges Timothy, who was a pastor and hence a father to the community, to show respect for the elderly and members of families. He tells him to do so like a son: treating “older men as fathers”, “older women as mothers” and “younger women as sisters” (cf. 1 Tim 5:1). The head of the community is not exempt from following the will of God in this way; indeed, the love of Christ impels him to do so with an even greater love. Like the Virgin Mary, who, though she became the mother of the Messiah, felt herself driven by the love of God taking flesh within her to hasten to her elderly relative.
And so we return to this “icon” full of joy and hope, full of faith and charity. We can imagine that the Virgin Mary, visiting the home of Elizabeth, would have heard her and her husband Zechariah praying in the words of today’s responsorial psalm: “You, O Lord, are my hope, my trust, O Lord, from my youth… Do not cast me off in the time of old age, do not forsake me when my strength is spent... Even to old age and grey hairs, O God, do not forsake me, until I proclaim your might to all the generations to come” (Ps 71:5,9,18). The young Mary listened, and she kept all these things in her heart. The wisdom of Elizabeth and Zechariah enriched her young spirit. They were no experts in parenthood; for them too it was the first pregnancy. But they were experts in faith, experts in God, experts in the hope that comes from him: and this is what the world needs in every age. Mary was able to listen to those elderly and amazed parents; she treasured their wisdom, and it proved precious for her in her journey as a woman, as a wife and as a mother.
The Virgin Mary likewise shows us the way: the way of encounter between the young and the elderly. The future of a people necessarily supposes this encounter: the young give the strength which enable a people to move forward, while the elderly consolidate this strength by their memory and their traditional wisdom.
Spagnolo
El Evangelio que acabamos de escuchar, lo acogemos hoy como el Evangelio del encuentro entre los jóvenes y los ancianos: un encuentro lleno de gozo, de fe y de esperanza. María es joven, muy joven. Isabel es anciana, pero en ella se ha manifestado la misericordia de Dios, y, junto a con su esposo Zacarías, está en espera de un hijo desde hace seis meses. También en esta ocasión, María nos muestra el camino: ir a visitar a la anciana pariente, para estar con ella, ciertamente para ayudarla, pero también y sobre todo para aprender de ella, que ya es mayor, una sabiduría de vida.
La Primera Lectura recuerda de varios modos el cuarto mandamiento: «Honra a tu padre y a tu madre: así se prolongarán tus días en la tierra, que el Señor, tu Dios, te va a dar» (Ex 20,12). No hay futuro para el pueblo sin este encuentro entre generaciones, sin que los niños reciban con gratitud el testigo de la vida por parte de los padres. Y, en esta gratitud a quien te ha transmitido la vida, hay también un agradecimiento al Padre que está en los cielos.
Hay a veces generaciones de jóvenes que, por complejas razones históricas y culturales, viven más intensamente la necesidad de independizarse de sus padres, casi de «liberarse» del legado de la generación anterior. Es como un momento de adolescencia rebelde. Pero, si después no se recupera el encuentro, si no se logra un nuevo equilibrio fecundo entre las generaciones, se llega a un grave empobrecimiento del pueblo, y la libertad que prevalece en la sociedad es una falsa libertad, que casi siempre se convierte en autoritarismo.
El mismo mensaje nos llega de la exhortación del apóstol Pablo dirigida a Timoteo y, a través de él, a la comunidad cristiana. Jesús no abolió la ley de la familia y la transición entre las generaciones, sino que la llevó a su plenitud. El Señor ha formado una nueva familia, en la que, por encima de los lazos de sangre, prevalece la relación con él y el cumplir la voluntad de Dios Padre. Pero el amor por Jesús y por el Padre eleva el amor a los padres, hermanos y abuelos, renueva las relaciones familiares con la savia del Evangelio y del Espíritu Santo. Y así, san Pablo recomienda a Timoteo, que es Pastor, y por tanto padre de la comunidad, que se respete a los ancianos y a los familiares, y exhorta a que se haga con actitud filial: al anciano «como un padre», a las ancianas «como a madres» (cf. 1 Tm 5,1). El jefe de la comunidad no está exento de esta voluntad de Dios, sino que, por el contrario, la caridad de Cristo le insta a hacerlo con un amor más grande. Como la Virgen María, que aun habiéndose convertido en la Madre del Mesías, se siente impulsada por el amor de Dios, que en ella se está encarnando, a ir de prisa hacia su anciana pariente.
Volvamos, pues, a este «icono» lleno de alegría y de esperanza, lleno de fe, lleno de caridad. Podemos pensar que la Virgen María, estando en la casa de Isabel, habrá oído rezar a ella y a su esposo Zacarías con las palabras del Salmo Responsorial de hoy: «Tú, Dios mío, fuiste mi esperanza y mi confianza, Señor, desde mi juventud... No me rechaces ahora en la vejez, me van faltando las fuerzas, no me abandones... Ahora, en la vejez y en las canas, no me abandones, Dios mío, hasta que describa tu poder, tus hazañas a la nueva generación» (Sal 70,9.5.18). La joven María escuchaba, y lo guardaba todo en su corazón. La sabiduría de Isabel y Zacarías ha enriquecido su ánimo joven; no eran expertos en maternidad y paternidad, porque también para ellos era el primer embarazo, pero eran expertos de la fe, expertos en Dios, expertos en esa esperanza que de él proviene: esto es lo que necesita el mundo en todos los tiempos. María supo escuchar a aquellos padres ancianos y llenos de asombro, hizo acopio de su sabiduría, y ésta fue de gran valor para ella en su camino como mujer, esposa y madre.
Así, la Virgen María nos muestra el camino: el camino del encuentro entre jóvenes y ancianos. El futuro de un pueblo supone necesariamente este encuentro: los jóvenes dan la fuerza para hacer avanzar al pueblo, y los ancianos robustecen esta fuerza con la memoria y la sabiduría popular.
Portoghese
O Evangelho que acabamos de ouvir é acolhido hoje por nós como o Evangelho do encontro entre os jovens e os idosos: um encontro cheio de alegria, cheio de fé e cheio de esperança. Maria é jovem, muito jovem. Isabel é idosa, mas manifestou-se nela a misericórdia de Deus e há seis meses que ela e o marido Zacarias estão à espera de um filho.
Maria, também nesta circunstância, nos indica o caminho: ir encontrar a parente Isabel, estar com ela naturalmente para a ajudar mas também e sobretudo para aprender dela, que é idosa, a sabedoria da vida.
A primeira Leitura faz ecoar, através de várias expressões, o quarto mandamento: «Honra o teu pai e a tua mãe, para que se prolonguem os teus dias sobre a terra que o Senhor, teu Deus, te dá» (Ex 20, 12). Não há futuro para um povo sem este encontro entre as gerações, sem os filhos receberem, com gratidão, das mãos dos pais o testemunho da vida. E, dentro desta gratidão a quem te transmitiu a vida, entra também a gratidão ao Pai que está nos céus.
Às vezes há gerações de jovens que, por complexas razões históricas e culturais, vivem de forma mais intensa a necessidade de se tornar autónomos dos pais, a necessidade quase de «libertar-se» do legado da geração anterior. Parece um momento de adolescência rebelde. Mas, se depois não se recupera o encontro, se não se volta a encontrar um equilíbrio novo, fecundo entre as gerações, o resultado é um grave empobrecimento para o povo, e a liberdade que prevalece na sociedade é uma liberdade falsa, que se transforma quase sempre em autoritarismo. Chega-nos esta mesma mensagem da exortação que o apóstolo Paulo dirige a Timóteo e, através dele, à comunidade cristã. Jesus não aboliu a lei da família e da passagem entre gerações, mas levou-a à perfeição. O Senhor formou uma nova família, na qual prevalece, sobre os laços de sangue, a relação com Ele e o cumprimento da vontade de Deus Pai. Mas o amor por Jesus e pelo Pai leva à perfeição o amor pelos pais, pelos irmãos, pelos avós, renova as relações familiares com a seiva do Evangelho e do Espírito Santo. E, assim, São Paulo recomenda a Timóteo – que é Pastor e, consequentemente, pai da comunidade – que tenha respeito pelos idosos e os familiares e exorta a fazê-lo com atitude filial: o idoso «como se fosse teu pai», «as mulheres idosas como se fossem mães» (cf. 1 Tim 5, 1). O chefe da comunidade não está dispensado desta vontade de Deus; antes, a caridade de Cristo impele a fazê-lo com um amor maior. Como fez a Virgem Maria, que, apesar de Se ter tornado a Mãe do Messias, sente-Se impelida pelo amor de Deus, que n’Ela Se está fazendo carne, a ir sem demora ter com a sua parente idosa.
E, deste modo, voltamos a este «ícone» cheio de alegria e de esperança, cheio de fé, cheio de caridade. Podemos pensar que a Virgem Maria, quando Se encontrava em casa de Isabel, terá ouvido esta e o marido Zacarias rezarem com as palavras do Salmo Responsorial de hoje: «Tu és a minha esperança, ó Senhor Deus, e a minha confiança desde a juventude. (…) Não me rejeites no tempo da velhice, não me abandones, quando já não tiver forças. (…) Agora, na velhice e de cabelos brancos, não me abandones, ó Deus, para que anuncie a esta geração o teu poder, e às gerações futuras, a tua força» (Sal 71/70, 5.9.18). A jovem Maria ouvia e guardava tudo no seu coração. A sabedoria de Isabel e Zacarias enriqueceu o seu espírito jovem; não eram especialistas de maternidade e paternidade, porque para eles também era a primeira gravidez, mas eram especialistas da fé, especialistas de Deus, especialistas da esperança que vem d’Ele: é disto que o mundo tem necessidade, em todo o tempo. Maria soube ouvir aqueles pais idosos e cheios de enlevo, aprendeu com a sabedoria deles, e esta revelou-se preciosa para Ela, no seu caminho de mulher, de esposa, de mãe.
Assim, a Virgem Maria indica-nos o caminho: o caminho do encontro entre os jovens e os idosos. O futuro de um povo supõe necessariamente este encontro: os jovens dão a força para fazer caminhar o povo e os idosos revigoram esta força com a memória e a sabedoria popular.